Capitolo n. 280 – zen
Brent si grattò la
nuca, in quell’attimo di silenzio, un po’ pesante tra Brendan ed Harry.
La domanda su ciò che
provava per Vincent era rimasta sospesa nell’aria.
“Io vado a vestirmi” –
disse Tomlinson jr, sparendo poi nella camera adiacente.
La vita brulicante
delle vie sottostanti, salì con i suoi rumori e suoni, creando un sottofondo
quasi musicale.
Styles sorrise.
“Non ho la sindrome
di Stoccolma”
“Lux ti ha rapito in qualche modo e tenuto in
ostaggio, quindi?”
“Le tue provocazioni
sono degne del mestiere che fai, ma potresti anche cimentarti in aula, te lo
assicuro Brendan” – replicò calmo.
“Non ci tengo, l’avvocato
in famiglia ce lo abbiamo già” – e gli strizzò l’occhiolino, alzandosi dal
divano, per seguire Brent.
“Te ne vai senza
avere una risposta sincera?” – lo bloccò Haz, ridendo, ora.
“No, anzi, ti ascolto
…”
“Gli ho chiesto di
farmi da padre o di essere mio amico, al di là di Louis, perché mi fido e poi
mi conosce a fondo” – spiegò serio.
“Oppure vuoi avere un
alleato, il più inatteso, quello che non ti aspetti?” – bissò pungente l’analista.
“Una cosa del genere
me l’ha detta, anzi contestata, anche Boo … L’ha definita un’intesa tra nemici,
se non ricordo male …”
“E voi non lo siete
stati mai, giusto Harry?”
“Assolutamente, del
resto vogliamo il bene di Lou, ma è grazie a Vincent che mi sono liberato da
certi incubi, da paranoie assurde e dal mio modo di giudicare Boo,
completamente errato”
“Errori di gioventù …”
– Laurie ammiccò simpatico.
“Mai avuta una … Le
cose belle, da ragazzino, le ho vissute grazie a Louis, in tempi diversi e
successivi a quelli in cui avrei dovuto sentirmi tale … Ho sempre irritato il
prossimo, sentendomi scomodo, di troppo, tranne che con Boo: per questo lo amo
da morire, non ho altri che lui e questo non penso sia giusto e neppure sano”
“Quindi speravi nell’appoggio
di Lux?”
“Infatti. Del resto
mi hanno isolato tutti quando Sylvie credeva di essere incinta di me, anche tu
e Brent, anche se posso capirvi, ma nessuno ha pensato a me, a come mi sentivo,
a cosa stava accadendo”
“E Lux l’ha fatto, si
è interessato a te?” – domandò incuriosito.
“Vincent mi è stato
vicino più di altri, a sorpresa certo, come in Colorado, dimostrando stima ed
affetto nei miei riguardi: ovvio che non approvasse il mio comportamento con
Sylvie, però non se ne è mai approfittato con Louis, non è andato sino in
fondo, non ha colto la palla al balzo per mettermi in cattiva luce,
spodestandomi dal mio ruolo di marito”
Laurie aggrottò la
fronte – “Un tempo era Glam a traviare i fragili virgulti …”
“Oddio mi sembri Hugh
adesso!” – Haz rise di gusto.
“Già
… E credo non sia un segreto che Vincent sia in terapia da mio fratello”
“Forse
potremmo risolvere le cose tra noi, le tensioni, senza ricorrere alla vostra consulenza,
senza offesa eh Brendan”
“Figurati” –
rise stretto.
Brent ripiombò
nella stanza, con la sua vivacità e l’urgenza di lasciare l’hotel, per
dirigersi all’aeroporto, dove gli altri li stavano aspettando.
“Tempo scaduto
… Brendan andiamo?”
“Sì amore … Lo
chiami tu il taxi, Harry?”
Jared gli si
avvicinò con un sorriso ed Isotta in braccio.
“Colin mi ha
detto che stai andando a New York, Glam …” – esordì il cantante, lasciando
accomodare la bimba accanto a Geffen, seduto nella saletta, in attesa dell’imbarco.
“Sì, prendo un
aereo di linea, voi usate pure il jet per andare a Dublino …”
“No quello va
a Los Angeles, anche noi abbiamo preso i biglietti, ma per l’Irlanda …” – disse
un po’ triste.
“Mi sarebbe
piaciuto seguirvi, salutare Eamon …”
Leto sospirò –
“Parli di ogni cosa, come se fosse l’ultima Glam …”
“E non è forse
così?” – replicò dolce, dando un bacio tra i capelli di Isy – “Che splendore,
ha preso il meglio di te e Syria questo angelo …” – aggiunse intenso.
