sabato 12 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 326

Capitolo n. 326 – zen



Le note di Like a virgin di Madonna, echeggiavano dalle mega cuffie, che Niall aveva messo, per distrarsi, cantando a squarciagola, mentre passava il rullo, sulla parete della cameretta destinata a Petra.

Indossava unicamente dei bermuda in jeans, strappati in mille punti e chiazzati di rosa cipria, “Una tinta che la vostra baby apprezzerà di certo!” aveva confidato ad Harry: un ancheggio a destra e poi uno a sinistra del bacino magro, un saltello ed era già alla porzione successiva di muro, con le braghette in scivolamento libero, lungo i fianchi magri ed il perizoma nero, in bella vista.

Styles si precipitò a sollevarglieli, sotto gli occhi strabuzzati di Louis, che con il marito, era appena tornato a casa, con una nutrita scorta di provviste per la cena.

“Ehi gran capo!” – esclamò il ragazzino, schiantandosi subito contro Boo, senza esitare nel buttargli le braccia al collo – “Finalmente ci conosciamo, ciao!”

Tomlinson rimase basito, ma poi gli sorrise, istintivamente, provando una simpatia immediata.

“E’ bellissimo come dicevi boss!”

“Ciao Niall … Ehm sì, Lou è uno schianto …” – disse il legale, grattandosi la nuca.

“Ok, vi piace? Dovreste fare le mongolfiere con gli stencil, che ne dici Boo, mi dai una mano? Posso chiamarti Boo, vero …?” – ed arrossì.

“Certo” – e rise – “Anche tu sei carino, come mi diceva Haz”

“Sul serio?!” – e fissò Styles, che, alle sue spalle, già faceva degli strani gesti al consorte.

“Io penso ai viveri … Vanno bene spaghetti?”

“Sì Harry grazie, Niall ed io continuiamo qui, tanto tra un pochino arriva Pam con la nostra principessa …”

Suonarono.

“Mi sa che è già lei” – disse Styles – “Vado ad aprire”

La donna transitò nel living, con in braccio la piccola, seguita da Meliti, in visita pastorale alla coppia.

“Lei è il nonno?!” – lo accolse Niall.

“E tu sei il folletto dei boschi?” – Antonio sogghignò, dandogli poi un buffetto affettuoso.

“Sì … me lo dicono tutti … Vuole vedere l’imbiancatura signor Meliti?”

“Era meglio nonno, che ne pensi Niall?”

“D’accordo … Con piacere …”

“Ok, vediamo le stanze, vi siete sistemati bene, almeno i mobili del loft trasferiteli qui gente, che ne pensate?” – e scrutò Boo, mentre Haz annuiva.

“Affare fatto, dirò ai miei di provvedere al trasloco, una spesa in meno da fare”

“Nonno sei incazzato con noi?” – domandò Louis.

“No, sono fiero di entrambi, sono sincero” – poi abbassò il tono, bisbigliando – “Siamo sicuri che quello scalmanato non si sia fumato un campo di cicoria?”

“Assolutamente no, garantisco io per lui!” – affermò solenne Styles.

“Se lo dici tu” – sospirò l’anziano patriarca, per poi passare nel nido preparato per Petra, molto entusiasta ed impaziente di vivere nella sua nuova casa, insieme a due papà fantastici, come raccontava alle sue compagne di classe, quasi ogni giorno.



Vas lo spostò dalla carrozzina al letto, prendendolo in braccio, facendo attenzione ad ogni passo.

Geffen si guardava intorno, palesemente depresso.

Mason gli riattaccò l’ossigeno e Scott pensò ad un’iniezione di calmante, per fargli trascorrere una notte senza dolori.

Robert assisteva a tutto questo, non senza fremere ad ogni occhiata, che Glam gli lanciava, come a supplicarlo di non rimanere lì, ad assistere a ciò che considerava uno scempio di sé stesso.

Downey gli sorrise, appena i medici scesero al piano inferiore, per parlare con il resto degli amici, che avevano scortato Geffen sino a Palm Springs.

“Bene, sei comodo?” – domandò quasi timido, senza avvicinarsi, con il timore di disturbarlo.

