giovedì 10 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 325

Capitolo n. 325 – zen



“Dev’essere buono …”

La voce roca di Geffen, fece fare un salto a Niall, intento a mangiarsi una coppa di gelato ai frutti di bosco.

Il ragazzino gli sorrise – “Ehi boss, bentornato tra noi, chissà quante volte te lo avranno detto” – e rise simpatico – “Ne vuoi un po’?”

“No, ma ti ringrazio … Che ci fai qui?” – domandò sollevandosi di poco.

“Aspetta ti aiuto, c’è un pulsante per lo schienale” – e lo azionò esperto.

“Hai lavorato in ospedale?”

“Sì Glam, come fai a saperlo?” – bissò un po’ turbato.

“Non so … I tuoi modi … E poi che è successo?”

“Niente. Volevo fare l’infermiere, ma mi hanno messo i bastoni tra le ruote” – si lamentò ad occhi bassi, rimettendosi seduto.

“Chi?”

“Dei tizi … Ero a San Francisco, comunque, io vengo da lì …”

“Ah ecco … Ed Harry?”

“Louis è tornato” – e fece un sorrisone – “Penso che stiano inaugurando tutti gli angoli della loro nuova bomboniera!”

“Un alloggio …?”

“Sì, infatti, ha bisogno di un’imbiancata, oggi vado a dare una mano, se si prenderanno una pausa” – e gli strizzò l’occhiolino.

Qualcuno bussò allo stipite.

“Posso, disturbo?”

“Vincent, ciao …” – Glam gli sorrise.

“Bonjour … Salve” – e si rivolse a Niall, che si presentò immediato e pimpante.

“Sono l’assistente di Styles … Una roba del genere insomma …”

“Il che …? Cosa mi sono perso Glam? E tu come ti senti, a proposito?”

“Va un po’ meglio … Ora accomodati, che ti racconto … se avrò abbastanza fiato”

“Non stancarti, semmai starai a sentire me”

“Io vado gente, ma se hai bisogno Glam, questo è il mio cellulare, piacere di averla conosciuta signor Lux”

“Piacere mio … ciao” – replicò assorto, sulla spigliatezza di quel folletto, dal sorriso incantevole.



Scott archiviò la cartella di Geffen, mentre Jared, Robert e Kevin seguivano ogni sua mossa, seduti all’altro capo della scrivania.

“Questo è il principio del suo calvario finale, la prima vera crisi, ecco” – esordì il medico, a tono pacato, riaccomodandosi davanti a loro.

“Soffrirà molto?” – chiese Downey, le mani gelide.

“Più avanti … Gli ultimi giorni, ma ci sono dei protocolli nuovi, lo aiuteremo”

“A morire?” – lo interruppe brusco Kevin, la voce spezzata.

“Gli toglierete ogni male …” – mormorò Leto, chiudendo le palpebre, per poi stritolare i braccioli della poltroncina.

“Avrà ancora dei momenti di tranquillità, nelle prossime settimane, qualche miglioramento ingannevole” – spiegò il diagnosta, mentre Mason si univa alla conversazione, passando a Scott gli ultimi rilievi su Glam.

“Niente più febbre, ora sta persino chiacchierando con Lux, gli ho tolto la mascherina di ossigeno, però gli stanno installando una bombola apposita sulla carrozzina, perché non so quanto potrà camminare”

“Non si alzerà più?”

Jim gli sorrise con tenerezza – “Temo di no, Kevin … Temo di no, mi dispiace.”



Kirill si era messo composto in sala d’aspetto, in attesa di Jared, che gli aveva chiesto di raggiungerlo lì.

Appena il giovane intravide il leader dei Mars nel corridoio, gli si rinsecchì la gola.

Leto, comunque, gli sorrise.

“Ciao … Ti ha accompagnato Vas?”

“Sì, ma è tornato a Palm Springs, con Lula … Si chiama così, giusto? E’ adorabile”

“Soldino è l’amore di tutti” – e si mise seduto accanto a lui.