“Lei è anche
tua …” – mormorò il cantante, ma la bambina non poteva ascoltarlo, con le
cuffiette dell’i-pod nelle orecchie.
“Così Lula per
te, Jay … Lo sai” – inspirò, controllando l’ora.
“Hai fretta di
andartene …?”
“Forse voglio
sbrigarmi a scoprire cosa la vita mi riserva ancora” – scherzò, fissandolo.
Leto arrossì.
“Vorrei il
meglio, vorrei un miracolo” – quasi si commosse.
Geffen gli
sfiorò lo zigomo sinistro, lasciando percepire a Jared il profumo del suo
dopobarba, mai alterato dai numerosi medicinali assunti dall’uomo.
“Ho creduto
anche all’impossibile, quando stavamo insieme, Jared, ho visto mille albe ed
altrettanti tramonti, accendersi nei tuoi occhi e sulla tua pelle … Io ho già
avuto il meglio, sappilo, come lo so io … Ed è per questo che sono felice, al
solo ricordo di quanto hai saputo donarmi, anche senza volerlo, anche senza
farlo apposta … Adorabile ed unico, quale tu sei, Jared Joseph Leto” – e con un
bacio casto, Glam si congedò dal leader dei Mars.
Avevano
chiamato il suo volo.
Era tempo di
ripartire.
I baci di Jude
si facevano sempre più scabrosi.
Robert,
addossato alla parete di quel ripostiglio, tra le toilette e la dogana, non
poneva alcuno ostacolo a quell’invasione terribilmente erotica del suo eterno
ragazzo inglese.
“Ju Jude
fermati … Tu non puoi” – ansimò, senza smettere di leccargli il mento,
rispondendo ad ogni suo bacio lascivo, così come il corpo di Downey, vibrava e
ricambiava i tocchi dell’altro, come in una danza simbiotica e collaudata.
“Io non posso
cosa?” – ringhiò, sollevandogli le gambe, dopo averle liberate dai jeans,
troppo attillati ed istigatori, come Jude gli aveva sussurrato, poco prima di
portare Robert lì dentro.
“Se-sei
brutale e … magnifico” – balbettò l’americano, inarcandosi, appena Law provò a
risalire in lui, lubrificandolo appena con un po’ di saliva.
“Mi fai venire
anche senza scoparti Rob” – gli gemette nel collo, roco e caldissimo, come le
sue dita, imbrattate di umori, utili a coronare quell’amplesso, polverizzando
ogni indugio.
Il loro
congiungersi divenne più fluido nei movimenti, così le loro parole, all’improvviso
più tenere, in uno scambio di sguardi intenso e profondo.
“Ti amo Robert
… Mio Dio non credevo di riuscire più a farti l’amore … come un tempo …” – e lo
baciò nuovamente.
L’orgasmo non
lasciò spazio ad altro, se non ai reciproci singulti appagati.
In una
legittima confusione di sensi, riequilibrarono i respiri, per poi sgattaiolare
nei bagni lì accanto, per apparire meno sconvolti, a chi li avesse incrociati
di lì a poco.
Non che a loro
importasse, comunque.
Louis corse
incontro ad Harry, appendendosi radioso alle sue spalle larghe ed accoglienti.
“Tesoro dov’è
la nostra Petra?” – chiese dolce, dopo averlo baciato.
“E’ con Pamela
e Sveva, le stanno dando la pappa, così poi dorme durante il viaggio”
“Perfetto e …
Hai sentito Vincent?” – proseguì più circospetto.
“Mi ha
telefonato, una conversazione brevissima, un saluto ecco …”
“Ha trovato la
tua lettera?” – insistette, forse poco opportuno, nel volere un’assoluta
trasparenza, che poteva rivelarsi rischiosa.
“Sì e mi ha
dato retta … Si è fatto vivo, insomma” – inspirò, guardando altrove, mentre si
dirigevano, allacciati, verso la scaletta del jet, pronto a lasciare l’Africa.
“Vedrai che
recupererete il vostro rapporto …” – deglutì – “… in una dimensione nuova, più …
consapevole” – abbozzò un po’ smarrito, di colpo.
Boo lo strinse
forte, appena varcato il portello di ingresso, fermandosi nel corridoio, prima
di andarsi a sistemare nei comodi sedili, sparsi a coppia per tutta la
carlinga, arredata con estremo lusso.
