Capitolo n. 281 – zen
Adam diede una spinta
allo schienale del divano, trasformandolo in un comodo letto ad una piazza e
mezza.
Sollevò poi la parte
superiore, pescando dal cassettone interno le lenzuola ancora sigillate ed un
paio di cuscini.
“Forse non è il
massimo, però ci dormirai bene Vincent” – sorrise, preparando il giaciglio per
Lux, che lo guardava divertito.
“Sei bene organizzato
invece … Qui c’è tutto” – e si guardò intorno.
Il bilocale con
soppalco era carino ed accogliente, in una zona di Londra piuttosto tranquilla
e, soprattutto, pulita ed immersa nel verde.
“Tu dormi la sopra,
Adam?”
“Sì, mi piace la luce
della luna, che filtra dal lucernaio, mi ricorda un po’ Parigi”
“Ci sei stato?”
“Un secolo fa, con un
amico … Erano tempi felici, prima che i miei morissero e questo è tutto ciò che
resta di loro, questa casa insomma, me l’avevano comprata per il mio
diciottesimo compleanno”
“Un bel regalo … Mi
dispiace, come è successo?”
Adam si allontanò,
cercando del caffè in un armadietto – “Un incidente” – disse distratto.
Lux rimase un po’
interdetto, poi sbirciò alcune foto sopra ad una mensola.
C’era una foto di
famiglia, con un Adam di cinque o sei anni appena: erano a bordo di una piscina
e, sullo sfondo, una villa maestosa.
Vincent aggrottò la
fronte – “Questo è Robert Lambert … Il re dei cosmetici, lo conosco … Ma è vivo
e vegeto” – disse stranito, fissando il giovane, che si accigliò.
“Ok, scoperto, del
resto sei un ex poliziotto, giusto?” – replicò irritato – “Tanto non fa
differenza, per me sono trapassati ed io per loro cancellato”
“Per ciò che fai?” –
e prese un’altra istantanea tra le mani, scrutandola – “Ti trucchi quando ti
esibisci …? Ti travesti anche da donna?” – chiese Lux, senza alcun accento
particolare.
Adam gli strappò la
cornice – “NO! Altre domande ispettore??”
“Semmai commissario”
– sorrise – “Comunque che differenza fa? Sei suo figlio, quel coglione di
Robert non accettava la tua diversità?”
“Vedo che lo conosci
bene …”
“Diciamo che ho
investito qualcosa nella sua azienda, quando giocavo in borsa, ma proprio le
sue idee conservatrici rovinarono la campagna pubblicitaria ed il lancio di un
prodotto innovativo … Hai presente di che parlo?”
“Sì, una crema
antirughe, un fiasco, ma poi il brevetto fu venduto ad una ditta svizzera e
quelli ci hanno fatto i soldi a palate …”
“Perché non hai
approfittato dell’influenza dei tuoi? Avresti potuto fingere, essere ciò che
non eri ed arrivare al successo, come tanti altri figli di papà, Adam” – lo
provocò.
“Perché io sono
diverso, ho una dignità … Certo che vedersi passare davanti degli stronzi alle
varie audizioni fa ribollire il sangue”
“Allora vorrei
presentarti Jared Leto, se non gli andrai a genio, non si farà problemi a
rispedirti in Inghilterra …”
“Jared? Il leader dei
Mars? E’ un pezzo che non si esibiscono, credevo che non gli importasse più
molto della musica, con tutti quei figli … e poi il marito, gli amanti” rise,
più rilassato.
“Sì, la sua vita è
turbolenta, ma è in gamba e sempre nell’ambiente, ha i contatti migliori, da
quel che so”
“Mmm vedremo, domani
faccio un provino, magari mi va bene qui in patria … Perché non sperarci?”
“Tutto può succedere,
guarda noi”
“Già, ma forse è solo
uno scherzo del destino Vincent” – ribatté insolente.
“Sarebbe la seconda
volta … Anche Louis l’ho conosciuto in maniera un po’ strana, senza preavviso
insomma”
“Nessuno ha cercato
nessuno e tutti si sono trovati …” – Adam sorrise.
“E’ una filastrocca?”
“No Vincent … no” –
inspirò, preparando una brodaglia dall’aspetto inquietante.
“Non hai una moka?”
“No … Forse
preferisci un tè”
“Ho sonno, me ne vado
in bagno e poi a nanna, in ogni caso grazie … Ci vediamo a colazione?”
“Sì … Certo Vincent,
fai come se fossi a casa tua … A domani.”
Hiroki controllò
dallo spioncino.
Ancora non ci
credeva.
“Glam … Ma sei tu
davvero? Oh cavoli” – e si strinse forte a lui, ridendo innocente e gioioso.
“Pensavi scherzassi?”
– replicò lui un po’ in imbarazzo.
“Su entra, c’è un
casino assurdo, mi hanno giusto portato il letto ieri sera … Il resto è ancora
negli scatoloni”
“Vedo … Li sistemerai
con calma od hai già trovato lavoro?” – domandò, accomodandosi sull’unica
poltrona, nel mezzo del living, piazzata sopra ad un enorme tappeto, dallo
stile moderno.
Il loft era
pavimentato per intero con un parquet tinta ciliegio, le pareti bianche,
vetrate ovunque, su di un panorama pazzesco.
“Ho fatto un paio di
colloqui ed inviato curriculum a chiunque …”
“Potrei sentire qualche
amico …” – propose vago Geffen.
“Non voglio
spintarelle!” – Hiroki rise di nuovo, era bellissimo.
Se ne andava in giro
a dorso nudo, scalzo e con un paio di jeans neri, che gli facevano da seconda
pelle.
