Capitolo n. 83 - sunrise
Robert armeggiava con il cellulare, in attesa della solita chiamata di Chris.
Si accorse dopo qualche minuto, che era arrivato un sms, ore prima.
§ Papà scusa, ma ci sentiremo tra un paio di giorni: con Steven stiamo preparando la festa per il Natale dei bimbi qui alla fondazione, c’è un sacco da fare e … non ci saremo per le feste a Los Angeles: volevo dirtelo a voce, perdonami, ma te lo anticipo … Un abbraccio immenso, ti adoro, un bacio, tuo Christopher §
Downey era in terrazza, la brezza mattutina gli scompigliava i capelli, la visione liquida, scivolava verso il viale sottostante, deserto e silenzioso, come ogni cosa intorno a lui.
Poco distante, oltre la spessa vetrata scorrevole, poteva scorgere ed avvertire le risa di Xavier, srotolato sul divano, insieme a Jude, che gli faceva il solletico e lo canzonava per il suo nuovo tatuaggio.
Rob aprì brusco e deluso l’anta, richiudendola però piano, provando a calmarsi.
“Carino quel coso che ti sei fatto disegnare tra le chiappe.” – esclamò ironico e salato – “E carine le tue chiappe, Xavy!” – ridacchiò nervoso.
Dexar aveva dei jeans a vita bassissima “… per far respirare il mio scorpione!” – aveva spiegato ridendo, una volta varcata la soglia dell’attico di Jude e Robert, aggiungendo che aveva scelto quel particolare soggetto “… perché pungerà chi si azzarda a guardarmele troppo!”
Xavier portava la sua proverbiale gioia in quella casa, da sempre.
Jude se lo coccolava e strapazzava, come un figlio, sensuale e ribelle, ma pulito nei propri intenti: lo erano entrambi, senza malizia, anche se la gelosia era dietro l’angolo, istigata da ogni loro gesto.
Cedere ad essa, sarebbe stato quasi ridicolo per Robert, che si sentiva già abbastanza depresso per il mancato contatto con Chris.
“Ehi tutto bene tesoro?” – chiese dolce Jude, alzandosi ed andando ad abbracciarlo.
Robert si scostò, senza esprime segni di fastidio, ma con risolutezza – “Vado a farmi un bagno caldo, forse ho la febbre …”
Law gli tastò la fronte, posando poi un paio di baci sulle tempie, con lentezza e quel suo modo di essere attraente e seduttivo, anche quando ti diceva un semplice buongiorno.
“Non preoccuparti, magari è stanchezza Jude …” – disse timido Downey.
“Te lo preparo io … resta qui con Xavier, ti farà tornare il buon umore.” – gli mormorò, avvicinando le loro labbra mentre gli parlava, accarezzandolo con lo sguardo carico d’amore.
Robert annuì, arrossendo: avrebbe voluto che l’artista si volatilizzasse, per rimanere da solo con Jude.
Xavier fece un balzo – “Troppo tardi, Phil mi aspetta per lo yogurt time, scappo!!” – e dando un bacio veloce ai suoi genitori per caso, svanì come un folletto.
Downey inspirò – “Ma … Phil non era a Madrid?”
Jude rise fragorosamente, sollevando Robert e facendolo roteare – “Lo sai che Xavy è pazzo … ed io lo sono di te” – e lo baciò intenso, spingendolo contro alla parete, brandendo i suoi polsi ed alzandogli le braccia oltre la testa, senza interrompere il loro contatto umido e caldo.
La vasca poteva attendere.
“Piedini ciccioni a bordo!”
“Ehi ciao … bene arrivati.”
Hopper accolse Jamie, con Julian, scortati da Kurt allo studio Geffen.
“Come sta il nostro cucciolino?” – e lo prese in braccio, baciandolo sul pancino, facendolo ridere.
“Bene papà Marc … devi andare in tribunale?” – domandò il ballerino, sistemandosi in poltrona e facendo finta di curiosare tra le pratiche dell’avvocato.
“Tra un’oretta … adesso sono tutto per voi, se mi volete.” – e si piazzò sul divano, dove Jamie lo raggiunse subito, buttandogli le braccia al collo e baciandolo intensamente.
“Ops sono di troppo, vado dal boss!” – disse simpatico Kurt, uscendo dall’ufficio.
“Posso …?”
“Kurt, bentornato … entra pure.”
“Come stai big Geffen?” – e sorrise, sbirciando le foto su di una mensola, parecchie di e con Jared.
“Tiro avanti …” – bofonchiò scartabellando dei fascicoli – “Qui ci sono le licenze per Brandon, le ritiri tu?”
“Certo … grazie.”
