mercoledì 16 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 281

Capitolo n. 281 – zen



Adam diede una spinta allo schienale del divano, trasformandolo in un comodo letto ad una piazza e mezza.

Sollevò poi la parte superiore, pescando dal cassettone interno le lenzuola ancora sigillate ed un paio di cuscini.

“Forse non è il massimo, però ci dormirai bene Vincent” – sorrise, preparando il giaciglio per Lux, che lo guardava divertito.

“Sei bene organizzato invece … Qui c’è tutto” – e si guardò intorno.

Il bilocale con soppalco era carino ed accogliente, in una zona di Londra piuttosto tranquilla e, soprattutto, pulita ed immersa nel verde.

“Tu dormi la sopra, Adam?”

“Sì, mi piace la luce della luna, che filtra dal lucernaio, mi ricorda un po’ Parigi”

“Ci sei stato?”

“Un secolo fa, con un amico … Erano tempi felici, prima che i miei morissero e questo è tutto ciò che resta di loro, questa casa insomma, me l’avevano comprata per il mio diciottesimo compleanno”

“Un bel regalo … Mi dispiace, come è successo?”

Adam si allontanò, cercando del caffè in un armadietto – “Un incidente” – disse distratto.

Lux rimase un po’ interdetto, poi sbirciò alcune foto sopra ad una mensola.

C’era una foto di famiglia, con un Adam di cinque o sei anni appena: erano a bordo di una piscina e, sullo sfondo, una villa maestosa.

Vincent aggrottò la fronte – “Questo è Robert Lambert … Il re dei cosmetici, lo conosco … Ma è vivo e vegeto” – disse stranito, fissando il giovane, che si accigliò.

“Ok, scoperto, del resto sei un ex poliziotto, giusto?” – replicò irritato – “Tanto non fa differenza, per me sono trapassati ed io per loro cancellato”

“Per ciò che fai?” – e prese un’altra istantanea tra le mani, scrutandola – “Ti trucchi quando ti esibisci …? Ti travesti anche da donna?” – chiese Lux, senza alcun accento particolare.

Adam gli strappò la cornice – “NO! Altre domande ispettore??”

“Semmai commissario” – sorrise – “Comunque che differenza fa? Sei suo figlio, quel coglione di Robert non accettava la tua diversità?”

“Vedo che lo conosci bene …”

“Diciamo che ho investito qualcosa nella sua azienda, quando giocavo in borsa, ma proprio le sue idee conservatrici rovinarono la campagna pubblicitaria ed il lancio di un prodotto innovativo … Hai presente di che parlo?”

“Sì, una crema antirughe, un fiasco, ma poi il brevetto fu venduto ad una ditta svizzera e quelli ci hanno fatto i soldi a palate …”

“Perché non hai approfittato dell’influenza dei tuoi? Avresti potuto fingere, essere ciò che non eri ed arrivare al successo, come tanti altri figli di papà, Adam” – lo provocò.

“Perché io sono diverso, ho una dignità … Certo che vedersi passare davanti degli stronzi alle varie audizioni fa ribollire il sangue”

“Allora vorrei presentarti Jared Leto, se non gli andrai a genio, non si farà problemi a rispedirti in Inghilterra …”

“Jared? Il leader dei Mars? E’ un pezzo che non si esibiscono, credevo che non gli importasse più molto della musica, con tutti quei figli … e poi il marito, gli amanti” rise, più rilassato.

“Sì, la sua vita è turbolenta, ma è in gamba e sempre nell’ambiente, ha i contatti migliori, da quel che so”

“Mmm vedremo, domani faccio un provino, magari mi va bene qui in patria … Perché non sperarci?”

“Tutto può succedere, guarda noi”

“Già, ma forse è solo uno scherzo del destino Vincent” – ribatté insolente.

“Sarebbe la seconda volta … Anche Louis l’ho conosciuto in maniera un po’ strana, senza preavviso insomma”

“Nessuno ha cercato nessuno e tutti si sono trovati …” – Adam sorrise.

“E’ una filastrocca?”

“No Vincent … no” – inspirò, preparando una brodaglia dall’aspetto inquietante.

“Non hai una moka?”

“No … Forse preferisci un tè”

“Ho sonno, me ne vado in bagno e poi a nanna, in ogni caso grazie … Ci vediamo a colazione?”

“Sì … Certo Vincent, fai come se fossi a casa tua … A domani.”



Hiroki controllò dallo spioncino.
Ancora non ci credeva.

“Glam … Ma sei tu davvero? Oh cavoli” – e si strinse forte a lui, ridendo innocente e gioioso.

“Pensavi scherzassi?” – replicò lui un po’ in imbarazzo.

“Su entra, c’è un casino assurdo, mi hanno giusto portato il letto ieri sera … Il resto è ancora negli scatoloni”

“Vedo … Li sistemerai con calma od hai già trovato lavoro?” – domandò, accomodandosi sull’unica poltrona, nel mezzo del living, piazzata sopra ad un enorme tappeto, dallo stile moderno.

Il loft era pavimentato per intero con un parquet tinta ciliegio, le pareti bianche, vetrate ovunque, su di un panorama pazzesco.

“Ho fatto un paio di colloqui ed inviato curriculum a chiunque …”

“Potrei sentire qualche amico …” – propose vago Geffen.

“Non voglio spintarelle!” – Hiroki rise di nuovo, era bellissimo.

Se ne andava in giro a dorso nudo, scalzo e con un paio di jeans neri, che gli facevano da seconda pelle.

