lunedì 7 gennaio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 31



Capitolo n. 31  -  zen


Lula restò in balia di coccole senza limiti, dal suo risveglio.
Glam non si staccava più dal suo cucciolo, raccontando pochi dettagli sull’attentato, ma il bimbo sembrava conoscerne ogni sfumatura.
Andava orgoglioso per avere salvato la sua Violet: Jared e Colin gli riservarono ogni attenzione.
Quando rimasero da soli, Lula si illuminò nel confidarsi con il cantante dei Mars.

“Lo sai zio Jared, che Syria è rimasta sempre con me?” – rivelò solare.
“Ne sono felice … Mi manca … anche ad Isotta … e persino a Colin”
“Sì, lei ne è consapevole e veglia su di voi … Mi ha detto che presto avrai una bella sorpresa!”
“Di … che genere?” – domandò incuriosito.
“Segreto!” – e rise contagioso.
L’infermiera gli sistemò la flebo, scompigliandogli i capelli e, rimboccandogli le coperte, mise a nanna anche Brady – “Su campione, adesso dormi” – disse dolce.
“Sì miss Fay, ma prima devo dire ancora una cosa a zio Jared”
“Ti ascolto …” – ribatté complice.
“Il mio papà ti vuole un mondo di bene”
Jared trattenne il fiato per qualche secondo, come a contenere un sorriso di gioia spontaneo.
“Anch’io gliene voglio, Lula” – sembrò rassicurarlo.
“Non dovrete mai smettere, perché papi ha bisogno di te …” – chiuse le labbra carnose a cuore – “Anche di zio Colin!” – ed arrise alle proprie considerazioni.
Jared gli diede un bacio sulla fronte spaziosa, annuendo – “Certo, anche di zio Colin, promesso …”


Glam scrollò il capo, riponendo alcuni fogli in un dossier.
Kevin era rannicchiato sul sofà dello studio dell’ex, alla fondazione.
“Io avrei voluto ringraziarlo, per come ci ha aiutati … Mi dispiace per questa sua decisione, Tim è un ragazzo sensibile, però tu potevi convincerlo Kevin: come mai non l’hai fatto?” – chiese calmo.
“Credevo lo sapessi daddy …” – rispose, fissandolo.
“E’ stata una fase delicata per noi, di certo lui ha frainteso alcune situazioni, temo”
“Non si può fraintendere l’amore che provo per te e per la nostra famiglia, Glam” – precisò con fermezza.
Geffen andò a sedersi accanto a lui, che non esitò a volargli tra le braccia, commuovendosi – “Potremmo essere felici, tu, io, il nostro Lula …”
Glam si sollevò, portandoselo dietro e, senza smettere di tenerlo a sé, gli diede un bacio casto – “Io vi adorerò fino alla fine, non mi perderai mai Kevin, però”
Il giovane lo stoppò con un bacio intenso, che sembrò annullare ogni riflessione di quell’uomo, ambito da troppi, ma che nessuno, alla fine, sceglieva.
Downey lo pensò, nello spiarli per caso: voleva salutare Glam, prima di tornare a Los Angeles, ma quella scena lo stava frantumando, senza soluzione.
Una voce interiore gli urlava che era giusto così, che era in quel modo che doveva andare a finire.
E fu così che lui, si sentì finito.

Fuggì via, verso l’oceano: all’imbrunire, gli ultimi sprazzi di luce donavano alle onde un riflesso arancio, scheggiato di oro e diamante.
Cercava Jude con lo sguardo, sapendo che non poteva essere lì.
Il compagno lo attendeva all’albergo, fingendo  naturalezza, ma scalpitando nell’attesa di interpellare un taxi e raggiungere l’aeroporto.
Law non temeva il peggio ovvero che l’altro preferisse rimanere accanto a Geffen, però non c’era nulla che potesse tranquillizzarlo in quel frangente.

