Capitolo n. 322 – zen
Kirill gli si
accovacciò davanti.
Lui e Jared si
guardarono.
“Cosa sono quei
segni?” – chiese sommesso il cantante.
Il giovane gli
asciugò, non senza timore, le lacrime con il pollice sinistro.
“A volte faccio cose
di cui mi vergogno … Per lavoro, ecco” – spiegò triste.
“Mi dispiace …”
“Colin mi ha portato
via da un posto, mentre tu lo stavi aspettando con le medicine, ti chiedo scusa
… Io sono solo una marchetta, non devi preoccuparti, non sono niente” – ed
accennò un sorriso.
Leto inarcò un
sopracciglio – “Non è vero, tu sei una persona, come me, come Colin” – replicò
fermo.
Kirill scosse la
testa – “Una persona dovrebbe vivere più onestamente, anche con sé stessa,
mentre io ho scelto di vendermi, per poi finire in una gabbia, mentre invece
credevo di essere più furbo degli altri, di chi studiava, di chi lavorava,
anche pulendo cessi o lavando piatti” – e si rialzò lento, prendendo dell’acqua
per entrambi.
Porse il bicchiere a
Jared, che sorrise a metà – “Grazie … Purtroppo a volte non possiamo veramente
scegliere …”
“So che tu hai
sgobbato, mentre potevi arrivare prima, con qualche scorciatoia, giusto? Sei
sempre stato bellissimo Jared, lo sei ancora oggi”
“Che ho quasi
cinquant’anni?” – quasi rise divertito, più rilassato.
“Infatti” – Kirill
arricciò il naso, in modo simpatico.
“Colin è venuto a
letto con te?” – chiese poi secco, ma non severo od astioso.
“Sì, ma credo di
avergli fatto pena, mi sono preso una cotta dopo cinque minuti per lui, che
voleva solo parlare, te lo assicuro”
“Pena? Non direi,
come potrebbe averlo solo pensato?” – ed inspirò, prima di dare un secondo
sorso.
“Ora me ne vado,
sparisco, ho già dato troppo disturbo davvero …”
Farrell li aveva
ascoltati ed entrò, dalla stessa porta finestra sul retro, rimasta aperta dal
loro arrivo.
“Jared possiamo
parlare …?”
“Sì Colin, però non
voglio che Kirill vada via, temo sia in pericolo, vero?”
“Non so fino a che
punto, dovrebbe dircelo lui …”
Il ragazzo andò a
sedersi su di una poltrona, poco distante dalla coppia, ormai riavvicinatasi,
almeno fisicamente.
“Sven non dirà niente
al mio capo … Non gli conviene” – sospirò teso.
“Qui ci sarà una
festa a breve, un matrimonio ed io sono uno dei testimoni dello sposo … Devo
prepararmi e dovreste farlo anche voi … Kirill ha la corporatura di Xavier,
vediamo se può prestarti qualcosa, poi vedremo il da farsi, magari con il
nonno” – propose il front man dei Mars, non senza stupire i suoi interlocutori.
Jared Joseph Leto era
fatto così.
Così e basta.
Farrell gli diede un
bacio, senza preavviso, poi lo avvolse forte e presente.
Jared lo amava da
impazzire, in quella metà del suo cuore, che sarebbe stata sua sino alla fine.
Quando se li ritrovò
davanti, Lux non si scompose, facendoli accomodare con gentilezza.
Sbarbato, con indosso
un completo bianco, di lino, essenziale, come i suoi mocassini in corda, il
francese aveva un aspetto ben diverso, da quello che George Malik aveva visto
sul ciglio di quel dirupo, solo poche ore prima.
L’uomo aveva narrato
l’episodio al figlio, durante il tragitto in auto verso l’hotel e Zayn si gettò
al collo di Vincent, appena varcata la soglia della suite, non senza tremargli
sul petto.
