giovedì 3 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 272

Capitolo n. 272 – zen



Vas, Peter ed Ivan allestirono celeri l’accampamento ai margini di un’oasi lussureggiante, tanto da sembrare finta.

Forse era stata creata per i turisti, pensarono i sovietici, ridacchiando, mentre Christopher seguiva l’abilità del compagno in quelle manovre dal sapore militare.

Poco distanti, tre camper e due hummer, tutti blindati, si erano parcheggiati a cerchio, come un’autentica carovana d’altri tempi.

Sul pulman/astronave, come l’aveva definito Farrell, i bimbi giocavano, sbirciando di tanto in tanto il lavoro degli adulti.


“Cristo che caldo … Solo a Glam poteva venire in mente questa idea del cavolo” –bofonchiò Scott, passando a Jimmy l’ennesima borraccia di integratore salino.

Il giovane rise, coadiuvato da Tim e Kurt nell’assemblare un’area giochi per i cuccioli.

Rossi e Kevin stavano pensando al pranzo.
Anche il bassista si dimostrò abile ai fornelli e la cucina da campo, fornita da un conoscente di Brent, poteva fare invidia a quelle dell’esercito.

Brendan agganciava amache ovunque trovasse delle palme o qualcosa di adatto allo scopo, mentre Jared e Colin provvedevano ad apparecchiare una lunga tavolata sotto al gazebo, eretto per primo e con successo dai solerti carpentieri venuti dal freddo.

Pamela e Sveva, uniche presenze femminili, si erano aggregate volentieri a quella stramba spedizione, così Robert e Jude, che tagliavano insalata e pelavano patate, da almeno un paio d’ore.

Louis ed Harry, con Lux, si erano diretti invece in città, per rimediare medicinali e bevande, anche ad alta gradazione alcolica, perché almeno le cene non si trasformassero in un mortorio.

Vincent non si sentiva a disagio in presenza dei due, che non la smettevano di parlargli di Petra e di quanto fosse meraviglioso quel nuovo inizio, anche grazie a lui.

Il francese diede loro retta sino a destinazione, ma poi preferì concentrarsi sugli acquisti, lasciando la coppia un po’ indietro, tra bancarelle ed ambulanti chiassosi, ma divertenti.

In ogni caso l’uomo non li perdeva mai di vista, scambiando occhiate intense con Louis, che non veniva meno nel suo affetto per l’affarista, gratificandolo almeno in parte, come magra consolazione, nulla di più, purtroppo.


Geffen stazionava sotto la tenda più spaziosa, come un faraone, disse scherzando Dave, andando a trovarlo, per fargli assaggiare il sugo.

“Che ne pensi?” – domandò l’italiano sorridendo.

“Ottimo … Ci hai messo del curry?”

“Un pizzico, complimenti per la competenza Glam”

“Amo questa spezia, dicono faccia bene alla salute … Sì, insomma, quella altrui direi” – sorrise.

“Eppure ti vedo in forma, sai?”

“Sono strafatto, se mi passasse accanto un cane anti droga lo farei svenire, come minimo” – scherzò.

Risero.

“Allora dovrò arrestarti, se starnutisci manderai nel pallone tutti quanti”

“Ah probabile David …” – e gli sbirciò la fede – “Come ci si sente da sposati?”

“Tu dovresti saperlo …” – sorrise dolce – “Ad ogni modo una meraviglia … Amo Kurt da impazzire”

“Lo so, lo vedo, siete bellissimi …” – replicò limpido.

“Ogni giorno mi chiedo se merito tutta questa gioia”

“Lo faccio anch’io, ma al contrario, per il mio cancro … Non voglio deprimerti, il paragone è un vero schifo, scusami Dave” – sorrise amaro.

“Invece paradossalmente è corretta come similitudine … Devi farti forza Glam, pregare … Io lo faccio, anche per te”

“Ti ringrazio, sei un vero amico” – e lo abbracciò, con emozione.


Kurt li interruppe – “Abbiamo finito … Quando si mangia?” – chiese andando a stringersi al consorte, affettuosamente.

“Tra un quarto d’ora, iniziamo a dirlo alla truppa, che ne pensi cucciolo?” – e lo baciò, ammirandolo.

Kurt arrossì – “Sì … Saranno contenti, c’è un profumo allettante”

“Spero di non deludervi … Ti aspettiamo di là Glam?”

“Sì David, arrivo tra poco. Grazie.”



“Un turchese a forma di rana … E’ un portafortuna?” – chiese Boo sorridendo al mercante, che non capiva.

Lux glielo chiese nella sua lingua e il vecchietto capì, annuendo sdentato.

