giovedì 3 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 322

Capitolo n. 322 – zen



Kirill gli si accovacciò davanti.

Lui e Jared si guardarono.

“Cosa sono quei segni?” – chiese sommesso il cantante.

Il giovane gli asciugò, non senza timore, le lacrime con il pollice sinistro.

“A volte faccio cose di cui mi vergogno … Per lavoro, ecco” – spiegò triste.

“Mi dispiace …”

“Colin mi ha portato via da un posto, mentre tu lo stavi aspettando con le medicine, ti chiedo scusa … Io sono solo una marchetta, non devi preoccuparti, non sono niente” – ed accennò un sorriso.

Leto inarcò un sopracciglio – “Non è vero, tu sei una persona, come me, come Colin” – replicò fermo.

Kirill scosse la testa – “Una persona dovrebbe vivere più onestamente, anche con sé stessa, mentre io ho scelto di vendermi, per poi finire in una gabbia, mentre invece credevo di essere più furbo degli altri, di chi studiava, di chi lavorava, anche pulendo cessi o lavando piatti” – e si rialzò lento, prendendo dell’acqua per entrambi.

Porse il bicchiere a Jared, che sorrise a metà – “Grazie … Purtroppo a volte non possiamo veramente scegliere …”

“So che tu hai sgobbato, mentre potevi arrivare prima, con qualche scorciatoia, giusto? Sei sempre stato bellissimo Jared, lo sei ancora oggi”
“Che ho quasi cinquant’anni?” – quasi rise divertito, più rilassato.

“Infatti” – Kirill arricciò il naso, in modo simpatico.

“Colin è venuto a letto con te?” – chiese poi secco, ma non severo od astioso.

“Sì, ma credo di avergli fatto pena, mi sono preso una cotta dopo cinque minuti per lui, che voleva solo parlare, te lo assicuro”

“Pena? Non direi, come potrebbe averlo solo pensato?” – ed inspirò, prima di dare un secondo sorso.

“Ora me ne vado, sparisco, ho già dato troppo disturbo davvero …”

Farrell li aveva ascoltati ed entrò, dalla stessa porta finestra sul retro, rimasta aperta dal loro arrivo.

“Jared possiamo parlare …?”

“Sì Colin, però non voglio che Kirill vada via, temo sia in pericolo, vero?”

“Non so fino a che punto, dovrebbe dircelo lui …”

Il ragazzo andò a sedersi su di una poltrona, poco distante dalla coppia, ormai riavvicinatasi, almeno fisicamente.

“Sven non dirà niente al mio capo … Non gli conviene” – sospirò teso.

“Qui ci sarà una festa a breve, un matrimonio ed io sono uno dei testimoni dello sposo … Devo prepararmi e dovreste farlo anche voi … Kirill ha la corporatura di Xavier, vediamo se può prestarti qualcosa, poi vedremo il da farsi, magari con il nonno” – propose il front man dei Mars, non senza stupire i suoi interlocutori.

Jared Joseph Leto era fatto così.
Così e basta.

Farrell gli diede un bacio, senza preavviso, poi lo avvolse forte e presente.

Jared lo amava da impazzire, in quella metà del suo cuore, che sarebbe stata sua sino alla fine.



Quando se li ritrovò davanti, Lux non si scompose, facendoli accomodare con gentilezza.

Sbarbato, con indosso un completo bianco, di lino, essenziale, come i suoi mocassini in corda, il francese aveva un aspetto ben diverso, da quello che George Malik aveva visto sul ciglio di quel dirupo, solo poche ore prima.

L’uomo aveva narrato l’episodio al figlio, durante il tragitto in auto verso l’hotel e Zayn si gettò al collo di Vincent, appena varcata la soglia della suite, non senza tremargli sul petto.

