lunedì 23 aprile 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 94

Capitolo n. 94 - sunrise


“E’ strano”
“Cosa Dean?”
“Questo silenzio Brandon …”
Cody sorrise.
“Il mio studio è insonorizzato.”
“Ah, ecco” – rise, innocente.
Appariva così, a chi interagiva con lui, da quando si era liberato da troppi incubi.
“Novità?” – chiese l’analista, prendendo appunti.
“Ho cambiato lavoro.” – replicò Dean sereno.
“Accidenti, un grosso cambiamento.”
“Voglio un figlio”
“Dean, non è l’elenco della spesa”
“Vorrei cambiare casa …” – rise – “Sì lo so Brandon … il mio tono era un po’ spicciolo, vecchie abitudini.” – e sospirò, guardando l’ora.
“Vuoi andartene?”
“No, ma dovrei comprare dei regali e”
“Allora qui abbiamo finito.” – ribattè Cody tranquillo – “Potrei dire che sei … guarito.”
Dean si mise seduto, dopo essersi completamente rilassato sopra alla solita chaise long.
“Co-cosa?”
“Hai altre priorità, quelle giuste intendo Dean. In ogni caso, sai dove trovarmi.”


Kurt giocherellava con un alambicco, esposto nella vetrinetta, dove Cody aveva raccolto vecchi strumenti medicali.
“Ciao tesoro, come ti va?”
“Ehi … ciao Brandon … sono passato a vedere se ti eri sbrigato.” - e corse ad abbracciarlo.
“In anticipo come vedi … sei molto sexy … non proprio da shopping natalizio.” – risero, per poi baciarsi voluttuosamente.
Si staccarono a fatica.
“Hai congedato mr lentiggini prima del tempo?”
Brandon rise malizioso – “Sì, Dean sta meglio.”
“Non ho fatto pensieri impuri su di lui, non guardarmi così!” – e fece una smorfia buffa.
“Allora torniamo al tuo look: dove te ne vai?”
“Porto Jamie in un bar gay, voglio fargli uno scherzo ahahah gli dirò che ci siamo mollati e che siamo lì per rimorchiare!”
“Kurt, ma dai …”
“E tu ci credi? Ok, ricomincio da capo: porto Jamie a scegliere i doni …”
“Il locale gay era più divertente …” – disse Cody raccogliendo alcuni fascicoli.
“Vieni con noi?”
“Sbrigo questi tesoro … vi raggiungo da Meliti.”
“Ok Brandon … a dopo.” – e sorridendo tirato, uscì.


“Invasato con i suoi pazienti, forse lo fanno sentire impegnato, utile! Che palle!”
Il discorso di Kurt già in auto verteva su quel fronte, che a Jamie non interessava particolarmente.
Era abituato ai ritmi ed alle assenze del compagno, così che anche per gli amici doveva essere una cosa accettabile, visto che contribuiva al benessere familiare.
“Brandon ti adora, non capisco perché ti lamenti Kurt. Ci sono coppie che stanno andando alla deriva, tu ed io dovremmo essere grati ogni giorno per la vicinanza di persone straordinarie come i nostri compagni.”
“Non mi lamento, uffa! Era per fare conversazione … Di chi parli? Glam e Kevin? No perché Jared e Colin sembrano in luna di miele.”
“Sì, di loro … ho ascoltato una strana telefonata tra Marc e Geffen, appunto …” – disse sovrappensiero.
“In che senso Jamie?”
“Nel senso che temo il peggio …” – spiegò triste.
Kurt parcheggiò.
“Se stai parlando di divorzio non posso crederci.”
“Io invece credo che un po’ di onestà sia la strada migliore in una coppia Kurt.”
“E se invece Glam volesse dimostrare qualcosa a Jared?”
“No … non lo so Kurt, se anche fosse? Jared a me sembra determinato con Colin, altro che Glam. Semmai Kevin merita un minimo di correttezza da parte del marito.” – disse convinto.
“O … ex marito Jamie …”


