Capitolo n. 86 - sunrise
Seduto sulla spiaggia, gli occhi nel vento, i capelli profumati di sole e del suo sorriso, incantato senza motivo apparente: Jared era bellissimo.
Glam rimase fermo a guardarlo per qualche istante, poi decise di chiamarlo, andando verso di lui.
Jared si voltò, illuminandosi, senza muoversi.
Geffen perse un battito: era solo l’inizio della loro fine, continuava a ripeterselo da quando era salito sull’hummer.
Quel mezzo blindato, poteva essere la fortezza adatta a contenere il loro dialogo, anche se forse Jared avrebbe preferito restare sulla sabbia, di fronte all’oceano.
Finalmente si alzò, correndo verso Glam.
“Credevo che non l’avresti più fatto Jay …” – disse prendendo fiato, mentre lo stringeva.
“Cosa?”
“Corrermi incontro come …” – rise confuso – “Cado già nel passato, mentre di certo tu vuoi parlarmi del futuro, vero Jared?”
“Glam …” – si distaccò, prendendogli le mani – “Ehi … sono gelide … stai bene?” – chiese preoccupato.
“Sì … sì, ma andiamo in auto, ti dispiace?” – replicò poco convinto.
“D’accordo … E Lula? … Kevin …?”
“Andavano al cinema credo … poi stasera mi aspettano per una pizza, sai che Lula ne va pazzo …”
“Sì lo so.” – rise, mentre chiudeva lo sportello.
“Eccoci qui … vuoi fare un giro Jared? Andiamo al nostro villino?”
Su quel “nostro”, Geffen sentì un vuoto allo stomaco, mentre Jared un pugno
“No … no Glam, scusami … preferirei farlo qui.”
“Fare cosa?” – e rise nervoso.
“Parlarti. E’ davvero importante Glam.”
“Ok Marc, mettilo un po’ più a destra … mmm così …”
Jamie gesticolava, mentre Hopper sbuffava, per l’ennesimo spostamento dell’enorme albero di Natale, ovviamente vero, che avevano comprato in un grande magazzino, su indicazioni sommarie di Julian.
Il bimbo rideva, emettendo gorgheggi ad ogni gesto del padre, così da fare modificare gli ordini al ballerino.
“Julian dice che non va … se lo dice lui … di nuovo a sinistra! Ahahhaah”
“Senti … non potresti sollevare le chiappe dal tappeto ed aiutarmi!!?” – ringhiò.
“Nooo, devo sorvegliare piedini ciccioni!”
“Nostro figlio è al sicuro nel suo ovetto!” – protestò.
“Julian hai visto quanto suda papà? Senti tesoro, che ne dici se ti faccio portare una borraccia da Ball??”
“Jamieee!!!”
“Perché siamo qui Jared?”
La domanda di Geffen era sconsolata, persino avvilita.
“Io … io non volevo fare questo discorso a Colin e Kevin senza prepararti, senza il tuo appoggio … Ho preso delle decisioni Glam, non voglio e non posso tornare indietro.” – disse calmo.
“Quindi cambieranno delle cose tra noi?”
“E’ una … logica conseguenza.”
“Non scegliere o calibrare le parole Jared, non lo sopporto, dimmi quello che pensi, quello che vuoi da me, tanto lo fai sempre ed allo stesso modo io cedo ed assecondo le tue scelte!”
Il cantante inspirò, sgranando gli occhi su ciò che vedeva: l’uomo che amava, rassicurante e coraggioso, stava andando in pezzi.
Alla End house, invece, l’uomo di cui era innamorato, che adorava e che desiderava sempre di più, stava di sicuro giocando con i figli, desiderati ed avuti con lui, rassicurato dalle promesse di Jared stesso, senza più insidie.
“Non … non smetterò di amarti, se è questo che pensi Glam. “ – gli sorrise sincero, le iridi lucide – “Eppure devo andare sino in fondo questa volta e proprio nel luogo in cui tu ed io abbiamo trascorso dei mesi incredibili, mentre da Colin ho avuto il peggio della nostra relazione, io ho trovato le risposte, ho fatto chiarezza nel mio animo e … e nel mio cuore …”
“Non te ne sei mai andato via da lui … questa è la verità.” – due righe di pianto segnarono gli zigomi di Geffen, ormai inerme, come un guerriero trafitto da troppe frecce o lance o colpi di spada, prostrato di fronte al proprio carnefice, pronto a sferrare l’affondo mortale.
“Non stavamo andando da nessuna parte Glam … Noi due non facevamo altro che rimanere in bilico, rubando del tempo ai nostri mariti, tradendoli anche con un semplice bacio, ingannandoli … Colin e Kevin non meritano questo da noi.”
