Capitolo n. 300 - gold
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Il caso volle che Kurt e Jamie si sedessero vicini, tra i loro compagni, che tenevano una distanza di sicurezza, colma di educazione.
Brandon non avrebbe mai fatto scenate e con estrema signorilità, si intratteneva in discorsi leggeri con gli altri commensali.
Pamela spiegava l’evoluzione della propria gravidanza, Kevin l’esperienza dell’ecografia, accarezzato spesso da Glam, che lo osservava amorevole, tenendo in braccio il loro Lula.
I bimbi erano allegri intorno a nonno Antonio, che con un occhio sorvegliava loro e con l’altro monitorava la situazione a centro tavola, dove si respirava un gelo di tensione.
Kurt prese dell’insalata e la passò a Jamie, che quasi non se ne accorse: continuava a pensare a Marc a letto con questo tizio di New York, un tempo re dei marchettari californiani, i suoi gesti erano intrisi di sensualità innata, del resto doveva essere stato un talento per quell’occupazione.
“Non ti va?” - chiese gentile.
“Cosa?” – replicò Jamie brusco.
“Lattuga ed olive … roba da capre!” – Kurt rise, rilassato ed allegro – “Ok, come non detto, amore tu ne vuoi?” – e la passò a Cody, che ne prese un po’, ringraziandolo con un bacio tra i capelli.
Shannon salutò Flora e passò direttamente nello studio di Geffen.
L’avvocato stava rileggendo l’e-mail di Jared, che il fratello gli aveva girato durante la notte.
“Ciao Glam, hai preparato i documenti?”
“Buongiorno Shan … sì, certo.” – disse serio.
Il batterista sprofondò in poltrona, fissandolo.
“Ok … lo so, due pazzi, Jared e Colin, un’altra bimba … Sono pazzi, ok?” – e sorrise, estraendo delle foto, che aveva stampato dal cellulare.
“Me le ha mandate Jared mezz’ora fa … come vedi hanno già i bagagli pronti ed Amelie nel trasportino.” – e gliele passò.
Geffen sospirò, nell’osservare i volti di Jared e Colin, ma specialmente gli occhioni di quella cucciolina: si commosse.
“Glam …”
“Non … non credere che io sia dispiaciuto Shan, anzi … Sono così felice per loro.” – e si asciugò le lacrime, dispettose ed inutili.
“Io penso che … che tu avresti reso felice Jared … non te l’ho mai detto, ma lo credo sul serio Glam.”
“Troppo tardi. Ecco, qui c’è il fascicolo, dì loro che possono decollare, le autorità sono avvisate, non avranno problemi.”
“Grazie a te non ne hanno mai avuti.”
Le palpebre di Jamie tremavano, sotto al soffio tiepido al sapore di caffè, con cui Marc stava provando a svegliarlo.
“Ehi …” – protestò flebile.
“Ehi mister Cross, la colazione è pronta. Siamo a casa nostra ed è una splendida giornata di sole.” – disse procurandogli un lieve solletico, che lo fece ridere di gusto.
“Ti amo Jamie …”
In risposta, lui si strinse al suo petto, baciandolo in più punti – “Se … se ti faccio una cosa Marc, posso avere tè e biscotti qui …?” – domandò insinuandosi nel suo collo.
Le facoltà mentali di Hopper erano a livello zero, si sarebbe lasciato fare di tutto, pensò, per poi sussurrarlo, rapito da quel modo che Jamie aveva di toccarlo.
Il ragazzo scivolò caldo sino in mezzo alle sue gambe, soffermandosi ora sui capezzoli del suo uomo, per succhiarli, ora sul suo ombelico, per tormentarlo fino a farlo sussultare, ma mai come nell’istante in cui le sue intenzioni si concretizzarono.
Era la prima volta, dopo un mare di tempo, ma Marc era meglio, Marc era qualcosa di unico, nei suoi occhi e nella sua gola, adesso.
