Capitolo n. 277 – zen
Colin preparò i
vassoi per i bimbi, asciugandosi il viso con la manica destra della camicia
tinta senape, tra una porzione e l’altra.
Dava le spalle
all’ingresso della tenda adibita a cucina, in quell’istante completamente deserta,
così da non accorgersi dell’arrivo di Jared.
“Ehi Cole sei qui …”
“Ciao tesoro, sì
faccio in un attimo, inizia a preparare i cuccioli” – disse con la voce
spezzata.
Leto azzerò la
distanza in un frammento di tempo, in cui sentì il peso dell’angoscia, per
vederlo in quello stato, all’improvviso.
“Colin guardami” –
chiese a mezza voce, appoggiando i palmi alle scapole del marito.
La sua schiena
spaziosa era così rassicurante e Jared non esitò ad aggrapparsi ad essa,
avvolgendo il busto dell’irlandese.
Farrell si girò,
scomponendo quell’incastro perfetto, per brandire gli zigomi del cantante,
fissandolo intenso.
“Il mio abbraccio non
potrà mai darti quel calore, vero …?”
“Cole, ma”
“No, perché ti ho
fatto subire lo stesso male, la medesima umiliazione, che ti ha inflitto quel
bastardo tanti anni fa e, pur sapendolo, ho fatto altrettanto …”
“Colin no … NO, non
puoi paragonarti a lui!” – reagì con impeto, stringendo tra le dita, a propria
volta, il viso dell’attore.
“E invece è quanto è
successo … E non potrò mai consolarti davvero Jay”
“Sbagli … Tu l’hai
fatto, la prima volta che ne abbiamo parlato ed eravamo in un deserto, da soli,
lontani da quel mondo, che ci avrebbe divisi … E non c’è riuscito, tanto meno
le paure, che mi portavo dentro, dopo che quel bastardo mi aveva seviziato … Hanno fallito tutti e tu ed io siamo
ancora qui, amore … Siamo noi, quelli autentici, anche se il dolore per Glam ci
mette a dura prova, però tu l’hai superata a pieno … E non smetti di
confermarlo, anche in questo preciso istante Cole” – e lo baciò, senza
concedergli repliche.
Farrell, per la prima
volta, si sentì perdonato, senza più ombre, senza più ripensamenti.
Lux si cambiò, dopo
avere chiuso il trolley.
Dave gli aveva
preparato un piatto freddo ed una fetta di dolce, alla loro mensa da campo,
indagando un minimo sulle sue intenzioni.
“Sto un po’ leggero …
In volo poi mangerò ancora qualcosa”
“Certo Vincent …
Torni in California?”
“No, mi fermo a
Londra, poi torno in Costa Azzurra” – sorrise – “Non c’è fretta”
“La nostra vacanza
qui, comunque, è agli sgoccioli …”
“Per me è finita
David … Non vado oltre”
“Sì, capisco … Passi
ancora a salutarmi?”
“No, facciamo ora …
Tanti auguri per la vostra luna di miele, divertitevi in Messico, so che
andrete lì direttamente” – e lo abbracciò.
“Ti ringrazio … Sì, a
Cancun, pochi giorni, senza Martin, che andrà in campeggio con i cugini” –
Rossi sorrise.
“Ok … A presto, da
qualche parte … In giro per il mondo” – e se ne andò.
Ora Vincent stava
guardando i piatti colmi, a gola chiusa.
Sentì dei passi
leggeri e poi riconobbe il suo profumo.
“Louis …” – gli andò
incontro – “Tu non dovresti alzarti, hai avuto un malore” – lo rimproverò
amorevole, stringendolo a sé forte, perché proprio non riuscì a farne a meno.
E Boo non desiderava
altro.
“Te ne saresti andato
via, senza dirmelo?” – chiese il giovane, lanciando un’occhiata ai bagagli di
Lux.
“No … Non lo so
neppure io mon petit” – sorrise amaro – “Vieni, sediamoci, ti verso da bere”
“Perché non mangi?”
L’uomo lo scrutò,
provando quella sensazione di tenerezza e smarrimento, davanti a
quell’ingenuità, che Louis usava come arma di difesa, per non accettare la
realtà delle cose.
“Non mi va di farlo,
così come non mi va più di stare qui … Pensavo di vincere su me stesso,
orbitando intorno alla vostra famiglia, a te, Harry e Petra, ma sbagliavo di
grosso”
Si presero le mani e
Louis appoggiò la fronte sulla spalla sinistra di Vincent, dalla parte del
cuore.
“E’ colpa mia … E non
riesco ad aiutarti”
“No, la responsabilità
di ciò che faccio, mi appartiene ancora, sai?” – replicò dolce l’ex poliziotto,
accarezzandogli la nuca, senza che Boo si spostasse.
“Non ci vedremo più,
quindi …? Andrai a vivere a Londra e” – nel dirlo, affranto, Louis alzò la
testa, per tornare a guardarlo, ma Vincent lo baciò e lui non lo respinse
affatto.
Lux frammentò quel
contatto, con poche parole – “Ecco vedi … Se non ti lasciassi andare, ci
ridurremmo sempre così … E non è giusto, non è sopportabile” – concluse greve
ed assorto.
Si alzò poi di scatto,
cercando il passaporto e le sigarette.
“Siamo adulti, noi
possiamo trovare una soluzione!” – sbottò il ragazzo, alzandosi veloce, anche
se in crisi di ossigeno.