Glam notò che aveva
le unghie smaltate di nero, sia ai piedi, che alle falangi affusolate.
Il tatuaggio uguale a
quello di Leto, poi, spiccava sul suo petto glabro ed allenato.
“Cosa guardi?” –
chiese malizioso.
La sua indole
ondeggiava come le spighe di grano nel vento.
A tratti innocente, a
tratti più scaltra e vivace.
“Il tuo corpo, ciò
che vi è scritto … e dipinto” – Glam sorrise, tendendogli una busta.
“E questa cos’è?” –
Hiroki gli si avvicinò come un felino, accucciandosi ai suoi piedi, per poi
appoggiarsi alle sue gambe, mentre apriva l’involucro in pesante cartoncino
giallo.
“Sono qui anche per …
affari …”
“Dio quanti soldi …
Ma che affari?”
“Non incazzarti
Hiroki …” – sembrò pregarlo, dandogli una carezza tra i capelli.
“Non so di che parli
e poi questi te li puoi pure tenere!” – scattò in piedi, facendo un passo
indietro.
“Vorrei solo sapere
se hai ancora una dose di quell’eroina, anche se capisco possa sembrarti
assurda la mia richiesta”
“Infatti è proprio
fuori luogo Glam!” – sbottò arrossendo.
“Torna qui Hiroki …
Non volevo offenderti è che ne ho un disperato bisogno … In Egitto sono stato
bene, a parte l’altra notte, dove mi si è riaperto l’inferno tra le scapole …
Le mie crisi si scatenano lì, come un incendio …” – spiegò con rammarico.
“Mi dispiace …” – e gli
si appese al collo, sedendosi sopra le sue gambe – “Se ti peso scendo …” –
mormorò flebile.
Geffen lo baciò.
Un bacio profondo,
assoluto.
Dei suoi.
Hiroki tremò forte.
“Ho … ho un paio di
siringhe … Me le sono tenute come … liquidazione ecco …” – rivelò ad occhi
bassi.
“Hiroki guardami … So
che ti sto chiedendo troppo e poi quel denaro era per te, per risolvere qualche
tuo problema, mentre sei in attesa di un’occupazione onesta, durante i tuoi
studi di Filosofia …”
“Sul serio …?”
“Certo” – Geffen sorrise.
“Quella roba ti
ucciderà Glam … e poi posso farti stare bene io … Anche Jared sarebbe d’accordo”
– sorrise timido.
“Jared …?”
“La volta scorsa mi ha
ringraziato, per averti fatto stare bene … Non si è arrabbiato”
“Lui vedi … Farebbe
qualsiasi cosa perché ciò accada … E’ il mio amore più grande”
“E Robert?”
“E’ la mia anima, è
la metà di me, quella buona, intendo, è il mio cuore riflesso” – disse assorto,
pensando agli uomini, che avevano segnato indelebilmente la sua esistenza.
Hiroki appoggiò la
testa sulla spalla destra di Geffen, che lo avvolse caldo e premuroso.
“Restiamo qui ancora
un po’ Glam … Vuoi …?”
“Sì piccolo …
Volentieri” – disse sommesso, come se fosse sul punto di addormentarsi.
E forse accadde.
Colin andò a
svegliarlo, infilandosi nel lettone di Eamon.
“Dov’è Steven,
fratellone?”
“Uhm in cucina … a
preparare uova e bacon” – bofonchiò il primogenito dei Farrell, strofinandosi
la faccia.
Quindi abbracciò
Colin, che sembrava un gatto, pronto a fargli le fusa.
“Spero che per Jay ci
sia qualcosa di vegano” – ridacchiò l’attore.
“Sì, mi pare delle
zucchine lesse …” – sbadigliò greve.
“Alle otto di
mattina?!”
“E perché no … Tuo
marito è come una capra” – bisbigliò dispettoso, facendo poi il solletico all’altro,
come quando erano dei ragazzini.
“Coccole time?? Le
voglio anch’io!”
Leto piombò nella
camera, intrufolandosi immediato alle spalle di Colin, che lo accolse felice – “Credevo
ronfassi ancora!”
“No, sono andato a
raccogliere la lattuga nell’orto” – sibilò caustico.
“Orto? E da quando ne
abbiamo uno, cognato?” – Eamon fece una risata, provando ad alzarsi, nonostante
la fasciatura al ginocchio sinistro, piuttosto vistosa.
“Aspetta, ti cerco il
tutore …” – disse Colin.
“Ed io le stampelle” –
cinguettò Jared.
“Che infermieri
speciali … Vi voglio bene ragazzi, ma non dovevate sacrificare le vostre ferie
qui … Potreste andare al cottage”
“Ci andremo tutti,
vero Colin? Per una settimana, poi si torna alla End House”
“Sì, il progetto è
questo, anche perché a fine mese ci sarà il matrimonio tra Brendan e Brent” –
precisò l’irlandese.
“A fine agosto?” – “Sì
Eamon, penso il 30 o 31 … Non so dove ho messo le partecipazioni …”
“Adoro le cerimonie” –
si intromise con enfasi Jared, pronto a scendere, con addosso un pigiama
orrendo.
Farrell lo guardò
perplesso.
“Ho i capelli in
disordine Cole?” – chiese vezzoso.
“Fossero solo quelli …”
– bissò lui con un sorrisone estatico.
Leto gli tirò un
infradito, Colin si fece scudo con Eamon e Steven pose fine alle ostilità,
richiamandoli con una padella in mano, sventolata come una spada, gracchiando
quanto una chioccia che il rancio era pronto.
Fuori l’estate, era
nel pieno del suo splendore.
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