venerdì 4 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 273

Capitolo n. 273 – zen



La corsa, tra le dune, terminò in uno spiazzo, dove di sicuro era stato allestito e poi abbandonato un vecchio set cinematografico.

C’erano un paio di baracche ed una staccionata, alla quale Jared legò il proprio cavallo, sorridendo poi a Colin, per invitarlo a fare altrettanto.

“Dai scendi, andiamo in esplorazione!” – rise.

C’era persino una vasca circolare in legno, simile a quelle dove si fa l’idromassaggio, ma ricordava più un’enorme tinozza, piuttosto logora, ma dove, stranamente, scorreva acqua fresca, da un tubo collegato al vicino acquedotto.

Il medesimo utilizzato al loro accampamento, distante un paio di chilometri.

Cole provò a tapparne lo scarico con un sasso e degli stracci, penzolanti da un filo, dove forse venivano stesi i panni, riuscendo nell’impresa.

“Ora si riempie!” – esultò, togliendosi i vestiti intrisi di sabbia.

Jared fece lo stesso, entrando per primo e saltellando per l’insolita frescura.

“Miseria ci verrà un colpo!”

“Basta abituarsi gradualmente … ecco …” – ed iniziò a bagnarlo sulle spalle, infilando poi le dita sotto l’intimo del compagno.

“Tanto valeva togliersi anche questi Jay …” – gli respirò nel collo – “Come ho fatto io del resto” – rise complice, inginocchiandosi, per provvedere da solo, senza che l’altro si opponesse.

“Cole siamo fuori di testa … e se”

“Se arrivasse qualcuno? Che si goda pure lo spettacolo” – ansimò sudato e bellissimo.

Si baciarono, scivolando sul fondo, dove ormai il livello dell’acqua era sufficiente per rigenerarsi, togliendosi di dosso quella fastidiosa sensazione di appiccicoso.


Riemersero totalmente eccitati.

“Vieni Cole, andiamo al riparo!” – e prendendolo per mano, Leto lo trascinò nella catapecchia più vicina, non senza recuperare al volo zaini di sopravvivenza e vestiti.

Una branda metallica, senza materasso, apparì ad entrambi uno scomodo giaciglio.

Farrell non si lasciò scoraggiare, avvinghiandosi al consorte, senza mai smettere di baciarlo e leccarlo.

Lo addossò alla parete scricchiolante, sollevandone le cosce, come se Jared fosse fatto dello stesso vento torrido, che soffiava da ogni spiraglio di quella costruzione fatiscente.

La sua saliva era bollente, mentre invadeva e dilatava l’apertura di Leto, in preda ad un abbandono totale.

“Ci siamo fatti così tanto male e così tanto bene in questi anni Jay” – gemette l’irlandese – “Che solo due persone innamorate quanto noi, potevano uscirne sane e salve” – e lo baciò di nuovo, dopo avergli morso il collo, lappato il giugolo, sfregato gli zigomi con la sua pelle ispida, così la fronte, affondando le dita tra i suoi capelli.

Colin, infine, lo penetrò con vigore, facendolo sussultare e poi gridare.

“Accettami Jay … e sposami … ogni volta che ti prendo così … che ti voglio così” – lo fissò, esaltato da un piacere assurdo.

Leto stava facendo lo stesso, confuso, inebriato, felice.

Fusero nuovamente le loro bocche, ondeggiando in quell’amplesso brutale e sfrontato.

Caddero rovinosamente sul pavimento, tra le loro cose sparse ovunque, senza smettere di toccarsi e, soprattutto, senza che Colin si fosse separato da Jared.

“Non ti lascerò mai …” – per poco non si commosse, aumentando il ritmo dei propri fianchi solidi, perdendone infine il controllo, tra ansiti e lacrime, rimescolate a quelle, che stavano imperlando le labbra del cantante.

Vennero così forte da svenirci in quel tugurio.

I raggi del sole al tramonto invasero quello spazio angusto, divenuto il loro rifugio nel deserto, così, per caso, come avvenne in un passato incancellabile, dove tra le rovine di un villaggio, loro due, giovani e sprovveduti, si erano fermati per una notte incredibile.

