sabato 26 aprile 2014

ZEN - CAPITOLO N. 284

Capitolo n. 284 – zen



Si tenevano per mano, come due ragazzini, lanciando un sorriso, a qualche ragazza che salutava il loro evidente amore, con altrettanta gioia ed approvazione.

Era mattino presto, sul lungo mare di Los Angeles ed Harry, con un buffo berretto a cuffia, stava portando Louis tra gli scogli di una caletta, poco distante dal locale di Brent.

La coppia aveva lasciato New York, dopo avere incontrato Geffen ed Hiroki.

I due erano rimasti nel loft di quest’ultimo ancora per il fine settimana, rimandando il rientro annunciato da Glam a Jared, ugualmente fuori città sino alla domenica.
Sarebbero rientrati entrambi giusto in tempo per la festa di Antonio sulla spiaggia, a chiusura simbolica della stagione estiva.

Il sabato seguente, avrebbe poi avuto luogo il matrimonio del fratello di Boo.

“Ehi cucciolo, sei stanco …?”
Styles glielo chiese a bassa voce, dandogli un’ampia carezza sulla guancia sinistra, mentre con il proprio viso lambiva quello di Louis, le bocche troppo vicine per non baciarsi, senza attendere una risposta.

“No …” – Boo prese un respiro, gli occhi bassi, un rossore adorabile sulle gote, per quel contatto così intimo, mescolato alla voce roca del marito, che lo scrutava dolce – “E’ tutto a posto Haz …”

“La nostra bambina ti stanca, vero? Hai anche la tesi da preparare, non è facile …” – Harry inspirò – “Forse dovremmo assumere una balia”

“No, non se ne parla” – Louis sorrise – “Noi bastiamo, giusto? E poi è un tesoro, non dà problemi, è ubbidiente … E tu sei incredibile, per come l’hai accettata ed adorata da subito”

“Sono innamorato perso di voi, lo ammetto” – sorrise anche lui, più leggero.

“Ed io di te e Petra, profondamente” – replicò serio, come a convincerlo, di qualcosa, sulla quale Haz non nutriva alcuna incertezza.

“Boo io comprendo il tuo disagio, dopo l’Egitto, non voglio fare finta di niente, non posso, sai?” – proseguì sereno, andando a toccare quella nota dolente per Louis, che avvampò ritraendosi di poco da lui e dalle sue mani grandi.

“Non vorrei parlarne adesso, non roviniamo questo momento” – quasi si lamentò.

“Eppure non troverei istante migliore, credimi … Non sono un pazzo od un coglione Boo, so cosa provi per Vincent e mi sto immedesimando nel tuo sconforto, che diventa anche il mio, perché noi siamo un’unica persona, sia quando stiamo bene, sia quando ci sentiamo smarriti …”

“Ho sbagliato tutto con lui, questa è la verità Haz”

“In che senso?”

“Sono stato precipitoso ed avrei dovuto credere di più in noi e non gettarmi tra le braccia di Lux”

Styles aggrottò la fronte – “Tu ne stai parlando con astio, forse perché è successo qualcosa?”

“No”

Harry rise, un po’ tirato – “Vincent ha incontrato qualcuno a Londra?”

“Questo non centra ed anche se fosse”

“Louis, dai …” – e gli scompigliò i capelli, già spettinati dal vento.

“Ora sono io a sentirmi un coglione, ecco … Ma sì, credo abbia conosciuto un tizio, non so chi sia, per affari … Un investimento … In ogni caso il mio ragionamento era diverso … Era che dovevo credere di più in noi, aspettarti, insistere, combattere e poi”

“Tu l’hai fatto Louis” – ribatté fermo – “Ed eccoci qui, però in quel tempo eri deluso da me, avevamo certo delle colpe da contestarci reciprocamente, ma non sminuire la tua esperienza con Vincent: se fossi al suo posto e ti ascoltassi, ne soffrirei”

“Ma tu non puoi calarti nei panni di chiunque, anche se ti ammiro per questo!” – protestò vivace.

“Voglio solo aiutarti Louis …” – affermò sincero, baciandolo infine con trasporto.



La tonalità di Adam era cristallina, il timbro notevole.
Leto annuì, sussurrando poi a Vincent – “Potrebbe cantare qualsiasi pezzo”

Colin sorrise, ciondolandosi un po’ sulla poltroncina, accanto a Jared, nella sala di incisione di un amico dei Mars.

Adam terminò la canzone, togliendosi poi le cuffie – “Come sono andato?” – chiese timido.

Jared gli fece il segno dell’ok ed il giovane sorrise.

Lux applaudì – “Bene, cosa succede ora?”

“Andiamo in California, voglio presentarlo a quelli della Lithium, penso andrà a genio anche al loro manager principale” – spiegò Jared, appena Adam li raggiunse.

“Oh mio Dio, ma dici sul serio …?”

“Mai scherzato sul lavoro” – ribadì il leader dei Mars.

Lambert fece un saltello e strinse a sé Vincent, che, in imbarazzo, bisbigliò – “Hai visto? Cosa ti avevo detto?”



