Capitolo n. 95 - sunrise
Geffen posteggiò la Ferrari, notando il suo hummer nel secondo viale di accesso a villa Meliti.
“Kevin è già arrivato …”
“Sì, anche Jude.” – disse piano Robert.
Glam sorrise, provando un lieve disagio.
“Ti ho sconvolto Rob?”
“No … no, cioè sono abbastanza adulto per capire le ragioni di un divorzio, ma sarà il periodo e la mia … fragilità … Penso a Kevin, mi immedesimo in lui se dovessi ascoltare Jude …”
“Non succederà mai tra di voi. Per me è diverso.” – ribattè pacato Glam, inspirando.
“Perché proprio al compleanno di Jared?”
“Forse perché voglio evitare di trascorrere anche il 31 dicembre con Kevin, dicendogli delle bugie, pianificando un futuro, che lui merita di vivere con un altro.”
“Lula come la prenderà?”
“Il … il nostro bambino è in gamba, sarà in grado di capire … Spero.”
Jared percorreva il corridoio veloce, cercando Colin, ma trovando solo Kurt, in una saletta, indaffarato con il colletto della camicia.
Lo allacciava e slacciava, con fastidio.
“Ehi uomo di New York!”
“Ciao Jared! Vieni qui …” – e si abbracciarono.
“Che combini, problemi?” – ma nel domandarlo, la curiosità di Leto si spense su di un dettaglio – “Che hai fatto qui …?” – ed indicò un segno inequivocabile, sul collo dell’amico.
“Oggi è la giornata dei quiz scemi” – replicò Kurt nervosamente.
“Se te l’avesse fatto Brandon, non lo nasconderesti.” – disse Jared deluso dalla reazione di Kurt, che abbozzò un sorriso.
“Jared Joseph Leto, un fulmine di guerra!” – e ridacchiando si versò un'altra dose di gin.
“Ma che ti prende Kurt …?”
“Niente … niente, ok? Ci si vede.” – ed in modo brusco si allontanò.
Jude disegnava ghirigori intorno al volto di Ryan, dopo averlo cambiato.
Colin stava cercando una tutina pulita nella sacca, che Jared aveva preparato per trascorrere la vigilia dal nonno – “Eccola … rossa, come d’obbligo, guarda come sta bene a Thomas.” – e sorrise radioso.
Law lo notò, arridendogli di rimando – “Sei bellissimo stasera Colin … la vostra gioia è … traboccante … Ne sono felice, sai?”
“Ti ringrazio Jude … stai un po’ meglio?” – chiese dolce, mentre le loro dita si sfioravano, nel vestire il piccolo.
“Ho riflettuto a lungo … Oggi Robert era a fare spese con Glam, pensa … sono diventati molto amici, dopo l’ospedale.”
“Sì, hanno un bel feeling.”
“Di lui non sono geloso, se è questo che stai pensando Colin …” – e rise senza allegria.
“Penso al fatto che vorrei vederti sereno Jude.”
“Mi sforzo di esserlo … Ci sto provando, credimi.”
Downey si accese una sigaretta.
“Ti dà noia Glam?”
“No, però meglio scendere, siamo in ritardo …”
“Ok … Guarda c’è Jared.”
Geffen aprì lo sportello, utilizzando un bastone per sollevarsi – “Accidenti, guidare mi stanca …” – brontolò.
Jared corse ad aiutarlo – “Ciao Glam, aspetta …”
“Ciao tesoro … grazie.” – ed appoggiandosi a lui, si mise in piedi.
Robert si unì a Jared – “Ciao campione …” – “Ciao Rob.”
“Cosa sono questi occhioni lucidi Jay?” – chiese Geffen, accarezzandogli il mento.
“Nulla … nulla è … è per Shan …”
“Shan?”
“Non sta molto bene … è depresso … per Tomo.”
“Mi dispiace Jay.”
“Anche a me Glam.”
Downey scrutava il loro interagire: erano come in un mondo a parte, fatto delle premure di Geffen, dalle quali Jared sembrava attingere, come una fonte di sollievo e conforto inestinguibili.
“Poi c’è anche Kurt, fa lo stronzo … Lo so, sembro un bambino lagnoso, che va dal padre a …”
Geffen lo interruppe con un abbraccio dei suoi.
Jared vi ci sprofondò, con un sussurro – “Grazie di esserci Glam …”
Pamela andò a salutarlo con il consueto entusiasmo.
“Maldido!”
“Ciao bella signora … sei in forma.”
“Sì, sono di ottimo umore, anche perché ci sono delle novità!” – e gli sventolò sotto al naso un test di gravidanza.
Geffen strabuzzò gli occhi, incredulo – “Che novità? Oddio ho un dejà vu!”
Lei rise.
“Ok … Ok Pam, non mi dirai che … le mie bambine!!”
“Glam sei sempre il solito!! E’ … Carmela!” – gli sussurrò.
“Carmela??! Davvero …?” – e fece un sorriso ebete.
