lunedì 30 aprile 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 98

Capitolo n. 98 - sunrise


Jared era concentrato sul manuale di istruzioni, allegato al nuovo palmare, che Shannon gli aveva regalato, suscitando in lui le classiche reazioni del fratello, davanti ad un giocattolo elettronico di ultima generazione.
“Sono contento che ti piaccia Jay” – disse assorto.
“Fantastico … posso inviare dei video nei formati più disparati … Quando Colin sarà sul set, gli trasmetterò il cambio di Ryan e la poppata di Thomas, visto che ci resta male, quando se li perde.” – e sorrise radioso.
Incontrando, però, lo sguardo triste di Shan, ebbe un’immediata sensazione di sconforto.
“E Tomo …?” – chiese esitante.
“E’ con Josh e … Denny.” – replicò amaro.


“Fermi così … fatta! Eccola qui, tre minuti in tasca e si sviluppa alla perfezione, vedrai San Tommaso!” – e nel dirlo, l’avvocato scoppiò a ridere.
Quella Polaroid anni ottanta era un cimelio, che Tomo aveva scovato in un mercatino delle pulci.
Josh era incuriosito e chiese di poterla utilizzare per immortalare la coppia.
“Certo tesoro … ecco guarda qui e poi premi questo, ok?” – spiegò Denny emozionato, passandogli quello che decretò come regalo preferito.
Il croato, dal canto suo, era rimasto impressionato dall’orologio di marca ricevuto, estremamente costoso ed a dire poco imbarazzante.
Era un gioiello raffinato, per nulla vistoso, ma ben lontano dal suo stile spartano e stropicciato: in compenso il biglietto, che accompagnava lo scrigno in velluto avorio, traboccava di dolcezza.
§ A te che sei riuscito a realizzare l’impossibile: ti amo da morire … Tuo Denny §


“Piedini ciccioni ha gradito la nuova giostrina scelta dai tuoi genitori Marc … mi sembra incredibile che abbiano accettato la nostra unione …”
Jamie si rannicchiò sul petto del compagno, che non smetteva di leggere la missiva, sottoscritta sia dal padre che dalla madre, colma di auguri e la promessa di fare loro visita, appena rientrati dall’Europa.
“Sono da zia Magdala, a Londra … Ci vanno spesso, è un’artista, così bizzarra, che lascerebbe di stucco anche te Jamie.” – disse sereno.
“Allora non vedo l’ora di conoscerla … e se ci andassimo noi per Capodanno in Inghilterra?” – propose elettrizzato.
“Cavoli … hai ragione … saranno entusiasti di coccolare il loro nipotino e poi faranno i salti di gioia, quando annunceremo che vogliamo allargare la famiglia.” – e sorridendo, Hopper gli diede un bacio sconvolgente.
Le urla di Julian posero fine a quel contatto dal sapore magico.
Jamie fece una smorfia – “Sicuro di volerne un altro così presto?”
“Veramente pensavo a … due gemelline Jam.” – e gli strizzò l’occhiolino.


Sammy si era assopito, senza distaccarsi da Dean.
Era come un incastro, pelle contro pelle, carne contro carne, neppure credevano fosse possibile, ma i due giovani aveva fatto l’amore a lungo, per poi decidere che doveva essere così, tra loro, sino al mattino di quel Natale unico.
“Bentornato …”
“Ciao Sammy … russavo?”
“Come un ghiro.”
Risero, accucciolandosi maggiormente.
“Preparo la colazione Dean?”
“Tra un momento … Non è un sogno?”
“Cosa cucciolo?”
“Questa felicità che ho nel cuore Sammy … sembra galoppare da qui a qui.” – ed indicò il percorso tra lo sterno e la gola.
Sam vi ci posò una miriade di baci, stringendo piano tra l’indice ed il pollice, i capezzoli del ragazzo, che con un ansito inarcò la schiena.
“Sammy …” – soffiò nel collo di lui, che gli aveva già posizionato le cosce intorno ai fianchi solidi, affondando improvviso in Dean, con una facilità spaventosamente bella.


