mercoledì 9 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 277

Capitolo n. 277 – zen



Colin preparò i vassoi per i bimbi, asciugandosi il viso con la manica destra della camicia tinta senape, tra una porzione e l’altra.
Dava le spalle all’ingresso della tenda adibita a cucina, in quell’istante completamente deserta, così da non accorgersi dell’arrivo di Jared.

“Ehi Cole sei qui …”

“Ciao tesoro, sì faccio in un attimo, inizia a preparare i cuccioli” – disse con la voce spezzata.

Leto azzerò la distanza in un frammento di tempo, in cui sentì il peso dell’angoscia, per vederlo in quello stato, all’improvviso.

“Colin guardami” – chiese a mezza voce, appoggiando i palmi alle scapole del marito.

La sua schiena spaziosa era così rassicurante e Jared non esitò ad aggrapparsi ad essa, avvolgendo il busto dell’irlandese.

Farrell si girò, scomponendo quell’incastro perfetto, per brandire gli zigomi del cantante, fissandolo intenso.

“Il mio abbraccio non potrà mai darti quel calore, vero …?”

“Cole, ma”

“No, perché ti ho fatto subire lo stesso male, la medesima umiliazione, che ti ha inflitto quel bastardo tanti anni fa e, pur sapendolo, ho fatto altrettanto …”

“Colin no … NO, non puoi paragonarti a lui!” – reagì con impeto, stringendo tra le dita, a propria volta, il viso dell’attore.

“E invece è quanto è successo … E non potrò mai consolarti davvero Jay”

“Sbagli … Tu l’hai fatto, la prima volta che ne abbiamo parlato ed eravamo in un deserto, da soli, lontani da quel mondo, che ci avrebbe divisi … E non c’è riuscito, tanto meno le paure, che mi portavo dentro, dopo che quel bastardo mi aveva seviziato … Hanno fallito tutti e tu ed io siamo ancora qui, amore … Siamo noi, quelli autentici, anche se il dolore per Glam ci mette a dura prova, però tu l’hai superata a pieno … E non smetti di confermarlo, anche in questo preciso istante Cole” – e lo baciò, senza concedergli repliche.

Farrell, per la prima volta, si sentì perdonato, senza più ombre, senza più ripensamenti.



Lux si cambiò, dopo avere chiuso il trolley.
Dave gli aveva preparato un piatto freddo ed una fetta di dolce, alla loro mensa da campo, indagando un minimo sulle sue intenzioni.

“Sto un po’ leggero … In volo poi mangerò ancora qualcosa”

“Certo Vincent … Torni in California?”

“No, mi fermo a Londra, poi torno in Costa Azzurra” – sorrise – “Non c’è fretta”

“La nostra vacanza qui, comunque, è agli sgoccioli …”

“Per me è finita David … Non vado oltre”

“Sì, capisco … Passi ancora a salutarmi?”

“No, facciamo ora … Tanti auguri per la vostra luna di miele, divertitevi in Messico, so che andrete lì direttamente” – e lo abbracciò.

“Ti ringrazio … Sì, a Cancun, pochi giorni, senza Martin, che andrà in campeggio con i cugini” – Rossi sorrise.

“Ok … A presto, da qualche parte … In giro per il mondo” – e se ne andò.


Ora Vincent stava guardando i piatti colmi, a gola chiusa.

Sentì dei passi leggeri e poi riconobbe il suo profumo.

“Louis …” – gli andò incontro – “Tu non dovresti alzarti, hai avuto un malore” – lo rimproverò amorevole, stringendolo a sé forte, perché proprio non riuscì a farne a meno.

E Boo non desiderava altro.

“Te ne saresti andato via, senza dirmelo?” – chiese il giovane, lanciando un’occhiata ai bagagli di Lux.

“No … Non lo so neppure io mon petit” – sorrise amaro – “Vieni, sediamoci, ti verso da bere”

“Perché non mangi?”

L’uomo lo scrutò, provando quella sensazione di tenerezza e smarrimento, davanti a quell’ingenuità, che Louis usava come arma di difesa, per non accettare la realtà delle cose.

“Non mi va di farlo, così come non mi va più di stare qui … Pensavo di vincere su me stesso, orbitando intorno alla vostra famiglia, a te, Harry e Petra, ma sbagliavo di grosso”

Si presero le mani e Louis appoggiò la fronte sulla spalla sinistra di Vincent, dalla parte del cuore.

“E’ colpa mia … E non riesco ad aiutarti”

“No, la responsabilità di ciò che faccio, mi appartiene ancora, sai?” – replicò dolce l’ex poliziotto, accarezzandogli la nuca, senza che Boo si spostasse.

“Non ci vedremo più, quindi …? Andrai a vivere a Londra e” – nel dirlo, affranto, Louis alzò la testa, per tornare a guardarlo, ma Vincent lo baciò e lui non lo respinse affatto.

Lux frammentò quel contatto, con poche parole – “Ecco vedi … Se non ti lasciassi andare, ci ridurremmo sempre così … E non è giusto, non è sopportabile” – concluse greve ed assorto.

Si alzò poi di scatto, cercando il passaporto e le sigarette.

“Siamo adulti, noi possiamo trovare una soluzione!” – sbottò il ragazzo, alzandosi veloce, anche se in crisi di ossigeno.