Avevano acceso un falò, ascoltato un po’ di musica e poi fatto l’amore.

A quell’epoca tutto era appeso ad un filo, le loro carriere, le speranze, i sogni.

In parte li avevano realizzati, ritrovando, ora, quell’emozione pura, quel loro guardarsi, dopo, nello sfiorarsi intossicati d’amore e di lussuria, come se fosse un autentico miracolo.

Farrell gli spostò le ciocche ai lati del viso esausto, come il corpo di Jared.

“Grazie di esserci …” – e gli infilò un anello, dopo averlo preso dal marsupio, dove teneva il cellulare e le sigarette.

“Cole mio Dio, ma cosa …?” – reagì con stupore innocente.

Era una fascia in platino, con incastonato al centro un diamante dalla foggia un po’ grezza, ma preziosissimo.

“E’ antico, l’ho comprato a Dublino mesi fa … Appena l’ho visto ho pensato a noi: se questa pietra finisse nelle mani giuste, verrebbe tagliata con metodo, fino a farla diventare luccicante, come quelle moderne … Invece a me piace guardarla così, come la nostra storia, ancora da smussare, da sfaccettare” – sorrise sereno – “Forse il mio concetto è un po’ astruso Jay …”

“No Cole, ti sei spiegato benissimo” – arrise al suo candore, abbracciandolo con trasporto.

“Torniamo? Tra poco si cena … Devo recuperare un po’ di energia” – propose il moro rialzandosi.

“Peccato, sarebbe stato bello fermarsi qui …”

“Ci torneremo, promesso” – ancora un bacio e poi se ne andarono.



Harry si isolò insieme a Lux, lasciando Louis e Petra sul camper a riposare.

Il clima era rovente, ma verso sera l’escursione termica era notevole.

“Tieni …” – Vincent gli passò una maglia di filo, restando in camicia.

“Grazie … Non ci ho pensato, stavo soffocando sotto la tenda”

“Sì, ma qui cambia tutto in fretta” – Lux sorrise, accendendosi una Camel – “Ne vuoi?”

“No” – il giovane ricambiò il sorriso, anche se un po’ a disagio.

“Ti ascolto, sediamoci avanti” – e si piazzò su di una catasta di contenitori, usati per le attrezzature da campo.

“Ok Vincent … Forse dovrei scegliere un interlocutore diverso, ma nessuno può capirmi quanto riesci tu e poi … Io di te mi fido”

“Curioso, ma già il fatto che non ci siamo mai scannati la dice lunga su quanto ci possa legare, oltre all’amore per Louis” – disse calmo.

“Siamo legati?”

Lux sollevò le sopracciglia – “A quanto pare sì Harry” – rise scanzonato, massaggiandosi la nuca e poi il petto, sotto la casacca aperta a metà.

Il suo fisico era teso, asciutto, dorato, il suo odore buono, di adulto ricco di fascino, con quel fumo tra le palpebre un po’ socchiuse sui suoi cristalli azzurri, puntati verso Harry, che provò una sorta di turbamento ed ammirazione.


“Boo ha preferito me, perchè sono uno stronzo e tu, che eri quasi perfetto, ci hai rimesso … E credo l’abbia fatto solo quando sono diventato più bastardo di uno come Ivo, quando l’ho fatto soffrire senza mezzi termini, per via di Sylvie, umiliandolo peggio di quel maniaco”

Lux sembrò gelarsi – “Cosa ti inventi Harry …?!” – mormorò stupito.

“La verità, cazzo! Ho bisogno di dirlo, di sviscerarlo, quello che ho qui dentro! La mia non è una teoria assurda, la mia è una semplice constatazione! Ed io non voglio legare Louis a me come se fossi una dipendenza, come qualcosa di squallido e negativo!”

