martedì 29 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 286

Capitolo n. 286 – zen



Hiroki corse su dalle scale, dopo avere lasciato Lula a Vas e Peter, ormai diretti alla festa di Meliti.

Incrociò Downey, rosso in volto e spettinato, distratto dall’allacciarsi la camicia avorio, sopra ai pantaloni della stessa tinta.

“Ehi ciao, posso andare da Glam?” – chiese educato il ragazzino.

“Ce certo …” – disse lui, in pieno imbarazzo, fermandosi su di un pianerottolo intermedio.

“Vuoi dell’acqua Robert?”

“No, non ho bisogno di niente” – bissò secco, come infastidito da quella sua premura spontanea.

Hiroki si ammutolì, tradendo il proprio disagio, con un lieve fremito delle iridi liquide e luminose.

Geffen aveva ragione: ricordava molto Rob, in tanti dettagli.

Downey ebbe come un guizzo, anche se mortificato nel tono – “Tesoro scusami, io non volevo essere brusco con te, è che sono sconvolto per Glam … Ed anche se non ci conosciamo affatto” – cominciò a guadagnare qualche scalino verso Hiroki, già sorridente – “… ecco io so che sei una bella persona, peraltro molto affezionata a lui”

“Glam mi ha salvato” – disse limpido, dando poi un’aggiustata alle chiome dell’attore, con una gentilezza quasi commovente – “Ecco così va meglio … So che sta arrivando tuo marito, forse dovresti calmarti con un buon tè: ne volevo giusto preparare per tutti, che ne pensi?”

Geffen li aveva spiati, senza intervenire, se non per approvare quell’iniziativa di Hiroki – “Io penso che sia l’ideale, prima del party” – disse sereno, unendosi a loro.

“Ok … Lo berrò volentieri anch’io” – concluse Robert, guardandoli l’uno accanto all’altro, il giovane sotto l’ala di Glam, amorevole ed accondiscendente, come non mai.



Brendan andò incontro a Brent e Louis, abbandonando il gazebo di Hugh e Jim, intento a spalmare una lozione idratante a Nasir, sempre sorridente ed allegro.

Il bimbo era rimasto come folgorato da Petra e voleva seguirla ovunque, raccogliendo per lei conchiglie e sassolini, che la bimba metteva in una borsetta celeste come i suoi occhi singolari.

“Finché si accontenta di quelli e non pretende diamanti, il nostro cucciolo è in una botte di ferro” – bisbigliò l’analista al consorte, sempre divertito dalle sue battute.

Styles prese in braccio Nasir e per mano Petra, portandoli nell’area giochi – “A loro ci penso io, così vi rilassate un po’, ok?”

“Ti ringrazio Harry” – disse cortese l’oncologo, tornando a spaparanzarsi su di un lettino matrimoniale, tra le grinfie e le frecciatine di Hugh, sul piede di guerra.

“Se la cava bene l’avvocatino dell’anno … Mmmm bene, bene, vediamo chi arriva: direi un uragano, di nome Louis” – sogghignò.

“E dai smettila, sei sempre il solito” – si lagnò bonario Mason.

“Come potrei? La metà di loro sono miei pazienti, certo, dovrei mantenere un certo rigore, ma tu sei la mia metà, quindi sopportami” – ringhiò, leccandolo nel collo.

Jim lo ricambiò con un bacio intenso – “Ecco questa sì che sarebbe un’iniziativa lodevole Hugh …”

“Dopo, dopo”

“Che somaro che sei hahahah”



Jamie passò la noce di cocco, bucata da una cannuccia rossa, a Kurt, allungatosi con lui sopra a dei teli, sparsi intorno agli scogli nei pressi del palcoscenico, già invaso dalle bimbe in tutù rosa.

Il ballerino prese poi quella che toccava a lui, sorseggiandola rumoroso, mentre l’altro gli sistemava un sombrero simile al suo e gli occhialoni da sole, stile Audrey Hepburn, scelti da entrambi sulle bancarelle, nei colori verde pistacchio e giallo canarino.

“Siamo da urlo” – sospirò Kurt, osservandosi nello specchietto da borsetta di Pam, piazzatasi ad un metro, anche per ridere delle loro battute.

“Troppo fighi” – masticò Jam, tra una tortillas ed un tacos.

“Che ne pensi di Adam?”

“Caruccio, Kurt, ma ancora per poco: tra poco Boo Bear lo disfa” – e rise coprendosi la bocca chiazzata di briciole.

“Uh guarda, arriva anche Hiroki, la new entry di Palm Springs … Bellino direi”

“Sembra un angioletto … Che combinava prima?”

“Pusher di lusso, ma non marchetta … Un Japan dragonfly, noi li chiamavamo così nell’ambiente” – spiegò assorto.

Rossi ed Hopper si stavano avvicinando a loro pericolosamente.

“Sarà meglio darci un taglio, arrivano Balls ed Italian Stallion”

“Perché cavolo chiami così il mio uomo?” – grugnì Kurt nell’orecchio del suo BFF.