“Bene Jared, volevi vedermi?”

“Infatti … Ecco, qui ci sono dei contanti” – ed estrasse una busta dal giaccone – “Poi le chiavi di un appartamento di New York, è del nonno, infine l’indirizzo di un mio conoscente, che ti troverà un lavoro, come cameriere od autista o commesso, ha molti amici in città. Ovvio che non sei obbligato ad accettare nulla”

“Ti ringrazio, non so neppure come fai a”

“Non lo so nemmeno io, però non ce l’ho con te e ti ringrazierei pure, per avere dato un po’ di conforto al mio Colin … Ne aveva bisogno e so che gli hai voluto bene, altro che marchetta …”

“Sei incredibile …”

“Antonio conosce il tuo capo, gli parlerà lui, non preoccuparti, non ti darà noie”

“Me lo auguro, è un tipo pericoloso”

“Sì, ma vedrai che andrà tutto bene Kirill”

“Ciao Jared” – “Vincent ciao …”

Lux arrivò in quell’istante, per prendersi un caffè.

“Tutto bene in Cile?”

“Non direi, con Zayn ci siamo lasciati, cioè …” – sorrise inspirando – “E’ un po’ lunga la faccenda, magari te la racconto un’altra volta o lo farà Glam, lui sa tutto, ti sta aspettando Jared”

“Ok, vado … Ah ti presento Kirill, è un … amico di Colin, sta per andare a New York, forse” – e lo fissò.

Il ragazzo annuì – “Vado in aeroporto, tanto non ho bagagli” – replicò emozionato.

“Vuoi un passaggio? Sono di strada” – domandò il francese, distratto dall’aroma dell’espresso.

Kirill arrossì, senza capirne il motivo – “D’accordo …” – disse flebile.

Leto si congedò da lui con un abbraccio sincero, poi si diresse veloce da Geffen, lasciandoli da soli a guardarsi.

“Allora andiamo …?” – chiese meno spigliato Lux, cogliendo nel suo interlocutore un certo imbarazzo.

“Sì, certo … Andiamo pure, grazie.”



Jared gli volò tra le braccia, esclamando quasi in lacrime – “Glam, ma sei sveglio!” – con la gioia di un bimbo.

Geffen lo scrutò, senza staccarsi troppo da lui – “Sì tesoro … Le mie corde vocali sono un po’ malridotte, Scott dice che è come un collasso del mio organismo, quando”

“Non parlare, non affaticarti” – disse piano il cantante, le labbra tremanti, come il resto, per poi tornare a stringersi a lui, in posizione seduta, su quel giaciglio sterile e disadorno.

“Vi ho fatto prendere un bello spavento, ma … Dovrete abituarvi”

“Scott ci ha spiegato … A me, Kevin e Robert … Loro sono di là, vorrebbero stare un po’ insieme a te, faremo a turno, se non ti rompiamo le scatole ovvio” – provò a scherzare, invaso da una costernazione palpabile.

“Mi fa tanto piacere avervi vicino Jay, però ci sono i vostri familiari, i bambini, dovreste stare con loro, prepararvi al Natale, non credi?” – disse dolce, sistemandogli i lunghi capelli, al lato di quel viso bellissimo.

“Lo faremo, ma con te Glam, ok? Se ti sentirai, dove preferirai … Lula è alla villa sull’oceano, lo sapevi?”

“E’ rimasto sempre qui con me, anche ora …” – e gli sorrise, vedendolo esclusivamente lui, seduto sul davanzale, i piedini ciondolanti, l’espressione complice e vivace.

Leto annuì – “Sì, ovvio, soldino non ti lascerà mai”

“Non l’ha mai fatto, in questo anno terribile, anche se” – ed abbassò il volto, un po’ più pallido, su quei pensieri tristi.

