Capitolo n. 31 - zen
Lula restò in balia
di coccole senza limiti, dal suo risveglio.
Glam non si staccava
più dal suo cucciolo, raccontando pochi dettagli sull’attentato, ma il bimbo
sembrava conoscerne ogni sfumatura.
Andava orgoglioso per
avere salvato la sua Violet: Jared e Colin gli riservarono ogni attenzione.
Quando rimasero da
soli, Lula si illuminò nel confidarsi con il cantante dei Mars.
“Lo sai zio Jared,
che Syria è rimasta sempre con me?” – rivelò solare.
“Ne sono felice … Mi
manca … anche ad Isotta … e persino a Colin”
“Sì, lei ne è
consapevole e veglia su di voi … Mi ha detto che presto avrai una bella
sorpresa!”
“Di … che genere?” –
domandò incuriosito.
“Segreto!” – e rise
contagioso.
L’infermiera gli
sistemò la flebo, scompigliandogli i capelli e, rimboccandogli le coperte, mise
a nanna anche Brady – “Su campione, adesso dormi” – disse dolce.
“Sì miss Fay, ma
prima devo dire ancora una cosa a zio Jared”
“Ti ascolto …” –
ribatté complice.
“Il mio papà ti vuole
un mondo di bene”
Jared trattenne il
fiato per qualche secondo, come a contenere un sorriso di gioia spontaneo.
“Anch’io gliene voglio,
Lula” – sembrò rassicurarlo.
“Non dovrete mai
smettere, perché papi ha bisogno di te …” – chiuse le labbra carnose a cuore – “Anche
di zio Colin!” – ed arrise alle proprie considerazioni.
Jared gli diede un
bacio sulla fronte spaziosa, annuendo – “Certo, anche di zio Colin, promesso …”
Glam scrollò il capo,
riponendo alcuni fogli in un dossier.
Kevin era
rannicchiato sul sofà dello studio dell’ex, alla fondazione.
“Io avrei voluto
ringraziarlo, per come ci ha aiutati … Mi dispiace per questa sua decisione,
Tim è un ragazzo sensibile, però tu potevi convincerlo Kevin: come mai non l’hai
fatto?” – chiese calmo.
“Credevo lo sapessi
daddy …” – rispose, fissandolo.
“E’ stata una fase
delicata per noi, di certo lui ha frainteso alcune situazioni, temo”
“Non si può
fraintendere l’amore che provo per te e per la nostra famiglia, Glam” – precisò
con fermezza.
Geffen andò a sedersi
accanto a lui, che non esitò a volargli tra le braccia, commuovendosi – “Potremmo
essere felici, tu, io, il nostro Lula …”
Glam si sollevò,
portandoselo dietro e, senza smettere di tenerlo a sé, gli diede un bacio casto
– “Io vi adorerò fino alla fine, non mi perderai mai Kevin, però”
Il giovane lo stoppò
con un bacio intenso, che sembrò annullare ogni riflessione di quell’uomo, ambito
da troppi, ma che nessuno, alla fine, sceglieva.
Downey lo pensò,
nello spiarli per caso: voleva salutare Glam, prima di tornare a Los Angeles,
ma quella scena lo stava frantumando, senza soluzione.
Una voce interiore
gli urlava che era giusto così, che era in quel modo che doveva andare a
finire.
E fu così che lui, si
sentì finito.
Fuggì via, verso l’oceano:
all’imbrunire, gli ultimi sprazzi di luce donavano alle onde un riflesso
arancio, scheggiato di oro e diamante.
Cercava Jude con lo
sguardo, sapendo che non poteva essere lì.
Il compagno lo
attendeva all’albergo, fingendo
naturalezza, ma scalpitando nell’attesa di interpellare un taxi e
raggiungere l’aeroporto.
Law non temeva il
peggio ovvero che l’altro preferisse rimanere accanto a Geffen, però non c’era
nulla che potesse tranquillizzarlo in quel frangente.
Downey tornò mesto
verso il resort, camminando tra gente sconosciuta, che non sapeva nulla del
loro amore.
Forse non lo sapeva
neppure più lui, di quale amore potesse nutrirsi, per sopravvivere, per non
impazzire.