“Perché hai sempre delle occhiaie!”

“Geloso?”

“Un po’” – inspirò Jamie scherzoso, tornando a dissetarsi con entusiasmo, per la bontà della sua bevanda freschissima.



“Quindi eccolo là Mr. Londra … Lo smalto alle unghie sembra quello che usava mia nonna” – mormorò Louis puntando a distanza Lambert.

Adam stava dialogando con Shannon e Tomo, già piuttosto interessati ad incidere un promo insieme a lui, da sottoporre alla Lithium.

Lux gli arrivò alle spalle, cogliendo il suo sarcasmo fuori luogo.

“Una nonna molto rock” – il francese rise, dandogli una toccatina alla nuca.

Boo si girò di scatto, sbiancando.

“Mon petit, cosa mi racconti? Ti sei divertito a New York?”

L’incepit di quel benvenuto, mon petit, era qualcosa di sacro per Louis ed in quel momento Vincent lo aveva usato con un’inclinazione vocale un po’ strafottente, almeno in base alla sua percezione.

L’effetto ai sensi di Boo fu dei peggiori.

“Sì, ti dispiace?”

Intorno ai due si era fatto come il vuoto, improvvisamente.

Brent e Brendan si erano aggregati a Colin e Jared, appena sopraggiunti con dei vassoi di salatini, da distribuire ai numerosi pargoli, mentre Harry era dalla parte opposta della caletta, a fare giocare i più piccoli, con Sylvie, Sveva, Kevin e Tim.

Lula stava a metà di quei vari mondi, pronti a collidere, sulle ginocchia del suo papà, intento a chiacchierare con Antonio, che gli aveva fatto spazio sul proprio altarino votivo.

L’atmosfera sembrò incendiarsi intorno a Vincent e Louis, anche se in quella confusione, nessuno poteva realmente sentire cosa si stessero dicendo.

“No, affatto, perché dovrebbe dispiacermi?” – ribatté asciutto l’affarista, fissandolo, il cuore a pezzi.

Louis rise amaro – “E’ buffo vero? Anche un po’ patetico, come due persone possano diventare ostili ed insopportabili, dopo essere state davvero complici”

Lux fece un passo verso di lui – “Questo dipende da te e sì, mi spiace doverlo ammettere, se proprio vuoi saperlo”

“Preferisco non sapere più niente di te Vincent” – disse freddo, le mani sudate, le pulsazioni fuori controllo.

“Devi avere un sosia, sai Louis? Od un clone, capace di scrivermi una lettera colma d’amore, della quale ti sei dimenticato!” – ringhiò ferito.

“Devo averla scritta a qualcuno che non esiste più, qualcuno che mi diceva che sarei rimasto l’unico, facendo passare me per stupido e lui per pazzo, evidentemente!” – ruggì con altrettanto fervore.

Le loro labbra erano a pochi centimetri e da esse sembrava uscire solo veleno.

“Ma cosa pretendi … Cosa vuoi da me, che non ti abbia già dato?” – Lux allargò le braccia, come in segno di resa o costernazione.

“Dato?? Oh sì, mi hai dato tutto Vincent, persino una figlia, mi hai dato ad Harry, mi hai persino dato i tuoi soldi, dicendomi che volevi la mia felicità! O forse volevi solo liberarti di me??!”

Gli occhi di Lux si riempirono di lacrime, come se ad ogni passaggio di quelle invettive, avesse ripercorso gli attimi più dolorosi, a seguito dei quali aveva perduto Louis per sempre.

“Tu non sai più quello che dici mon petit …” – disse affranto.

“Vincent”
Louis tremò così forte, da doversi appoggiare ad una panchina, fortunatamente dietro di sé.

“Ti aspetto domani, da me, dalle nove alle undici: avrai due ore di tempo per raggiungermi e chiarire una volta per tutte questa storia … Anche per dirci addio, se necessario ed inevitabile, Louis, ok?” – propose rigido.

“Do domani …?”

“Sì, domani o mai più. Ora basta scenate.” – e se ne andò, passando accanto ad Adam semplicemente per dirgli che sarebbe tornato a casa.

“Vincent sembri esausto, ma cosa è …”
Lambert vide di sfuggita Louis, nuovamente concentrato su di lui, ma più che altro su Lux.

“Se vuoi restare, qualcuno ti riaccompagnerà da me”

“No, meglio che vada in un albergo Vincent, non credi?”

“Fai come vuoi Adam, ho solo bisogno di essere solo domani mattina”

“Vado in hotel” – Adam sorrise, ma era scosso.

Lux si avviò al parcheggio senza salutare nessuno.

Styles lo scorse a distanza, facendogli un saluto, ma l’uomo non rispose al suo gesto, ormai al posto di guida.


In lontananza si stavano accumulando parecchie nuvole.

L’estate sarebbe finita molto presto, inghiottita da un temporale.









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