mercoledì 16 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 328

Capitolo n. 328 – zen



Jared appuntò delle coccarde rosse, come tocco finale all’albero, allestito nel living di Palm Springs.

Colin, alle sue spalle, seduto come lui su di un ampio tappeto, a scacchi rossi e verdi, lo stava aiutando amorevole.

La fragilità di Leto era al limite ed all’irlandese non rimaneva altro, che dimostrargli il proprio amore incondizionato.

Era una prova a tratti lacerante, ma la vita era questa, a chi, perlomeno, ne restava una.


Jude lo abbracciò con la consueta tenerezza.
Erano scesi alla caletta, per salutarsi: Law rientrava a Los Angeles, insieme a Farrell, per una serie di interviste, in prospettiva di girare una mini serie per la tv.

Un progetto che doveva coinvolgere anche Robert, piuttosto indeciso sull’accettare o meno.


“Parlerai tu con Simon?”

“Sì Rob, non preoccuparti, anche se vorrei averti accanto, la storia è interessante, persino divertente …”

“Tre scapoli d’oro, con le idee incasinate sulle donne, che decidono di convivere in un loft a Manhattan? In effetti …” – l’americano sorrise.

Quei format sembravano funzionare, nonostante fossero un po’ riciclati.

“E poi trascorrere la primavera a New York non sarebbe così male” – inspirò, dandogli poi un bacio nel collo, che Downey sembrò assorbire, con ogni sua forza.

“Ti amo Jude … Qualsiasi luogo, in questo mondo, mi è sembrato più bello, con te, lo sai” – e lo scrutò, intenso e bellissimo, nei suoi cinquantasei, incredibili, anni.

“E sarà così … Per sempre.”



“A volte, quando si vuole bene a qualcuno, che sta male, ci si ammala insieme a lui”

Jared esordì in quel modo, senza voltarsi ancora.

Farrell si ossigenò.

Quando si ama, qualcuno, sì, succede” – e lo avvolse da dietro, con accortezza.

Leto annuì, mordendosi le labbra, in quella maniera infantile, capace di confondere ogni suo interlocutore, perso ad ammirarlo.

Colin se ne sentiva rapito, anche in quell’attimo, nonostante fossero passati secoli, dal primo bacio, dal primo contatto con quella bocca perfetta.

“Cosa vorresti per Natale, Jay?” – chiese improvviso l’attore.

§ Che Glam guarisse § - pensò il cantante, d’istinto, ma senza dirlo.

“I regali sono per i bimbi” – sorrise, fissando poi il consorte, con dolcezza.

Le loro fronti si unirono.

“Sarà anche un compleanno particolare per te … E nessuno direbbe mai che il mio cucciolo ha mezzo secolo” – rise leggero.

“Magari invecchio di botto ed il mattino del ventisei dicembre, ti ritroverai una cariatide nel letto” – rise anche lui, abbracciandolo poi con vigore.

“Amore mio” – Farrell si commosse, stritolandolo quasi.

Versarono una lacrima, in un’atmosfera ovattata, baciandosi senza più parole.



Il loft era accogliente.

“Devono averlo pulito di fresco” – disse Lux, posando i bagagli nell’ingresso.

Kirill si guardò intorno, con stupore.

“E’ incredibile … Questo cambiamento” – sorrise, fissando poi Vincent – “E poi tu … Insomma forse sto sognando”

“No, non credo …” – e si diresse in cucina, con aria imbarazzata.

Il giovane ebbe un fremito allo stomaco, forse la loro avventura si era già esaurita.

“Il frigo è vuoto, dobbiamo uscire a fare compere!” – gli disse il francese, dalla stanza accanto, separata da quell’ambiente ampio, da una parete sottile.

La zona notte era stata ricavata da un soppalco, mentre il bagno era meno spazioso, però funzionale e completo.

Kirill fece un’ispezione rapida, con meno allegria, rispetto al momento, in cui avevano varcato la soglia.

Il biglietto da visita dell’amico di Jared sembrava bruciargli tra le dita: era meglio chiamarlo subito.

Lo scambio di battute fu rapido; Lux intercettò il tutto, stando ad un paio di metri dal ragazzo.