L’affarista lo distaccò delicatamente – “Tesoro aspetta, devo dirti delle cose …” – poi tese la mano destra all’archeologo – “Intanto piacere di incontrarla, Zayn mi ha parlato molto di voi, di lei e di sua madre”

“Buongiorno Vincent … Mi fa piacere si senta meglio: ieri sono stato spettatore involontario di quanto accaduto all’altopiano, sopra gli scavi” – rivelò schietto.

“Sì, capisco … Accomodiamoci, di là c’è Louis, sta parlando con il marito al telefono, per avvisarlo del nostro rientro”

“Insieme?” – si intromise Zayn, rimasto zitto sino a quel momento.

“Sì” – rispose calmo, sedendosi sul divano in alcantara marrone scuro.

“Dovremmo discutere noi due, senza papà e Tomlinson” – obiettò il paleontologo, un po’ agitato.

“Non voglio discutere, Zayn, ma unicamente salutarti, in maniera civile, perché noi non siamo nati per condividere un futuro e le ragioni le conosciamo entrambi” – bissò pacato, ma il guizzo di rabbia e frustrazione nelle iridi del suo interlocutore, lo investì impietoso.

“Sì, a quanto pare queste ragioni hanno un nome ed un cognome e sono nella stanza a fianco!”

“Assolutamente no. In compenso Louis mi ha salvato, tuo padre te lo avrà detto, ma non per questo ci stiamo lasciando e nemmeno perché siamo tornati insieme, con mon petit e neppure abbiamo fatto sesso o meglio l’amore … Abbiamo dormito nello stesso letto, questo sì, eravamo esausti e sconvolti”

“Questo posso accettarlo, ma il tuo gesto è stato assurdo e sproporzionato!”

“Sì, lo riconosco, ora, però ero al limite della sopportazione, per una serie di circostanze, alle quali sono giunto dopo le esperienze degli ultimi mesi Zayn”

“E tra queste hai preferito ancora una volta Louis!”

“No … Ho preferito chiudere, con te, che non riesci ad allinearti alla mia indole e non sarebbe giusto lo facessi, sia chiaro … Siamo diversi ed incompatibili, avrei dovuto capirlo dal primo istante, senza insistere, senza coinvolgerti in questa relazione, dove ho affrettato le cose, con la smania, forse, di dimostrare qualcosa a me stesso oppure a chi mi aveva escluso”

“E torniamo di nuovo a lui … Ci ruoti intorno come un satellite, anche adesso” – e si morse le labbra.

“Ho amato profondamente Louis e non te l’ho mai nascosto Zayn”

“Tesoro, dovresti apprezzare la sincerità di Vincent …” – George provò ad intervenire, affiancando in piedi il suo ultimogenito.

“O la sua debolezza forse? I vigliacchi si suicidano!” – sbottò acre.

Lux si alzò – “Sei ingiusto, ma solo perché alterato e so che non vuoi ferirmi”

“TU invece l’hai fatto e non immagini neanche in che modo, NON TE NE IMPORTA UN CAZZO, NON TE NE E’ MAI IMPORTATO UN CAZZO VINCENT!!” – e scappò via, in lacrime.



Scott gli iniettò delle vitamine.

“Dio mi sento uno straccio … Ieri non ero così”

Il diagnosta gli arrise con tenerezza – “Forse perché eri con Jared?”

“Sì, forse … Ho la schiena a pezzi”

“Per quella prendi questa” – e gli passò una pasticca.

“Morfina?”

“Sì, è un dosaggio pesante, ma necessario” – e ridivenne serio.

“Ok … Giusto per andare in scena”

“Tanto starete seduti, sull’altare”

“Certo Scott, non posso farne a meno, mi spiace per Pam”

“Lei è radiosa”

“L’hai già vista?” – domandò curioso.

“Sì, per darle un calmante, però tu non sai nulla, ok?” – e rise, gli occhi lucidi.

Geffen lo abbracciò – “Non finirò mai di ringraziarti …”

“Ti voglio bene Glam”

“Anch’io sai? … L’hai sempre saputo, almeno spero” – e prese fiato, allentandosi la cravatta.