L’affarista lo
distaccò delicatamente – “Tesoro aspetta, devo dirti delle cose …” – poi tese
la mano destra all’archeologo – “Intanto piacere di incontrarla, Zayn mi ha
parlato molto di voi, di lei e di sua madre”
“Buongiorno Vincent …
Mi fa piacere si senta meglio: ieri sono stato spettatore involontario di
quanto accaduto all’altopiano, sopra gli scavi” – rivelò schietto.
“Sì, capisco …
Accomodiamoci, di là c’è Louis, sta parlando con il marito al telefono, per
avvisarlo del nostro rientro”
“Insieme?” – si
intromise Zayn, rimasto zitto sino a quel momento.
“Sì” – rispose calmo,
sedendosi sul divano in alcantara marrone scuro.
“Dovremmo discutere
noi due, senza papà e Tomlinson” – obiettò il paleontologo, un po’ agitato.
“Non voglio
discutere, Zayn, ma unicamente salutarti, in maniera civile, perché noi non
siamo nati per condividere un futuro e le ragioni le conosciamo entrambi” –
bissò pacato, ma il guizzo di rabbia e frustrazione nelle iridi del suo
interlocutore, lo investì impietoso.
“Sì, a quanto pare
queste ragioni hanno un nome ed un
cognome e sono nella stanza a fianco!”
“Assolutamente no. In
compenso Louis mi ha salvato, tuo padre te lo avrà detto, ma non per questo ci
stiamo lasciando e nemmeno perché siamo tornati insieme, con mon petit e
neppure abbiamo fatto sesso o meglio l’amore … Abbiamo dormito nello stesso
letto, questo sì, eravamo esausti e sconvolti”
“Questo posso
accettarlo, ma il tuo gesto è stato assurdo e sproporzionato!”
“Sì, lo riconosco,
ora, però ero al limite della sopportazione, per una serie di circostanze, alle
quali sono giunto dopo le esperienze degli ultimi mesi Zayn”
“E tra queste hai
preferito ancora una volta Louis!”
“No … Ho preferito
chiudere, con te, che non riesci ad allinearti alla mia indole e non sarebbe
giusto lo facessi, sia chiaro … Siamo diversi ed incompatibili, avrei dovuto
capirlo dal primo istante, senza insistere, senza coinvolgerti in questa
relazione, dove ho affrettato le cose, con la smania, forse, di dimostrare
qualcosa a me stesso oppure a chi mi aveva escluso”
“E torniamo di nuovo
a lui … Ci ruoti intorno come un satellite, anche adesso” – e si morse le
labbra.
“Ho amato
profondamente Louis e non te l’ho mai nascosto Zayn”
“Tesoro, dovresti
apprezzare la sincerità di Vincent …” – George provò ad intervenire,
affiancando in piedi il suo ultimogenito.
“O la sua debolezza
forse? I vigliacchi si suicidano!” – sbottò acre.
Lux si alzò – “Sei
ingiusto, ma solo perché alterato e so che non vuoi ferirmi”
“TU invece l’hai
fatto e non immagini neanche in che modo, NON TE NE IMPORTA UN CAZZO, NON TE NE
E’ MAI IMPORTATO UN CAZZO VINCENT!!” – e scappò via, in lacrime.
Scott gli iniettò
delle vitamine.
“Dio mi sento uno
straccio … Ieri non ero così”
Il diagnosta gli
arrise con tenerezza – “Forse perché eri con Jared?”
“Sì, forse … Ho la
schiena a pezzi”
“Per quella prendi
questa” – e gli passò una pasticca.
“Morfina?”
“Sì, è un dosaggio
pesante, ma necessario” – e ridivenne serio.
“Ok … Giusto per
andare in scena”
“Tanto starete
seduti, sull’altare”
“Certo Scott, non
posso farne a meno, mi spiace per Pam”
“Lei è radiosa”
“L’hai già vista?” –
domandò curioso.
“Sì, per darle un
calmante, però tu non sai nulla, ok?” – e rise, gli occhi lucidi.
Geffen lo abbracciò –
“Non finirò mai di ringraziarti …”
“Ti voglio bene Glam”
“Anch’io sai? … L’hai
sempre saputo, almeno spero” – e prese fiato, allentandosi la cravatta.
