martedì 15 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 280

Capitolo n. 280 – zen



Brent si grattò la nuca, in quell’attimo di silenzio, un po’ pesante tra Brendan ed Harry.

La domanda su ciò che provava per Vincent era rimasta sospesa nell’aria.

“Io vado a vestirmi” – disse Tomlinson jr, sparendo poi nella camera adiacente.

La vita brulicante delle vie sottostanti, salì con i suoi rumori e suoni, creando un sottofondo quasi musicale.

Styles sorrise.

“Non ho la sindrome di Stoccolma”

“Lux ti ha rapito in qualche modo e tenuto in ostaggio, quindi?”

“Le tue provocazioni sono degne del mestiere che fai, ma potresti anche cimentarti in aula, te lo assicuro Brendan” – replicò calmo.

“Non ci tengo, l’avvocato in famiglia ce lo abbiamo già” – e gli strizzò l’occhiolino, alzandosi dal divano, per seguire Brent.

“Te ne vai senza avere una risposta sincera?” – lo bloccò Haz, ridendo, ora.

“No, anzi, ti ascolto …”

“Gli ho chiesto di farmi da padre o di essere mio amico, al di là di Louis, perché mi fido e poi mi conosce a fondo” – spiegò serio.

“Oppure vuoi avere un alleato, il più inatteso, quello che non ti aspetti?” – bissò pungente l’analista.

“Una cosa del genere me l’ha detta, anzi contestata, anche Boo … L’ha definita un’intesa tra nemici, se non ricordo male …”

“E voi non lo siete stati mai, giusto Harry?”

“Assolutamente, del resto vogliamo il bene di Lou, ma è grazie a Vincent che mi sono liberato da certi incubi, da paranoie assurde e dal mio modo di giudicare Boo, completamente errato”

“Errori di gioventù …” – Laurie ammiccò simpatico.

“Mai avuta una … Le cose belle, da ragazzino, le ho vissute grazie a Louis, in tempi diversi e successivi a quelli in cui avrei dovuto sentirmi tale … Ho sempre irritato il prossimo, sentendomi scomodo, di troppo, tranne che con Boo: per questo lo amo da morire, non ho altri che lui e questo non penso sia giusto e neppure sano

“Quindi speravi nell’appoggio di Lux?”

“Infatti. Del resto mi hanno isolato tutti quando Sylvie credeva di essere incinta di me, anche tu e Brent, anche se posso capirvi, ma nessuno ha pensato a me, a come mi sentivo, a cosa stava accadendo”

“E Lux l’ha fatto, si è interessato a te?” – domandò incuriosito.

“Vincent mi è stato vicino più di altri, a sorpresa certo, come in Colorado, dimostrando stima ed affetto nei miei riguardi: ovvio che non approvasse il mio comportamento con Sylvie, però non se ne è mai approfittato con Louis, non è andato sino in fondo, non ha colto la palla al balzo per mettermi in cattiva luce, spodestandomi dal mio ruolo di marito”

Laurie aggrottò la fronte – “Un tempo era Glam a traviare i fragili virgulti …”

“Oddio mi sembri Hugh adesso!” – Haz rise di gusto.

“Già … E credo non sia un segreto che Vincent sia in terapia da mio fratello”
“Forse potremmo risolvere le cose tra noi, le tensioni, senza ricorrere alla vostra consulenza, senza offesa eh Brendan”

“Figurati” – rise stretto.

Brent ripiombò nella stanza, con la sua vivacità e l’urgenza di lasciare l’hotel, per dirigersi all’aeroporto, dove gli altri li stavano aspettando.

“Tempo scaduto … Brendan andiamo?”

“Sì amore … Lo chiami tu il taxi, Harry?”



Jared gli si avvicinò con un sorriso ed Isotta in braccio.

“Colin mi ha detto che stai andando a New York, Glam …” – esordì il cantante, lasciando accomodare la bimba accanto a Geffen, seduto nella saletta, in attesa dell’imbarco.

“Sì, prendo un aereo di linea, voi usate pure il jet per andare a Dublino …”

“No quello va a Los Angeles, anche noi abbiamo preso i biglietti, ma per l’Irlanda …” – disse un po’ triste.

