Capitolo n. 286 – zen
Hiroki corse su dalle
scale, dopo avere lasciato Lula a Vas e Peter, ormai diretti alla festa di
Meliti.
Incrociò Downey,
rosso in volto e spettinato, distratto dall’allacciarsi la camicia avorio,
sopra ai pantaloni della stessa tinta.
“Ehi ciao, posso
andare da Glam?” – chiese educato il ragazzino.
“Ce certo …” – disse lui,
in pieno imbarazzo, fermandosi su di un pianerottolo intermedio.
“Vuoi dell’acqua
Robert?”
“No, non ho bisogno
di niente” – bissò secco, come infastidito da quella sua premura spontanea.
Hiroki si ammutolì,
tradendo il proprio disagio, con un lieve fremito delle iridi liquide e
luminose.
Geffen aveva ragione:
ricordava molto Rob, in tanti dettagli.
Downey ebbe come un
guizzo, anche se mortificato nel tono – “Tesoro scusami, io non volevo essere
brusco con te, è che sono sconvolto per Glam … Ed anche se non ci conosciamo
affatto” – cominciò a guadagnare qualche scalino verso Hiroki, già sorridente –
“… ecco io so che sei una bella persona, peraltro molto affezionata a lui”
“Glam mi ha salvato” –
disse limpido, dando poi un’aggiustata alle chiome dell’attore, con una
gentilezza quasi commovente – “Ecco così va meglio … So che sta arrivando tuo
marito, forse dovresti calmarti con un buon tè: ne volevo giusto preparare per
tutti, che ne pensi?”
Geffen li aveva
spiati, senza intervenire, se non per approvare quell’iniziativa di Hiroki – “Io
penso che sia l’ideale, prima del party” – disse sereno, unendosi a loro.
“Ok … Lo berrò
volentieri anch’io” – concluse Robert, guardandoli l’uno accanto all’altro, il
giovane sotto l’ala di Glam, amorevole ed accondiscendente, come non mai.
Brendan andò incontro
a Brent e Louis, abbandonando il gazebo di Hugh e Jim, intento a spalmare una
lozione idratante a Nasir, sempre sorridente ed allegro.
Il bimbo era rimasto
come folgorato da Petra e voleva seguirla ovunque, raccogliendo per lei
conchiglie e sassolini, che la bimba metteva in una borsetta celeste come i
suoi occhi singolari.
“Finché si accontenta
di quelli e non pretende diamanti, il nostro cucciolo è in una botte di ferro” –
bisbigliò l’analista al consorte, sempre divertito dalle sue battute.
Styles prese in
braccio Nasir e per mano Petra, portandoli nell’area giochi – “A loro ci penso
io, così vi rilassate un po’, ok?”
“Ti ringrazio Harry” –
disse cortese l’oncologo, tornando a spaparanzarsi su di un lettino
matrimoniale, tra le grinfie e le frecciatine di Hugh, sul piede di guerra.
“Se la cava bene l’avvocatino
dell’anno … Mmmm bene, bene, vediamo chi arriva: direi un uragano, di nome
Louis” – sogghignò.
“E dai smettila, sei
sempre il solito” – si lagnò bonario Mason.
“Come potrei? La metà
di loro sono miei pazienti, certo, dovrei mantenere un certo rigore, ma tu sei
la mia metà, quindi sopportami” – ringhiò, leccandolo nel collo.
Jim lo ricambiò con
un bacio intenso – “Ecco questa sì che sarebbe un’iniziativa lodevole Hugh …”
“Dopo, dopo”
“Che somaro che sei
hahahah”
Jamie passò la noce
di cocco, bucata da una cannuccia rossa, a Kurt, allungatosi con lui sopra a
dei teli, sparsi intorno agli scogli nei pressi del palcoscenico, già invaso
dalle bimbe in tutù rosa.
Il ballerino prese
poi quella che toccava a lui, sorseggiandola rumoroso, mentre l’altro gli
sistemava un sombrero simile al suo e gli occhialoni da sole, stile Audrey
Hepburn, scelti da entrambi sulle bancarelle, nei colori verde pistacchio e
giallo canarino.
“Siamo da urlo” –
sospirò Kurt, osservandosi nello specchietto da borsetta di Pam, piazzatasi ad
un metro, anche per ridere delle loro battute.
“Troppo fighi” –
masticò Jam, tra una tortillas ed un tacos.
“Che ne pensi di
Adam?”
“Caruccio, Kurt, ma ancora
per poco: tra poco Boo Bear lo disfa” – e rise coprendosi la bocca chiazzata di
briciole.
“Uh guarda, arriva
anche Hiroki, la new entry di Palm Springs … Bellino direi”
“Sembra un angioletto
… Che combinava prima?”
“Pusher di lusso, ma
non marchetta … Un Japan dragonfly, noi li chiamavamo così nell’ambiente” –
spiegò assorto.
Rossi ed Hopper si
stavano avvicinando a loro pericolosamente.
“Sarà meglio darci un
taglio, arrivano Balls ed Italian Stallion”
“Perché cavolo chiami
così il mio uomo?” – grugnì Kurt nell’orecchio del suo BFF.