Jamie alzava lo sguardo in maniera impercettibile, mentre la sua lingua assaporava con devozione, il piacere che Marc tratteneva a stento.
Provò a controllarsi, ma sembrava inutile.
La devozione di Jamie era ancora più eccitante dell’atto d’amore, che stava portando al limite.
Hopper lo fece sollevare con dolcezza, non voleva venire, non ancora, glielo disse ed il giovane annuì, cercando in un cassetto un gel, ma anche un giocattolo, che aveva riesumato da un vecchio baule di costumi, usati in alcuni spettacoli.
Manette.
Hopper strabuzzò le iridi bellissime, lasciandosi bloccare alla testata, abbandonandosi ai desideri dell’altro, che ormai lo sovrastava lubrificandosi, per poi spingersi dentro l’erezione di Marc, che stava impazzendo di un ludibrio sconosciuto.
“Baciami Jamie … baciami ti prego …”
Avvenne nello stesso momento, un calore bagnato, tra le labbra e su per il ventre di Hopper, che gemette forte, mescolando la propria esclamazione compiaciuta a quella sofferta di Jamie, che iniziò da subito a muoversi, deciso e febbrile.
Era come un turbine, accentuato dai riflessi, che sembravano rincorrersi sui muscoli tesi di Jamie, capace di vibrare in ogni direzione, con quei suoi fianchi, dai quali Marc non poteva distogliere lo sguardo.
“Toccati … fallo per me Jamie …”
Deglutendo si puntò con i palmi sul busto di Hopper, acuendo per alcuni secondi il ritmo, poi iniziò a masturbarsi, ansimando, come in soggiogato dalla lussuria, ma incapace di fermarsi.
Singhiozzò appena, quando riuscì a venire, pervaso da un’emozione devastante, ma volle liberare subito Marc, che portandolo sotto di sé, lo aprì il più possibile, colpendolo fino a farlo urlare, in un orgasmo reciproco, così liberatorio ed appagante, da lasciare entrambi senza fiato.
Isotta si prese il piedino sinistro ed Amelie la imitò incuriosita.
Colin le aveva sistemate su dei grandi cuscini, sulla moquette della loro nuova cameretta, ammirandole per quanto erano buffe insieme.
Ridevano, tirando i succhiotti al loro papà irlandese, innamorato e felice.
Jared li stava seguendo, appoggiato allo stipite.
“Tesoro io vado …” – disse piano, quasi con il timore di disturbarli.
“Ok, salutami Glam e ringrazialo.” – ribattè sereno Colin, recuperando alcuni peluche.
Chris stava insegnando a coniugare i verbi a Josh, che lo ascoltava attento.
Tomo dal piano di sopra, sorrideva alle loro battute ed alle conseguenti risate.
Scese, per preparare uno spuntino, accolto con grande entusiasmo dalla sua nuova famiglia.
“Per me tacchino e maionese … ne è avanzata da ieri Tomo …”
“Sì l’ho vista amore …” – e gli diede un bacio.
Chris lo assecondò, ma quando si ritrasse, sembrò in imbarazzo – “C’è il bambino Tomo …”
“Lo so. Sei un ottimo padre per lui … forse dovremmo iniziare a pensare ad un figlio nostro, Josh è d’accordo …”
Chris arrossì vistosamente, per poi balbettare – “Ne … ne sei certo? …”
“Di più, io sono pronto.” – e lo baciò nuovamente, incrociando il sorriso luminoso del loro Josh.
Robert stava parlando con Foster da circa mezz’ora, mentre Jude distraeva Camilla sopra ad un tappeto musicale.
“Ho di nuovo sbagliato nota Camy. Sono un disastro! Ahahahah qui ci vuole papà Rob …”
“Arrivo, un attimo …” – disse Downey, senza muoversi, per nascondere il proprio volto preoccupato.
“Come le dicevo, Camilla ha fatto notevoli progressi, ma per camminare ci vorrà del tempo, anche se il tono fisico è buono, dagli esami effettuati ad inizio mese.”