“La rugiada mi ha fatto venire i reumatismi … etciù!!”
L’ennesimo sternuto interruppe la cronaca, che Downey stava facendo proprio a Geffen, tra un piano e l’altro del centro commerciale, dove stavano saccheggiando i negozi più alla moda.
“Credo ne sia valsa la pena Robert.” – e rise, indicando una vetrina di giocattoli.
“Sì … abbiamo parlato, pianto, urlato … niente botte comunque.”
“Consolante Rob … allora cosa compro per la vostra Camilla?”
“Le piaceva quella casa delle bambole …” – disse emozionato.
“Ok … Lula ha scritto la sua lettera e c’era un semplice: Tanta salute per il mio super papà … Lo amo da impazzire.”
“Quindi gli comprerai l’intero magazzino?” – chiese Downey ridendo.
“No … a proposito, hai ancora un’ora da dedicarmi Rob?”
“Certo … andiamo da qualche parte?”
“Sì … volevo mostrarti una cosa … e parlarti di alcune scelte, che ho fatto, mentre ero in ospedale.”
“D’accordo … andiamo.”


Le dita di Owen erano talmente salde intorno ai polsi di Shannon, da sembrare incollate.
Succhiava e mordeva in continuazione il collo del batterista, acuendo le spinte, fermandosi ad ogni bacio più prolungato.
Shan teneva le palpebre chiuse, strizzandole di tanto in tanto, ma era abbastanza buio in quella camera e Rice sufficientemente preso da orgasmi ripetuti, da non accorgersene.
Le molle cigolavano, c’era un sottile odore di fumo: quel motel faceva davvero schifo, pensò Leto.
Darsi appuntamento lì, facendo finta di non conoscersi, era un giochetto eccitante, ma ormai usurato da altre fantasie e pensieri, che Shannon non aveva più su Owen, da un sacco di tempo.


Denny spense la sigaretta, soffiando nel vento l’ultima boccata: avrebbe smesso, l’aveva giurato a Tomo.
Era sulla terrazza della sua casa ed aveva portato un paio di valigie, finalmente.
Josh giocava nella propria cameretta ed il croato era in mansarda a modellare una nuova scultura.
Sembrava tutto perfetto e forse per questo Denny avvertiva una strana irritazione.
Lui non meritava quel paradiso, non aveva fatto nulla per guadagnarselo, al contrario di Shannon, che ora lo stava puntando, dopo essere sceso dall’auto, per riprendersi Josh.
Ogni volta che si incrociavano, sembrava un discorso silenzioso, quello che l’ex di Tomo gli faceva, mentre Denny toccava le “loro” cose.
Era snervante.
“Denny puoi scendere con me?” – chiese dolce il moro.
“Che succede?” – domandò riprendendosi dall’abisso di quelle riflessioni aspre.
“Josh vuole salutarti.”
“Sì, subito … scusami.”
“Per cosa Denny?” – e lo baciò, sul pianerottolo a cima scale, incurante di Shannon, che si sentiva morire in quell’istante.
Il bimbo spuntò dalla cucina trafelato – “Eccomi!!”
“Ok campione …” – disse mesto Leto, accucciandosi per allacciargli il giubbotto – “Noi andiamo Tomo.”
“Sì, un attimo …” – esclamò lui di rimando, per poi precipitarsi nel living, lasciando Denny nel pieno imbarazzo, misto al compiacimento di quel suo gesto amorevole.
“Josh vieni qui …” – e lo strinse – “Ci vediamo dal nonno, ok?”
“Ok mofo papi …”
“Fai il bravo, saluta Denny …” – “Ciao Denny!” – disse Josh allegro.
“Ciao piccolo …”


Kurt si aprì tre bottoni della camicia.
“Ma ci vai sul serio??” – domandò perplesso Jamie.
“Sì … guarda, il tocco finale …” – e si allacciò un collarino di pelle nera, con delle borchie minuscole – “Ah c’è Tim.” – e fece un cenno ad un giovane, che sopraggiungeva dall’angolo opposto alla strada, dove il ballerino l’aveva accompagnato.
“Brandon lo sa?”
“Non ti sembra una domanda cretina, Jamie?” – e rise.
“Ok … non dico che tu ci vai per … ma è pur sempre una discoteca gay …” – e scrollò le spalle.
“Tu corri veloce dal tuo maritino e da piedini ciccioni, zio Kurt fa quattro salti e poi arriva in giacca e cravatta a villa Meliti per l’antipasto, promesso!”
“Se proprio ci tieni … E non fare lo stronzo!”
“Sì zia Jamie! Ciao, ciao!”