Vincent scosse la testa – “Ci abbiamo provato o almeno io l’ho fatto, te lo assicuro, però, come vedi, siamo al punto di partenza”

“Non riesco a credere che ci stiamo dicendo addio …” – iniziò a singhiozzare.

“Io non ti sto abbandonando Louis, perché è questo che stai pensando, vero? Nessun addio, ma nemmeno arrivederci, perché ora io non ce la faccio, capisci …? Io proprio non ci riesco mon petit, questo legame mi sta strangolando, devo allentare la presa, devo salvarmi, per potere tornare da te, un giorno” – e lo riabbracciò, saldamente.

“Aspetterò quel giorno … come la cosa più bella …” – mormorò in affanno, completamente confuso, nel rendersi conto di quanto quella situazione, lo stesse facendo a brandelli.

“Ed io farò lo stesso, mon petit … Abbi cura di te e di Petra … Per Harry non hai bisogno di raccomandazioni” – sorrise sconvolto – “… hai avuto a cuore il suo bene dal primo momento … E sarà così, per sempre.”



Il numero che gli apparve sul satellitare gli risultò sconosciuto.

Geffen rispose con un’esitazione, ma poi sorrise, al suono della sua voce.

“Ciao Glam, sono Hiroki, ti disturbo?”

“No … Solo non ricordavo di averti dato il mio recapito …”

“Veramente te l’ho … rubato, facendomi una chiamata sul cellulare, mentre dormivi” – confessò solare.

Sembrava felice.

“Nessun problema, stai bene?”

“Sì, però volevo dirti che sto per andare a New York, cambio vita ecco …”

“Cavoli … Bella notizia direi” – sorrise.

“Voglio riprendere gli studi, di Filosofia, come il mio patrigno”

“E’ un progetto interessante, ma Kiro cosa ne pensa?” – chiese perplesso.

“Lui è d’accordo e mi ha dato anche le chiavi di un loft, posso rimanerci finché non mi sarò sistemato diversamente … E poi mi cercherò un lavoro serio” – rise.

“Perfetto Hiroki, se ti servono dei soldi, comunque”

“No, ti ringrazio, ho dei risparmi, sono sufficienti, ma nel caso, posso cercarti?”

“Certo, così come dovrai mandarmi il tuo nuovo indirizzo, intesi? Promettilo”

“Lo farò, non temere … Bene, so che sei in Egitto, ho visto le foto su di un giornale”

“Siamo stati paparazzati?” – rise.

“Tu e la tua carovana siete nel mirino del gossip, non lo sapevi Glam?”

“Pazienza … In effetti siamo nel bel mezzo di un melodramma …” – quasi sussurrò, vedendo Lux allontanarsi con la valigia e Louis tornare mesto da Harry.

“L’amore non è una cosa semplice …” – sospirò il ragazzino.

“Veramente sono gli esseri umani a complicarlo …” – bissò rassegnato.

“Adesso vado, sto raccogliendo le mie cianfrusaglie, ti richiamo dalla grande mela, ok?”

“Ci conto Hiroki, sii prudente … Sai come trovarmi, ti abbraccio”

“Grazie Glam … Ti voglio bene”

L’avvocato aggrottò la fronte, pensando che si conoscevano appena, ma le emozioni di quel giovane, le percepiva così limpide e spontanee, da non poterlo non ricambiare con un – “… Ti voglio bene anch’io Hiroki … Ciao …”



Boo si asciugò il volto nella t-shirt di Harry, che lo avvolgeva triste.

“Sono io quello che sbaglia sempre … Che si fa odiare …”

“Vincent non ti odia piccolo … Lui, semmai, ti ama troppo”

“E poi Petra … Si è sacrificato anche per lei, ha fatto di tutto purché noi fossimo realizzati anche come genitori, ti vuole bene Haz … Lui è generoso ed io un ingrato”

Styles lo guardò, senza rimprovero – “Ti senti escluso, emarginato dalla sua esistenza, com’era accaduto con tuo padre e tuo fratello, Louis, certo non in modo così brutale, però la sensazione si ripete e ci stai da cani, io questo lo comprendo, però devi permettere a Vincent di dimenticarti o comunque di alleviare il suo dolore, che prevale sul tuo, perché hai tutto … insieme a me ed alla nostra Petra”

Boo sentì il proprio addome contrarsi.

“Perderò anche voi … Con questa mia stupida immaturità … Ne sono sic” – ma un bacio lo bloccò, in quel suo autocommiserarsi inutile.

Louis se ne vergognò, pensando a quanto fosse stato fortunato nel riavere i suoi affetti, grazie ad Harry ed ad avere questi, con Petra, a formare un nucleo in armonia e denso di progetti, almeno quanto di amore puro.

A come, infine, avrebbe dovuto essere grato a Vincent, per avere concretizzato parte dei suoi sogni, senza secondi fini, senza mezze misure, invece di incrinare la sua dignità, tenendolo in gioco, quando, al contrario, per Lux i giochi erano finiti da un pezzo.

Doveva assolutamente recuperare quella sua mancanza e, mentalmente, si augurò che Harry lo appoggiasse anche in quella, che gli apparve subito come un’impresa ardua, ma non impossibile.












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