Capitolo n. 330 – zen
Now or never …
Ora o mai più.
Rice se lo volle
ripetere a mente, almeno una dozzina di volte, prima di arrivare nei pressi
dell’ospedale, dove Shan si stava sottoponendo all’ultimo ciclo di chemio.
Grazie a terapie di supporto,
di nuova generazione, il batterista stava metabolizzando al meglio le cure, con
ottimi risultati ed effetti collaterali minimi e gestibili.
Certo le nausee lo
infastidivano, dopo ogni seduta, però il malessere durava solo alcune ore, dopo
di che si sentiva rinvigorito da vitamine ed integratori, nonché una minima
perdita di peso.
Appena Shan intravide
sopraggiungere Owen, al di là delle vetrate, che delimitavano il reparto di
oncologia, gli sorrise felice.
Il gallerista scansò
un paio di infermiere brontolone, porgendo loro dei fiori e cioccolatini.
L’albero di Natale,
con le letterine dei bimbi ricoverati in quella sezione, troneggiava nel mezzo
del corridoio e Rice quasi ci finì contro, fissando Leto.
“Tesoro ciao, come ti
senti?”
“Direi bene, questa è
leggera e poi mi stanno facendo anche la trasfusione, vedi?” – ed indicò la
sacca di plasma, inserita tra due boccette quasi vuote di farmaco e salina.
“Salterai come un
grillo dopo” – scherzò impacciato il milionario, prendendo una sedia.
“Probabile … Hai l’aria
stanca, insonnia?” – chiese dolce, inclinando la testa sul cuscino.
Owen perse un
battito.
“Dio come sei …” –
mormorò innamorato.
Shan avvampò.
Clark Blaster chiuse
la valigetta, poi si accorse di avere dimenticato un plico sulla scrivania.
Kevin entrò in quell’istante
e lui lo salutò.
Era il notaio di Geffen
da anni.
“Clark non sapevo
fossi qui, ciao …”
“Ehi Kevin, come
stai? Sua maestà mi ha chiamato ed io sono corso” – replicò un po’ in
imbarazzo.
“Sì, vedo … Ci sono
problemi?”
“No, non direi, a
parte la salute di Glam … L’ho trovato molto peggio di un mese fa”
“So che vi eravate
incontrati”
“Infatti, per il
testamento”
“Quello intendi?” –
ed indicò la cartellina azzurra, posata sopra allo scrittoio di Glam.
Blaster annuì.
“Ha voluto apportare
alcune modifiche, dell’ultimo momento ecco” – ed inspirò, ritirando quelle carte,
che dovevano rimanere segrete, per esplicita disposizione dell’avvocato.
Jared li interruppe.
“Clark scusa, Glam ha
bisogno di te ancora un secondo, ti spiace?”
“No, salgo subito” –
e lo seguì, lasciando la ventiquattrore incustodita.
Anche se non ne
comprese per primo il motivo, Kevin volle dare una sbirciatina a quei fogli,
che Geffen aveva firmato, incredibilmente con mano sicura.
C’erano nomi, cifre,
un elenco cospicuo ed il bassista li scorse velocemente, per non farsi beccare
in una situazione piuttosto incresciosa, se fosse stato scoperto.
Aggrottò la fronte,
poi rimise tutto a posto, andandosene con aria perplessa, verso la spiaggia,
dove Tim e Lula stavano facendo un pic nic improvvisato.
Voleva portare
entrambi a Los Angeles per gli ultimi acquisti natalizi.
Erano all’antivigilia
ed ormai mancava poco alla notte più bella dell’anno; non quella volta,
purtroppo.
Geffen si mise
seduto, con l’aiuto di Vas.
Pamela restava in
piedi, al suo capezzale, dopo avere parlato con il marito di un argomento
particolare.
“Oh Clark scusami,
solo che volevo ufficializzare il passaggio dei gioielli di famiglia, in tua
presenza, così redigerai una certificazione adeguata …”
“Sì d’accordo …”
“Jared puoi rimanere?”
“Certo …” – e gli
sorrise, mentre Robert armeggiava vicino alla cassaforte.
“Dov’è Kevin?”
“Sta tornando in
città con Lula e Tim, credevo lo sapessi” – gli rispose il cantante.
“No … Ok, glielo
diremo dopo … Rob allora ci siamo?” – e rise a fatica.
“Come scassinatore ho
un futuro!” – brontolò, facendo girare la rotellina numerata.
La serratura scattò.
“Fatto! E adesso?”
“Prendi la scatola in
velluto nero, quella grande al centro, la vedi?”
“Sì, sì eccola qui …
Prego” – e gliela passò.
“Bene” – Geffen l’aprì
– “Questi erano di mia madre e di mia nonna, più qualche antenata … Sì insomma,
Clark dovrai inventariare un po’ di cose … Ti fermi per cena?”
“Non posso fare
altrimenti” – sorrise bonario.
“Questi vanno a mia
moglie ed alle mie figlie … Rob ci sono altri astucci”
“Sono decine Glam …
Li prendo tutti?”
“Sì, ti ringrazio …
Clark dunque questi li numererai e poi farai un’estrazione, tra i presenti,
cioè Robert, Jared e poi Kevin, Scott, Marc, Tom e Vas …” – prese un respiro.