“Passeremo il Natale insieme?”– accennò distrattamente Glam.
“A Kevin non dà noia questo altarino votivo dedicato a Jared?” – incalzò lui, senza guardarlo.
Geffen si alzò, versando da bere per entrambi.
“Credo siano altre le cose che lo infastidiscono di Jared e me.” – ribattè secco.
Kurt si girò, con aria sfrontata, ma velatamente triste – “Allora ti sei rassegnato e rinunci a lui?”
“Come hai fatto tu, Kurt?”
“Veramente io”
“Sì, proprio tu.” – lo interruppe, diretto, aguzzando le iridi azzurre e taglienti, con sarcasmo.
Kurt si strinse nelle spalle, appoggiandosi al muro.
“Fa … fa male, vero Glam?” – disse umile.
Geffen lo avvolse, paterno – “Colin vince sempre … e forse, arrivati a questo punto, sarà giusto così, Kurt.”
“Body painting! Non esiste nulla di meglio per festeggiare il nostro ultimo giorno qui, guys!”
Jared saltellava per la stanza, sventolando un mazzo di pennelli, tamburellando con gli stessi su diversi barattoli di vernice atossica.
C’era una parete vuota nel living di quell’appartamento, dove regnava una confusione incredibile, nonostante i buoni propositi di Dean, il più ligio alle pulizie del gruppo.
Avrebbero sistemato tutto nella notte, visto che all’alba il jet di Meliti sarebbe atterrato a Port au Prince per recuperarli.
“Dunque noi lasceremo un segno del nostro passaggio!” – esultò.
“Ma Glam … cosa dirà?” – sussurrò esitante Sammy.
“Quando accadrà, noi non saremo qui. Al lavoro!!”
Jared accese il lettore dei cd inserendo il vecchio This is War dei Mars.
Sul pezzo portante si scatenò completamente in chiazze, onde e stelle di colore, sollecitando anche i suoi colleghi a fare altrettanto.
Dean si mise seduto in un angolo, disegnando sereno un prato verde, con qualche macchia di celeste e giallo.
Sammy lo cinse da dietro, baciandolo sulla nuca – “Ti amo da morire piccolo …” – gli bisbigliò gentile ed appagato.
“Ti piace …?”
“E’ bellissimo Dean”
“Tu pensa al sole allora …” – e si voltò per dargli un bacio, perdendosi nel calore di quella simbiosi divenuta totale.
Suonarono e, nel casino generale, solo Jared sentì il campanello.
Senza smorzare il volume della musica, si precipitò a spalancare la blindata, indossando solo dei bermuda in jeans strappato ovunque, mentre il suo corpo era imbrattato almeno quanto quella tela improvvisata.
“Cole … Colin!!”
“Non potevo più resistere senza di te Jay …” – disse l’attore, il fiato a metà, ammirandolo ed in estasi per quel momento assurdamente bello.
Jared si appese a lui, letteralmente, piangendo e ridendo, tra baci e carezze incredule.
“Questo è un rapimento Jared, sei avvisato …”
Farrell lo bisbigliò a Jared, baciandolo tra i capelli, mentre lo portava in braccio in una suite, nel mega albergo al centro della città.
“Io mi sento come una sposa …” – e rise divertito.
“Allora mi chiedo dove hai lasciato l’abito delle nozze, sembri un imbianchino uscito di senno Jay!” – e con un colpo di tacco chiuse la porta.
“Ma come parli Cole!? Ahahahh”
“Sarà la vicinanza di Brandon … lo sai che sono tornati lui e Kurt, con Martin, per sempre credo …”
“Co-cosa?? Quel disgraziato non mi ha detto nulla!” – protestò felice per la notizia.
“Ok ora scendi Jay … anche se sei leggero come una piuma, hai mangiato almeno?” – e gli slacciò quelle braghe sgualcite, scoprendo che non aveva nulla sotto.
Leto avvampò, vergognandosi come un monello per una marachella – “Ehm i boxer erano tutti a stendere … Cole stai allargando le narici, mi sembri un toro ahahahah” – e fuggì, tuffandosi in piscina, sull’ampia terrazza.
Una volta in acqua riemerse con un sorriso accattivante – “Giuro che nessuno ha visto il mio regale lato b Cole!!”
Anche l’irlandese si immerse, nudo come il suo ragazzo americano, che lo accolse con una struggente compiutezza negli occhi, colmi d’amore per lui.
“Grazie di esserci Colin James Farrell …”
“Grazie a te, anima mia, per rendermi orgoglioso di noi ogni istante …” – e sigillò le loro labbra, ripetendo quelle ultime due parole – “Ogni …” – l’ennesimo bacio – “… Istante.”
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