“Rob vieni a sederti qui vicino oppure vattene … Non sopporto di averti così …”

“Glam io sono qui” – e si precipitò a prendergli le mani, baciandone i palmi freschi e profumati.

L’uomo era ossessionato dalla pulizia ed essere in disordine lo faceva sentire ancora peggio.

“Rob vorrei dirti tante cose, ma faccio fatica a parlare …”

“Tesoro me le stai dicendo con gli occhi, dal primo istante …” – e si commosse, appoggiando la fronte sul petto dell’altro, che inspirò greve.

“Ti amo Robert … Almeno questo non voglio smettere di …”

“Non stancarti amore”

“Sono così stanco … Dev’essere il sonnifero di Scotty …” – e si assopì.

Downey si sollevò lento, constatando che Geffen era caduto in un sonno tanto artificiale, quanto profondo.

Era pallido, tranne che sulle gote vermiglie, dove i capillari erano come esplosi, per i continui sbalzi di pressione arteriosa.

Il collo, un tempo taurino, si era come prosciugato, così il resto di Glam, inerme, dimagrito spaventosamente, anche se la sua pelle era ancora liscia, persino sul volto un po’ spigoloso.

Le sue iridi ed il suo sorriso, però, restavano vivaci, guardinghi, solari, anche nei momenti di maggiore crisi.

Robert si sentì pervadere da un’angoscia ingestibile.
Sulla poltrona accanto al comodino, notò una pila di cuscini colorati, che spesso Lula usava per giocare sul lettone con il suo papà.

L’attore deglutì a vuoto, un paio di volte, poi ne afferrò uno, abbastanza grande per coprire la faccia ed il torace di Geffen.

“Mio Dio” – sussurrò sconvolto ed ormai in lacrime.

Ne stringeva i bordi, il cuore in gola, un sudore freddo a segnargli gli zigomi.

Downey serrò le palpebre, poi le spalancò, vedendo un mezzo sorriso sul viso di Glam; forse stava sognando.

Di loro.

L’artista posò il guanciale, immediatamente, passando poi nel bagno lì accanto, a dare di stomaco.

Avrebbe voluto urlare, spaccare ogni cosa, però sarebbe stato inutile.

Inutile.



Liam, steso alle sue spalle, gli sfiorò la spalla destra, con le labbra ancora tumide, per averlo fatto venire con la bocca.

Zayn, girato sul fianco sinistro, si rannicchiò meglio, aderendo al corpo di Payne, che ora lo avvolgeva con tenerezza.

Liam non aveva paura a vivere ed esternare i propri sentimenti: con Malik, poi, era come se si conoscessero da un pezzo.

Una sensazione magnifica.

“A cosa pensi cucciolo?” – chiese improvviso il vulcanologo.

“Onestamente … Sono un po’ preoccupato per Vincent”

“Ti capisco, dovresti chiamarlo, sentire come sta” – sorrise, dimostrando una comprensione nitida e ragionevole – “Avete condiviso un rapporto importante, non mi stupisco tu sia in pena per lui, dopo la vostra rottura”

“Sì, ci siamo detti … Io gli ho detto cose ingiuste”

“Vincent non ti porterà rancore, ne sono certo”

“Passerà il Natale da solo … O con Louis e la sua bella famigliola felice”

Liam lo voltò a sé – “Tu pensi che sia un legame falsato, il loro?”

“Tomlinson non dimenticherà mai Vincent Lux, è assodato”

“Forse ti sbagli, spesso le cose cambiano, quando meno te lo aspetti”

“Credi? Comunque gli mando un sms, ok? Ti dispiace?”

“No fai pure” – e lo baciò, intenso.



Jude ammirava l’oceano, dalla caletta deserta, dove aveva spesso passeggiato insieme a Robert.

Senza di lui, una solitudine estenuante, gli stava stritolando l’anima, però voleva arrivare sino in fondo, appoggiando il compagno di un’esistenza, nonostante dovesse accettare i sentimenti di Downey per Geffen, che non sarebbero svaniti, dopo la morte di questi.

