Capitolo n. 295 - gold
Jared gironzolava con una bottiglia di champagne, scalzo e con un sorriso piuttosto ebete, ma quando vide Kevin rotolarsi sul prato davanti a Glam, divenne più attento a ciò che lo circondava.
“Daddy mi sa che il pudding di miss Rita abbia colpito la mia digestione …” – e rise, mentre Geffen lo avvolgeva in un secondo plaid, portato per Lula, troppo impegnato a rincorrere Violet poco distante da loro.
“Vieni qui … copri questa pancia.” – e rise pacato, baciandolo con estrema tenerezza.
“Grazie Glam …” – “Prego. Sì è micidiale, come il resto del buffet offerto da Owen, qualunque cosa tu scelga ha uno strano colore …”
“Ehi ragazzi, ancora un pochino di Cristal?!” – l’accento di Jared si era fatto brioso.
Crollò in ginocchio, abbracciando Kevin – “Il mio testimone preferito …”
“Sei brillo Jared? Comunque auguri …” – “Grazie papake!”
“Sì, è brillo.” – sentenziò Glam, per poi scoppiare a ridere.
Li avvolse nel suo abbraccio – “I miei angeli …” – e baciando le loro fronti, spettinò i capelli di entrambi.
Lula arrivò trafelato, chiedendo dell’acqua, ma vedendo sopraggiungere anche Violet, scappò ancor prima di prendere la bottiglietta, che Geffen estrasse dallo zainetto del suo cucciolo.
“Che mascalzone … ok, mi tocca pure inseguirlo adesso!”
“Aspetta Glam, ci penso io.” – “No resta qui Jared, mi sa che non ti reggi in piedi ahahhah” – “Ma va, andiamo insieme, tanto Kevin sta già russando.” – replicò indicandolo.
Peter accolse l’arrivo di Hopper alla Joy’s House, assicurandogli che avrebbe avvisato personalmente Geffen del suo breve soggiorno.
“Parto dopo il fine settimana per Boston. Ora sono a pezzi, vado a dormire, ti ringrazio.”
Si salutarono, senza aggiungere altro.
Marc aveva spento il cellulare, onde evitare altri contatti con Jamie: era troppo arrabbiato e voleva riposarsi, ritrovando calma e lucidità per poterlo affrontare nuovamente, anche se dubitava che il ragazzo gli concedesse ulteriore spazio.
Colin andò sciacquarsi nei bagni del villino in fondo al parco, che Eamon aveva affittato per la cerimonia.
Ci ritrovò Robert, intento a cambiare Camilla.
Li spiò qualche istante, prima di farsi avanti, per ringraziare Downey di avere partecipato a quel momento speciale.
“Ehi lo sposo, che onore!”
“Ciao Rob … tutto bene?” – chiese con aria stranita.
“Io sì, ma tu sei un tantino andato o sbaglio?”
“Insomma … troppe emozioni … ho dimenticato di prendere anche le pastiglie e l’effetto è questo temo … poi il vino …”
“Bacco fa pessimi scherzi … ehi principessa un altro rigurgito?” – disse sistemando la bimba sul trasportino, assicurandola con le cinture di colore rosa, come il suo abito.
“Che succede?” – domandò Farrell preoccupato.
“Nulla di grave … ogni tanto si incanta un pochino anche lei, vero tesoro? … E’ come se stesse dormendo ad occhi aperti ed anche la bocca …” – e rise piano, pulendo con delicatezza il mento di Camilla, che si riprese subito, sorridendogli.
“A posto, passato … Ci siamo abituati, all’inizio mi spaventavo, poi il pediatra mi ha spiegato che è un effetto della sindrome, non c’è da angosciarsi.” – e sorrise più tirato.
Colin annuì, con un’espressione triste – “Foster sta studiando qualcosa che risolva anche questo …”
“Sì lo so Colin, durante l’ultima visita me l’accennava.”
“A volte ti sembra di impazzire … vero …?” – e nel sussurrarlo i suoi ricordi si persero nell’infanzia di James.
