Capitolo n. 92 - sunrise
Kevin uscì dal bagno in accappatoio.
La camera privata di Geffen, aveva ogni confort, come un frigo bar e la tv satellitare, con lettori di ogni genere, non sembrava davvero di essere in ospedale, così come a Jared non sembrò vero di intuire cosa era successo la notte appena trascorsa, tra Glam ed il compagno.
“Ciao … scusa Kevin, ho scelto il momento sbagliato …”
“Ciao … mi vesto ed usciamo, non voglio svegliare daddy.” – disse velatamente contrariato.
“Ok …”
Jamie portò la colazione a letto per Marc, che si era addormentato tardi.
“Grazie tesoro. Questa causa mi farà impazzire, si sente la mancanza di Glam.”
“Mi dispiace, ma tra due giorni è la vigilia e voi lavorate ancora?” – chiese perplesso.
“Ormai Denny ha stilato la richiesta di rinvio, spero solo che l’accettino, diversamente domani ci sarà lo scontro finale.” – e sorrise baciando Jamie nel collo.
“Ho … ho tanta voglia …” – disse Hopper sommesso, leccando piano l’incavo sotto il mento dell’altro, i cui respiri aumentarono, mescolandosi a quelli del marito.
“Vuoi … dare una sorellina a Julian?”
Risero abbracciandosi – “Magari l’anno prossimo Jamie … adoro l’idea.” – disse solare.
Jamie perse un battito – “Sei … sei incredibile Marc Hopper …”
Dean scrutava le decorazioni, che Sam aveva scelto per il loro albero.
“Sammy …”
“Sì?” – si voltò, illuminandolo con il proprio sguardo carico d’amore.
Dean sorrise.
“No, niente … volevo solo … guardarti mentre ti accorgevi di me.” – disse sereno, passandogli la lettera, che gli aveva scritto e che avrebbero letto, con quella di Sam per lui, la notte di Natale.
“Ti amo Dean”
Glielo diceva di continuo, ma sempre al momento giusto per entrambi.
“Lula è da noi, con Violet … Colin mi ha detto che avrebbero dimesso Glam oggi.” – disse impacciato Jared, scegliendo un caffè alla macchinetta.
“Ne vuoi Kevin?”
“No, scendo al bar dell’angolo, questa brodaglia mi dà acidità di stomaco.”
“Capisco”
“Davvero Jared?” – replicò di impulso.
“Ma cosa ti prende …?” – domandò il cantante smarrito.
“Non devo chiedere il permesso a te per fare l’amore con mio marito! Né a te e neppure a Scott!” – inveii puntandolo con le iridi colme di rammarico ed ostilità.
Jared inspirò, gettando il bicchiere ancora pieno nel cestino.
“Io penso a Glam ed alla sua salute.” – spiegò, cercando di mantenere la calma.
“Ah davvero?? Quel pomeriggio non ci hai pensato poi tanto, fermando il suo cuore con le tue uscite del cazzo!!”
A quel punto anche Leto perse le staffe, pur mantenendo un tono di voce misurato, ma minaccioso.
“Devo rispetto a Glam, gli devo moltissimo, credimi, quindi volevo renderlo partecipe della mia decisione di chiedere perdono a te ed a Colin, davanti a lui, con il suo sostegno!”
Kevin sgranò gli occhi, indietreggiando, per poi bloccarsi contro lo stipite – “Io non ti perdonerò mai per certe cose Jared, sappilo.”
“Cambierai idea. Solo i cretini non lo fanno.” – e se ne andò, sfilandolo come in un aura gelida, senza concedergli alcun contrattacco.
Scott aiutò Glam ad alzarsi.
“Eccoci qui … La testa gira?”
“No … anzi, mi sento bene.”
“Sul serio Glam? Cosa ti avevo detto? Niente rapporti sessuali per almeno un mese!” – sibilò feroce.
“E quando me l’avresti detto, scusa?” – ribattè Geffen, con un simpatico occhiolino.
“Ok, ti firmerò il lasciapassare tra un paio d’ore … Facciamo il controllo alla prostata.”
“Eh?”
“Che c’è di strano? Preferisci la dottoressa Carson?” – e gliela indicò, di passaggio nel corridoio.
Glam la seguì per qualche istante, con aria stranita – “Sembra … un camionista allo sbaraglio …” – disse piano.
“Ah ma se preferisci lei …” – disse offeso.
“Smettila di fare il buffone Scott!”