“Tu mi hai costantemente cercato ed … ed usato quando Colin ti metteva in difficoltà, visto che sapevi quanto io fossi debole ed incapace di respingerti … Forse mi ero illuso di poterti avere sul serio vicino, per … per sempre Jared.”
“Tu mi hai amato Glam … non travisare le tue emozioni, i tuoi gesti, non passare per una vittima.”
“Guarda che non sto elemosinando la tua attenzione!”
“Non cambierà niente Glam, non è un addio o”
“Cambierà tutto!” – gridò esasperato, interrompendolo brusco; poi si passò i palmi incerti sul volto – “Scusami Jay … scusami …” – disse sommesso, piegandosi sul volante.
Jared si avvicinò, sul sedile unico, attirando Glam al centro di esso, per abbracciarlo.
“Il mio posto è insieme a Colin … vorrei tornare a casa ogni sera a testa alta Glam, senza nascondergli più niente … Vorrei discutere con lui, anche litigare, senza subire, per poi cercarti … ed … usarti … che espressione orrenda Glam … l’ho fatto? Ti chiedo perdono se è così, anzi, lo faccio e basta, sono in debito anche con te, come con Colin e Kevin o se preferisci, soprattutto con te.”
Geffen si separò lento ed assorto.
“Ti riaccompagno Jared.” – mormorò serio.
“Non è necessario … sono venuto in taxi, ne cerco uno e”
“Ti ho almeno reso felice nelle piccole cose Jared?” – chiese improvviso, fissandolo.
“Glam …”
“Ho fallito in quelle importanti, mi sono ritirato nei momenti cruciali, ne sono consapevole e responsabile, quindi non getterò mai il peso dei miei sbagli su di te.”
“Tu mi hai donato gli istanti migliori della mia vita Glam.” – ribattè convinto.
Geffen ridacchiò, rimettendosi al posto di guida – “E’ quindi un paradosso …”
“Sì lo è! So che dovremmo essere sposati, tu ed io Glam, con i nostri bambini, una casa dove trascorrere ore felici, ma il destino ci ha legato ad altre persone, che contano su di noi e che sia tu che io amiamo concretamente, perché è così!” – su quelle affermazioni, la sua gola si asciugò, ma non la sua energia – “Io sono innamorato di Colin … Io voglio Colin.” – concluse, con dolcezza, accarezzando il braccio di Glam, che a quel punto abbassò lo sguardo.
“La tua felicità … sarà la mia gioia Jared. Così si dovrebbe sentire un padre, verso la realizzazione di un figlio e così sarà per me … L’unica condizione rimasta di mia esclusiva. Almeno questa, Colin, non potrà rubarmela. Mai.”
Jared annuì, provando un tremolio generale.
“Ti ringrazio Glam …” – disse flebile.
“Ora chiama il tuo taxi … io devo andare.”
“Ok … ok, cerco una panchina e … e faccio la mia telefonata.”
“Va bene.” – disse senza più posare i propri specchi celesti e frantumati su di lui, prendendo qualcosa da uno scomparto laterale, un pullover.
“Tieni, copriti Jay, il vento si sta alzando.”
“Grazie …” – ed avrebbe voluto dargli un bacio, ma temeva una reazione negativa da parte di Glam, che sembrava essersi spento.
Jared scivolò via, verso il marciapiede, piazzandosi sul muretto in cemento, le dita esitanti sul b-berry.
Il numero era occupato.
L’hummer era ancora lì, forse Geffen avrebbe atteso la partenza di Jared.
L’ennesima cortesia, pensò Leto, provando una commozione lacerante.
Trascorsero altri cinque minuti e quella telefonata non gli riusciva.
Quando la linea si liberò, Jared chiuse secco.
Avrebbe accettato il passaggio di Geffen.
Si avviò veloce verso la portiera di lui, bussando al finestrino, dal quale l’interno non era visibile per i vetri oscurati.
“Glam ho cambiato idea!” – esclamò, ma non ebbe risposta.
Tentò di nuovo, poi aprì la portiera.
Una luce così bella.
Geffen la percepì nitida e sconosciuta.
Il profumo di quella pelle, che scivolava sulle proprie guance, non l’aveva invece dimenticato.
“Syria …”
“Ciao Glam … cosa ci fai qui?”
La sua risata, cristallina e traboccante di tenerezza, era immutata.
La avvolse, cullandola – “Syria … credevo di averti persa …”
“Sono sempre con te Glam.” – e gli diede un lungo bacio.
Geffen si sentì inondare da un calore meraviglioso – “Posso rimanere qui, Syria?”
“Temo di no … anzi, non devi …” – e rinnovò il suo sorriso.