Vincent scosse la
testa – “Ci abbiamo provato o almeno io l’ho fatto, te lo assicuro, però, come
vedi, siamo al punto di partenza”
“Non riesco a credere
che ci stiamo dicendo addio …” – iniziò a singhiozzare.
“Io non ti sto
abbandonando Louis, perché è questo che stai pensando, vero? Nessun addio, ma
nemmeno arrivederci, perché ora io non ce la faccio, capisci …? Io proprio non
ci riesco mon petit, questo legame mi sta strangolando, devo allentare la
presa, devo salvarmi, per potere tornare da te, un giorno” – e lo riabbracciò,
saldamente.
“Aspetterò quel
giorno … come la cosa più bella …” – mormorò in affanno, completamente confuso,
nel rendersi conto di quanto quella situazione, lo stesse facendo a brandelli.
“Ed io farò lo
stesso, mon petit … Abbi cura di te e di Petra … Per Harry non hai bisogno di
raccomandazioni” – sorrise sconvolto – “… hai avuto a cuore il suo bene dal
primo momento … E sarà così, per sempre.”
Il numero che gli
apparve sul satellitare gli risultò sconosciuto.
Geffen rispose con un’esitazione,
ma poi sorrise, al suono della sua voce.
“Ciao Glam, sono
Hiroki, ti disturbo?”
“No … Solo non
ricordavo di averti dato il mio recapito …”
“Veramente te l’ho …
rubato, facendomi una chiamata sul cellulare, mentre dormivi” – confessò solare.
Sembrava felice.
“Nessun problema,
stai bene?”
“Sì, però volevo
dirti che sto per andare a New York, cambio vita ecco …”
“Cavoli … Bella
notizia direi” – sorrise.
“Voglio riprendere
gli studi, di Filosofia, come il mio patrigno”
“E’ un progetto
interessante, ma Kiro cosa ne pensa?” – chiese perplesso.
“Lui è d’accordo e mi
ha dato anche le chiavi di un loft, posso rimanerci finché non mi sarò
sistemato diversamente … E poi mi cercherò un lavoro serio” – rise.
“Perfetto Hiroki, se
ti servono dei soldi, comunque”
“No, ti ringrazio, ho
dei risparmi, sono sufficienti, ma nel caso, posso cercarti?”
“Certo, così come
dovrai mandarmi il tuo nuovo indirizzo, intesi? Promettilo”
“Lo farò, non temere …
Bene, so che sei in Egitto, ho visto le foto su di un giornale”
“Siamo stati
paparazzati?” – rise.
“Tu e la tua carovana
siete nel mirino del gossip, non lo sapevi Glam?”
“Pazienza … In
effetti siamo nel bel mezzo di un melodramma …” – quasi sussurrò, vedendo Lux
allontanarsi con la valigia e Louis tornare mesto da Harry.
“L’amore non è una
cosa semplice …” – sospirò il ragazzino.
“Veramente sono gli
esseri umani a complicarlo …” – bissò rassegnato.
“Adesso vado, sto
raccogliendo le mie cianfrusaglie, ti richiamo dalla grande mela, ok?”
“Ci conto Hiroki, sii
prudente … Sai come trovarmi, ti abbraccio”
“Grazie Glam … Ti
voglio bene”
L’avvocato aggrottò
la fronte, pensando che si conoscevano appena, ma le emozioni di quel giovane,
le percepiva così limpide e spontanee, da non poterlo non ricambiare con un – “…
Ti voglio bene anch’io Hiroki … Ciao …”
Boo si asciugò il
volto nella t-shirt di Harry, che lo avvolgeva triste.
“Sono io quello che
sbaglia sempre … Che si fa odiare …”
“Vincent non ti odia
piccolo … Lui, semmai, ti ama troppo”
“E poi Petra … Si è
sacrificato anche per lei, ha fatto di tutto purché noi fossimo realizzati
anche come genitori, ti vuole bene Haz … Lui è generoso ed io un ingrato”
Styles lo guardò,
senza rimprovero – “Ti senti escluso, emarginato dalla sua esistenza, com’era
accaduto con tuo padre e tuo fratello, Louis, certo non in modo così brutale,
però la sensazione si ripete e ci stai da cani, io questo lo comprendo, però
devi permettere a Vincent di dimenticarti o comunque di alleviare il suo
dolore, che prevale sul tuo, perché hai tutto … insieme a me ed alla nostra Petra”
Boo sentì il proprio
addome contrarsi.
“Perderò anche voi …
Con questa mia stupida immaturità … Ne sono sic” – ma un bacio lo bloccò, in
quel suo autocommiserarsi inutile.
Louis se ne vergognò,
pensando a quanto fosse stato fortunato nel riavere i suoi affetti, grazie ad
Harry ed ad avere questi, con Petra, a formare un nucleo in armonia e denso di
progetti, almeno quanto di amore puro.
A come, infine,
avrebbe dovuto essere grato a Vincent, per avere concretizzato parte dei suoi
sogni, senza secondi fini, senza mezze misure, invece di incrinare la sua
dignità, tenendolo in gioco, quando, al contrario, per Lux i giochi erano
finiti da un pezzo.
Doveva assolutamente
recuperare quella sua mancanza e, mentalmente, si augurò che Harry lo
appoggiasse anche in quella, che gli apparve subito come un’impresa ardua, ma
non impossibile.
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