Capitolo n. 273 – zen
La corsa, tra le
dune, terminò in uno spiazzo, dove di sicuro era stato allestito e poi
abbandonato un vecchio set cinematografico.
C’erano un paio di
baracche ed una staccionata, alla quale Jared legò il proprio cavallo,
sorridendo poi a Colin, per invitarlo a fare altrettanto.
“Dai scendi, andiamo
in esplorazione!” – rise.
C’era persino una
vasca circolare in legno, simile a quelle dove si fa l’idromassaggio, ma
ricordava più un’enorme tinozza, piuttosto logora, ma dove, stranamente,
scorreva acqua fresca, da un tubo collegato al vicino acquedotto.
Il medesimo utilizzato
al loro accampamento, distante un paio di chilometri.
Cole provò a tapparne
lo scarico con un sasso e degli stracci, penzolanti da un filo, dove forse
venivano stesi i panni, riuscendo nell’impresa.
“Ora si riempie!” –
esultò, togliendosi i vestiti intrisi di sabbia.
Jared fece lo stesso,
entrando per primo e saltellando per l’insolita frescura.
“Miseria ci verrà un
colpo!”
“Basta abituarsi
gradualmente … ecco …” – ed iniziò a bagnarlo sulle spalle, infilando poi le
dita sotto l’intimo del compagno.
“Tanto valeva
togliersi anche questi Jay …” – gli respirò nel collo – “Come ho fatto io del
resto” – rise complice, inginocchiandosi, per provvedere da solo, senza che l’altro
si opponesse.
“Cole siamo fuori di
testa … e se”
“Se arrivasse
qualcuno? Che si goda pure lo spettacolo” – ansimò sudato e bellissimo.
Si baciarono, scivolando
sul fondo, dove ormai il livello dell’acqua era sufficiente per rigenerarsi,
togliendosi di dosso quella fastidiosa sensazione di appiccicoso.
Riemersero totalmente
eccitati.
“Vieni Cole, andiamo
al riparo!” – e prendendolo per mano, Leto lo trascinò nella catapecchia più
vicina, non senza recuperare al volo zaini di sopravvivenza e vestiti.
Una branda metallica,
senza materasso, apparì ad entrambi uno scomodo giaciglio.
Farrell non si lasciò
scoraggiare, avvinghiandosi al consorte, senza mai smettere di baciarlo e
leccarlo.
Lo addossò alla
parete scricchiolante, sollevandone le cosce, come se Jared fosse fatto dello
stesso vento torrido, che soffiava da ogni spiraglio di quella costruzione fatiscente.
La sua saliva era
bollente, mentre invadeva e dilatava l’apertura di Leto, in preda ad un
abbandono totale.
“Ci siamo fatti così
tanto male e così tanto bene in questi anni Jay” – gemette l’irlandese – “Che
solo due persone innamorate quanto noi, potevano uscirne sane e salve” – e lo
baciò di nuovo, dopo avergli morso il collo, lappato il giugolo, sfregato gli
zigomi con la sua pelle ispida, così la fronte, affondando le dita tra i suoi capelli.
Colin, infine, lo penetrò
con vigore, facendolo sussultare e poi gridare.
“Accettami Jay … e
sposami … ogni volta che ti prendo così … che ti voglio così” – lo fissò,
esaltato da un piacere assurdo.
Leto stava facendo lo
stesso, confuso, inebriato, felice.
Fusero nuovamente le
loro bocche, ondeggiando in quell’amplesso brutale e sfrontato.
Caddero rovinosamente
sul pavimento, tra le loro cose sparse ovunque, senza smettere di toccarsi e,
soprattutto, senza che Colin si fosse separato da Jared.
“Non ti lascerò mai …”
– per poco non si commosse, aumentando il ritmo dei propri fianchi solidi,
perdendone infine il controllo, tra ansiti e lacrime, rimescolate a quelle, che
stavano imperlando le labbra del cantante.
Vennero così forte da
svenirci in quel tugurio.
I raggi del sole al
tramonto invasero quello spazio angusto, divenuto il loro rifugio nel deserto,
così, per caso, come avvenne in un passato incancellabile, dove tra le rovine
di un villaggio, loro due, giovani e sprovveduti, si erano fermati per una notte
incredibile.