“Mi sarebbe piaciuto seguirvi, salutare Eamon …”

Leto sospirò – “Parli di ogni cosa, come se fosse l’ultima Glam …”

“E non è forse così?” – replicò dolce, dando un bacio tra i capelli di Isy – “Che splendore, ha preso il meglio di te e Syria questo angelo …” – aggiunse intenso.

“Lei è anche tua …” – mormorò il cantante, ma la bambina non poteva ascoltarlo, con le cuffiette dell’i-pod nelle orecchie.

“Così Lula per te, Jay … Lo sai” – inspirò, controllando l’ora.

“Hai fretta di andartene …?”

“Forse voglio sbrigarmi a scoprire cosa la vita mi riserva ancora” – scherzò, fissandolo.

Leto arrossì.

“Vorrei il meglio, vorrei un miracolo” – quasi si commosse.

Geffen gli sfiorò lo zigomo sinistro, lasciando percepire a Jared il profumo del suo dopobarba, mai alterato dai numerosi medicinali assunti dall’uomo.

“Ho creduto anche all’impossibile, quando stavamo insieme, Jared, ho visto mille albe ed altrettanti tramonti, accendersi nei tuoi occhi e sulla tua pelle … Io ho già avuto il meglio, sappilo, come lo so io … Ed è per questo che sono felice, al solo ricordo di quanto hai saputo donarmi, anche senza volerlo, anche senza farlo apposta … Adorabile ed unico, quale tu sei, Jared Joseph Leto” – e con un bacio casto, Glam si congedò dal leader dei Mars.

Avevano chiamato il suo volo.
Era tempo di ripartire.



I baci di Jude si facevano sempre più scabrosi.

Robert, addossato alla parete di quel ripostiglio, tra le toilette e la dogana, non poneva alcuno ostacolo a quell’invasione terribilmente erotica del suo eterno ragazzo inglese.


“Ju Jude fermati … Tu non puoi” – ansimò, senza smettere di leccargli il mento, rispondendo ad ogni suo bacio lascivo, così come il corpo di Downey, vibrava e ricambiava i tocchi dell’altro, come in una danza simbiotica e collaudata.

“Io non posso cosa?” – ringhiò, sollevandogli le gambe, dopo averle liberate dai jeans, troppo attillati ed istigatori, come Jude gli aveva sussurrato, poco prima di portare Robert lì dentro.

“Se-sei brutale e … magnifico” – balbettò l’americano, inarcandosi, appena Law provò a risalire in lui, lubrificandolo appena con un po’ di saliva.

“Mi fai venire anche senza scoparti Rob” – gli gemette nel collo, roco e caldissimo, come le sue dita, imbrattate di umori, utili a coronare quell’amplesso, polverizzando ogni indugio.

Il loro congiungersi divenne più fluido nei movimenti, così le loro parole, all’improvviso più tenere, in uno scambio di sguardi intenso e profondo.

“Ti amo Robert … Mio Dio non credevo di riuscire più a farti l’amore … come un tempo …” – e lo baciò nuovamente.

L’orgasmo non lasciò spazio ad altro, se non ai reciproci singulti appagati.

In una legittima confusione di sensi, riequilibrarono i respiri, per poi sgattaiolare nei bagni lì accanto, per apparire meno sconvolti, a chi li avesse incrociati di lì a poco.
Non che a loro importasse, comunque.



Louis corse incontro ad Harry, appendendosi radioso alle sue spalle larghe ed accoglienti.

“Tesoro dov’è la nostra Petra?” – chiese dolce, dopo averlo baciato.

“E’ con Pamela e Sveva, le stanno dando la pappa, così poi dorme durante il viaggio”

“Perfetto e … Hai sentito Vincent?” – proseguì più circospetto.

“Mi ha telefonato, una conversazione brevissima, un saluto ecco …”

“Ha trovato la tua lettera?” – insistette, forse poco opportuno, nel volere un’assoluta trasparenza, che poteva rivelarsi rischiosa.

“Sì e mi ha dato retta … Si è fatto vivo, insomma” – inspirò, guardando altrove, mentre si dirigevano, allacciati, verso la scaletta del jet, pronto a lasciare l’Africa.

“Vedrai che recupererete il vostro rapporto …” – deglutì – “… in una dimensione nuova, più … consapevole” – abbozzò un po’ smarrito, di colpo.

Boo lo strinse forte, appena varcato il portello di ingresso, fermandosi nel corridoio, prima di andarsi a sistemare nei comodi sedili, sparsi a coppia per tutta la carlinga, arredata con estremo lusso.