“Oggi non mi vuole nessuno.” – e risero all’unisono.
Scott non sapeva più cosa fare.
“Accidenti a te!! Geffen avanti!!”
Un altro pugno, un’altra iniezione di adrenalina.
“Ma dottore …”
“Falla e basta Cindy!!” – le urlò drammaticamente.
L’infermiera eseguì, precisa e sicura, mentre l’assistente controllò l’ossigeno, ma soprattutto quella dannata linea ancora piatta sul monitor.
Il reparto di rianimazione era un fermento continuo, contro le pareti i corpi afflitti dall’apprensione, di chi non poteva varcare quella soglia scorrevole, oltre la quale i medici stavano tentando un miracolo.
“Il suo cuore si è fermato. Non è un infarto …”
Il cardiologo di Geffen stava semplicemente leggendo la cartella elettronica, che il suo vice gli aveva appena passato.
Kevin era come cristallizzato, non capiva neppure cosa stesse dicendo.
Tomo teneva in braccio Lula, dopo che Denny era stato avvisato da Flora di quanto fosse accaduto sul lungomare.
Poco più in là, in un angolo, Jared si era aggrappato al busto di Colin, dopo avergli riferito ogni singola frase della conversazione avuta con Glam, senza mai smettere di ripetergli “E’ colpa mia … Cole … io … non dovevo …“
“Ssshhh tesoro … è stata una disgrazia … Kevin ha detto che erano giorni che Glam non stava bene …”
“Se lo avessi saputo … capito … è colpa mia!” – e singhiozzando si accasciò.
Lula vedendolo in quello stato si agitò maggiormente.
“Ti trovi bene qui Syria?”
“Abbastanza … mi mancate, sai?”
“Potrei tenerti compagnia …” – e sorrise, dandole un altro bacio.
Uno strano suono proveniva dall’unico punto buio, in quella sorta di giardino sospeso.
Geffen non riusciva ad individuarne i contorni, perché eccessivamente luminoso.
Syria si alzò, invitando Glam a fare altrettanto.
“Devi tornare … sbrigati …” – ed inclinò il capo, con aria dispiaciuta.
“Tornare dove Syria?”
“Da chi ti ama … dal bimbo che nascerà ...”
“Già …” – disse perplesso Geffen, poi scrollò le spalle – “Se la caveranno anche senza di me.”
“Dalla nostra Isotta.”
“Nostra figlia …? Cioè tua e di Jared ...” – si corresse con dispiacere – “È stupenda.”
“Lo so Glam.”
“Lei è al sicuro, con Jared e Colin, non temere … io non servo, credimi.”
“Eccome se servi!” – e rise fragorosa.
“Ti ho mai delusa Syria?”
“No … No Glam, anzi. Mi hai donato tanto amore, lo fai sempre, sei nato per farlo, anche se non puoi accontentare tutti.”
“Me l’hai sempre detto, sei una ragazza fantastica.”
“Ti amo Glam … e non sono la sola … Ora vai.”
“Ma …”
“Pensa a Lula.”
“Lula …” – e puntò quello strano vuoto, che andava dilatandosi, oscuro.
Scott si arrese.
Cindy prese al volo una seggiola, dove l’amico di Geffen sembrò quasi svenire per lo sforzo di quella rianimazione infruttuosa.
“Dottore …”
“Sì …” – e controllò l’orologio digitale appeso al muro opposto.
“Ora del decesso”
“Papà!!! Nooo papàà!!”
Tomo non era riuscito a trattenerlo, Lula gli era scappato nella confusione generale, arrivando alla sala operatoria, in lacrime.
Con Denny, il croato si arrestò a metà del corridoio, mentre il piccolo era ormai sul petto di Geffen.
Quel brusio divenne assordante nel suo cervello, così l’odore pungente dei disinfettanti.
“Lula …”
Era un rantolo, ma Scott lo udì nettamente.
“Glam … Glam!!”
Kevin sopraggiunse, inveendo contro chi voleva impedirgli l’accesso a quella camera, dove la persona che più amava era probabilmente morta.
“Non l’ho salutato … daddy io non …” – balbettò, soffocato dal pianto, senza comprendere da subito cosa fosse avvenuto.
Quando vide il sorriso di Lula e incontrò gli occhi di Glam, intrappolato tra cavi e mascherina, l’emozione sembrò travolgerlo come un treno sbucato dal nulla.
Quel bip era la melodia migliore, che potesse udire.
“Papà è qui con noi … non ci lascerà mai … mai.” – disse Lula, restando sul grembo di Geffen, con il consenso di Scott, che iniziò a credere all’impossibile.
GLAM
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