“So che ti
stai sforzando come nessuno, per fare funzionare al meglio il nostro matrimonio
Haz, però non sentirti obbligato ad accettare certe cose, perché è umanamente
impossibile, almeno per me, sai?” – e lo scrutò, dal basso, ammirando la sua
bellezza, sempre più virile e solida.
Styles annuì,
rassicurato – “Un passo alla volta, ok Boo …? Abbiamo ricostruito ciò che ci
unisce, che ci ha fatti innamorare, sopra le macerie di un disastro, ritenuto
da entrambi irreversibile … Ti amo così tanto” – e lo riabbracciò, con pari
vigore.
Lo sconosciuto
lo ascoltò per più di un’ora, intorno a quel tavolo d’angolo, appartato e poco
luminoso.
Era la persona
migliore, con cui aprirsi, senza conseguenze.
Così pensava
Vincent, sorseggiando il terzo drink della serata.
O forse era il
quarto.
Il giovane con
lui, sorrise, chiedendo il bis della sua vodka.
“Ti dispiace?”
– domandò, puntandolo con uno sguardo penetrante.
Era bello, nel
suo completo in pelle nera, aderente, che intrigò subito Lux, perché le forme
di Adam, così si presentò, semplicemente
Adam, non erano esili, ma nemmeno sproporzionate.
“Ordina ciò
che vuoi … Hai una pazienza …” – il francese scrollò la testa, un po’ pesante.
“Sì insomma,
quindi tu sei stato l’unico a non fargli del male, a questo Louis e lui ha
preferito la banda Bassotti?”
“Come scusa?” –
rise.
“Sì, insomma,
sono in tre anche loro, no?” – spiegò suadente – “Il padre, il fratello ed il
fidanzato perfettino, anzi no, scusa, sposo dell’anno? E tu gli hai pure pagato
la cerimonia, a questo ingrato?” – lo stuzzicò malizioso.
Eppure aveva
ragione, per quanto potesse sembrare irritante.
“Mon petit mi
ha ridato la vita … Non dimenticarlo” – ribatté schietto.
“Non ho dubbi
su questo Vincent, da come ne parli si vede che sei proprio cotto, lo vorrei
avere avuto io un uomo così, pronto a colmare tutti i miei vuoti emotivi ed
economici”
“E non è
andata in questo modo?”
“Figurati … Mi
conoscono, sparano cazzate, qualche regalo, mi portano a letto, poi iniziano ad
inventarsi scuse, quando comincio a parlare di convivenza, di progetti insieme …
Usato e buttato, senza contare quelli sposati, che vengono in discoteca senza fede
al dito, poi scopri che hanno pure dei figli … Uno schifo, non hai idea”
“Accadono
ancora di queste cose?”
“Temo di sì
Vincent bello” – ed inclinando il capo, glielo appoggiò sul braccio destro.
“Sei stanco …?”
“Ho bevuto
troppo e mangiato poco … Voglio andare a casa, devo alzarmi presto, ho un’audizione”
“Tu canti?”
“Sì, ma so
anche recitare, ho studiato, mi sono fatto il culo per anni” – e si stiracchiò.
Aveva diversi
tatuaggi.
Lux lo stava
studiando con un certo interesse.
Adam aveva
qualcosa di magnetico e poi era un tipo sincero, cosa che a Lux andò a genio,
dal primo istante.
“Ho degli
amici nell’ambiente … a Los Angeles” – accennò l’affarista.
Adam inarcò un
sopracciglio.
“Se vuoi
fottermi, promettendo un contratto, dillo subito, perché fino ad un secondo fa
mi stavi simpatico, ma ci sono già passato e non sono più così ingenuo!” –
sbottò acre.
“Non corri
alcun pericolo e poi se prometto qualcosa, io la mantengo e non ricattando il
mio prossimo, ok?”
“In che senso?”
“In che senso
cosa, Adam?” – gesticolò buffo.
“Il discorso
sul pericolo …”
“Nel senso che
dopo Louis non avrò altri uomini”
Adam rimase a
bocca schiusa, stupito, poi si leccò le labbra, senza eccedere in quel gesto,
con una naturalezza disarmante.
E sensuale.
“Ok Vincent,
come vuoi tu …” – e, facendogli l’occhiolino, finì il suo shot, con noncuranza.
ADAM LAMBERT NEW ENTRY IN ZEN, UNA METEORA OPPURE QUALCOSA DI PIU'? ;-)
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