Capitolo n. 285 – zen
Downey si strinse un
po’ nelle spalle magre, scrutando Hiroki giocare sulla spiaggia insieme a Lula.
Geffen, a propria
volta, cinse il busto dell’attore, posando un bacio caldo sulla sua nuca.
“E’ bello averti qui
Robert …” – mormorò, chiudendo le palpebre, per assaporare a pieno la sua
presenza, il suo profumo, il calore di quel corpo, che ancora desiderava da
morire.
Prima
di morire.
“E’ così giovane,
Glam …” – esordì il moro, il cuore scalpitante tra gola e stomaco.
“Lui è un po’ di
tutti voi, di ognuno di voi …” – Geffen sorrise, voltandolo a sé, senza
lasciarlo andare.
“In che senso?”
“I suoi tatuaggi, i
suoi occhi, i capelli persino e poi la gioia di vivere che ha, la sua età …
Jared, tu, Lula … Perché soldino è sempre stato così, vero?” – si intristì.
“Non so chi proverà
il dolore più grande, sai Glam? Se tu a lasciarci o noi a perderti” – replicò smarrito,
accogliendo poi un bacio sulle labbra, che non voleva essere casto.
Geffen stava bene,
quel pomeriggio, il viaggio era stato rapido da New York, il ritorno a Palm
Springs tranquillo, nonostante l’imprevisto, in cui era incappato per via di
Hiroki, ora in salvo.
L’ultima dose di
quell’eroina in circolo, perché voleva trascorrere quei giorni in forma, anche
se solo apparente, ritrovando Robert, ma anche Jared, a breve.
Sperava di
trascorrere con loro il più possibile, di quel tempo sempre più esiguo.
“Dov’è Jude?”
“In palestra, si
allena … Sono arrivati dei copioni, ha dei progetti …” – disse piano,
sciogliendo il loro intreccio.
“Non mi sembri felice
Rob, di questa cosa …” – disse l’avvocato seguendolo all’interno della
mansarda.
Downey si allungò,
sotto il lucernaio, così fece Glam, affiancandolo, per poi prenderlo per mano.
“Da quando siamo
stati operati, lui si sente meglio e questo sì, che mi rende felice” – sorrise,
finalmente.
“Bene … E tu?”
“Non è la stessa
condizione, anche se il mio organismo non ha rigettato il rene di Jude, penso
sia un miracolo, per i problemi avuti in passato, le chemio ed il resto” –
inspirò, intrecciando più saldo le rispettive dita.
Glam lo guardò, con
dolcezza – “Realizzerete ancora molti dei vostri sogni, ne sono certo.”
Harry imprecò, resettando
il timer dell’attrezzo, che stava usando da circa dieci minuti.
“Ehi, così lo rompi”
Law rise, poco
lontano, accorgendosi di lui.
“Ehi ciao … Non
sapevo fossi qui anche tu, per me è la seconda volta e mi sono già stancato” –
ribatté serio, avvicinandosi all’inglese.
“Perché mai? E’ un
bel posto, ci sono persone simpatiche” – Jude rise, indicando Xavier, che
rimbalzava su di un tappeto elastico, nella stanza adiacente.
Styles lo sbirciò
incuriosito, dai suoi indumenti ridotti ed il sorriso acerbo, nonostante lo
scultore non fosse più un adolescente ribelle.
“Derado non c’è?”
“Per carità, Phil è
pigrissimo … Xavy ci viene con me, qui ed anche a fare shopping, dopo, ti
unisci a noi Harry?” – domandò gentile e solare.
“Più tardi c’è il
party del nonno …”
“Ci vado anch’io,
passiamo a prendere Glam, Rob e … come si chiama? Hiroki? Alla villa, insomma,
poi tutti da Meliti”
“Hiroki è qui?”
“Già, sembra ci sia
stato un casino a casa sua e poi hai saputo di Kiro? L’hanno pestato, forse per
sapere dov’era il nipote …” – rivelò più serio.
“Mi dispiace, non
sapevo nulla, con Geffen non è che ci si frequenti spesso, anche se ci siamo visti
proprio con lui ed Hiroki a New York … E’ tutto così strano …”
“Quando si tratta di
Glam, nulla lo è per davvero”
“Dio sono a pezzi … E
qui fa ancora così caldo …”
Adam si lamentò,
uscendo sulla terrazza della residenza di Lux.
L’affarista leggeva
un giornale di Parigi, poco attento alle elucubrazioni del suo invitato a
sorpresa.
Mai si sarebbe
aspettato di rientrare in California con un cantante bizzarro e talentuoso
quanto Lambert e di ospitarlo, anche se solo per pochi giorni.
Adam voleva trovarsi
subito un alloggio ed Antonio aveva messo a disposizione uno dei suoi numerosi
loft disabitati, nella zona dove già risiedevano Hopper e Styles.
Il ragazzo, però, non
era molto convinto di tutta quella generosità.
Peraltro sarebbe
stato ben presto indipendente, se avesse firmato per la Lithium, come
prospettatogli da Leto; tanto valeva aspettare un minimo e declinare l’offerta
disinteressata di quel boss in pensione, che avrebbe incontrato a breve.
“Dobbiamo andarci?” –
chiese parandosi davanti a Lux.
“Dove?” – bissò distratto
ed assonnato.
“A quella festa …”
“Uh sì, è sacra” –
rise, alzandosi, per andarsi a cambiare.
