domenica 23 dicembre 2012

ZEN - CAPITOLO N. 28



Capitolo n. 28  -  zen


Il primo piano era nitido.
Lula rideva, mentre un improvvisato intervistatore gli rivolgeva delle domande, dopo la festa natalizia organizzata nella sua scuola
“Cosa vorresti trovare sotto l’albero?”
“Tanta salute per i miei papà!”
“E la tua mamma?”
Lula fece un sorriso candido – “La mia mami è in cielo, ma è sempre accanto a me! Anche adesso!” – e con un saltello indicò un punto vicino a sé, allegro e solare.

Geffen fissava lo schermo del suo pc, dove quel breve filmato andava a ripetersi di continuo, da almeno trenta minuti.
Meliti, non senza qualche difficoltà, per la sua annosa bronchite, si era fatto accompagnare a Port au Prince da Carmela e Pam, entrambe al capezzale del bimbo.
L’anziano capo famiglia, alle spalle dell’avvocato, scrutava la sua espressione attonita e sfigurata dal dolore.
“Glam …”
Nella stanza echeggiava solo la voce squillante di Lula, ancora una volta.
“Glam, dimmi cosa posso fare per risolvere questa situazione.”
Geffen si alzò, spegnendo il computer, con una calma strana.
“Dobbiamo andare … i funerali stanno per cominciare Antonio”
“Sì … sì certo, ma passiamo prima da Lula?”
“Non l’ho lasciato un solo momento … Lui sa che devo dire delle cose, devo salutare i suoi fratelli e le sue sorelle, i suoi insegnanti, che non ci sono più” – replicò triste ed emozionato.
“Andiamo pure.”


Le palpebre di Jared vibrarono.
“Tesoro …”
“Ciao Colin …”
“Bentornato”
Il sorriso di Farrell fu la cosa migliore che Jared potesse vedere al suo risveglio.
“Do dove sono …?”
“In ospedale Jay … c’è stato un incidente alla fondazione” – spiegò, senza fornire dettagli, che ben presto avrebbe dovuto comunque rivelare al compagno.
Jared provò a sollevarsi, rinunciandovi subito, a causa di un fastidioso capogiro.
“Non stancarti” – e, sedendosi sul letto, Colin lo avvolse amorevole, baciandolo tra i capelli.
“Violet? Denny … Tim? Dov’è Violet? Lula?”
“Violet sta bene, ma è tornata alla End House con Vassily e Peter. Denny è nel reparto di chirurgia, sta recuperando in fretta, ha una tempra formidabile … Tim e Kevin, stanno bene, così Glam …” – e tirò su dal naso, gli occhi lucidi.
“E Lula?”
“Lula … Lula ha salvato la nostra bambina Jared …”
 “Colin non dirmi che”
“No, no, Lula è sopravvissuto, ma è in coma … Lo hanno operato due volte, ha perso molto sangue … Stiamo pregando tutti per lui.” – e lo strinse forte, provando a consolare la sua apprensione.


Law prese il portafogli dalla tasca interna del cappotto, sorridendo a Robert.
“Ho fatto caricare i bagagli in auto amore, pago ed andiamo, ok?”
“D’accordo Jude, io do un’occhiata ai giornali nella saletta tv, mi raggiungi lì?”
“Sì, certo” – e gli accarezzò un fianco, guardandolo poi percorrere quella hall senza fretta, senza ombre nell’anima.

La titolare lo accolse con gentilezza alla reception, interrompendo la sua conversazione con il marito, che l’inglese colse solo in parte.
Parlavano di una strage, di giovani vite spezzate.
“E’ successo qualcosa …?” – chiese Law, pensando ad un evento accaduto nel Regno Unito.
“Sì, un’incredibile tragedia: qualcuno ha messo una bomba in un orfanotrofio, ad Haiti”
“Cosa …?!” – ribatté a mezza voce, sentendo il fiato morirgli in gola.


L’operatore zoomò su Geffen e su ciò che brandiva, mostrandola ai presenti: una camicia chiazzata di rosso.
“Questo è il sangue di otto angeli … Questo è il sangue di mio figlio. E’ il sangue di quattro volontari, che hanno sacrificato le loro esistenze per donare un sorriso a dei bambini in balia di un destino già abbastanza crudele, ma mai quanto quello a cui sono andati incontro. Se qualcuno ha provocato un simile abominio, per colpire me, ha commesso un atto di vigliaccheria, senza ottenere il risultato sperato: io non chiuderò il centro, io non smetterò di aiutare ed assistere queste persone, che un’anima sporca vorrebbe annoverare tra le fila della propria lurida organizzazione!”
Downey ebbe un sussulto, ascoltando l’ultima frase di Glam, da non accorgersi di Jude, dietro di lui.
Robert era come ipnotizzato davanti al televisore acceso su di un telegiornale in edizione speciale, con la diretta della cerimonia religiosa, in corso dallo stadio della capitale haitiana.
Il pianto di Geffen sembrò congiungersi idealmente a quello che l’attore non riuscì a trattenere.

“Robert …”
Downey si voltò, oscillando ed appoggiandosi ad un tavolo – “Ti supplico Jude … portami da Glam.”


Scott misurò la pressione a Lula, ancora sotto sedativi.
Il suo battito era debole, ma la sua voglia di vivere, sembrava artigliare la lastra di uno specchio: c’era forse qualcosa di soprannaturale in quel cucciolo, che nessuno sapeva spiegare.
Anche se la stanza ne era priva, per ragioni di igiene, nell’aria si avvertiva un profumo di fiori particolare.
La notte precedente le esequie delle vittime, a Glam, che dormiva accanto al figlio, alternandosi a Kevin, oltremodo distrutto, sembrò di vedere dei bagliori ondeggiare intorno al suo lettino.
Geffen sentì la presenza di Syria e certamente della madre di Lula, ma anche le risa di quei piccoli, così orrendamente trucidati.

Dal cimitero cittadino Glam se ne andò in sordina: ormai era sera e quella successiva sarebbe stata una lunga notte.
Sul sedile del suo hummer, l’avvocato aveva sparso un plico di fogli, recanti minacce di ogni sorta, da parte di un unico mittente: Carlos Mendoza.
Già in passato Mendoza aveva provato a fare fuori Geffen, che dalla California era piombato sul suo territorio, a rovinargli spesso traffici di droga, oltre al saccheggio degli aiuti umanitari, reinseriti nel fiorente mercato nero di cibo e medicinali.
I contrasti si erano inaspriti, durante l’assenza dell’avvocato, quindi il timore di una rappresaglia aveva tolto il sonno ai dirigenti della fondazione: Glam rafforzò la sorveglianza, ma non servì.

Mendoza era un sanguinario, ma il suo seguito era costituito in maggioranza da mercenari senza scrupoli e senza un vero padrone: solo chi pagava di più, poteva contare sul loro aiuto, se congruamente ricompensato.
La testa del serpente andava mozzata: questa a Glam sembrò la soluzione migliore, ma, soprattutto, la più terribilmente sensata.













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