Avevano acceso un
falò, ascoltato un po’ di musica e poi fatto l’amore.
A quell’epoca tutto
era appeso ad un filo, le loro carriere, le speranze, i sogni.
In parte li avevano
realizzati, ritrovando, ora, quell’emozione pura, quel loro guardarsi, dopo, nello sfiorarsi intossicati d’amore
e di lussuria, come se fosse un autentico miracolo.
Farrell gli spostò le
ciocche ai lati del viso esausto, come il corpo di Jared.
“Grazie di esserci …”
– e gli infilò un anello, dopo averlo preso dal marsupio, dove teneva il
cellulare e le sigarette.
“Cole mio Dio, ma
cosa …?” – reagì con stupore innocente.
Era una fascia in
platino, con incastonato al centro un diamante dalla foggia un po’ grezza, ma
preziosissimo.
“E’ antico, l’ho
comprato a Dublino mesi fa … Appena l’ho visto ho pensato a noi: se questa
pietra finisse nelle mani giuste, verrebbe tagliata con metodo, fino a farla
diventare luccicante, come quelle moderne … Invece a me piace guardarla così,
come la nostra storia, ancora da smussare, da sfaccettare” – sorrise sereno – “Forse
il mio concetto è un po’ astruso Jay …”
“No Cole, ti sei
spiegato benissimo” – arrise al suo candore, abbracciandolo con trasporto.
“Torniamo? Tra poco
si cena … Devo recuperare un po’ di energia” – propose il moro rialzandosi.
“Peccato, sarebbe
stato bello fermarsi qui …”
“Ci torneremo,
promesso” – ancora un bacio e poi se ne andarono.
Harry si isolò
insieme a Lux, lasciando Louis e Petra sul camper a riposare.
Il clima era rovente,
ma verso sera l’escursione termica era notevole.
“Tieni …” – Vincent gli
passò una maglia di filo, restando in camicia.
“Grazie … Non ci ho
pensato, stavo soffocando sotto la tenda”
“Sì, ma qui cambia
tutto in fretta” – Lux sorrise, accendendosi una Camel – “Ne vuoi?”
“No” – il giovane
ricambiò il sorriso, anche se un po’ a disagio.
“Ti ascolto,
sediamoci avanti” – e si piazzò su di una catasta di contenitori, usati per le
attrezzature da campo.
“Ok Vincent … Forse
dovrei scegliere un interlocutore diverso, ma nessuno può capirmi quanto riesci
tu e poi … Io di te mi fido”
“Curioso, ma già il
fatto che non ci siamo mai scannati la dice lunga su quanto ci possa legare,
oltre all’amore per Louis” – disse calmo.
“Siamo legati?”
Lux sollevò le
sopracciglia – “A quanto pare sì Harry” – rise scanzonato, massaggiandosi la
nuca e poi il petto, sotto la casacca aperta a metà.
Il suo fisico era
teso, asciutto, dorato, il suo odore buono, di adulto ricco di fascino, con
quel fumo tra le palpebre un po’ socchiuse sui suoi cristalli azzurri, puntati
verso Harry, che provò una sorta di turbamento ed ammirazione.
“Boo ha preferito me,
perchè sono uno stronzo e tu, che eri quasi perfetto, ci hai rimesso … E credo
l’abbia fatto solo quando sono diventato più bastardo di uno come Ivo, quando l’ho
fatto soffrire senza mezzi termini, per via di Sylvie, umiliandolo peggio di
quel maniaco”
Lux sembrò gelarsi – “Cosa
ti inventi Harry …?!” – mormorò stupito.
“La verità, cazzo! Ho
bisogno di dirlo, di sviscerarlo, quello che ho qui dentro! La mia non è una
teoria assurda, la mia è una semplice constatazione! Ed io non voglio legare
Louis a me come se fossi una dipendenza, come qualcosa di squallido e negativo!”