Provò uno strano brivido, volse gli occhi verso l’abitazione e lo vide avvicinarsi svelto verso di lui.

Robert era sconvolto, quasi impaurito.

Law lo avvolse, chiudendo ad X le sue ali, coperte dalle maniche di un pullover, così lunghe da arrivargli a metà dei polsi.

“Tesoro …”

“Jude io … io stavo per” – gli singhiozzò nel collo il moro – “C’era un cuscino e”

L’inglese lo guardò – “Ora calmati, non l’hai fatto, ok?”

“Ma avrei voluto e”

“Sarebbe stato un atto d’amore” – asserì tremando.

Era ovvio ciò che stava per accadere tra le mura della camera di Geffen.

“Ho tanta paura per te Robert, questa cosa ti sta distruggendo, ma io non ti abbandonerò mai, ok? MAI!” – e lo baciò, avvertendo il sapore del cognac, che Downey aveva ingurgitato, prima di andare a cercarlo, con disperazione.



Stavano lavando i piatti, in silenzio, ma sbirciandosi.

Louis li insaponava e Niall li sciacquava.

“Sai” – esordì Boo – “Tu sei molto esuberante, ma ho imparato che le persone così, nascondono un dolore, un segreto, a volte …”

“Dici?” – ed avvampò.

“Mi piacerebbe conoscere il tuo”

Niall si ossigenò, sistemando le stoviglie in ordine minuzioso.

“Avevo una sorellina, di quattro anni, io ne avevo sette e … E stavamo giocando a mosca cieca, lei bendata ed io a farle dispetti intorno” – sembrò soppesare le frasi, schiacciato dai ricordi.

“Come si chiamava?”

“Molly … Eravamo nel salotto, ma poi un mio coetaneo è piombato nel giardino, chiamandomi, per mostrarmi il suo guantone da baseball nuovo, i miei genitori stavano apparecchiando, c’era confusione, per il Ringraziamento insomma e lei è arrivata in cucina … I fornelli accesi, una pentola d’acqua messa a bollire per le patate” – si asciugò una lacrima – “E … E Molly in pochi minuti non c’era più … Le ustioni erano troppo gravi”

“Dio mi dispiace Niall … Io non dovevo”

“No, figurati”

“Ecco perché prima hai sgridato Petra, quando si è avvicinata al forno per vedere i biscotti cuocere”

“Sì sono ossessionato … Scusami, io non sono nessuno per alzare la voce con vostra figlia e”

“No, tu sei una bella persona, ne sono certo” – e gli sorrise, abbracciandolo.

Niall completò il suo racconto, non senza commuoversi.

“Mia madre impazzì, dopo Molly non avrebbe potuto avere altri bimbi, era stato un parto difficile, le asportarono l’utero, per un’infezione … Finì in una clinica, mio padre cominciò a bere ed io me ne andai a San Francisco … Lì cominciai a frequentare le associazioni LGBT, studiando da infermiere, però un primario ed il suo assistente resero la mia vita un inferno, mentre lavoravo come generico … Volevano approfittarsi di me ed io non permisi loro di farlo … Così mi cacciarono, facendomi persino passare per ladro, tutto falso, te lo giuro Louis”

“Ti credo, assolutamente.” – replicò fermo.

Niall scosse il capo biondo – “Così scelsi Los Angeles e con un mio collega di corso andai a Las Vegas, prima di arrivare qui, per una sera, sai, per giocarmi la liquidazione” – rise.

“Ed andò bene?”

“Sì, una sfortuna sfacciata, servì a trovarci una sistemazione, poi però i soldi stavano per finire ed ho incontrato Harry!”

“Dove?”

“Nel bar dove lavoravo, gli ho versato addosso un frappè, sul suo abito da duemila dollari”

Risero insieme.

“Forse non era il tuo mestiere ideale Niall”

“Eh già, una frana … Ed eccomi qui … Voi siete così belli insieme, vorrei trovare anch’io qualcuno da amare così tanto”

“Vedrai che incontrerai il tuo principe, come ho fatto io …”

“Magari …”

Ripresero a rassettare, canticchiando Like a virgin, complici e divertiti, con la gioia della loro età.








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