“Guardala lì, con Antonio, la ricopre di attenzioni e … gioielli …” – quindi sospirò, indicando l’astuccio in velluto nero, che Carmela stava aprendo, per scoprire un magnifico bracciale in diamanti e smeraldi.
Jared sopraggiunse, informandosi su cosa stesse accadendo.
“Il nonno … diventa papà?? Oddio … corro a dirlo a tutti!” – e scappò via come un folletto.
Pamela osservò Geffen – “Come va con lui?” – chiese scaltra.
“Una meraviglia, è innamoratissimo di Colin ed io voglio essenzialmente la sua felicità” – affermò sereno.
“Se lo dici tu big Geffen …” – e prendendolo a braccetto, si avviò nel salone, per confermare il lieto evento, nel caso Jared si fosse dimenticato di dirlo a qualcuno.
Dean aveva glissato l’invito da Meliti, con l’appoggio di Sammy, preferendo la festa di compleanno per Jared.
“Andremo a quella dopo domani tesoro … sicuro non ti dispiaccia mancare all’evento di stasera?”
“No Dean, a me importa che questo è il nostro primo, vero, Natale.” – e lo abbracciò nell’ingresso, sotto ad un rametto di vischio.
“Devi baciarmi …” – disse Sam ammiccando.
“Devo? Fammi pensare …”
Risero, per poi incollarsi come due adolescenti.
Erano appena rientrati, con la cena acquistata al take away.
“Mangiamo sul letto Dean?”
“Ok … sono stanchissimo, dovrai imboccarmi …” – propose mordendosi il labbro, appoggiato alla parete della loro camera.
Sam spense le luci, dopo avere acceso un paio di lanterne, appena acquistate per l’occasione.
“Sono belle …” – disse l’altro, come incantato da un sogno ad occhi aperti.
Strinse da dietro Sam, baciando la porzione di pelle tra le scapole, dopo avergli sfilato la felpa e la t-shirt in un unico gesto.
“Ti amo tanto …” – mormorò, piegandolo in avanti – “Non ti muovere Sammy …”
Con delicatezza gli slacciò i jeans, ma con una sottile irruenza, glieli scese, accompagnando anche i boxer sino alle caviglie: flettendosi, poi, Dean lo liberò delle scarpe, delle calze e del resto.
Risalì, facendo scorrere la lingua nell’incavo delle ginocchia di Sammy, che inarcò la schiena, ben presto percorsa dalla stessa scia liquida e caldissima.
“De-Dean” – balbettò, il fiato spezzato, quando Dean tornò giù, per lubrificarlo – “Voglio scoparti … in tutti i modi Sammy … dimmi che mi vuoi anche tu”
“Sì … io ti voglio”
“Dimmelo di più” – quasi ringhiò, insinuandosi tra i glutei sodi del giovane, con le dita umide di saliva e degli umori, che Dean stava raccogliendo masturbando Sammy, in preda a mille contrazioni – “Ti voglio!!”
Dean si rialzò, sovrastandolo, il suo petto contro il dorso di Sammy, che brandì i bordi del tavolo, spostando pacchetti e shopper griffati.
Senza mai abbandonare l’erezione del suo amante, Dean diede un primo colpo di reni, entrando quasi fino in fondo a Sammy, che schiuse la bocca, come se l’atmosfera intorno si fosse rarefatta e dalle narici risalisse solo l’odore di quell’amplesso straordinario.
“Sei … così stretto … mioddio … mioddio Sammy …” e stringendo i denti, Dean aumentò i colpi, toccando la punta del membro di Sam, tormentandola, facendolo singhiozzare dal piacere, avvolgendo i suoi testicoli, inaspettatamente, ripercorrendone poi ogni centimetro, visualizzando ogni vena pulsante sotto quella pelle sottile, ormai bollente.
“Eccomi Sammy … eccomi …” – ed a quel punto del proprio apice, Dean artigliò i fianchi del suo gigante buono, ora inerme ed in sua completa balia, per svuotarsi forsennatamente in lui.
Tutto era dilatato, ma quando Sammy si ritrovò disteso sul parquet, a pancia in su, non comprese immediatamente che Dean voleva essere impalato, senza troppe preparazioni.
Ne seguì un bacio ansante, in mezzo al quale Sam avvertì poche parole confuse – “Anch’io voglio essere tuo Sammy” – e con impeto, Dean concretizzò quell’intento, lasciandosi penetrare largo e duro.
Un attrito carnale lo pietrificò, ma poi la sua cavalcata ebbe inizio, convulsamente, amplificata da un orgasmo immediato.
Sammy lo inondò di sé, dopo pochi minuti, Dean fece altrettanto, per la seconda volta, spargendo il proprio seme sugli addominali e dentro l’ombelico di quel ventre perfetto.
L’apoteosi del loro congiungersi restava l’abbraccio conclusivo, dove era impossibile contare le reciproche pulsazioni; esse sembravano rimbombare, come un ritmo arcaico ed istintivo, di per sé esclusivo, quanto irrinunciabile.
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