“Sì … capisco … lei ci prova, ad … ad alzarsi intendo e vorrebbe correre, come i suoi cugini … sì insomma, anche se non di sangue, noi siamo un nucleo unito …”
“Robert, mi ascolti: la sindrome di Angelman è la mia ossessione, voglio ottenere dei progressi non solo con Camilla e James, ma con una moltitudine di ragazzi, i cui genitori si rivolgono a me fiduciosi, specialmente nel vedere quante battaglie stiamo vincendo.”
“Le siamo grati per questo …” – mormorò, avvertendo l’estremo bisogno di essere avvolto dall’abbraccio di Jude.
Law sembrò percepire quel disagio e si avvicinò – “Camy torno immediatamente, guarda miss Levin, ti sta mostrando delle nuove cartelle di gioco.”
L’infermiera di Foster, seduta ad una scrivania poco distante, sventolava alcuni cartoncini colorati e ritagliati in figure differenti.
“Tesoro sono qui …”
“Jude … sì ecco, il medico mi stava dicendo che … Camy …!?”
“Che succed …?” – ma nel voltarsi, Jude vide qualcosa di incredibile.
La loro cucciola era in piedi, vicino a miss Lavin, che stava applaudendo per quel progresso: pochi passi, per poi aggrapparsi al tavolo, con estrema soddisfazione ed un sorriso incantevole.
Jude e Rob corsero da lei, tirandola su insieme, per incastrarla sui loro cuori e ricoprirla di baci mescolati ad un pianto di sollievo, che coinvolse anche Foster e la sua assistente, altrettanto stupiti ed entusiasti.
La sabbia raccontava quel breve tragitto percorso da Jared e Glam a piedi nudi.
“Ti dispiace …?” – disse il cantante, prendendo la mano di Geffen.
“No, affatto. Allora, come mai hai voluto vedermi qui?” – domandò con la consueta dolcezza, velata di malinconia.
“A parte le carte di Amelie …? Volevo dirti che le cose sono migliorate con Colin …”
“Lo so tesoro, era ora, non pensi?” – e sorrise, tossendo e cercando un punto in quel panorama fantastico verso il quale distrarsi, pur di non incontrare le iridi blu di Jared.
“Penso che forse è stata l’ennesima follia adottare un altro bimbo, ma è il mestiere che ci riesce meglio … spero.” – e rise nervoso.
Geffen si bloccò, risalendo con le dita lungo le braccia di Jared, sino ai suoi zigomi, per poi posare un bacio sulla sua fronte spaziosa.
“Torna a casa, verrò a trovarvi presto, promesso.”
“Sicuro?”
“Naturalmente Jared, non vedo l’ora di coccolare quel piccolo angelo.”
“Mi … ci sentiamo come accade a te con Lula … non so spiegartelo …”
“Comprendo la natura di certi sentimenti protettivi e profondi, ti legano a loro in modo indissolubile: la loro sofferenza è la prima cosa che ci impegniamo a debellare, dando un senso ad ogni nostra mossa o decisione Jared … giusto?”
“Hai ragione Glam … Grazie … Vado da Colin e dai nostri figli …”
Allontanandosi, Jared notò che Glam restò immobile, forse per non vederlo andare via o forse perché era concentrato in altri pensieri.
Il vocio di Lula e Kevin gli arrivò attraverso le pareti, percorrendo i corridoi della Joy’s house: erano semplicemente meravigliosi, al centro del divano, intenti a giocare con pop corn e costruzioni, sparse ovunque sul tavolino, dove Glam andò ad accomodarsi, accogliendoli sul proprio cuore.
“Daddy bentornato, come è andata la giornata?”
“Ciao papà! Lo sai che papake ha perso una scommessa e ci deve offrire una super mega pizza!!” – esultò.
“Accidenti allora approfittiamone subito! Questa giornata è … è andata Kevin … sto bene.” – e gli diede un lungo bacio, sotto ad una pioggia di croccanti fiocchi bianchi, alcuni salati, alcuni dolci.
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Camilla
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