Hiroki raccolse le caviglie di Geffen, appoggiandole sulle proprie gambe piegate – “Ora ti massaggio i piedi …”

“Ok … troppo gentile” – l’uomo rise tranquillo, incrociando le braccia dietro la testa, allungato sul futon appena comprato insieme al ragazzo.

“Figurati, per così poco”

“Peccato …”

“Cosa Glam?”

“Doverci salutare, tra poche ore …”

“Tornerai, ne sono certo” – disse limpido, guardandolo, senza smettere ciò che stava facendo.

“Lo vorrei Hiroki, tu non sai quanto” – inspirò, chiudendo le palpebre.

“Potrei anche saperlo” – sorrise, sussultando al suono del campanello.

“Chi può essere …? Il corriere per i mobili, di già?”

“Non ne ho idea, può darsi …”

“Vado a vedere, dammi un secondo” – e corse alla blindata, vedendo unicamente un fattorino, con la visiera abbassata.

“Ho una consegna” – disse con uno strano accento.

Hiroki aprì senza esitare ed in pochi secondi si ritrovò scaraventato sul pavimento, da una spinta, da parte di un secondo energumeno, nascosto al lato dell’ingresso.

Il nipote di Kiro urlò, facendo accorrere Geffen, non senza qualche difficoltà nel deambulare, dopo essersi alzato di scatto in quella maniera precipitosa e malsana per la sua pressione.

“Ehi!!” – inveii contro quei ceffi, mettendosi tra essi ed Hiroki, terrorizzato e tremante, rannicchiato contro il muro retrostante.

“E tu chi saresti? Suo nonno??” – lo canzonò il più tarchiato.
Erano asiatici.

“Cosa volete da lui, si può sapere?!”

“Non ti riguarda vecchio e se non ti togli di mezzo, ti faremo fuori quanto quel moccioso ladruncolo!” – sbraitò il più massiccio.

“Di che diavolo state parlando??”

Glam pensò immediatamente alle dosi di droga trattenute da Hiroki, con piena ragione.

Appena ne ebbe la conferma da parte dei sicari, provò a rimediare.

“Erano per me, sono malato e ne ho bisogno: ve le pago, anche il doppio, ma non prendetevela con lui, ok?” – propose, con fare più cauto possibile.

“Non se ne parla: servirà da lezione a chi volesse ripetere il suo sbaglio, ok?!”

“Triplico la mia offerta oppure fate voi un prezzo ed io lo pagherò, va bene cosi??!”

“Ma tu chi diavolo sei?”

“Mi chiamo Glam … Glam Geffen”

“Geffen di Los Angeles?” – ormai la discussione era tra lui ed il più incazzato e robusto.

“Sì …”

“L’amichetto di Meliti?” – sogghignò.

“Sì, di Antonio …”

“Già, perché Oscar tu l’hai spedito in galera, giusto? Sei un bastardo, quanto quel figlio di puttana succhia cazzi!”

“Tu toccalo e non arriverai a domani, te lo giuro su Dio” – replicò più glaciale Glam, con il cuore in gola, maledicendo sé stesso per non avere trattenuto con sé almeno Vas.

Lo stress del momento, gli provocò anche un secondo inconveniente, assai sgradevole: un rivolo di urina gli segnò la piega dei pantaloni, creando poi una chiazza sul parquet, piuttosto inequivocabile.

“Ma sentitelo, vuole minacciarmi e si piscia addosso questo stron” – gli rise in faccia, senza terminare la frase, per un pugno feroce, che Geffen gli mollò in pieno viso.
Hiroki nel frattempo si era sposato, prendendo un revolver dal cassetto di una credenza bassa.

“Ora basta andatevene o vi ammazzo!!”

Faceva maledettamente sul serio e Glam si bloccò, smettendola di malmenare il suo avversario, mentre l’altro era impalato sulla soglia, pronto a fuggire.

Fortunatamente lo fecero entrambi, insultandolo ed imprecando ulteriori intimidazioni, non prive di fondamento.

Hiroki richiuse, a doppia mandata, piangendo esausto, mentre Glam era come crollato in un angolo, stremato.

“Te tesoro prendimi le pasticche dalla giacca … sai quali sono, vero …?”

“Miseria sì, ti supplico non morire … Non lasciarmi così!” – disse spaventato, recuperando anche dell’acqua fresca.

Glam la sorseggiò, inghiottendo quel farmaco, che più volte gli aveva salvato la vita.

Avvolse poi Hiroki, spargendo baci tra i suoi capelli corvini – “Non me ne vado così … anche se mi sono sentito un rottame quando”

“Non dire niente, non affaticarti Glam …” – singhiozzò, in preda al panico, le iridi invase da un pianto irrefrenabile.

Geffen gli sorrise – “Ce ne andiamo via da qui … non ci restano alternative, chiamo immediatamente Antonio … e Vassily”

Hiroki annuì sconvolto, ma sollevato nel constatare quanto il colorito di Glam fosse nuovamente roseo e la respirazione regolare.

“Io non voglio fuggire in eterno, però …” – disse mesto.

“Non accadrà … Risolveremo questo casino, in un modo o nell’altro … Te lo prometto.”






 I LARRY




 HIROKI



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