Glam notò che aveva le unghie smaltate di nero, sia ai piedi, che alle falangi affusolate.

Il tatuaggio uguale a quello di Leto, poi, spiccava sul suo petto glabro ed allenato.

“Cosa guardi?” – chiese malizioso.

La sua indole ondeggiava come le spighe di grano nel vento.

A tratti innocente, a tratti più scaltra e vivace.


“Il tuo corpo, ciò che vi è scritto … e dipinto” – Glam sorrise, tendendogli una busta.

“E questa cos’è?” – Hiroki gli si avvicinò come un felino, accucciandosi ai suoi piedi, per poi appoggiarsi alle sue gambe, mentre apriva l’involucro in pesante cartoncino giallo.

“Sono qui anche per … affari …”

“Dio quanti soldi … Ma che affari?”

“Non incazzarti Hiroki …” – sembrò pregarlo, dandogli una carezza tra i capelli.

“Non so di che parli e poi questi te li puoi pure tenere!” – scattò in piedi, facendo un passo indietro.

“Vorrei solo sapere se hai ancora una dose di quell’eroina, anche se capisco possa sembrarti assurda la mia richiesta”

“Infatti è proprio fuori luogo Glam!” – sbottò arrossendo.

“Torna qui Hiroki … Non volevo offenderti è che ne ho un disperato bisogno … In Egitto sono stato bene, a parte l’altra notte, dove mi si è riaperto l’inferno tra le scapole … Le mie crisi si scatenano lì, come un incendio …” – spiegò con rammarico.

“Mi dispiace …” – e gli si appese al collo, sedendosi sopra le sue gambe – “Se ti peso scendo …” – mormorò flebile.

Geffen lo baciò.
Un bacio profondo, assoluto.
Dei suoi.


Hiroki tremò forte.

“Ho … ho un paio di siringhe … Me le sono tenute come … liquidazione ecco …” – rivelò ad occhi bassi.

“Hiroki guardami … So che ti sto chiedendo troppo e poi quel denaro era per te, per risolvere qualche tuo problema, mentre sei in attesa di un’occupazione onesta, durante i tuoi studi di Filosofia …”

“Sul serio …?”

“Certo” – Geffen sorrise.

“Quella roba ti ucciderà Glam … e poi posso farti stare bene io … Anche Jared sarebbe d’accordo” – sorrise timido.

“Jared …?”

“La volta scorsa mi ha ringraziato, per averti fatto stare bene … Non si è arrabbiato”

“Lui vedi … Farebbe qualsiasi cosa perché ciò accada … E’ il mio amore più grande”

“E Robert?”

“E’ la mia anima, è la metà di me, quella buona, intendo, è il mio cuore riflesso” – disse assorto, pensando agli uomini, che avevano segnato indelebilmente la sua esistenza.

Hiroki appoggiò la testa sulla spalla destra di Geffen, che lo avvolse caldo e premuroso.

“Restiamo qui ancora un po’ Glam … Vuoi …?”

“Sì piccolo … Volentieri” – disse sommesso, come se fosse sul punto di addormentarsi.
E forse accadde.



Colin andò a svegliarlo, infilandosi nel lettone di Eamon.

“Dov’è Steven, fratellone?”

“Uhm in cucina … a preparare uova e bacon” – bofonchiò il primogenito dei Farrell, strofinandosi la faccia.

Quindi abbracciò Colin, che sembrava un gatto, pronto a fargli le fusa.

“Spero che per Jay ci sia qualcosa di vegano” – ridacchiò l’attore.

“Sì, mi pare delle zucchine lesse …” – sbadigliò greve.

“Alle otto di mattina?!”

“E perché no … Tuo marito è come una capra” – bisbigliò dispettoso, facendo poi il solletico all’altro, come quando erano dei ragazzini.

“Coccole time?? Le voglio anch’io!”
Leto piombò nella camera, intrufolandosi immediato alle spalle di Colin, che lo accolse felice – “Credevo ronfassi ancora!”

“No, sono andato a raccogliere la lattuga nell’orto” – sibilò caustico.

“Orto? E da quando ne abbiamo uno, cognato?” – Eamon fece una risata, provando ad alzarsi, nonostante la fasciatura al ginocchio sinistro, piuttosto vistosa.

“Aspetta, ti cerco il tutore …” – disse Colin.

“Ed io le stampelle” – cinguettò Jared.

“Che infermieri speciali … Vi voglio bene ragazzi, ma non dovevate sacrificare le vostre ferie qui … Potreste andare al cottage”

“Ci andremo tutti, vero Colin? Per una settimana, poi si torna alla End House”

“Sì, il progetto è questo, anche perché a fine mese ci sarà il matrimonio tra Brendan e Brent” – precisò l’irlandese.

“A fine agosto?” – “Sì Eamon, penso il 30 o 31 … Non so dove ho messo le partecipazioni …”

“Adoro le cerimonie” – si intromise con enfasi Jared, pronto a scendere, con addosso un pigiama orrendo.

Farrell lo guardò perplesso.

“Ho i capelli in disordine Cole?” – chiese vezzoso.

“Fossero solo quelli …” – bissò lui con un sorrisone estatico.

Leto gli tirò un infradito, Colin si fece scudo con Eamon e Steven pose fine alle ostilità, richiamandoli con una padella in mano, sventolata come una spada, gracchiando quanto una chioccia che il rancio era pronto.

Fuori l’estate, era nel pieno del suo splendore.







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