“Tu non lo sei Harry …
Ho colto il succo del tuo ragionamento, ok, però mi sembra al limite della
paranoia … Pensi che non facendo stronzate, lui se ne vada? Credi che Boo non
abbia abbastanza personalità, da dovere dipendere da un compagno, che lo
sacrifica ai propri egoismi, alle incertezze, che lo maltratta
psicologicamente, per tenerlo vincolato a sé, come un drogato al suo pusher?!”
“Stai estremizzando,
però è così Vincent … L’ho spuntata perché gli ho tolto sicurezze, l’ho offeso …
E quando la tempesta è passata, Louis non si è fermato a ragionare su quanto io
gli avessi realmente fatto, su quanto fosse grave essere finito a letto con
Sylvie”
“Se anche ti piacesse
quella donna, tu devi scegliere e non ricaderci! La prossima volta Louis ne
morirebbe! Ed io ti ucciderei” – sibilò scattando da quella seduta rigida.
“Non mettermi all’angolo
anche tu, non isolarmi … Avete giudicato il mio errore, non un cane che mi
desse un consiglio, ero solo quello che aveva scopato Sylvie combinando un
guaio!”
“Allora dimmelo tu
come è andata con lei! Te ne sei invaghito? La vuoi di nuovo, ti manca, ci
ricamavi già sul tuo futuro con Sylvie al parco, spingendo un passeggino, con
Alain, che ti guardava come se fossi il suo eroe??!”
Styles fece come un
balzo, azzerando la distanza tra loro, a pugni chiusi.
“Non ho nessuno,
NESSUNO IO, te lo ripeto, che abbia un minimo di considerazione per me! La mia
vita è Louis e quando l’ho tradito, vi siete radunati intorno a lui,
confortandolo, sostenendolo, seppure fosse evidente a tutti che TU E LUI SCOPAVATE
ANCORA INSIEME!” – gridò esasperato.
“E vuoi una spalla su
cui piangere? La mia? Sei sfacciato, nemmeno te ne rendi conto Harry! Pensi di
non meritare Louis o che la sua scelta sia stata condizionata dal tuo essere
mascalzone ed appena gli sembrerai di nuovo un bravo ragazzo, Boo ti mollerà??”
“E’ la mia più grande
paura …” – replicò sincero e demoralizzato.
Lux si accese un’altra
sigaretta.
“Bon, ti sono stato a
sentire e”
“Vorrei un amico, di
sicuro un padre” – lo interruppe, con le lacrime agli occhi.
“Harry …” – sospirò l’affarista,
disorientato.
“… Una persona
onesta, che mi aiutasse a non sbagliare oltre, che raccogliesse le mie
confidenze, perché sì, hai ragione Vincent, io un po’ ci credevo ad una storia
con Sylvie e mi è piaciuto fare l’amore con lei, scoprendo poi che sarei potuto
diventare anche genitore … E’ così terribile? Sarei un mostro, per questo?” –
domandò spossato.
“No Harry …” – disse meno
acre, poi Lux si addolcì del tutto, avvolgendolo – “Mi dispiace vederti
soffrire, essere così carico di dubbi … Ora comunque sei il papà di Petra od
anche per questo ti senti insicuro?”
Styles sorrise,
guardandolo – “Doveva essere la vostra bambina?”
“Una parte di me l’ha
desiderato … Siamo come a cuore aperto, non ci nascondiamo nulla Harry, questo
è sconvolgente, perché dovremmo odiarci”
“Tu dovresti odiarmi”
“Eppure non ci
riesco, perché so che sei la scelta migliore che Louis potesse fare … E questo
mi riduce alla stregua di un folle … O forse lo siamo entrambi, per avere amato
Louis … Per amarlo e basta” – abbassò lo sguardo stanco.
“Posso contare su di
te …?”
“Certo anche se … Se
mi farete impazzire voi due … temo” – inspirò, dandogli una carezza sul fianco
sinistro, per poi sparire, verso i fuochi accesi dell’accampamento.
Harry lo seguì a
distanza, udendo poi la voce di Louis chiamarlo.
Lux prese una jeep e
sparì nella notte, verso la città, evitando gli amici, pronti a raggiungere il
gazebo, per mangiare tutti insieme a Geffen, che notò per primo l’assenza del
francese, senza però dire niente.
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