“Perché hai sempre
delle occhiaie!”
“Geloso?”
“Un po’” – inspirò Jamie
scherzoso, tornando a dissetarsi con entusiasmo, per la bontà della sua bevanda
freschissima.
“Quindi eccolo là Mr.
Londra … Lo smalto alle unghie sembra quello che usava mia nonna” – mormorò Louis
puntando a distanza Lambert.
Adam stava dialogando
con Shannon e Tomo, già piuttosto interessati ad incidere un promo insieme a
lui, da sottoporre alla Lithium.
Lux gli arrivò alle
spalle, cogliendo il suo sarcasmo fuori luogo.
“Una nonna molto rock”
– il francese rise, dandogli una toccatina alla nuca.
Boo si girò di
scatto, sbiancando.
“Mon petit, cosa mi
racconti? Ti sei divertito a New York?”
L’incepit di quel
benvenuto, mon petit, era qualcosa di
sacro per Louis ed in quel momento Vincent lo aveva usato con un’inclinazione
vocale un po’ strafottente, almeno in base alla sua percezione.
L’effetto ai sensi di
Boo fu dei peggiori.
“Sì, ti dispiace?”
Intorno ai due si era
fatto come il vuoto, improvvisamente.
Brent e Brendan si
erano aggregati a Colin e Jared, appena sopraggiunti con dei vassoi di
salatini, da distribuire ai numerosi pargoli, mentre Harry era dalla parte
opposta della caletta, a fare giocare i più piccoli, con Sylvie, Sveva, Kevin e
Tim.
Lula stava a metà di
quei vari mondi, pronti a collidere, sulle ginocchia del suo papà, intento a
chiacchierare con Antonio, che gli aveva fatto spazio sul proprio altarino votivo.
L’atmosfera sembrò
incendiarsi intorno a Vincent e Louis, anche se in quella confusione, nessuno
poteva realmente sentire cosa si stessero dicendo.
“No, affatto, perché dovrebbe
dispiacermi?” – ribatté asciutto l’affarista, fissandolo, il cuore a pezzi.
Louis rise amaro – “E’
buffo vero? Anche un po’ patetico, come due persone possano diventare ostili ed
insopportabili, dopo essere state davvero complici”
Lux fece un passo
verso di lui – “Questo dipende da te e sì, mi spiace doverlo ammettere, se
proprio vuoi saperlo”
“Preferisco non
sapere più niente di te Vincent” – disse freddo, le mani sudate, le pulsazioni
fuori controllo.
“Devi avere un sosia,
sai Louis? Od un clone, capace di scrivermi una lettera colma d’amore, della
quale ti sei dimenticato!” – ringhiò ferito.
“Devo averla scritta
a qualcuno che non esiste più, qualcuno che mi diceva che sarei rimasto l’unico,
facendo passare me per stupido e lui per pazzo, evidentemente!” – ruggì con
altrettanto fervore.
Le loro labbra erano
a pochi centimetri e da esse sembrava uscire solo veleno.
“Ma cosa pretendi …
Cosa vuoi da me, che non ti abbia già dato?” – Lux allargò le braccia, come in
segno di resa o costernazione.
“Dato?? Oh sì, mi hai
dato tutto Vincent, persino una
figlia, mi hai dato ad Harry, mi hai
persino dato i tuoi soldi, dicendomi
che volevi la mia felicità! O forse volevi solo liberarti di me??!”
Gli occhi di Lux si
riempirono di lacrime, come se ad ogni passaggio di quelle invettive, avesse
ripercorso gli attimi più dolorosi, a seguito dei quali aveva perduto Louis per
sempre.
“Tu non sai più
quello che dici mon petit …” – disse affranto.
“Vincent”
Louis tremò così
forte, da doversi appoggiare ad una panchina, fortunatamente dietro di sé.
“Ti aspetto domani,
da me, dalle nove alle undici: avrai due ore di tempo per raggiungermi e
chiarire una volta per tutte questa storia … Anche per dirci addio, se
necessario ed inevitabile, Louis, ok?” – propose rigido.
“Do domani …?”
“Sì, domani o mai
più. Ora basta scenate.” – e se ne andò, passando accanto ad Adam semplicemente
per dirgli che sarebbe tornato a casa.
“Vincent sembri
esausto, ma cosa è …”
Lambert vide di
sfuggita Louis, nuovamente concentrato su di lui, ma più che altro su Lux.
“Se vuoi restare,
qualcuno ti riaccompagnerà da me”
“No, meglio che vada
in un albergo Vincent, non credi?”
“Fai come vuoi Adam,
ho solo bisogno di essere solo domani mattina”
“Vado in hotel” –
Adam sorrise, ma era scosso.
Lux si avviò al
parcheggio senza salutare nessuno.
Styles lo scorse a
distanza, facendogli un saluto, ma l’uomo non rispose al suo gesto, ormai al
posto di guida.
In lontananza si
stavano accumulando parecchie nuvole.
L’estate sarebbe
finita molto presto, inghiottita da un temporale.
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