Tim aveva occhi da cerbiatto ed una bocca disegnata ad arte.
Kurt aveva brevemente accennato a Jamie, che usandola con le persone giuste, il ragazzo si era sistemato con un ricco petroliere del Texas, facendolo divorziare dalla terza moglie e mandandolo al Creatore in sei mesi, guadagnandosi una cospicua eredità.
Adesso si erano praticamente avvinghiati in pista.
“Ai vecchi tempi Kurt?” – gli sussurrò, dirottandolo in un angolo più buio della sala affollata.
“Veramente tu sei della nuova generazione ed io un vecchio …” – ribattè, infilandogli la lingua nell’orecchio sinistro.
“Cristo … me lo fai diventare duro solo con la voce Kurt …” – ansimò, strofinandosi a lui, ormai stampato al muro.
Kurt deglutì a vuoto – “Non voglio scoparti.”
“Peccato … peccato che io non sia della stessa idea” – e ridacchiò, inginocchiandosi.
“Tim … Tim … cazzo!” – ed afferrandogli la nuca, Kurt lo lasciò fare.


Shannon non la smetteva di piangere, sulla spalla di Jared.
“Lo ama … capisci Jay? Tomo lo ama davvero …”
“Mi dispiace Shan … dovresti accettarlo e basta, non credi?” – gli chiese con un mezzo sorriso, ma gli occhi lucidi, come quelli del fratello.
“E’ sempre qui … in ogni crepa del mio cuore.”
“Non … tu non riesci ad essere felice con Owen? E’ così innamorato di te e della vostra July … per non parlare di Josh e … e Lula.”
“Owen è un uomo fantastico, con qualche … vezzo … dei minimi difetti, che ha levigato, lo ammetto …”
“Per te Shan, ci è riuscito per te.” – e dopo avergli dato un bacio leggero sulle labbra, Jared tornò a stringerlo, cullandolo.
La residenza di Antonio si andava animando, ma in diverse stanze albergava un malessere poco rassicurante per la buona riuscita di quella vigilia.


Kurt si sciacquò il viso, mentre Tim si chiudeva nel cesso a lato dei lavabo, per prepararsi una canna.
Fece l’occhiolino all’altro, che poteva intravederlo attraverso la porta semi chiusa.
“Un tiro?”
“Fottiti Tim” – disse sommesso.
“Magari trovo qualcuno disposto a farlo, comunque sei un guastafeste.” – e rise, riponendo lo spinello nel taschino della giacchetta in pelle, che gli stava una meraviglia.
“Ti offro da bere rompiballe!”
“Va bene Tim … ok, scusa, magari dopo”
“Dopo? Non c’è nessuno che ti aspetta?”
“Sì, beviamo un drink e poi vado.” – e sbuffò, dirigendosi al bancone centrale, dove notò un volto conosciuto.
“Ehi avvocato!” – e gli diede una pacca sulla spalla.
Tim notò lo sguardo perso di Denny e si intromise – “Kurt non mi presenti?”
“Ciao …” – disse lui, con aria infastidita: voleva rimanere con i propri pensieri, rimandando la sua presenza da Meliti.
“Questo è Tim, questo è Denny.”
“E’ il tuo legale? Per i guai che combini Kurt? Piacere …” – e gli diede la mano.
“Come mai qui, Kurt?”
“Ti giro la stessa domanda!” – replicò, in tono scherzoso.
“Facevo un giro … Credo che entrambi dovremmo essere altrove.” – disse, saettando la sua visione da Kurt a Tim, che lo stava fissando dall’inizio.
“Infatti … Mi daresti un passaggio?”
“Va bene Kurt, andiamo … Salve Tim, buon Natale.”
“A voi … tieni Kurt, il mio nuovo numero.” – e gli passò un biglietto da visita.
“Lo memorizzo.”
“Bugiardo.” – gli bisbigliò, addossandosi a lui, approfittando della calca, per poi sfiorarlo tra le gambe.
“Tim”
“Kurt?!” – ed esplose in una risata affascinante.
Denny sembrava analizzarlo, ma si sentì avvampare quando Tim tornò a guardarlo – “Ti farò causa se non mi telefoni per gli auguri di Capodanno Kurt!”
“Ci sentiamo, promesso.” – e dandogli un bacio fugace sulla tempia, si allontanò, preceduto da Denny, che non vedeva l’ora di uscire da quel bordello di lusso.






OMAGGIO A LEE WILLIAMS > TIM

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