lunedì 14 luglio 2014

ZEN - CAPITOLO N. 327

Capitolo n. 327 – zen



Jude si allungò alle sue spalle, posando un bacio nella porzione di pelle, lasciata scoperta dallo scollo a V della sua t-shirt bianca: l’immagine di Downey, riflessa nello specchio, a lato del letto, sembrò illuminarsi, nell’ultimo raggio del tramonto.

Aveva la barba incolta, gli occhi liquidi, un’espressione sofferta, ma appena il compagno gli si avvicinò in quel modo dolce, Rob sorrise.

“Tesoro hai fame? Scendiamo a mangiare qualcosa?”

“No Jude, ho lo stomaco sotto sopra … Ho vomitato, prima di raggiungerti in spiaggia”

“Sì, immaginavo … Ok, ti preparo del tè caldo e poi risalgo, tu riposati”

“Grazie … Jude ascolta …” – e si girò, appendendosi maggiormente a lui.

“Sì, ti ascolto amore” – e lo baciò, lento, avvolgendolo meglio che poteva.

“Jude ti amo …”

“Non l’ho mai messo in dubbio” – e gli sorrise, come solo Law sapeva fare in certi momenti.



Jared passò una matita a Tom.
Hiddleston selezionò alcune opzioni, di un piano terapeutico, che Daniel avrebbe adottato, per l’assistenza a Geffen.

L’avvocato fissava entrambi, sfinito da una debolezza, ormai perenne.

“Ecco vedi Glam” – spiegò il terapista, con la consueta educazione – “Qui ci sono una serie di massaggi, per la tonicità della tua muscolatura, visto che camminerai molto meno”

Geffen sorrise amaro – “Tu sei ottimista o semplicemente adorabile, nel volermi illudere, Tommy … D’ora in poi, non mi alzerò più da questa alcova funebre, o, forse, andrò a farmi un giro in carrozzina”

“Quanto sei tetro” – provò a sdrammatizzare Jared.

Glam quasi lo puntò, severo – “Non ti avevo detto di tornartene a casa, dalla tua famiglia, ad occuparti di faccende più allegre, Jay?”

Leto non si scompose, reggendo il suo sguardo, improvvisamente cattivo.

“Sì, credo di sì, però dovresti sapere che non do retta a nessuno, tanto meno a te, quando dici queste sciocchezze: il mio posto è qui.”

“Non vuoi perderti lo spettacolo? Di questo schifo, che è diventata la mia vita?!” – sbottò acre.

“Glam …!” – mormorò Tom, stranito.

“E’ uno schifo che riguarda anche me, ok?!”  Jared tremò – “Che ti piaccia o no, io non voglio e non posso abbandonarti, però quando fai così, anche se so che non dipende da te, ma dalle tossine in circolo, diventi davvero pesante, Glam!” – ed i suoi zaffiri vennero inondati da un pianto, difficile da ricacciare indietro.

“Jay …” – l’uomo deglutì a vuoto, tendendogli poi la mano destra.

Leto si inginocchiò al suo capezzale, brandendo quel polso asciutto, portandosi il palmo di Glam alle labbra, asciutte e tremanti – “Sei odioso … sei … insopportabile” – singhiozzò il cantante, per poi stringersi a lui, con determinazione.

“Perdonami Jay …” – sussurrò, in crisi di ossigeno.

Tom gli risistemò la mascherina, ma prima di fissarla, Jared si intromise, dando un bacio sulla bocca di Geffen, che arrossì.

“Ti … ti preparo la macedonia, di pesche, ok …?” – disse flebile, tirando su dal naso, tamponandosi gli zigomi con le maniche del giubbino in jeans.

“La mangerò volentieri … La dividiamo, come al solito, vero Jay?” – replicò in un misto di imbarazzo ed amore.

“Certo … Ok, vado, abbi pazienza Tom”

“E per cosa?” – Hiddleston gli sorrise, con tenerezza; la stessa, che riservò poi a Geffen, nel proseguire la sua spiegazione, in merito al protocollo di cure, che aveva approntato con Jim e Scott.



Kevin portò un succo di frutta a Lula, seduto su di un lettino, nel solarium.

“Grazie papake” – gli sorrise radioso.

“Prego soldino … Come ti senti?”

“Tutto okkei” – ed affondò il nasino nel bicchierone colorato di arancio e verde.

“Dormi con papi Glam o con noi?”

“Tu e papi Tim dovete darvi le coccole, io sono di troppo!” – e rise contagioso.

Il bassista lo scrutò – “Mi rende felice, vederti così tranquillo Lula …”

“Non serve disperarsi, papi Glam si intristirebbe”

“Lo so amore mio …” – ed inspirò – “Tu … Tu non pensi mai, a quando non sarà più con noi?”

“Lui ci sarà”

“Sì, nei nostri cuori, nei ricordi, non lo metto in dubbio” – replicò sconsolato.

Il bimbo gli diede una lunga carezza, dopo avere posato la bevanda su di un tavolino.

“Andrà tutto bene papake, ma non dimenticarti mai di avere una fortuna immensa, con Tim accanto”

“Sì, posso immaginare quanto gli pesi metabolizzare questa situazione ed il mio attaccamento a Glam …”

“Papi Tim è sincero, non devi pensare che finga”

“No Lula, non l’ho mai pensato” – lo rassicurò convinto.

