Capitolo n. 325 – zen
“Dev’essere buono …”
La voce roca di
Geffen, fece fare un salto a Niall, intento a mangiarsi una coppa di gelato ai
frutti di bosco.
Il ragazzino gli
sorrise – “Ehi boss, bentornato tra noi, chissà quante volte te lo avranno detto”
– e rise simpatico – “Ne vuoi un po’?”
“No, ma ti ringrazio
… Che ci fai qui?” – domandò sollevandosi di poco.
“Aspetta ti aiuto,
c’è un pulsante per lo schienale” – e lo azionò esperto.
“Hai lavorato in
ospedale?”
“Sì Glam, come fai a
saperlo?” – bissò un po’ turbato.
“Non so … I tuoi modi
… E poi che è successo?”
“Niente. Volevo fare
l’infermiere, ma mi hanno messo i bastoni tra le ruote” – si lamentò ad occhi
bassi, rimettendosi seduto.
“Chi?”
“Dei tizi … Ero a San
Francisco, comunque, io vengo da lì …”
“Ah ecco … Ed Harry?”
“Louis è tornato” – e
fece un sorrisone – “Penso che stiano inaugurando tutti gli angoli della loro
nuova bomboniera!”
“Un alloggio …?”
“Sì, infatti, ha
bisogno di un’imbiancata, oggi vado a dare una mano, se si prenderanno una
pausa” – e gli strizzò l’occhiolino.
Qualcuno bussò allo
stipite.
“Posso, disturbo?”
“Vincent, ciao …” –
Glam gli sorrise.
“Bonjour … Salve” – e
si rivolse a Niall, che si presentò immediato e pimpante.
“Sono l’assistente di
Styles … Una roba del genere insomma …”
“Il che …? Cosa mi
sono perso Glam? E tu come ti senti, a proposito?”
“Va un po’ meglio …
Ora accomodati, che ti racconto … se avrò abbastanza fiato”
“Non stancarti, semmai
starai a sentire me”
“Io vado gente, ma se
hai bisogno Glam, questo è il mio cellulare, piacere di averla conosciuta
signor Lux”
“Piacere mio … ciao”
– replicò assorto, sulla spigliatezza di quel folletto, dal sorriso
incantevole.
Scott archiviò la
cartella di Geffen, mentre Jared, Robert e Kevin seguivano ogni sua mossa,
seduti all’altro capo della scrivania.
“Questo è il
principio del suo calvario finale, la prima vera crisi, ecco” – esordì il
medico, a tono pacato, riaccomodandosi davanti a loro.
“Soffrirà molto?” –
chiese Downey, le mani gelide.
“Più avanti … Gli
ultimi giorni, ma ci sono dei protocolli nuovi, lo aiuteremo”
“A morire?” – lo
interruppe brusco Kevin, la voce spezzata.
“Gli toglierete ogni
male …” – mormorò Leto, chiudendo le palpebre, per poi stritolare i braccioli
della poltroncina.
“Avrà ancora dei
momenti di tranquillità, nelle prossime settimane, qualche miglioramento
ingannevole” – spiegò il diagnosta, mentre Mason si univa alla conversazione,
passando a Scott gli ultimi rilievi su Glam.
“Niente più febbre,
ora sta persino chiacchierando con Lux, gli ho tolto la mascherina di ossigeno,
però gli stanno installando una bombola apposita sulla carrozzina, perché non
so quanto potrà camminare”
“Non si alzerà più?”
Jim gli sorrise con
tenerezza – “Temo di no, Kevin … Temo di no, mi dispiace.”
Kirill si era messo
composto in sala d’aspetto, in attesa di Jared, che gli aveva chiesto di
raggiungerlo lì.
Appena il giovane
intravide il leader dei Mars nel corridoio, gli si rinsecchì la gola.
Leto, comunque, gli
sorrise.
“Ciao … Ti ha
accompagnato Vas?”
“Sì, ma è tornato a
Palm Springs, con Lula … Si chiama così, giusto? E’ adorabile”
“Soldino è l’amore di
tutti” – e si mise seduto accanto a lui.
“Bene Jared, volevi
vedermi?”