Kevin bussò – “Dobbiamo
andare daddy”
“Sì, vengo!” – poi fece
una pausa, fissando il vuoto – “Sono pronto …”
Malik si mise le mani
in tasca, appoggiandosi alla parete.
“Non posso dire che
questo epilogo mi addolori, Vincent, credo che lei”
“Sì: sono troppo
vecchio per Zayn, giusto?”
“No, non è questo, ma
quell’insieme di ragioni, a cui lei
adduceva prima e non credo che l’età vi rientri” – sorrise perplesso.
“Potremmo darci del
tu”
“D’accordo e per me
lei … Cioè tu, ti sei comportato da gentiluomo con il mio piccolo, anche se
questa sbandata gli passerà a fatica …”
“Mi ha respinto sin
dall’inizio, in fondo Zayn è stato più realistico di me e non ha mai sopportato
i miei sbalzi d’umore, la mia insicurezza”
“Louis, al contrario,
ci riusciva?”
“Mon petit è così
simile a me, da farmi sentire in simbiosi con lui, il che mi ha persino
spaventato … Un’autentica dipendenza, sai?”
“Ora vado a cercare
Zayn, voglio portarlo via da qui, magari in Egitto, c’è anche mia moglie là …
Tra poche settimane è Natale …”
“Già … Mai come quest’anno,
è diventata una scadenza … Per tutti.”
Robert gli posò
delicatamente i palmi sulle spalle, restando in piedi dietro a Geffen.
Ai lati dell’attore,
un po’ rigidi ed assorti, Kevin e Jared si lanciavano sguardi sfuggenti,
sorridendo a tratti al futuro marito di Pam, bellissima nel suo vestito rosso
fuoco, con un velo della stessa tinta, ricamato a mano in Grecia, che dalla
nuca della donna, scendeva i dieci scalini di quell’altare improvvisato nel
giardino d’inverno di villa Meliti.
Gli invitati stavano
in religioso silenzio, ascoltando il sermone del pastore, che ben presto arrivò
allo scambio degli anelli e delle promesse.
Le gemelle presero in
consegna il bouquet di rose porpora e calle bianche, mentre Carmela passava un
foglietto alla sua migliore amica, con un sorriso complice.
Geffen si ossigenò,
sorridendo poi, nonostante le fitte alle gambe ed all’inguine.
“Pamela questa è l’ultima
sorpresa che ti faccio, te lo prometto … Chiederti in moglie, penso tu abbia
creduto che fossi impazzito, ma un tempo … Un tempo sì, cica adorata, è stato
così, un amore folle … Ho consumato la strada da qui al Messico, per trascorrere
più tempo possibile con te e le nostre principesse … Il destino ci ha fatto dono
di altri due splendori, così che io ho avuto tutto l’amore del mondo” – e si
girò in favore di Jared, Robert e Kevin – “Non posso pretendere oltre, da
questa incredibile vita” – e fissò Lula, che gli fece l’occhiolino.
“Io … Io sono onorata
di diventare la tua sposa, Glam … Sei l’unico, al mondo, che io abbia amato e
se solo potessi” – si commosse, ma l’avvocato le diede un buffetto affettuoso,
prendendo le fedi, per scambiarle, senza ulteriori rimandi.
Gli astanti
applaudirono, al bacio timido che i coniugi si scambiarono, prima di essere
circondati da tutti i bambini della famiglia.
Jared si diresse
verso Colin, prendendolo per mano, affinché lo seguisse nel parco.
Kevin cercò Tim,
avvolgendolo poi con cura e gratitudine.
Rob e Jude si
guardarono, mentre la confusione della festa, iniziò come a roteare intorno a
loro, che, senza neppure rendersene conto, si ritrovarono al centro di quell’ambiente
particolare, a baciarsi, innamorati come due ragazzini.
Glam e Pam, con le
poltrone regali, roteate a favore della sala, sorrisero.
“L’amore non si
spiega …” – mormorò Geffen, brindando poi al domani di tutti, che lui, ne era
certo, non avrebbe visto, se non per pochi giorni.
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