“Okkei!” – soldino rise compiaciuto, andando ad abbracciare Kevin – “E non scordarti neppure che io sarò con te, per sempre”

“Sei la mia forza … Non sai quanto coraggio, mi dia saperlo …”

“Non scordarlo mai papake … Va bene?” – concluse più serio.

“Sì …” – bissò turbato – “Andiamo da papi Glam, ora?”

“C’è Jared con lui, andiamoci dopo … Zio Colin, invece, è da solo, vediamo un po’ di tv insieme, che ne pensi?”

“D’accordo soldino” – e, rialzandosi, lo prese per mano e poi in braccio.

Lula era leggero quanto un angelo.



Vincent ritirò i biglietti, passandoli poi a Kirill, che gli sorrise.

“Manca tanto?” – chiese il giovane, un po’ agitato.

“No, meno di mezz’ora, non ci sono ritardi” – gli disse lui affabile, accomodandosi al suo fianco, nella sala d’attesa del Lax, gremita di turisti, in transito nella località californiana, per le imminenti festività natalizie.

New York si sarebbe presentata loro, sotto una coltre di neve candida.

Lux propose comunque una breve vacanza ad Aspen, dove di certo non avrebbe trovato nessuno della famiglia, in quel Capodanno, già molto triste nelle premesse.

Rifletteva sul rientro a Los Angeles per i funerali di Geffen, ma erano immagini cupe, quelle che si affacciavano nella mente del francese, in piena collisione con l’espressione carica di aspettative del suo nuovo amico.

Un sms lo fece distrarre.
Era Zayn.

Vincent lo chiamò direttamente, dicendo a Kirill che si trattava appunto di Malik.

Dal volto di Lux, non trasparivano sensazioni ben precise, quindi non restava che seguire quella conversazione, che si innescò con toni pacati ed affettuosi, ma senza enfasi.

“Ciao Zayn, grazie per avermi pensato, sto bene, non preoccuparti” – poi una breve pausa – “Voi dove siete?”

“Noi …? Sì, ecco, stiamo per fare i bagagli, torneremo in università, per depositare la mia relazione e poi andremo a Parigi, con Liam” – e tossì, avvampando, non senza odiarsi perché stava reagendo in quella maniera, alla voce di Vincent.

“Bon, quindi Liam conoscerà il resto della tua famiglia, è bello trascorrere questo periodo così, è importante”

“Ci tenevi anche tu …”

“Assolutamente sì Zayn”

“Sento dei rumori, ma stai per”

“Vado a New York, con una persona che non conosci, si chiama Kirill”

“Kirill …? Mai sentito nominare” – e rise nervoso.

Payne continuava ad archiviare file nel portatile, dandogli la schiena, sempre più rigida.

“Mi stupirei del contrario” – anche Lux rise, ma più rilassato.

“Vi farete buona compagnia, è … E’ un progetto a sorpresa Vincent”

“Diciamo che sia tu, che io, abbiamo incontrato qualcuno di speciale” – sembrò concludere l’affarista, con estrema naturalezza.

“Ti sei consolato in fretta, mi verrebbe da dire, insomma da Sparta all’Olimpo degli Dei”

“Ironizzare su quella rupe, mi sembra di cattivo gusto Zayn, anche se, adesso, ci vorrei fare anch’io una risata sopra, posso capirti”

“Davvero? Puoi?”

“Salutami Liam, anche se lo conosco appena, così tuo padre … Divertitevi, Parigi è stupenda a dicembre”

“Lo faremo, te lo assicuro.” – e riattaccò, senza salutarlo.

Payne lo guardò, finalmente.

“Vincent ti manda i suoi auguri” – disse secco il paleontologo, cercando una sigaretta nella tasca della camicia di Liam, che avvertì le sue mani gelide.

“Non dovevamo smettere, Zayn?”

“Con queste?”

Il vulcanologo rise tirato – “Sì, anche … Ho appena assistito ad una bella scena di gelosia, un po’ puerile: dovresti farti qualche domanda, sai?”

“E’ solo la conferma di quanto sia fuori di testa il mio ex e definirlo tale, è davvero una roba grossa!” – ribatté acido, andandosi a piazzare sulla loro branda disfatta, a gambe incrociate, in prima posizione yoga.

La Camel si stava accorciando troppo in fretta, Zayn tossì greve, le iridi lucide per il fumo e qualcosa d’altro, di cui Payne non aveva più voglia di parlare, non quella sera; il ragazzo gli andò vicino, cingendogli il busto scolpito ed asciutto.

Zayn ebbe un fremito all’addome, che Payne massaggiò, senza esitare.

“Lui raccatta chiunque dalla strada e poi”

“Ti riferisci a Louis ed a questo Kirill?” – domandò piano.

“Con me non è stata la stessa cosa, Liam, gli ho fatto sudare ogni fottuto attimo, anche per capire se aveva intenzioni serie, ma poi che cazzata, alla mia età cosa pretendevo? Io sto bene con te …”

“Quindi non sarei affatto serio?” – rise – “Ad essere sinceri, il mio sangue caldo, avrebbe dovuto suggerire una scenataccia, altro che! Il mio fidanzato che fa la morale al suo ex, roba da matti!”

“Perdonami …” – disse timido.

“Ti voglio già così bene Zayn … Vorrei dirtelo di continuo, ma ho il timore di soffocarti”

“No, per favore, non pensarci prima di dirmi le cose, non lo sopporterei, sii te stesso, quel Liam che mi piace tanto” – e lo baciò, con un’innocenza disarmante.

Payne se la fece bastare.







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