Capitolo n. 28 - zen
Il primo piano era
nitido.
Lula rideva, mentre
un improvvisato intervistatore gli rivolgeva delle domande, dopo la festa
natalizia organizzata nella sua scuola
“Cosa
vorresti trovare sotto l’albero?”
“Tanta
salute per i miei papà!”
“E
la tua mamma?”
Lula fece un sorriso
candido – “La mia mami è in cielo, ma è
sempre accanto a me! Anche adesso!” – e con un saltello indicò un punto
vicino a sé, allegro e solare.
Geffen fissava lo
schermo del suo pc, dove quel breve filmato andava a ripetersi di continuo, da
almeno trenta minuti.
Meliti, non senza
qualche difficoltà, per la sua annosa bronchite, si era fatto accompagnare a
Port au Prince da Carmela e Pam, entrambe al capezzale del bimbo.
L’anziano capo
famiglia, alle spalle dell’avvocato, scrutava la sua espressione attonita e
sfigurata dal dolore.
“Glam …”
Nella stanza
echeggiava solo la voce squillante di Lula, ancora una volta.
“Glam, dimmi cosa
posso fare per risolvere questa situazione.”
Geffen si alzò,
spegnendo il computer, con una calma strana.
“Dobbiamo andare … i
funerali stanno per cominciare Antonio”
“Sì … sì certo, ma
passiamo prima da Lula?”
“Non l’ho lasciato un
solo momento … Lui sa che devo dire delle cose, devo salutare i suoi fratelli e
le sue sorelle, i suoi insegnanti, che non ci sono più” – replicò triste ed
emozionato.
“Andiamo pure.”
Le palpebre di Jared vibrarono.
“Tesoro …”
“Ciao Colin …”
“Bentornato”
Il sorriso di Farrell
fu la cosa migliore che Jared potesse vedere al suo risveglio.
“Do dove sono …?”
“In ospedale Jay …
c’è stato un incidente alla fondazione” – spiegò, senza fornire dettagli, che
ben presto avrebbe dovuto comunque rivelare al compagno.
Jared provò a
sollevarsi, rinunciandovi subito, a causa di un fastidioso capogiro.
“Non stancarti” – e,
sedendosi sul letto, Colin lo avvolse amorevole, baciandolo tra i capelli.
“Violet? Denny … Tim?
Dov’è Violet? Lula?”
“Violet sta bene, ma
è tornata alla End House con Vassily e Peter. Denny è nel reparto di chirurgia,
sta recuperando in fretta, ha una tempra formidabile … Tim e Kevin, stanno
bene, così Glam …” – e tirò su dal naso, gli occhi lucidi.
“E Lula?”
“Lula … Lula ha
salvato la nostra bambina Jared …”
“Colin non dirmi che”
“No, no, Lula è sopravvissuto,
ma è in coma … Lo hanno operato due volte, ha perso molto sangue … Stiamo
pregando tutti per lui.” – e lo strinse forte, provando a consolare la sua
apprensione.
Law prese il
portafogli dalla tasca interna del cappotto, sorridendo a Robert.
“Ho fatto caricare i
bagagli in auto amore, pago ed andiamo, ok?”
“D’accordo Jude, io
do un’occhiata ai giornali nella saletta tv, mi raggiungi lì?”
“Sì, certo” – e gli
accarezzò un fianco, guardandolo poi percorrere quella hall senza fretta, senza
ombre nell’anima.
La titolare lo
accolse con gentilezza alla reception, interrompendo la sua conversazione con
il marito, che l’inglese colse solo in parte.
Parlavano di una
strage, di giovani vite spezzate.
“E’ successo qualcosa
…?” – chiese Law, pensando ad un evento accaduto nel Regno Unito.
“Sì, un’incredibile
tragedia: qualcuno ha messo una bomba in un orfanotrofio, ad Haiti”
“Cosa …?!” – ribatté
a mezza voce, sentendo il fiato morirgli in gola.
L’operatore zoomò su
Geffen e su ciò che brandiva, mostrandola ai presenti: una camicia chiazzata di
rosso.
“Questo è il sangue
di otto angeli … Questo è il sangue di mio figlio. E’ il sangue di quattro
volontari, che hanno sacrificato le loro esistenze per donare un sorriso a dei
bambini in balia di un destino già abbastanza crudele, ma mai quanto quello a
cui sono andati incontro. Se qualcuno ha provocato un simile abominio, per
colpire me, ha commesso un atto di vigliaccheria, senza ottenere il risultato
sperato: io non chiuderò il centro, io non smetterò di aiutare ed assistere
queste persone, che un’anima sporca vorrebbe annoverare tra le fila della
propria lurida organizzazione!”
Downey ebbe un
sussulto, ascoltando l’ultima frase di Glam, da non accorgersi di Jude, dietro
di lui.
Robert era come
ipnotizzato davanti al televisore acceso su di un telegiornale in edizione
speciale, con la diretta della cerimonia religiosa, in corso dallo stadio della
capitale haitiana.
Il pianto di Geffen
sembrò congiungersi idealmente a quello che l’attore non riuscì a trattenere.
“Robert …”
Downey si voltò,
oscillando ed appoggiandosi ad un tavolo – “Ti supplico Jude … portami da Glam.”
Scott misurò la
pressione a Lula, ancora sotto sedativi.
Il suo battito era
debole, ma la sua voglia di vivere, sembrava artigliare la lastra di uno
specchio: c’era forse qualcosa di soprannaturale in quel cucciolo, che nessuno
sapeva spiegare.
Anche se la stanza ne
era priva, per ragioni di igiene, nell’aria si avvertiva un profumo di fiori
particolare.
La notte precedente
le esequie delle vittime, a Glam, che dormiva accanto al figlio, alternandosi a
Kevin, oltremodo distrutto, sembrò di vedere dei bagliori ondeggiare intorno al
suo lettino.
Geffen sentì la
presenza di Syria e certamente della madre di Lula, ma anche le risa di quei
piccoli, così orrendamente trucidati.
Dal cimitero
cittadino Glam se ne andò in sordina: ormai era sera e quella successiva
sarebbe stata una lunga notte.
Sul sedile del suo
hummer, l’avvocato aveva sparso un plico di fogli, recanti minacce di ogni
sorta, da parte di un unico mittente: Carlos Mendoza.
Già in passato Mendoza
aveva provato a fare fuori Geffen, che dalla California era piombato sul suo
territorio, a rovinargli spesso traffici di droga, oltre al saccheggio degli
aiuti umanitari, reinseriti nel fiorente mercato nero di cibo e medicinali.
I contrasti si erano
inaspriti, durante l’assenza dell’avvocato, quindi il timore di una
rappresaglia aveva tolto il sonno ai dirigenti della fondazione: Glam rafforzò
la sorveglianza, ma non servì.
Mendoza era un
sanguinario, ma il suo seguito era costituito in maggioranza da mercenari senza
scrupoli e senza un vero padrone: solo chi pagava di più, poteva contare sul
loro aiuto, se congruamente ricompensato.
La testa del serpente
andava mozzata: questa a Glam sembrò la soluzione migliore, ma, soprattutto, la
più terribilmente sensata.
Nessun commento:
Posta un commento