“So che ti stai sforzando come nessuno, per fare funzionare al meglio il nostro matrimonio Haz, però non sentirti obbligato ad accettare certe cose, perché è umanamente impossibile, almeno per me, sai?” – e lo scrutò, dal basso, ammirando la sua bellezza, sempre più virile e solida.

Styles annuì, rassicurato – “Un passo alla volta, ok Boo …? Abbiamo ricostruito ciò che ci unisce, che ci ha fatti innamorare, sopra le macerie di un disastro, ritenuto da entrambi irreversibile … Ti amo così tanto” – e lo riabbracciò, con pari vigore.



Lo sconosciuto lo ascoltò per più di un’ora, intorno a quel tavolo d’angolo, appartato e poco luminoso.
Era la persona migliore, con cui aprirsi, senza conseguenze.

Così pensava Vincent, sorseggiando il terzo drink della serata.
O forse era il quarto.

Il giovane con lui, sorrise, chiedendo il bis della sua vodka.

“Ti dispiace?” – domandò, puntandolo con uno sguardo penetrante.
Era bello, nel suo completo in pelle nera, aderente, che intrigò subito Lux, perché le forme di Adam, così si presentò, semplicemente Adam, non erano esili, ma nemmeno sproporzionate.

“Ordina ciò che vuoi … Hai una pazienza …” – il francese scrollò la testa, un po’ pesante.

“Sì insomma, quindi tu sei stato l’unico a non fargli del male, a questo Louis e lui ha preferito la banda Bassotti?”

“Come scusa?” – rise.

“Sì, insomma, sono in tre anche loro, no?” – spiegò suadente – “Il padre, il fratello ed il fidanzato perfettino, anzi no, scusa, sposo dell’anno? E tu gli hai pure pagato la cerimonia, a questo ingrato?” – lo stuzzicò malizioso.

Eppure aveva ragione, per quanto potesse sembrare irritante.

“Mon petit mi ha ridato la vita … Non dimenticarlo” – ribatté schietto.

“Non ho dubbi su questo Vincent, da come ne parli si vede che sei proprio cotto, lo vorrei avere avuto io un uomo così, pronto a colmare tutti i miei vuoti emotivi ed economici”

“E non è andata in questo modo?”

“Figurati … Mi conoscono, sparano cazzate, qualche regalo, mi portano a letto, poi iniziano ad inventarsi scuse, quando comincio a parlare di convivenza, di progetti insieme … Usato e buttato, senza contare quelli sposati, che vengono in discoteca senza fede al dito, poi scopri che hanno pure dei figli … Uno schifo, non hai idea”

“Accadono ancora di queste cose?”

“Temo di sì Vincent bello” – ed inclinando il capo, glielo appoggiò sul braccio destro.

“Sei stanco …?”

“Ho bevuto troppo e mangiato poco … Voglio andare a casa, devo alzarmi presto, ho un’audizione”

“Tu canti?”

“Sì, ma so anche recitare, ho studiato, mi sono fatto il culo per anni” – e si stiracchiò.

Aveva diversi tatuaggi.

Lux lo stava studiando con un certo interesse.

Adam aveva qualcosa di magnetico e poi era un tipo sincero, cosa che a Lux andò a genio, dal primo istante.

“Ho degli amici nell’ambiente … a Los Angeles” – accennò l’affarista.

Adam inarcò un sopracciglio.

“Se vuoi fottermi, promettendo un contratto, dillo subito, perché fino ad un secondo fa mi stavi simpatico, ma ci sono già passato e non sono più così ingenuo!” – sbottò acre.

“Non corri alcun pericolo e poi se prometto qualcosa, io la mantengo e non ricattando il mio prossimo, ok?”

“In che senso?”

“In che senso cosa, Adam?” – gesticolò buffo.

“Il discorso sul pericolo …”

“Nel senso che dopo Louis non avrò altri uomini”

Adam rimase a bocca schiusa, stupito, poi si leccò le labbra, senza eccedere in quel gesto, con una naturalezza disarmante.

E sensuale.

“Ok Vincent, come vuoi tu …” – e, facendogli l’occhiolino, finì il suo shot, con noncuranza.




ADAM LAMBERT NEW ENTRY IN ZEN, UNA METEORA OPPURE QUALCOSA DI PIU'? ;-)

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