Erano entrambi ancora
in accappatoio, ma non avevano dormito insieme, né più trasceso in alcun
approccio, se non amichevole.
“Ok … Che mi metto?”
“Vestiti semplice, se
ti serve qualcosa la compriamo, ok?”
“Ok, ma tieni il
conto, mi sdebiterò al più presto!” – gli echeggiò dal corridoio, tornando
verso la camera, che Vincent gli aveva assegnato.
Brent lo abbracciò
forte.
“Ehi fratellino,
bentornato” – l’ex capitano lo accolse nel migliore dei modi, dopo avere abbassato la serranda del locale, chiuso per un paio di settimane, in vista del suo
matrimonio con Laurie.
“Ciao … Ho lasciato
Petra da Pam e Carmela, volevo vederti da solo …” – disse esitante, salendo in
auto.
“Ok, eccoci qua, ti
ascolto” – replicò lui di ottimo umore.
Quello di Louis era
denso di crepe e venature pericolose per il suo rapporto con Harry, agli
sgoccioli con la pazienza, temeva il futuro paleontologo.
“Si tratta di Lux …” –
faticava a chiamarlo per nome, come se bastasse quel dettaglio a raffreddare i
sentimenti, che nutriva per il francese.
“Sì, ok … Lo
supponevo, dal Cairo hai avuto una sorta di … ricaduta”
“Nessuna ricaduta,
non ci sono andato a letto” – sbottò cupo.
“Non intendevo questo
Boo, mi riferivo alla tua lettera, me ne hai accennato, rammenti?”
Louis annuì,
allacciandosi la cintura, mentre Tomlinson jr avviava il suv.
“In effetti ho
disatteso il mio impegno a dare una svolta a questo pasticcio”
“Ma non lo è” – Brent
rise – “… se solo seguissi i tuoi buoni propositi … epistolari” – e gli fece l’occhiolino.
“Volevo trattenerlo,
evidentemente o rassicurarlo, con la strizza di perderlo ed il risultato è che
sta succedendo”
“In che modo?”
“Ha un altro”
“Non dire cazzate
Boo!”
“Cazzate? E’ arrivato
in città con un tipo niente male, uno che canta, recita, persino Jared gli ha
fatto un provino!”
“E chi te l’ha detto?”
“Colin, mentre
lasciavo la bimba dal nonno, ecco chi me l’ha detto” – inspirò greve, fissando
il lungo mare.
“E Colin Farrell si
mette a fare il pettegolo? No, scusa, non ce lo vedo”
“Con qualche
insistenza …” – spiegò buffo.
“Ah mi pareva, però
così peggiori unicamente le cose Louis, te ne rendi conto? E ti vuoi fare una
ragione che hai sposato Harry, che Vincent è, anzi DEVE essere, solo un amico?
Senza dimenticare il micro particolare che ha diritto ad una vita sua, con chi
cavolo gli pare o no?!”
Downey sciolse l’ultima
lacrima, nell’incavo del collo di Glam, sopra di lui, tra le sue gambe, vivo e
ritrovato, anche se in un ritmo fatto di tenerezza, di contemplazione
reciproca, non di sesso, anche se ci stavano come provando a farlo, senza
pretese, in una sorta di aurea affettuosa e malinconica.
Vennero senza ansiti,
senza vibrare lascivi e torbidi.
Si era ricreata solo
l’ambizione, mai esaurita, di appartenersi, di respirarsi.
Fu il loro amplesso
migliore, forse definitivo, una sorta di commiato, dal loro futuro, mai
arrivato, di un passato già dissolto, senza contorni da ricordare e
rimpiangere.
Si baciarono, per non
dirsi niente.
Avrebbe fatto così
male.
Geffen si coricò di
lato, portandosi appresso Robert, saldamente intersecato a lui, che lo amava
come il primo istante.
Le bimbe avrebbero
allietato quell’evento con una recita, dedicandola a Meliti, sistematosi come
un sovrano, sopra un trono posticcio, assemblato da Preston e Denny, con l’aiuto
di Kevin, Tim e Kurt.
L’atmosfera era
invitante e spensierata.
Tom e Chris
prepararono Luna con attenzione.
Era splendida.
Così il resto di quel
gruppo in rosa confetto, tra ballerine ed attrici, nei ruoli che le figlie di
ogni coppia, si erano assegnate la mattina presto, nel parco della residenza di
Antonio.
Jared e Xavier,
arrivato da solo, pensavano al maquillage di scena.
“Tu non dovevi essere
con Jude?” – domandò di botto il leader dei Mars, cercando del mascara fucsia,
nelle pochette sparse sulle mensole di un’improbabile sala trucco, sotto ad un
gazebo affollatissimo.
“E’ andato da Geffen,
non avevo tempo di seguirlo, dovevo correre qui, ero già in ritardo”
“Ok …”
“E poi era in
compagnia”
“Di chi?”
“Harry Styles” –
sorrise.
“Haz …?”
“Ce lo siamo trovato
alla Gym Stars … Un po’ teso”
“Per Louis e Vincent?”
“Ed Adam …” – Xavy ridacchiò,
indicando l’arrivo di Lambert con Lux.
“Prevedo guai … Aveva
ragione Colin” – sospirò Leto.
“Il tuo Re d’Irlanda
la sa lunga su queste cose” – ironizzò il compagno di Derado, ricevendo in
cambio da Jared una nuvola di paillettes, che gli si stampò sul petto nudo ed
abbronzato, decorandolo come uno stravagante circense.
LUNA
ROBERT
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