Capitolo n. 90 - sunrise
“Lo avresti baciato?”
Geffen si girò su di un fianco, per ascoltare meglio, anche con gli occhi, la risposta di Downey, allungato sulla poltrona, allestita con un poggia piedi per la notte, che avrebbero trascorso insieme.
Robert inspirò, fissando il soffitto, tempestato di lucette azzurrognole, che creavano un riverbero piacevole.
“Sarebbe stato uno errore madornale Glam … vedi io sono spesso in pensiero per Christopher … Vivo nell’angoscia che mi chiami dicendo che Steve l’ha maltrattato o tradito o deluso … Quando invece ho la massima fiducia in lui.”
“Steve è un uomo meritevole di rispetto, come puoi pensare ad una cosa simile?”
“Francamente quando si è innamorati di un ragazzo che ha vent’anni meno di te, forse potresti anche perdere la ragione, no?”
Geffen sbuffò – “Ok, touchez.”
“Appunto … Kevin è giovane, ma Chris lo è ancora di più …”
“Mi stai dicendo che sono vecchio? Ci ha già pensato la madre di Sveva oggi ahahah”
“Eh? Sono passate a trovarti? Come sta Sveva?”
“Bene, anche il bambino … C’era anche la simpaticissima sorella, insomma il trittico al completo …” – e sospirò.
“Immagino …”
“Sì Rob, ho colto delle battute sul tipo, ma quello poteva anche sposarti o cose del genere, poi la frecciatina sul fatto che sono un po’ attempato …”
Risero all’unisono.
“In effetti non sei di primo pelo big Geffen ahahahah”
“Ora direi pure un relitto, eh Rob …? Hai sviato bene il discorso, ma torniamo a Chris.”
“Ok … Quando l’ho messo su quell’aereo poco fa … Cioè è lui che ci è salito”
“Per tornare dal fidanzato!” – lo interruppe simpatico Geffen.
Downey si strofinò gli zigomi, sistemando la coperta ed il guanciale – “Sai … quando Chris è stato violentato … con Kevin …” – un nodo in gola lo bloccò.
Glam chiuse le palpebre, sentendosi pungere gli occhi all’improvviso.
“Robert …”
“Sì, insomma, lo stesso abuso, l’incubo tornava, senza pietà e lui … lui si era reso conto di tutto, come me, in galera e … e non solo.” – nel dirlo quasi stritolò i braccioli, come se quel dolore gli fosse piombato dentro, più intenso e sadico.
“Rob tu dovresti parlarne anche con Jude, non credi?”
“No … impossibile … litighiamo sempre a causa di Chris, è … è più forte di Jude, anche se … anche se gli ho inviato un sms per dirgli cosa stava succedendo, mentre era con Colin al lavoro …”
“E ti ha risposto?”
“No.”
“Josh ti adora …”
Tomo gli diede un bacio più profondo, come a convincerlo della propria affermazione: Denny non voleva lasciarlo andare via, tra le sue gambe, ecco quale era il posto di quel croato, che gli aveva cambiato il ritmo del cuore e le abitudini.
“Mi … mi vuoi ancora …?” – domandò, segnando con l’indice sinistro il profilo di Tomo, che avrebbe voluto sviluppare altri discorsi.
“Non ti va di parlare di noi, vero Denny? In modo serio.” – affermò severo il chitarrista, spostandosi con uno scatto, per andare a sedersi al centro del letto.
“Tomo …”
“Ma fottiti accidenti!” – e si alzò brusco – “Voglio che tu venga a stare da me, cosa dovrei dimostrarti che sei l’unico uomo nella mia vita?! NO! Purtroppo o per fortuna non esisti soltanto tu, ho un ex ed ho un figlio, ho degli amici, alcuni molto cari, ma è di te che sono innamorato cazzo!!”
Denny non l’aveva mai visto così.
Tomo stringeva i pugni, poi afferrò un lenzuolo e si coprì malamente, dirigendosi in terrazza, per fumarsi una sigaretta, pescata dal pacchetto rimasto su di un davanzale, le dita tremanti, come i suoi occhi increspati di lacrime rabbiose.
Ricominciò a piovere.
“Dio Rob è tardissimo, che dici dormiamo?”
Downey sbadigliò, controllando il palmare.
“Nessuna nuova …?”
“No Glam. Vorrei telefonargli, però …”
Dei passi lo distrassero.
Era Kevin.
“Tesoro …” – “Ciao daddy, Rob … Ho … ho lasciato Lula da Rice con Josh … Non sapevo dove andare …” – disse contratto da un malessere evidente.
Robert gli andò vicino, avvolgendolo in quella coperta tiepida e Geffen si sollevò, tendendogli le braccia – “Kevin, vieni qui” – e lo strinse forte.
“Posso rimanere …?” – chiese affondando il viso bagnato nel petto di Glam, che era spaventato dallo stato d’animo del compagno.
“Certo … Ma sì certo amore” – e gli diede un lungo bacio.
Robert decise di andarsene.
Kevin si spogliò, infilandosi nel letto di Glam, che sorrise.
“Scott ti sgriderà daddy?”
“Deve solo provarci.”
Denny indossò una tuta, sul corpo ancora intossicato dal sapore di Tomo, che rientrò, per andarsi a fare una doccia.
“Vai a correre?” – domandò svuotato, senza guardarlo.
“Devo schiarirmi le idee.” – replicò l’avvocato, la voce fioca, la testa nascosta nel cappuccio alzato della felpa.
A luci spente, si diresse verso l’ingresso, ma due mani gli afferrarono i polsi, sbattendolo con la faccia al muro.
Tomo non aveva nulla addosso.
“Non te lo permetterò Denny … di rovinare tutto, non dopo quello che abbiamo condiviso!” – gli ansimò nella nuca, con afflizione, ma pronto a non cedere assolutamente dal proprio intento.
Il giovane si liberò, afferrandogli febbrile la nuca, scontrandosi con i suoi denti, con la sua lingua, in un bacio mozzafiato.
Tomo gli sfilò la casacca, cinturandolo per la vita, mentre Denny scalciava via anche i pantaloni e le Adidas.
Le sue cosce agganciarono i fianchi del moro, eccitato spasmodicamente, ma asciutto e crudele, nel negarsi a lui, che voleva appartenergli subito.
“Sono ancora sporco di te … prendimi Tomo …” – gemette, puntandolo con quelle iridi di ghiaccio, pronte a liquefarsi, come le pareti di quel corridoio.
“Non è scopando che ne usciremo … io ti amo …” – disse sommessamente e con altrettanta cura risalì in lui, scivolando poi sul parquet, su quegli abiti sgualciti, per fargli l’amore, senza mai fermare quei baci, ai quali Denny attingeva aria e gioia, senza più paura di sbagliare.
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