“Tu non lo sei Harry … Ho colto il succo del tuo ragionamento, ok, però mi sembra al limite della paranoia … Pensi che non facendo stronzate, lui se ne vada? Credi che Boo non abbia abbastanza personalità, da dovere dipendere da un compagno, che lo sacrifica ai propri egoismi, alle incertezze, che lo maltratta psicologicamente, per tenerlo vincolato a sé, come un drogato al suo pusher?!”

“Stai estremizzando, però è così Vincent … L’ho spuntata perché gli ho tolto sicurezze, l’ho offeso … E quando la tempesta è passata, Louis non si è fermato a ragionare su quanto io gli avessi realmente fatto, su quanto fosse grave essere finito a letto con Sylvie”

“Se anche ti piacesse quella donna, tu devi scegliere e non ricaderci! La prossima volta Louis ne morirebbe! Ed io ti ucciderei” – sibilò scattando da quella seduta rigida.

“Non mettermi all’angolo anche tu, non isolarmi … Avete giudicato il mio errore, non un cane che mi desse un consiglio, ero solo quello che aveva scopato Sylvie combinando un guaio!”

“Allora dimmelo tu come è andata con lei! Te ne sei invaghito? La vuoi di nuovo, ti manca, ci ricamavi già sul tuo futuro con Sylvie al parco, spingendo un passeggino, con Alain, che ti guardava come se fossi il suo eroe??!”

Styles fece come un balzo, azzerando la distanza tra loro, a pugni chiusi.

“Non ho nessuno, NESSUNO IO, te lo ripeto, che abbia un minimo di considerazione per me! La mia vita è Louis e quando l’ho tradito, vi siete radunati intorno a lui, confortandolo, sostenendolo, seppure fosse evidente a tutti che TU E LUI SCOPAVATE ANCORA INSIEME!” – gridò esasperato.

“E vuoi una spalla su cui piangere? La mia? Sei sfacciato, nemmeno te ne rendi conto Harry! Pensi di non meritare Louis o che la sua scelta sia stata condizionata dal tuo essere mascalzone ed appena gli sembrerai di nuovo un bravo ragazzo, Boo ti mollerà??”

“E’ la mia più grande paura …” – replicò sincero e demoralizzato.

Lux si accese un’altra sigaretta.

“Bon, ti sono stato a sentire e”

“Vorrei un amico, di sicuro un padre” – lo interruppe, con le lacrime agli occhi.

“Harry …” – sospirò l’affarista, disorientato.

“… Una persona onesta, che mi aiutasse a non sbagliare oltre, che raccogliesse le mie confidenze, perché sì, hai ragione Vincent, io un po’ ci credevo ad una storia con Sylvie e mi è piaciuto fare l’amore con lei, scoprendo poi che sarei potuto diventare anche genitore … E’ così terribile? Sarei un mostro, per questo?” – domandò spossato.


“No Harry …” – disse meno acre, poi Lux si addolcì del tutto, avvolgendolo – “Mi dispiace vederti soffrire, essere così carico di dubbi … Ora comunque sei il papà di Petra od anche per questo ti senti insicuro?”

Styles sorrise, guardandolo – “Doveva essere la vostra bambina?”

“Una parte di me l’ha desiderato … Siamo come a cuore aperto, non ci nascondiamo nulla Harry, questo è sconvolgente, perché dovremmo odiarci”

“Tu dovresti odiarmi”

“Eppure non ci riesco, perché so che sei la scelta migliore che Louis potesse fare … E questo mi riduce alla stregua di un folle … O forse lo siamo entrambi, per avere amato Louis … Per amarlo e basta” – abbassò lo sguardo stanco.

“Posso contare su di te …?”

“Certo anche se … Se mi farete impazzire voi due … temo” – inspirò, dandogli una carezza sul fianco sinistro, per poi sparire, verso i fuochi accesi dell’accampamento.

Harry lo seguì a distanza, udendo poi la voce di Louis chiamarlo.

Lux prese una jeep e sparì nella notte, verso la città, evitando gli amici, pronti a raggiungere il gazebo, per mangiare tutti insieme a Geffen, che notò per primo l’assenza del francese, senza però dire niente.





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