Si convinse di avere
preso la china di Jared, sempre in bilico tra due persone meravigliose, quali
Colin e Glam, il suo Glam.
“Mio …” - mormorò, asciugandosi un pianto, di cui si
stava vergognando a morte.
Se Jude lo avesse
colto in quello stato, ne avrebbe ingiustamente sofferto.
L’americano non
riusciva a ragionare per compensazioni, mettendo sul piatto della bilancia i
torti subiti e quelli commessi ai danni del suo eterno amore ed amante.
Del suo ragazzo
scapestrato, che aveva sempre cercato di perdonare.
L’aveva mai fatto sul
serio, si domandò, se poi il suo cuore era approdato al porto sicuro di nome
Glam Geffen?
La soluzione a quel
dilemma lo turbava, lacerando ogni sua certezza, riconquistata non senza
dolore.
Giunto a
destinazione, si sciacquò il viso in una fontanella.
Ricomponendosi,
Downey decise di indossare una maschera, sapendo di esserne incapace.
Sembrava una sfida
con sé stesso, già persa in partenza.
Jared arrancò sino
alla camera, aiutandosi con le stampelle ed imprecando ad ogni passo.
“Tesoro aspetta, ti
aiuto”
“Glam …? Cosa ci fai qui?”
“Ci lavoro!” – e rise,
portandolo in braccio al sicuro tra le coperte del suo giaciglio ospedaliero.
“Va meglio?”
“Insomma, guarda che
capelli che ho” – ed indicando lo specchio sulla parete opposta, Jared cercò di
rimediare con un pettine ed un gel, pescati velocemente nel cassetto del
comodino.
Geffen scoppiò a
ridere.
“La tua vanità non si
estinguerà mai!”
Il volto del leader
dei Mars fu liberato da quelle ciocche ribelli, ormai raccolte in un codino con
un elastico rosso – “Ecco fatto, ammira e venera il mio splendore, uomo di
legge” – esclamò sornione – “… e pure un tantino dinosauro, direi” – e sogghignando,
si raggomitolò tra le lenzuola.
“Ok, lo farò …” –
disse Glam, sfiorandogli la tempia sinistra con una carezza calda ed amorevole,
dopo essersi accomodato sul bordo della lettiga.
Jared arrossì, poi
chiese dell’acqua.
“Hai la febbre, Jay?”
“No … no, è che sono
debole …” – abbozzò, schernendosi.
“Sì, è normale durante
la convalescenza …”
“Ho visto dei
poliziotti, nei corridoi Glam …”
“Sì, stanno
interrogando il personale, vogliono avere la conferma del mio alibi”
“Certo, tu eri qui” –
disse con un sorriso.
Geffen lo scrutò.
“Anche tu sei
convinto della mia innocenza, Jay?”
“Al cento per cento”
“Eppure chi mi
conosce, come ad esempio tu, sa bene di cosa sono capace”
La memoria di
entrambi corse a diversi anni prima, a quell’aggressione subita da Jared nella
villa al molo tredici: Geffen intervenne, risolvendo in maniera definitiva quel
tragico episodio.
“Sì, io ti conosco
alla perfezione Glam e so quanto tu sappia amare e distruggere … Ma non fino a
questo punto …”
Glam sospirò – “Tu
sai tutto di me, piccolo …”
Jared arrise a quell’esternazione
affettuosa – “E’ una vita che non mi chiami così … certo, capisco, ho una certa
età” – provò a sviare il discorso, ma Glam era assorto in qualche pensiero più
serio.
Leto gli accarezzò un
braccio – “Cos’hai Glam …? E’ per”
“Robert?”
“Sì, appunto …”
“Ho rimandato
qualunque ulteriore confronto insieme a lui, non ne ho la forza, credimi … In
realtà riflettevo su come Lula si sia svegliato con noi due accanto, tu ed io
Jared … E’ stata”
“Una semplice
coincidenza” – puntualizzò, sgranando i suoi zaffiri, in cui Geffen sembrava
perdersi da alcuni minuti.
Per quanto erano
lucidi e tremolanti, però, neppure Jared poteva giurare di non provare una
sensazione profonda e bellissima.
Qualcuno bussò.
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