Downey tornò mesto verso il resort, camminando tra gente sconosciuta, che non sapeva nulla del loro amore.
Forse non lo sapeva neppure più lui, di quale amore potesse nutrirsi, per sopravvivere, per non impazzire.
Si convinse di avere preso la china di Jared, sempre in bilico tra due persone meravigliose, quali Colin e Glam, il suo Glam.
“Mio …”  - mormorò, asciugandosi un pianto, di cui si stava vergognando a morte.
Se Jude lo avesse colto in quello stato, ne avrebbe ingiustamente sofferto.
L’americano non riusciva a ragionare per compensazioni, mettendo sul piatto della bilancia i torti subiti e quelli commessi ai danni del suo eterno amore ed amante.
Del suo ragazzo scapestrato, che aveva sempre cercato di perdonare.
L’aveva mai fatto sul serio, si domandò, se poi il suo cuore era approdato al porto sicuro di nome Glam Geffen?
La soluzione a quel dilemma lo turbava, lacerando ogni sua certezza, riconquistata non senza dolore.

Giunto a destinazione, si sciacquò il viso in una fontanella.
Ricomponendosi, Downey decise di indossare una maschera, sapendo di esserne incapace.
Sembrava una sfida con sé stesso, già persa in partenza.


Jared arrancò sino alla camera, aiutandosi con le stampelle ed imprecando ad ogni passo.
“Tesoro aspetta, ti aiuto”
“Glam …? Cosa ci fai qui?”
“Ci lavoro!” – e rise, portandolo in braccio al sicuro tra le coperte del suo giaciglio ospedaliero.
“Va meglio?”
“Insomma, guarda che capelli che ho” – ed indicando lo specchio sulla parete opposta, Jared cercò di rimediare con un pettine ed un gel, pescati velocemente nel cassetto del comodino.
Geffen scoppiò a ridere.
“La tua vanità non si estinguerà mai!”
Il volto del leader dei Mars fu liberato da quelle ciocche ribelli, ormai raccolte in un codino con un elastico rosso – “Ecco fatto, ammira e venera il mio splendore, uomo di legge” – esclamò sornione – “… e pure un tantino dinosauro, direi” – e sogghignando, si raggomitolò tra le lenzuola.
“Ok, lo farò …” – disse Glam, sfiorandogli la tempia sinistra con una carezza calda ed amorevole, dopo essersi accomodato sul bordo della lettiga.
Jared arrossì, poi chiese dell’acqua.
“Hai la febbre, Jay?”
“No … no, è che sono debole …” – abbozzò, schernendosi.
“Sì, è normale durante la convalescenza …”
“Ho visto dei poliziotti, nei corridoi Glam …”
“Sì, stanno interrogando il personale, vogliono avere la conferma del mio alibi”
“Certo, tu eri qui” – disse con un sorriso.
Geffen lo scrutò.
“Anche tu sei convinto della mia innocenza, Jay?”
“Al cento per cento”
“Eppure chi mi conosce, come ad esempio tu, sa bene di cosa sono capace”
La memoria di entrambi corse a diversi anni prima, a quell’aggressione subita da Jared nella villa al molo tredici: Geffen intervenne, risolvendo in maniera definitiva quel tragico episodio.
“Sì, io ti conosco alla perfezione Glam e so quanto tu sappia amare e distruggere … Ma non fino a questo punto …”
Glam sospirò – “Tu sai tutto di me, piccolo …”
Jared arrise a quell’esternazione affettuosa – “E’ una vita che non mi chiami così … certo, capisco, ho una certa età” – provò a sviare il discorso, ma Glam era assorto in qualche pensiero più serio.
Leto gli accarezzò un braccio – “Cos’hai Glam …? E’ per”
“Robert?”
“Sì, appunto …”
“Ho rimandato qualunque ulteriore confronto insieme a lui, non ne ho la forza, credimi … In realtà riflettevo su come Lula si sia svegliato con noi due accanto, tu ed io Jared … E’ stata”
“Una semplice coincidenza” – puntualizzò, sgranando i suoi zaffiri, in cui Geffen sembrava perdersi da alcuni minuti.
Per quanto erano lucidi e tremolanti, però, neppure Jared poteva giurare di non provare una sensazione profonda e bellissima.
Qualcuno bussò.











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