“Occorre mantenere la calma Colin, se no anche i bambini sentono il nostro malessere e si agitano maggiormente.” – ribadì sorridendo.
“Io mi arrabbiavo … mi sentivo impotente … tu sei … sei meraviglioso con lei … con tutti a dire il vero Rob …” – e come a sottolineare quel concetto, gli diede un bacio sulle labbra, con una spontaneità tanto inattesa, quanto inevitabile da parte di Downey, che istintivamente lo spinse via da sé.
“Cole, ma cosa fai?!” – protestò senza alzare la voce, ma con un turbamento per quel gesto, che spiazzò non solo Farrell, ma specialmente Jude: l’inglese aveva assistito alla scena, fermandosi un attimo prima sulla soglia della nursery.
Law se ne andò subito, senza essere visto, ma con il cuore in gola.
Robert fece altrettanto, mentre Colin si mise seduto su di un divanetto, raccogliendo le gambe, lo sguardo perso nel vuoto di quella stanza disadorna.
Le panchine in luserna di quel gazebo erano gelide.
“Meglio non sedersi Glam …”
“Come vuoi, del resto sono stato per terra sino ad ora.” – e gli porse un piatto con dei dolciumi.
“No grazie … Preferisco questo nettare … Bella festa …”
“Sì, un’autentica sorpresa, Colin ci ha stupiti e … fatti scapicollare dai monti ahahhah”
“Siete stati gentili …”
“Jared mi sembri alienato, sicuro di stare bene?”
Il cantante scrollò le spalle – “Mi sento come sotto ad un fuoco incrociato di sensazioni sai …? Dalla Svizzera, gli attacchi di panico, il viaggio per riprendermi Colin …”
“Non l’avevi mai perduto, ora le cose si sono sistemate.” – disse con dolcezza.
“Forse …” – mormorò l’altro, strizzando le palpebre, dalle quale partì un leggero fremito, che scese veloce sugli zigomi e sulle labbra, come a contenere a fatica un pianto rivelatore di un profondo disagio.
“Magari dovevamo tornare subito a Los Angeles …” – accennò timoroso Geffen.
“Credimi io … io vorrei calmarmi Glam … vorrei stare con Colin senza più … senza più pensarti …”
“Jared …”
“Mi dispiace …” – singhiozzò, lasciando cadere la coppa di cristallo, che andò ad infrangersi in mille frammenti sul pavimento in pietra, di quel padiglione in ferro battuto.
Jared sembrò seguirne la traiettoria, ritrovandosi carponi a raccogliere la miriade di schegge, in cui si rifletteva il suo volto, segnato e stanco.
Geffen si chinò prontamente, evitando che si tagliasse – “Mio Dio Jared, smettila adesso!” – e lo sollevò per i polsi, ritrovandosi ad un centimetro dal suo respiro.
Jared fuggì via, dopo un istante interminabile, in cui avrebbe voluto soltanto unirsi a lui, in tutti i modi che avevano condiviso.
Jude raccolse velocemente il maglione di Robert e le sue scarpe, infilandole nervosamente.
“Tesoro andiamo già via?”
Downey era dietro di lui, perplesso ed ancora agitato a causa di Colin.
“Sì, sono stufo di questa festa e del resto!”
“Jude …”
Il biondo di girò con uno scatto, colmo di esasperazione – “Non ce l’ho con te amore … davvero …” – e lo strinse forte sul petto.
Camilla nell’ovetto batteva le manine e Jude la sollevò, ricoprendola di baci.
I suoi opali azzurri erano come specchi, ma li nascose immediatamente dietro ai ray ban a goccia.
“Judsie …”
“Non importa … mi passerà … ma … ma se ti tocca un’altra volta lo ammazzo!” – disse disperato, affondando nel collo di Robert, che provò un’amarezza lancinante.
Sembrava tutto perfetto, invece quell’evento si era trasformato in qualcosa di spiacevole e scomodo.
“Ok, torniamo a casa, prenoto i biglietti on line, ti va di guidare Jude?”
“Certo, sì … sbrighiamoci.” – e si dileguarono.
Nessun commento:
Posta un commento