Capitolo n. 283 – zen
“Dove sei piccolo …?”
La voce di Harry, il
suo fiato caldo, gli giunsero dritti nella gola e poi nello stomaco.
Louis era lì, perché
il suo corpo, talmente preso e posseduto dal ritmo del compagno, non poteva
distrarsi dal piacere assurdo, che lo faceva vibrare in ogni muscolo, tendendo
nervi e pelle, come un arco esile, ma resistente.
Boo provava ad
esserlo, da quando era al mondo.
Styles lo aveva
accolto nel proprio mondo, fatto dello stesso dolore, ma anche della medesima
speranza di riscatto.
La suite, le cui
vetrate si affacciavano su di una New York fantastica, era uno dei numerosi
dettagli della loro nuova vita, dell’affermazione raggiunta.
Camminavano ancora
tenendosi per mano?
Da un tunnel buio ed
umido, ad uno scenario fatto di lusso e promesse, forse non mantenute ancora
del tutto.
Questo si chiedeva
Louis, mentre Harry gli veniva dentro, senza aspettarlo.
Un sano egoismo, di
cui Styles si scusò immediato, baciandogli la tempia sinistra.
“Perdonami … non ce la
facevo più, ti desidero troppo Boo … troppo” – ansimò, girandolo a pancia sotto,
per masturbarlo, mentre Louis si sollevava a carponi, confuso ed in crisi di
ossigeno, accettando ulteriormente Harry, che lo aveva appena invaso per una
seconda volta, senza esitare oltre.
Glam lo aveva
guardato dormire sereno, quasi per l’intera notte.
Le ore di sonno erano
sempre meno, per lui, che forse voleva vivere il più possibile, anche senza
rimanere sveglio per le crisi.
Hiroki di tanto in
tanto sorrideva, forse per un sogno, forse perché era un essere umano
bellissimo.
Geffen lo aveva pensato
dal primo istante, di un qualcosa di indefinibile.
Stava cogliendo l’occasione
di viverlo, l’opportunità generosa e disinteressata, offertagli da quel giovane
così carismatico ed innocente.
Hiroki era uscito da
inferni, senza rimanerne realmente compromesso e devastato.
L’avvocato gli sfiorò
la nuca con i polpastrelli tremolanti e freschi; Hiroki rise piano,
appendendosi a Glam, come facevano i gemelli, Jay Jay e soprattutto Lula,
quando esigevano la loro dose di coccole quotidiana.
L’uomo rise a propria
volta, cullandolo.
“Come ti senti Glam?
Hai digerito i miei intrugli?” – e lo guardò, con le iride liquide quanto
quelle di Robert.
Geffen aveva pensato
sia a lui che a Jared per ore, la vista perduta tra soffitto ed angoli ancora
vuoti, di quelle stanze pulite minuziosamente.
“Sono ancora vivo …
Andiamo a comprare dei mobili, che ne pensi? Ho un amico antiquario in città,
apre presto …”
“Eh …? Veramente li
avrei acquistati poco alla volta, con il mio lavoro … Se mai ne avrò uno” – si tirò
su, spettinandosi la chioma castano scura.
“Rimediamo noi, con
il tuo primo stipendio mi offrirai una cena, ok?” – scherzò pacato, con il
terrore di dire qualcosa di offensivo.
“Allora dovrai vivere
ancora cento anni!” – esclamò solare, dandogli poi un lungo bacio.
“Tesoro …” – Glam lo
strinse energico, dopo.
Hiroki serrò le
palpebre, per impedire ad un pianto incipiente di rovinare quel momento.
“D’accordo Glam, ma
giusto l’essenziale …”
“In perfetto stile
giapponese dunque, è l’ideale, no?”
Hiroki annuì,
fuggendo via con un – “Vado a prepararmi! Pensi tu alla colazione?”
“Sì, ci proverò …” –
e, con un sospiro, Geffen arrivò sino in cucina, già attrezzata a dovere, per
imbastire un tè decente e qualche fetta di dolce, avanzata dalla sera prima.
Il suono del
cellulare lo distrasse.
Era Jared.
“Ehi … Qual buon
vento?”
“Ciao Glam, sei
ancora da Hiroki?” – domandò lui con un sorriso.
“Ok, beccato in
flagrante …”
“Lo sapevo sai?” –
proseguì dolce il cantante – “So che avrà cura di te, durante questo soggiorno
fuori programma …”
“Lo è in effetti, ma
ci sono anche Harry e famiglia nei paraggi … a sorpresa direi”
“Abbiamo improvvisato
un po’ tutti”
“Tutto a posto in
Irlanda?”
“Sì, siamo al
cottage, con Eamon e Steven, in una convalescenza generale direi” – rise allegro.
“Sei stato male Jay …?”
“No …” – arrossì – “Era
un modo di dire … Non so bene neppure cosa” – inspirò più serio.
“Domani rientro a
Palm Springs”
“Con Hiroki?”
“Non ne ho idea
tesoro, lui abita qui e cerca un’occupazione, ha mille progetti” – spiegò trafficando
con tazze e vassoi.
“Ti ha dato altra
droga?” – domandò a bassa voce, ma diretto.
“Sì Jared”
Mentire non sarebbe
servito a niente.
“Quanta?”
“Una dose e ne avanza
un’ultima, che non so se chiedergli o meno, lui non se ne fa nulla”
“A quale scopo?