Kevin bussò – “Dobbiamo andare daddy”

“Sì, vengo!” – poi fece una pausa, fissando il vuoto – “Sono pronto …”



Malik si mise le mani in tasca, appoggiandosi alla parete.

“Non posso dire che questo epilogo mi addolori, Vincent, credo che lei”

“Sì: sono troppo vecchio per Zayn, giusto?”

“No, non è questo, ma quell’insieme di ragioni, a cui lei adduceva prima e non credo che l’età vi rientri” – sorrise perplesso.

“Potremmo darci del tu”

“D’accordo e per me lei … Cioè tu, ti sei comportato da gentiluomo con il mio piccolo, anche se questa sbandata gli passerà a fatica …”

“Mi ha respinto sin dall’inizio, in fondo Zayn è stato più realistico di me e non ha mai sopportato i miei sbalzi d’umore, la mia insicurezza”

“Louis, al contrario, ci riusciva?”

“Mon petit è così simile a me, da farmi sentire in simbiosi con lui, il che mi ha persino spaventato … Un’autentica dipendenza, sai?”

“Ora vado a cercare Zayn, voglio portarlo via da qui, magari in Egitto, c’è anche mia moglie là … Tra poche settimane è Natale …”

“Già … Mai come quest’anno, è diventata una scadenza … Per tutti.”



Robert gli posò delicatamente i palmi sulle spalle, restando in piedi dietro a Geffen.

Ai lati dell’attore, un po’ rigidi ed assorti, Kevin e Jared si lanciavano sguardi sfuggenti, sorridendo a tratti al futuro marito di Pam, bellissima nel suo vestito rosso fuoco, con un velo della stessa tinta, ricamato a mano in Grecia, che dalla nuca della donna, scendeva i dieci scalini di quell’altare improvvisato nel giardino d’inverno di villa Meliti.

Gli invitati stavano in religioso silenzio, ascoltando il sermone del pastore, che ben presto arrivò allo scambio degli anelli e delle promesse.

Le gemelle presero in consegna il bouquet di rose porpora e calle bianche, mentre Carmela passava un foglietto alla sua migliore amica, con un sorriso complice.

Geffen si ossigenò, sorridendo poi, nonostante le fitte alle gambe ed all’inguine.

“Pamela questa è l’ultima sorpresa che ti faccio, te lo prometto … Chiederti in moglie, penso tu abbia creduto che fossi impazzito, ma un tempo … Un tempo sì, cica adorata, è stato così, un amore folle … Ho consumato la strada da qui al Messico, per trascorrere più tempo possibile con te e le nostre principesse … Il destino ci ha fatto dono di altri due splendori, così che io ho avuto tutto l’amore del mondo” – e si girò in favore di Jared, Robert e Kevin – “Non posso pretendere oltre, da questa incredibile vita” – e fissò Lula, che gli fece l’occhiolino.

“Io … Io sono onorata di diventare la tua sposa, Glam … Sei l’unico, al mondo, che io abbia amato e se solo potessi” – si commosse, ma l’avvocato le diede un buffetto affettuoso, prendendo le fedi, per scambiarle, senza ulteriori rimandi.

Gli astanti applaudirono, al bacio timido che i coniugi si scambiarono, prima di essere circondati da tutti i bambini della famiglia.

Jared si diresse verso Colin, prendendolo per mano, affinché lo seguisse nel parco.

Kevin cercò Tim, avvolgendolo poi con cura e gratitudine.

Rob e Jude si guardarono, mentre la confusione della festa, iniziò come a roteare intorno a loro, che, senza neppure rendersene conto, si ritrovarono al centro di quell’ambiente particolare, a baciarsi, innamorati come due ragazzini.


Glam e Pam, con le poltrone regali, roteate a favore della sala, sorrisero.

“L’amore non si spiega …” – mormorò Geffen, brindando poi al domani di tutti, che lui, ne era certo, non avrebbe visto, se non per pochi giorni.






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