Harry sorrise, mostrando i dollari e l’altro indicò un biglietto da cinque dollari.
Erano sufficienti.

Louis fece un saltello, accaparrandosi quel minuscolo oggetto – “Lo terrò per sempre con me” – disse fissando Styles.

Si scambiarono un bacio e Vincent guardò altrove.

“Dovremmo andare, ci stanno aspettando” – disse inforcando gli occhiali, incolore.

“Ok” – replicò raggiante Boo, prendendo entrambi per mano i suoi cavalieri, facendosi largo tra la folla di curiosi intorno alle bancarelle piene zeppe di spezie, cianfrusaglie e profumi.

Harry lanciò un’occhiata imbarazzata a Vincent, che comunque gli sorrise.

Il giovane gli fece un cenno, lasciando che Boo salisse in auto per primo; Styles fece il giro del fuoristrada, seguendo Lux, per bisbigliargli un frettoloso – “Vorrei parlare un po’ con te”

“Quando vuoi, nessun problema”



Downey fece capolino con uno dei suoi sorrisi.

“Glam abbiamo scolato la pasta, hai appetito?”

“Ciao tesoro … Sì, abbastanza”

“Hai un bel colorito, Scott ti cura davvero bene”

“Francamente Rob ho scelto una … cura alternativa” – sorrise mesto.

“Di che tipo?”

“Lo conosci Hiroki?”

“Hiroki … Della Spring Tower?” – chiese in un sussurro.

“Proprio lui …”

“Allora esiste sul serio … Credevo fosse una sorta di leggenda metropolitana”

“Assolutamente, è poco più che un fanciullo, anche se maggiorenne da un pezzo, una bella persona, nonostante ciò che fa per vivere” – spiegò sereno Geffen.

L’attore gli si avvicinò, brandendogli i polsi, con delicatezza, scrutandolo poi con quei pozzi di pece, capaci di farti perdere la ragione.

“Perché lo fai Glam? Quella merda ti brucerà cellule e cervello, ben prima delle metastasi e di qualsiasi chemio”

“Come vedi mi ha rimesso in piedi e potrei anche” – prese fiato, chiudendo le palpebre – “E poi lo vorrei così tanto …” – le riaprì – “… fare l’amore con te, ancora una volta Rob” – ed i suoi zigomi avvamparono.

Downey sorrise – “Se potesse guarirti o almeno farti smettere di fare stronzate, potrei anche accettare la tua proposta”

“Non sarebbe giusto, non è più tempo di crearti problemi, di portare il mio dolore nella tua vita, Robert”

“Tu non l’hai mai fatto Glam, credimi” – e si lasciò avvolgere, cingendo a propria volta il busto di Geffen.

L’arrivo di Lula li distrasse – “Ehi papi, zio, venite! Pam dice che si fredda!” – e rise allegro, scappando via come un folletto.

“Soldino … Se almeno lui fosse in grado di compiere un miracolo Glam” – nel dirlo Downey si asciugò una lacrima, distaccandosi malvolentieri da quel luogo, dove si era sentito sempre al sicuro.

“Per me averlo qui lo è già, Rob … un miracolo” – si commosse.

“Avanti muoviamoci, se no Pam ci sgrida il primo giorno di vacanza” – provò a scherzare, con il cuore a pezzi.

“Ok … Andiamo pure.”



“Dio quanti ricordi Jay … A me sembra di ripiombare in quei giorni come se fosse un incantesimo, appena mettiamo piede in queste terre incredibili”
Farrell lo stava abbracciando da dietro, mentre Leto condiva le insalate al tavolo di quello che sembrava un autentico buffet.

“Succede anche a me, amore” – e voltandosi, gli diede un lungo bacio.

Colin lo fissò, poi.

“Come ti senti Jay?”

“Confuso … E’ una tensione continua, nella paura che ci sia un cambiamento improvviso, in peggio ovviamente” – replicò onesto.

“Aiutare Glam è diventata la nostra priorità, perché qui, tra noi, nessuno molla nessuno, però ci sta logorando e sono in pena per te, piccolo”

Il cantante sorrise come incantato – “Come ci riesci Cole …?”

“A fare cosa?” – l’irlandese sorrise.

“A farmi innamorare di te, ad ogni battito del mio cuore” – e lo baciò di nuovo.

Era vero, fottutamente vero, avrebbe detto Farrell.

Il suo petto sembrò riempirsi di un’onda gioiosa ed esaltante.

Jared gli faceva quell’effetto dal principio.
Come nessuno.

E Colin mai e poi mai aveva amato qualcuno nello stesso modo.
Proprio mai.







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