“Non affaticarti” –
gli sussurrò premuroso Jared, sistemandogli la mascherina.
“Sto bene … Rob c’è
ancora un contenitore, rosso credo”
“Sì … E’ diverso
dagli altri …”
“Infatti … Ecco qui,
è per … Per Isotta, Jay …” – e glielo passò.
Leto lo aprì,
rivelando una parure di zaffiri e brillanti, di incredibile bellezza e valore.
“Come i suoi occhi …
I tuoi occhi Jay” – concluse debole l’uomo, riallungandosi.
“Glam non dovevi,
cioè la nostra bambina ne sarà così felice” – disse spontaneo.
Geffen annuì – “La
vostra principessa merita ben oltre … Spero che anche Colin ne sarà contento …”
Jared si morse le
labbra, gli occhi lucidi – “Naturalmente Glam … Grazie.”
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Rice gli cinse i
polsi con cura.
“Tesoro forse non
dovrei farlo oggi, però se perdo il coraggio, temo che non potrò più
chiedertelo” – ed abbassò lo sguardo, mentre quello di Shan, sedutosi sul bordo
della lettiga, lo stava scrutando, già consapevole e timoroso.
“Owen non credo sia
il caso, anche se ne sono lusingato” – lo anticipò, ma solo per fermarlo.
Le iridi azzurro
ghiaccio di Rice lo investirono, cariche d’amore.
“Vuoi sposarmi
Shannon Christopher Leto?” – domandò dolce, ma diretto.
“Ho … ho un compagno
che amo, dei figli e … Mio Dio” – bissò flebile, quasi arrendevole a quelle
emozioni, così forti, che lo turbavano, come non avrebbero dovuto.
“Non devi deciderlo
immediatamente, anche se sarebbe splendido un tuo assenso Shan” – gli sorrise.
“Credo che”
“Quando ho temuto di
perderti, ho capito, come mai prima, di amarti ad una profondità, che avevo
voluto dimenticare, perché era così dolorosa, come sconfitta, come fallimento
Shannon”
Ripeteva il suo nome,
adorandolo in ogni intonazione di quel discorso toccante.
“Io … io sono
estremamente fragile Owen, vulnerabile e … e non vorrei più fare soffrire Tomo,
ma nemmeno vederti deluso e rammaricato …”
“Tu sei la mia vita,
non sto esagerando e sì, ne rimarrei distrutto, da un tuo rifiuto affrettato,
quindi prenditi il tuo tempo … A gennaio ti porterò ad Aspen, lì faremo la
nostra prima vacanza, con i bambini, se lo vorrai quanto lo desidero io, Shan”
Leto scosse la testa –
“Non voglio lasciare questa cosa in sospeso Owen”
“E’ necessario, perché
devi farti delle domande e darti delle risposte, sai di che parlo, vero?”
Lo baciò, senza
concedergli repliche, poi se ne andò, sapendo che Tomo sarebbe giunto da lì a
poco.
Il croato, infatti,
uscì dall’ascensore, salutandolo con un sorriso, che Rice ricambiò svelto,
sparendo dietro le porte scorrevoli, come se avesse una fretta del diavolo.
Zayn coccolò
Briciola, prima di coricarsi.
Se lo erano portati a
Parigi, dove una serata piovosa li aveva accolti, tra mille luci ed addobbi,
per le vie del centro, dove avevano scelto un albergo piuttosto lussuoso.
Malik aveva ancora il
denaro di una borsa di studio, non completamente sfruttata per la sua laurea
ottenuta in netto anticipo, grazie al suo talento e non solo.
Un ricordo mesto,
ancora di Ivo Steadman, che andava ad aggregarsi a quelli legati a Lux, con il
quale aveva adottato quel cagnolino affettuoso e simpatico.
Liam lo stava spiando
dal bagno, dopo essersi rasato.
L’immagine del
paleontologo, mandava in pezzi il cuore di Payne, ancora una volta.
“Ehi piccolo, tutto
bene?” – domandò sedendosi alle sue spalle.
“Sì Liam” – e lo
guardò, rispecchiandosi in lui.
“Hai freddo, stai
tremando Zayn …” – e lo avvolse, dandogli un bacio sulla nuca.
“E’ per il viaggio …
Abbiamo mangiato poco …” – si giustificò, accoccolandosi nel suo collo.
Briciola scodinzolò
sino al tappeto, davanti al camino acceso.
La direzione aveva
messo una cesta, con tanto di coperta rossa, apposta per lui.
“Guardalo, lui non ha
preoccupazioni di sorta” – osservò piano Liam, sorridendo.
“Non è innamorato …
Come noi”
“E l’amore ci rende
così tristi? Mi sembra di camminare su di un campo minato, sai?” – replicò incerto.
Malik lo baciò,
improvviso e totale.
Poi gli parlò nella
bocca, ancora schiusa sulla propria, ansante – “Ho tanto bisogno di te, di
essere toccato da te Liam, di essere amato da te … Non voglio altro”
Sembrò una
rassicurazione ed era bellissimo crederci.
Ancora una volta.
SHAN
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