Appena Kirill riattaccò, il francese sembrò scattare in uno dei suoi consueti eccessi, ma poi si trattenne.

“Che succede? Quale lavoro …?”

“Da cameriere, il periodo è il migliore, hanno bisogno già da domani mattina”

“Ed hai accettato? Così, senza”

“Senza cosa, Vincent?” – bissò timido.



Kevin tornò a scrutarlo, mentre Tim si appoggiava meglio al cuscino, che stavano dividendo da ore.

“Eppure sai, io penso che Lula sappia qualcosa, che noi non possiamo nemmeno immaginare”

“Forse voleva solo rassicurarti, con i suoi discorsi, non ci hai pensato amore?” – replicò premuroso.

“Sì, certo, soldino è la mia fonte di speranza ed energia, lo cresceremo tu ed io, Glam non fa che ripeterlo …”

Tim inarcò un sopracciglio – “Veramente parla spesso dei gemelli, di JJ, non tanto di Lula, del resto lui è grandicello ormai” – e sorrise con tenerezza, pensando al cucciolo di Haiti, che adorava, pienamente ricambiato.

“Lula sa badare a sé stesso e poi è così magico … A volte mi ha spaventato, lo ammetto, questo suo potere …”

“E’ arcaico, è misterioso, ma benevolo e con Glam gli ha salvato la vita più di una volta, vero Kevin?”

“Hai ragione, ma non questo giro … E’ come una giostra che sta per fermarsi”

“Lentamente, ma in maniera inesorabile, so cosa intendi … Le luci si spengono, l’incanto svanisce, con la musica di sottofondo … E’ angosciante”

Il bassista lo strinse – “Non finirò mai di dirti grazie, per il tuo supporto, la tua pazienza Tim …”

“Noi siamo una famiglia, non dimenticarlo” – e lo baciò.

Intensamente.





Robert accese le candele all’interno di alcune lanterne in ferro battuto e vetro.

Le dispose nei vari angoli del solarium, mentre Glam non perdeva nessuno dei suoi movimenti, eleganti e composti.

Le mani di Downey.

Erano flessuose e gentili.

Erano la sua anima.

Il suo sorriso lo investì, tra un passo e l’altro, mentre l’artista componeva, in un vaso, un’armonia di rose albicocca e gerbere rosse, con felci e foglie di palma, in un mix davvero incantevole, come il suo viso rasato ed in ordine.

Le note di Beethoven si diffondevano come uno sfarfallio altrettanto piacevole.

Robert sorrise.

Era soddisfatto.

Versò il tè e tagliò due fette di torta alle mele e limone.

Annullò la distanza tra lui e Geffen, sistematosi, non senza fatica, su di un divano molto comodo.

Il suo corpo era riparato da un plaid tinta crema, una tonalità dominante, in quell’ambiente scarno di mobili e quadri.

In compenso, negli angoli, erano stati sistemati dei rami luminosi, tanto per rammentare ai presenti, che il Natale si stava avvicinando.

Così il resto.

“Hai fame Glam?”

“Vagamente” – sorrise, tossendo.

“Vuoi”

“No, niente ossigeno, non sono moribondo … O almeno spero”

Risero.

Riuscivano a farlo.
Nonostante tutto.

“Meraviglioso … Sapere suonare questi strumenti … Tu ne sei capace, vero Rob?”

“Il pianoforte sì, il violino solo nei film … O quasi”

“Già, Holmes … In quell’epoca eri rinato”

“Sì, il Robert, che assistevi e salvavi dalla galera ad ogni mio casino, non esisteva più” – replicò assorto, gustando la bevanda calda.

“Non ci sono sempre riuscito”

Downey deglutì a vuoto – “Lasciamo stare” – tagliò corto, ma senza veemenza.

“Non passerà mai, vero?”

“Impossibile Glam”

L’oceano, là fuori, si stava increspando, i gabbiani volarono via dagli scogli.
Presto si sarebbe fatto buio.



Jude si ritrovò da solo davanti al cronista dell’L.A. Today.

Colin stava facendo l’amore con Jared.

Si era perso nei suoi sorrisi e tra le sue gambe.

Così per sempre.













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