“Glam noi … Noi avremo cura di tutti i tuoi figli, te lo giuro su Isotta”

Geffen lo guardò di nuovo – “Ti amo così tanto Jared” – e notò l’anello, che aveva fatto preparare per lui, Rob e Kevin, con il numero otto o segno d’infinito, ricavato nel mezzo – “L’hai messo …”

“Certo, anche gli altri … E’ meraviglioso …”

“Siete voi, ad esserlo, così i vostri compagni ed i cuccioli: mi avete donato il senso di famiglia, di amore ed appartenenza Jared” – disse debolmente, ma con un sorriso.

Leto abbassò lo schienale – “Ora devi riposarti Glam … Vedrai, ti porterò presto a casa, te lo prometto …”

“Oggi tu parli come me” – rise flebile.

“Tu sei unico, credimi” – e gli donò un lunghissimo bacio, prima di andare via e lasciare il posto a Kevin.



I palmi di Vincent scorrevano aderenti al suo busto arcuato, imperlato di sudore, avanti ed indietro, soffermandosi con le dita sui capezzoli turgidi del ragazzo.

Kirill credette di impazzire, durante quel primo orgasmo, che l’uomo gli procurò, muovendosi capace tra le sue gambe, dentro di lui, virile, impetuoso, ma anche delicato, trasmettendogli un senso di rispetto, mai provato durante i suoi rapporti occasionali con tanti amanti di passaggio ed a pagamento.

Lux non sarebbe stato uno di questi, non poteva, non doveva.

Rifletterci, in quell’attimo, apparve a Kirill come un’ombra, durante un’esperienza imprevista e gratificante, come mai avrebbe creduto possibile.

Si erano fermati alla residenza dell’affarista, per recuperare dei documenti, che Vincent avrebbe dovuto portare al proprio commercialista, prima della chiusura per le feste imminenti.

Avevano bevuto un caffè, fatto un minimo di conoscenza, parlato appena di Louis, sorridente e felice, da parecchie foto sui mobili d’epoca del living, da non potere non destare un minimo di curiosità in Kirill, educato ed intimorito da un ambiente lussuoso e distante dal suo mondo al bordello.


Si erano sfiorati, nel posare le tazze in cucina, ridendo su chi doveva lavarle, poi si erano baciati.

Con tenerezza.

Il caminetto era acceso, il riscaldamento piacevole e ben distribuito ad ogni piano, però entrambi provavano un vuoto, un gelo nello stomaco, prima di quell’abbraccio, così simili e così diversi al tempo stesso.

Lux, ora, stava cercando una sigaretta nel comodino.
La accese, con quei modi un po’ da canaglia compassata e pur sempre affascinante.

Si sentiva giù di tono, mentre, al contrario, era uno splendore di cinquantenne.

Kirill allungato a pancia in giù, lo stava come analizzando, per non dimenticarlo facilmente.

“Ne vuoi una?” – domandò roco il più anziano.

“Hai uno spinello?”

“Sì, da qualche parte, aspetta” – e saltò giù dal materasso, con un gesto atletico, nella sua nudità vibrante ed abbronzata.

Tornò, accontentando il ragazzo – “Fai un tiro con me Vincent?”

“Perché no …” – e lo accese, aspirandone il fumo a fondo, per poi passarglielo.

Kirill lo imitò, voltandosi, il braccio sinistro piegato sotto la nuca, gli occhi al soffitto.

Vincent non si mosse da contro la testata imbottita.

“Buono … mi rilassa”

“Sì, certo” – e gli accarezzò l’addome teso, per poi appoggiarcisi con la testa.

Kirill gli passò le dita libere tra i capelli ondulati ed argentei.

“A cosa pensi, Vincent …?”

“A niente … Posso venire a New York con te? A Natale quel posto è pazzesco”

“Magari … Io non conosco nessuno ed avrei meno paura, questo è poco, ma sicuro” – rise impacciato.

Era incantevole.

Lux lo stava fissando.

“Metto qualcosa in valigia …”

“E’ sufficiente il tuo sorriso Vincent … Ed il dopobarba, mi piace da impazzire” – rise, più a suo agio.

Lux lo baciò, ricominciando a fargli l’amore.

Senza pensieri.












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