“Ok! Procediamo!” – e si infilò un guanto in lattice, poco rassicurante.
“E che modi … nemmeno un fiore, un appuntamento decente, un”
“Ti invito a pranzo!” – affermò inarcando il sopracciglio sinistro.
“Ok Scott … se proprio insisti.”
Jude si allungò sul lettino prendisole in terrazza, tenendo sul petto Camilla, che aveva segnato su di un catalogo di giocattoli le sue scelte per i regali, anche dei suoi numerosi cugini.
Ad ogni foto, diceva il nome del destinatario, esultando quando era “Mio!” – e rideva, rendendo ancora più gioioso quell’istante con il suo papà biondo.
Downey li osservava, come amava fare, quando Jude e Camilla interagivano.
Decise di avvicinarsi, con della cioccolata calda.
“Lo so, non siamo in montagna, ma rende l’idea …” – disse timido, incontrando il sorriso di Jude, che si affrettò a baciarlo, appena gli fu abbastanza vicino.
“Grazie Rob …”
“Grazie a voi, di esistere.”
Il suo cellulare vibrò: l’aveva lasciato sul pianoforte, ma il rumore si sentiva a diversi metri di distanza.
“Non rispondi?” – domandò Jude, mutando espressione.
“Richiameranno.” – disse imbarazzato.
“Magari è importante Robert.”
“Nulla potrebbe esserlo più di questo.” – e lo baciò di nuovo, sentendo che non era come prima quel contatto.
Si distaccò, come svuotato dall’atteggiamento severo di Jude.
Camilla fece una smorfia triste, tendendo le braccia a Robert, che la prese sul cuore, cullandola e mettendosi su di un’altra sdraio, poco distante.
Jude rientrò con passo deciso, controllando chi insistesse in quella telefonata, accorgendosi che era Colin.
“Che idiota …” – sussurrò flebile.
“Cole …! Ciao …” – disse contratto.
“Jude finalmente, il tuo numero è irraggiungibile da stamattina, così ho chiamato Rob, tutto bene?”
“Sì … no … lascia stare, ci sentiamo più tardi …”
“Con Jared volevamo invitarvi a cena, che ne dite?”
“Non lo so Colin”
“Stai piangendo Jude …?” – chiese intimorito dalla tensione, che avvertiva nelle risposte dell’amico.
“No … sì … sono a pezzi.” – rivelò, dopo essersi chiuso in bagno.
“Jude ascolta, ora fai un bel respiro”
“Non ci riesco, ho … ho la nausea …” – ed a conferma della sua sensazione, diede di stomaco due secondi dopo.
Kevin raggiunse Glam e Scott, al ristorante della clinica, portandosi Lula, felice nel vedere il suo papà vestito con una tuta ed il trolley dietro la sedia.
“Amore mio …” – gli bisbigliava l’avvocato, tenendolo sulle ginocchia ed imboccandolo, come se avesse ancora tre anni.
Lula appoggiava la sua testolina alla fronte di Geffen, dando l’impressione che si fondessero.
“Lula è la sua vita …” – disse piano Kevin.
Scott provò a dirottare il discorso sulla nuova terapia, consigliata al suo paziente preferito, ma l’aria triste di Kevin sembrava aleggiare su ogni loro parola.
“La prossima volta impegnati di più Scott! Vogliamo una pizza gigante, vero Lula?”
“Okkeiii!!” – e volò in braccio a Kevin, che lo accolse con infinito amore.
Geffen accarezzò la nuca di Kevin, che si sporse, baciandolo – “Vado a recuperare l’auto amore … ti aspetto all’entrata.”
“D’accordo Kevin … Lula saluta Scott” – e rise.
“Ciao dottore, grazie per avere salvato il mio papà!” – e gli schioccò un bacio sulla tempia sinistra, prima di trotterellare via con il bassista.
Il medico notò il tatuaggio del giovane.
“GG … rosso fuoco, ma …”
“Sì, sono le mie iniziali Scott.”
“E Kevin se le è fatte incidere …”
“Non avrei voluto, ma ha un senso profondo il suo gesto.”
“Lui vive in funzione di te, più di Lula stesso … temo.” – disse posato.
Geffen prese fiato.
“Dovrà … dovrà imparare a non farlo più, sai …? E’ mia intenzione chiedere il divorzio da Kevin, non posso più prenderlo in giro … Io lo amo, chiunque direbbe a modo mio, lo so, però … Non è giusto continuare un cammino insieme, non lo è, credimi Scott.”
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