Jude versò la spremuta di arance nella caraffa e tostò il pane bianco: il vassoio era colorato di frutta e miele, mancava solo il bricco del latte.
Downey era in terrazza, alle prese con l’allacciatura dispettosa di un abitino, dono di Pamela per Camilla, che si specchiava nella piscina, come una principessa.
“Ok fatto …”
“Papi telefono!”
“Ci pensa papà Jude …”
Law apparve con il cellulare, stretto tra la spalla e l’orecchio, il viso sereno, la chiacchierata sciolta.
“Ok Christopher, ti passo papà.” – e gli porse l’apparecchio – “E’ Chris, lui e Steven hanno una novità.”
Era in realtà una video chiamata.
“Grazie Jude …” – disse stupito, fissando poi il visore.
Dall’altra parte, Chris e Steven tenevano in un ovetto un neonato.
“Papà guarda! Ti presentiamo Clarissa.”
Avrà avuto tre mesi e sgambettava con una ranocchia di gomma, intrappolata tra le caviglie e le labbra carnose.
“Mio Dio … Christopher … è una meraviglia … vero Jude?”
L’inglese lo cinse da dietro, con in braccio Camilla, che salutava divertita quell’adorabile terzetto.
“Ci ha scelti con un sorriso …” – affermò Boydon, gli occhi lucidi.
Stringeva a sé sia Chris che la bambina
“Questo è un modo fantastico di concludere l’anno.” – disse Jude, baciando sulla nuca Robert, che era incantato dall’intera situazione.


Farrell passò più di un’ora al telefono con Eamon, assente giustificato durante le feste, a causa di un noioso intervento al menisco.
Lui e Colin sembravano pomiciare, nel loro interagire intimo ed a tratti buffo, considerata la rispettiva età anagrafica.
Jared inarcò un sopracciglio, pensando a tutte le volte in cui Colin l’aveva canzonato, per il suo attaccamento a Shannon.
Ebbe un impeto di tenerezza e quindi si avventò sul suo irlandese, con l’unico scopo di coccolarlo fino all’ora di pranzo.

Nel salone principale di villa Meliti c’era un notevole fermento, soprattutto per la gara di cuoche, tra Constance, miss Rita, Pamela e Carmela, che veniva seguita passo passo dal consorte, assai petulante, nel rammentarle di non fare sforzi inadeguati alle sue preziosissime condizioni.
Xavier e Phil trascinarono via Antonio a forza, ridendo come pazzi e liberando finalmente Carmela, intenta a farcire dei succosi ed italianissimi peperoni.


Kevin scorse la sagoma di Glam nei pressi del laghetto, dove i bimbi ammiravano i cigni, buttando loro delle briciole ed i pop corn rubati a Jared.
Gli fece un cenno, al quale Geffen rispose con un sorriso.
L’avvocato abbandonò la scomoda seduta del muretto, ma Kevin lo anticipò, precipitandosi ad abbracciarlo.
“Daddy tutto bene? Ti sei alzato presto e poi”
“Perdonami Kevin” – lo interruppe, accarezzandogli le tempie – “Desideravo un minimo di pace, troppo trambusto là dentro.”
“Sì … sì, certo, sembra la stazione dei bus … Il nostro Lula dov’è?”
“Alle casette con Violet.”
“Non la lascia sola un attimo … Forse la sta assillando.” – disse impacciato, cercando un sigaretta nel giubbotto.
“E’ la prima cotta, sono così simpatici.” – e rise, senza smettere di camminare.
Kevin si appoggiò ad una quercia, dando due boccate, per poi passare la Camel a Glam, che sembrava distratto da altri pensieri.
“Daddy hai preso il regalo per Jared …?”
“No e tu?” – replicò calmo.
“Temo che riciclerò qualcosa …”
“Veramente Jared aveva chiesto unicamente donazioni per la mensa di Los Angeles, la Santa Rita credo.”
“Hai ragione Glam, me l’ero scordato … Non gli serve nulla ad ogni modo.”
“Sì, Jared ha tutto Kevin.” – ed inspirò il fumo, chiudendo lentamente le palpebre.
“Gli devo comunque delle scuse. In ospedale sono stato maleducato con lui.”
“Come mai Kevin?”
Il giovane scrollò le spalle, guardando altrove.
“Sarà stato il suo sguardo di rimprovero … Tu ed io avevamo fatto l’amore e credo abbia pensato ti facesse male … in effetti.” – e rise nervoso, rovistando nuovamente nelle tasche.
“Ora basta fumare tesoro … Rientriamo per l’aperitivo, ti va?”
Kevin scosse la testa, cingendo il busto di Geffen, che lo baciò tra i capelli.
“Ti amo così tanto daddy …”
Glam non aggiunse altro, se non un tocco gentile sulla nuca di Kevin, per poi riprenderlo sotto l’ala e condurlo verso casa.





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