Capitolo n. 328 – zen
Jared appuntò delle
coccarde rosse, come tocco finale all’albero, allestito nel living di Palm
Springs.
Colin, alle sue
spalle, seduto come lui su di un ampio tappeto, a scacchi rossi e verdi, lo
stava aiutando amorevole.
La fragilità di Leto
era al limite ed all’irlandese non rimaneva altro, che dimostrargli il proprio
amore incondizionato.
Era una prova a
tratti lacerante, ma la vita era questa, a chi, perlomeno, ne restava una.
Jude lo abbracciò con
la consueta tenerezza.
Erano scesi alla
caletta, per salutarsi: Law rientrava a Los Angeles, insieme a Farrell, per una
serie di interviste, in prospettiva di girare una mini serie per la tv.
Un progetto che
doveva coinvolgere anche Robert, piuttosto indeciso sull’accettare o meno.
“Parlerai tu con
Simon?”
“Sì Rob, non
preoccuparti, anche se vorrei averti accanto, la storia è interessante, persino
divertente …”
“Tre scapoli d’oro,
con le idee incasinate sulle donne, che decidono di convivere in un loft a
Manhattan? In effetti …” – l’americano sorrise.
Quei format
sembravano funzionare, nonostante fossero un po’ riciclati.
“E poi trascorrere la
primavera a New York non sarebbe così male” – inspirò, dandogli poi un bacio
nel collo, che Downey sembrò assorbire, con ogni sua forza.
“Ti amo Jude …
Qualsiasi luogo, in questo mondo, mi è sembrato più bello, con te, lo sai” – e
lo scrutò, intenso e bellissimo, nei suoi cinquantasei, incredibili, anni.
“E sarà così … Per
sempre.”
“A volte, quando si
vuole bene a qualcuno, che sta male, ci si ammala insieme a lui”
Jared esordì in quel
modo, senza voltarsi ancora.
Farrell si ossigenò.
“Quando si ama, qualcuno, sì, succede” – e lo avvolse da dietro, con
accortezza.
Leto annuì,
mordendosi le labbra, in quella maniera infantile, capace di confondere ogni
suo interlocutore, perso ad ammirarlo.
Colin se ne sentiva
rapito, anche in quell’attimo, nonostante fossero passati secoli, dal primo
bacio, dal primo contatto con quella bocca perfetta.
“Cosa vorresti per
Natale, Jay?” – chiese improvviso l’attore.
§
Che Glam guarisse § - pensò il cantante, d’istinto, ma
senza dirlo.
“I regali sono per i
bimbi” – sorrise, fissando poi il consorte, con dolcezza.
Le loro fronti si
unirono.
“Sarà anche un
compleanno particolare per te … E nessuno direbbe mai che il mio cucciolo ha
mezzo secolo” – rise leggero.
“Magari invecchio di
botto ed il mattino del ventisei dicembre, ti ritroverai una cariatide nel
letto” – rise anche lui, abbracciandolo poi con vigore.
“Amore mio” – Farrell
si commosse, stritolandolo quasi.
Versarono una
lacrima, in un’atmosfera ovattata, baciandosi senza più parole.
Il loft era
accogliente.
“Devono averlo pulito
di fresco” – disse Lux, posando i bagagli nell’ingresso.
Kirill si guardò
intorno, con stupore.
“E’ incredibile …
Questo cambiamento” – sorrise, fissando poi Vincent – “E poi tu … Insomma forse
sto sognando”
“No, non credo …” – e
si diresse in cucina, con aria imbarazzata.
Il giovane ebbe un
fremito allo stomaco, forse la loro avventura si era già esaurita.
“Il frigo è vuoto,
dobbiamo uscire a fare compere!” – gli disse il francese, dalla stanza accanto,
separata da quell’ambiente ampio, da una parete sottile.
La zona notte era
stata ricavata da un soppalco, mentre il bagno era meno spazioso, però
funzionale e completo.
Kirill fece
un’ispezione rapida, con meno allegria, rispetto al momento, in cui avevano
varcato la soglia.
Il biglietto da
visita dell’amico di Jared sembrava bruciargli tra le dita: era meglio
chiamarlo subito.
Lo scambio di battute
fu rapido; Lux intercettò il tutto, stando ad un paio di metri dal ragazzo.