Bruciarti le ultime cellule sane Glam? Per sentirti in forma quanto? Un paio di
giorni? O di notti?” – insistette, più diretto ed aspro.
“La tua gelosia è
così gratificante Jared …” – tossì sconsolato.
“Si tratta di buon
senso!”
“E cosa dovrei
farmene eh Jared? A me non resta molta scelta e di solito quello si usa quando
si ha un futuro”
“Glam”
“E poi guarda, mi
deprime piangermi addosso, anche se esprimo unicamente la realtà di questi
ultimi mesi”
“Ti prego … Io non
volevo farti incazzare …”
“Tu mi fai stare
bene, invece, non immagini quanto Jay” – replicò sincero, sentendo la voce di
Leto nella propria testa ed al centro del petto, come una sensazione
irrinunciabile.
Una forma di
felicità, che aveva conosciuto con lui e basta.
“Ti voglio così bene
Glam …”
“Anch’io Jay”
“Devo tornare dagli
altri … Andiamo a fare una passeggiata nei boschi”
“Non perderti come la
volta scorsa” – Geffen sorrise bonario.
“Ci proverò … Tu abbi
cura di te e salutami Hiroki”
“Siete simili … Ed
unici, come ogni essere umano”
“E tu sei … speciale,
non ringrazierò mai abbastanza il destino per averti incontrato Glam”
Era estremamente
complicato andare avanti in quella conversazione, almeno quanto chiuderla, ma
accadde, con un arrivederci un po’ sofferto.
Jude balzò giù dal
lettino di Scott, stiracchiandosi come un gatto appagato.
“Gli esami vanno
bene, la forma pure, vedo …” – osservò il medico, guardando l’attore mentre si
rivestiva.
“In effetti sto alla
grande con questo rene artificiale, che, quasi quasi, mi farei sostituire anche
quello che mi resta” – rise, fermando i polsini con due gemelli d’oro massiccio
e brillanti.
La tinta panna della
casacca faceva risaltare la sua abbronzatura di quasi quarantanovenne rinato.
“Non te lo consiglio
Jude … Come sta Robert?”
Law inspirò – “Malinconico
ed appassionato … Voglio girare un nuovo film con lui, ne abbiamo un disperato
bisogno, di distrarci, staccare la spina ed andarcene da Los Angeles per un po’,
anche se non me lo permetterà … Ed anch’io non lo voglio affatto” – rivelò
assorto, accomodandosi.
“Per Glam?”
“Certo, assolutamente
… Con Jared e Colin ci siamo impegnati ad assisterlo sino alla fine … Qualunque
essa sia”
“Non voglio
arrendermi con lui … Con questo cancro così infimo …”
“So che è a New York,
ieri Rob ha ricevuto una sua e-mail un po’ vaga …”
“Spero non faccia sciocchezze,
ma con Glam non si può mai sapere” – rise amaro.
Harry gli lavò i
capelli con cura, mentre Louis faceva altrettanto con Petra, riuniti nell’enorme
vasca ad idromassaggio, il cui funzionamento faceva ridere la cucciola, sempre
più vivace ed integrata nelle abitudini di quel nucleo, che l’aveva accolta con
affetto assoluto.
“Ok asciughiamo
queste zazzere!” – esclamò il pupillo di Geffen.
“Va bene … Su
principessa, basta bolle”
“Boo prendi tu il
phon?”
“Certo … andiamo sul
lettone?”
“Andiamo …” – e lo
scrutò innamorato, per poi avvolgere entrambi, con un orgoglio, che Styles non
poteva nascondere, anche se temeva di perdere quella felicità ad ogni
risveglio.
Lux, dall’altra parte
del mondo, stava aspettando in taxi che Adam scendesse per avviarsi all’aeroporto,
indeciso sull’inviare a Louis un sms.
Jared aveva dato loro
appuntamento a Dublino, dove avrebbe fatto un’audizione a Lambert presso lo
studio di registrazione di un noto produttore.
Vincent voleva
aggiornare son petit e, specialmente, chiarirgli il suo presente, onde evitare
futuri equivoci, ma poi si chiese sino a che punto dovesse rendere conto a Boo
di ciò che combinava, arrancando in giorni un po’ tutti uguali, a parte quelli
dove Adam era subentrato, quasi per caso.
Il sorriso del
giovane quasi lo investì, appena il cantante salì sull’auto – “Il ritardo è un
mio difetto, quando si tratta di partire … Forse perché faccio sempre fatica ad
abbandonare il mio ovetto rassicurante”
“Prima o poi occorre
farlo, temo …” – sorrise mesto il francese.
“Problemi Vincent?” –
chiese educato.
“Vorrei fare la cosa
giusta con Louis …”
“Come hai fatto con
me?” – sorrise ammiccando.
“Sarebbe …?”
“Solo amici” – ed
arricciò il naso, un po’ buffo.
“Fosse così semplice”
“Basta volerlo, te lo
garantisco” – e gli diede una pacca sulla gamba destra.
“Volerlo … Già … Non
so se riuscirò ad essere tanto saggio”
“Conto su di te
Vincent” – e, senza aggiungere una sillaba, l’artista si infilò le cuffiette
nelle orecchie, ascoltando un pezzo, a tutto volume, proprio dei Mars.
Nessun commento:
Posta un commento