“Infatti … Ecco, qui
ci sono dei contanti” – ed estrasse una busta dal giaccone – “Poi le chiavi di
un appartamento di New York, è del nonno, infine l’indirizzo di un mio
conoscente, che ti troverà un lavoro, come cameriere od autista o commesso, ha
molti amici in città. Ovvio che non sei obbligato ad accettare nulla”
“Ti ringrazio, non so
neppure come fai a”
“Non lo so nemmeno
io, però non ce l’ho con te e ti ringrazierei pure, per avere dato un po’ di
conforto al mio Colin … Ne aveva bisogno e so che gli hai voluto bene, altro
che marchetta …”
“Sei incredibile …”
“Antonio conosce il
tuo capo, gli parlerà lui, non preoccuparti, non ti darà noie”
“Me lo auguro, è un
tipo pericoloso”
“Sì, ma vedrai che
andrà tutto bene Kirill”
“Ciao Jared” –
“Vincent ciao …”
Lux arrivò in
quell’istante, per prendersi un caffè.
“Tutto bene in Cile?”
“Non direi, con Zayn
ci siamo lasciati, cioè …” – sorrise inspirando – “E’ un po’ lunga la faccenda,
magari te la racconto un’altra volta o lo farà Glam, lui sa tutto, ti sta
aspettando Jared”
“Ok, vado … Ah ti
presento Kirill, è un … amico di Colin, sta per andare a New York, forse” – e
lo fissò.
Il ragazzo annuì –
“Vado in aeroporto, tanto non ho bagagli” – replicò emozionato.
“Vuoi un passaggio?
Sono di strada” – domandò il francese, distratto dall’aroma dell’espresso.
Kirill arrossì, senza
capirne il motivo – “D’accordo …” – disse flebile.
Leto si congedò da
lui con un abbraccio sincero, poi si diresse veloce da Geffen, lasciandoli da
soli a guardarsi.
“Allora andiamo …?” –
chiese meno spigliato Lux, cogliendo nel suo interlocutore un certo imbarazzo.
“Sì, certo … Andiamo
pure, grazie.”
Jared gli volò tra le
braccia, esclamando quasi in lacrime – “Glam, ma sei sveglio!” – con la gioia
di un bimbo.
Geffen lo scrutò,
senza staccarsi troppo da lui – “Sì tesoro … Le mie corde vocali sono un po’
malridotte, Scott dice che è come un collasso del mio organismo, quando”
“Non parlare, non
affaticarti” – disse piano il cantante, le labbra tremanti, come il resto, per
poi tornare a stringersi a lui, in posizione seduta, su quel giaciglio sterile
e disadorno.
“Vi ho fatto prendere
un bello spavento, ma … Dovrete abituarvi”
“Scott ci ha spiegato
… A me, Kevin e Robert … Loro sono di là, vorrebbero stare un po’ insieme a te,
faremo a turno, se non ti rompiamo le scatole ovvio” – provò a scherzare,
invaso da una costernazione palpabile.
“Mi fa tanto piacere
avervi vicino Jay, però ci sono i vostri familiari, i bambini, dovreste stare
con loro, prepararvi al Natale, non credi?” – disse dolce, sistemandogli i
lunghi capelli, al lato di quel viso bellissimo.
“Lo faremo, ma con te
Glam, ok? Se ti sentirai, dove preferirai … Lula è alla villa sull’oceano, lo
sapevi?”
“E’ rimasto sempre
qui con me, anche ora …” – e gli sorrise, vedendolo esclusivamente lui, seduto
sul davanzale, i piedini ciondolanti, l’espressione complice e vivace.
Leto annuì – “Sì,
ovvio, soldino non ti lascerà mai”
“Non l’ha mai fatto,
in questo anno terribile, anche se” – ed abbassò il volto, un po’ più pallido,
su quei pensieri tristi.