Appena Kirill
riattaccò, il francese sembrò scattare in uno dei suoi consueti eccessi, ma poi
si trattenne.
“Che succede? Quale
lavoro …?”
“Da cameriere, il
periodo è il migliore, hanno bisogno già da domani mattina”
“Ed hai accettato?
Così, senza”
“Senza cosa,
Vincent?” – bissò timido.
Kevin tornò a
scrutarlo, mentre Tim si appoggiava meglio al cuscino, che stavano dividendo da
ore.
“Eppure sai, io penso
che Lula sappia qualcosa, che noi non possiamo nemmeno immaginare”
“Forse voleva solo
rassicurarti, con i suoi discorsi, non ci hai pensato amore?” – replicò premuroso.
“Sì, certo, soldino è
la mia fonte di speranza ed energia, lo cresceremo tu ed io, Glam non fa che
ripeterlo …”
Tim inarcò un
sopracciglio – “Veramente parla spesso dei gemelli, di JJ, non tanto di Lula,
del resto lui è grandicello ormai” – e sorrise con tenerezza, pensando al
cucciolo di Haiti, che adorava, pienamente ricambiato.
“Lula sa badare a sé stesso
e poi è così magico … A volte mi ha spaventato, lo ammetto, questo suo potere …”
“E’ arcaico, è
misterioso, ma benevolo e con Glam gli ha salvato la vita più di una volta,
vero Kevin?”
“Hai ragione, ma non
questo giro … E’ come una giostra che sta per fermarsi”
“Lentamente, ma in
maniera inesorabile, so cosa intendi … Le luci si spengono, l’incanto svanisce,
con la musica di sottofondo … E’ angosciante”
Il bassista lo
strinse – “Non finirò mai di dirti grazie, per il tuo supporto, la tua pazienza
Tim …”
“Noi siamo una
famiglia, non dimenticarlo” – e lo baciò.
Intensamente.
Robert accese le
candele all’interno di alcune lanterne in ferro battuto e vetro.
Le dispose nei vari
angoli del solarium, mentre Glam non perdeva nessuno dei suoi movimenti,
eleganti e composti.
Le mani di Downey.
Erano flessuose e
gentili.
Erano la sua anima.
Il suo sorriso lo
investì, tra un passo e l’altro, mentre l’artista componeva, in un vaso, un’armonia
di rose albicocca e gerbere rosse, con felci e foglie di palma, in un mix
davvero incantevole, come il suo viso rasato ed in ordine.
Le note di Beethoven
si diffondevano come uno sfarfallio altrettanto piacevole.
Robert sorrise.
Era soddisfatto.
Versò il tè e tagliò
due fette di torta alle mele e limone.
Annullò la distanza
tra lui e Geffen, sistematosi, non senza fatica, su di un divano molto comodo.
Il suo corpo era
riparato da un plaid tinta crema, una tonalità dominante, in quell’ambiente
scarno di mobili e quadri.
In compenso, negli
angoli, erano stati sistemati dei rami luminosi, tanto per rammentare ai
presenti, che il Natale si stava avvicinando.
Così il resto.
“Hai fame Glam?”
“Vagamente” –
sorrise, tossendo.
“Vuoi”
“No, niente ossigeno,
non sono moribondo … O almeno spero”
Risero.
Riuscivano a farlo.
Nonostante tutto.
“Meraviglioso …
Sapere suonare questi strumenti … Tu ne sei capace, vero Rob?”
“Il pianoforte sì, il
violino solo nei film … O quasi”
“Già, Holmes … In
quell’epoca eri rinato”
“Sì, il Robert, che
assistevi e salvavi dalla galera ad ogni mio casino, non esisteva più” –
replicò assorto, gustando la bevanda calda.
“Non ci sono sempre
riuscito”
Downey deglutì a
vuoto – “Lasciamo stare” – tagliò corto, ma senza veemenza.
“Non passerà mai,
vero?”
“Impossibile Glam”
L’oceano, là fuori,
si stava increspando, i gabbiani volarono via dagli scogli.
Presto si sarebbe
fatto buio.
Jude si ritrovò da
solo davanti al cronista dell’L.A. Today.
Colin stava facendo l’amore
con Jared.
Si era perso nei suoi
sorrisi e tra le sue gambe.
Così
per sempre.
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