“Glam noi … Noi
avremo cura di tutti i tuoi figli, te lo giuro su Isotta”
Geffen lo guardò di
nuovo – “Ti amo così tanto Jared” – e notò l’anello, che aveva fatto preparare
per lui, Rob e Kevin, con il numero otto o segno d’infinito, ricavato nel mezzo
– “L’hai messo …”
“Certo, anche gli
altri … E’ meraviglioso …”
“Siete voi, ad
esserlo, così i vostri compagni ed i cuccioli: mi avete donato il senso di
famiglia, di amore ed appartenenza Jared” – disse debolmente, ma con un
sorriso.
Leto abbassò lo
schienale – “Ora devi riposarti Glam … Vedrai, ti porterò presto a casa, te lo
prometto …”
“Oggi tu parli come
me” – rise flebile.
“Tu sei unico,
credimi” – e gli donò un lunghissimo bacio, prima di andare via e lasciare il
posto a Kevin.
I palmi di Vincent
scorrevano aderenti al suo busto arcuato, imperlato di sudore, avanti ed indietro,
soffermandosi con le dita sui capezzoli turgidi del ragazzo.
Kirill credette di
impazzire, durante quel primo orgasmo, che l’uomo gli procurò, muovendosi
capace tra le sue gambe, dentro di lui, virile, impetuoso, ma anche delicato,
trasmettendogli un senso di rispetto, mai provato durante i suoi rapporti
occasionali con tanti amanti di passaggio ed a pagamento.
Lux non sarebbe stato
uno di questi, non poteva, non doveva.
Rifletterci, in quell’attimo,
apparve a Kirill come un’ombra, durante un’esperienza imprevista e
gratificante, come mai avrebbe creduto possibile.
Si erano fermati alla
residenza dell’affarista, per recuperare dei documenti, che Vincent avrebbe
dovuto portare al proprio commercialista, prima della chiusura per le feste
imminenti.
Avevano bevuto un
caffè, fatto un minimo di conoscenza, parlato appena di Louis, sorridente e
felice, da parecchie foto sui mobili d’epoca del living, da non potere non
destare un minimo di curiosità in Kirill, educato ed intimorito da un ambiente
lussuoso e distante dal suo mondo al bordello.
Si erano sfiorati,
nel posare le tazze in cucina, ridendo su chi doveva lavarle, poi si erano
baciati.
Con tenerezza.
Il caminetto era
acceso, il riscaldamento piacevole e ben distribuito ad ogni piano, però
entrambi provavano un vuoto, un gelo nello stomaco, prima di quell’abbraccio,
così simili e così diversi al tempo stesso.
Lux, ora, stava
cercando una sigaretta nel comodino.
La accese, con quei
modi un po’ da canaglia compassata e pur sempre affascinante.
Si sentiva giù di
tono, mentre, al contrario, era uno splendore di cinquantenne.
Kirill allungato a
pancia in giù, lo stava come analizzando, per non dimenticarlo facilmente.
“Ne vuoi una?” –
domandò roco il più anziano.
“Hai uno spinello?”
“Sì, da qualche
parte, aspetta” – e saltò giù dal materasso, con un gesto atletico, nella sua
nudità vibrante ed abbronzata.
Tornò, accontentando
il ragazzo – “Fai un tiro con me Vincent?”
“Perché no …” – e lo
accese, aspirandone il fumo a fondo, per poi passarglielo.
Kirill lo imitò,
voltandosi, il braccio sinistro piegato sotto la nuca, gli occhi al soffitto.
Vincent non si mosse
da contro la testata imbottita.
“Buono … mi rilassa”
“Sì, certo” – e gli
accarezzò l’addome teso, per poi appoggiarcisi con la testa.
Kirill gli passò le
dita libere tra i capelli ondulati ed argentei.
“A cosa pensi,
Vincent …?”
“A niente … Posso
venire a New York con te? A Natale quel posto è pazzesco”
“Magari … Io non
conosco nessuno ed avrei meno paura, questo è poco, ma sicuro” – rise
impacciato.
Era incantevole.
Lux lo stava
fissando.
“Metto qualcosa in
valigia …”
“E’ sufficiente il
tuo sorriso Vincent … Ed il dopobarba, mi piace da impazzire” – rise, più a suo
agio.
Lux lo baciò,
ricominciando a fargli l’amore.
Senza pensieri.
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