Capitolo n. 284 – zen
Si tenevano per mano,
come due ragazzini, lanciando un sorriso, a qualche ragazza che salutava il
loro evidente amore, con altrettanta gioia ed approvazione.
Era mattino presto,
sul lungo mare di Los Angeles ed Harry, con un buffo berretto a cuffia, stava
portando Louis tra gli scogli di una caletta, poco distante dal locale di
Brent.
La coppia aveva
lasciato New York, dopo avere incontrato Geffen ed Hiroki.
I due erano rimasti
nel loft di quest’ultimo ancora per il fine settimana, rimandando il rientro
annunciato da Glam a Jared, ugualmente fuori città sino alla domenica.
Sarebbero rientrati
entrambi giusto in tempo per la festa di Antonio sulla spiaggia, a chiusura
simbolica della stagione estiva.
Il sabato seguente,
avrebbe poi avuto luogo il matrimonio del fratello di Boo.
“Ehi cucciolo, sei
stanco …?”
Styles glielo chiese
a bassa voce, dandogli un’ampia carezza sulla guancia sinistra, mentre con il
proprio viso lambiva quello di Louis, le bocche troppo vicine per non baciarsi,
senza attendere una risposta.
“No …” – Boo prese un
respiro, gli occhi bassi, un rossore adorabile sulle gote, per quel contatto
così intimo, mescolato alla voce roca del marito, che lo scrutava dolce – “E’
tutto a posto Haz …”
“La nostra bambina ti
stanca, vero? Hai anche la tesi da preparare, non è facile …” – Harry inspirò –
“Forse dovremmo assumere una balia”
“No, non se ne parla”
– Louis sorrise – “Noi bastiamo, giusto? E poi è un tesoro, non dà problemi, è
ubbidiente … E tu sei incredibile, per come l’hai accettata ed adorata da
subito”
“Sono innamorato
perso di voi, lo ammetto” – sorrise anche lui, più leggero.
“Ed io di te e Petra,
profondamente” – replicò serio, come a convincerlo, di qualcosa, sulla quale
Haz non nutriva alcuna incertezza.
“Boo io comprendo il
tuo disagio, dopo l’Egitto, non voglio fare finta di niente, non posso, sai?” –
proseguì sereno, andando a toccare quella nota dolente per Louis, che avvampò
ritraendosi di poco da lui e dalle sue mani grandi.
“Non vorrei parlarne
adesso, non roviniamo questo momento” – quasi si lamentò.
“Eppure non troverei
istante migliore, credimi … Non sono un pazzo od un coglione Boo, so cosa provi
per Vincent e mi sto immedesimando nel tuo sconforto, che diventa anche il mio,
perché noi siamo un’unica persona, sia quando stiamo bene, sia quando ci
sentiamo smarriti …”
“Ho sbagliato tutto
con lui, questa è la verità Haz”
“In che senso?”
“Sono stato
precipitoso ed avrei dovuto credere di più in noi e non gettarmi tra le braccia
di Lux”
Styles aggrottò la
fronte – “Tu ne stai parlando con astio, forse perché è successo qualcosa?”
“No”
Harry rise, un po’
tirato – “Vincent ha incontrato qualcuno a Londra?”
“Questo non centra ed
anche se fosse”
“Louis, dai …” – e
gli scompigliò i capelli, già spettinati dal vento.
“Ora sono io a
sentirmi un coglione, ecco … Ma sì,
credo abbia conosciuto un tizio, non so chi sia, per affari … Un investimento …
In ogni caso il mio ragionamento era diverso … Era che dovevo credere di più in
noi, aspettarti, insistere, combattere e poi”
“Tu l’hai fatto Louis”
– ribatté fermo – “Ed eccoci qui, però in quel tempo eri deluso da me, avevamo
certo delle colpe da contestarci reciprocamente, ma non sminuire la tua
esperienza con Vincent: se fossi al suo posto e ti ascoltassi, ne soffrirei”
“Ma tu non puoi
calarti nei panni di chiunque, anche se ti ammiro per questo!” – protestò vivace.
“Voglio solo aiutarti
Louis …” – affermò sincero, baciandolo infine con trasporto.
La tonalità di Adam
era cristallina, il timbro notevole.
Leto annuì,
sussurrando poi a Vincent – “Potrebbe cantare qualsiasi pezzo”
Colin sorrise,
ciondolandosi un po’ sulla poltroncina, accanto a Jared, nella sala di
incisione di un amico dei Mars.
Adam terminò la
canzone, togliendosi poi le cuffie – “Come sono andato?” – chiese timido.
Jared gli fece il
segno dell’ok ed il giovane sorrise.
Lux applaudì – “Bene,
cosa succede ora?”
“Andiamo in
California, voglio presentarlo a quelli della Lithium, penso andrà a genio anche
al loro manager principale” – spiegò Jared, appena Adam li raggiunse.
“Oh mio Dio, ma dici
sul serio …?”
“Mai scherzato sul
lavoro” – ribadì il leader dei Mars.
Lambert fece un
saltello e strinse a sé Vincent, che, in imbarazzo, bisbigliò – “Hai visto?
Cosa ti avevo detto?”
Hiroki raccolse le
caviglie di Geffen, appoggiandole sulle proprie gambe piegate – “Ora ti
massaggio i piedi …”
“Ok … troppo gentile”
– l’uomo rise tranquillo, incrociando le braccia dietro la testa, allungato sul
futon appena comprato insieme al ragazzo.
“Figurati, per così
poco”
“Peccato …”
“Cosa Glam?”
“Doverci salutare,
tra poche ore …”
“Tornerai, ne sono
certo” – disse limpido, guardandolo, senza smettere ciò che stava facendo.
“Lo vorrei Hiroki, tu
non sai quanto” – inspirò, chiudendo le palpebre.
“Potrei anche saperlo”
– sorrise, sussultando al suono del campanello.
“Chi può essere …? Il
corriere per i mobili, di già?”
“Non ne ho idea, può
darsi …”
“Vado a vedere, dammi
un secondo” – e corse alla blindata, vedendo unicamente un fattorino, con la
visiera abbassata.
“Ho una consegna” –
disse con uno strano accento.
Hiroki aprì senza
esitare ed in pochi secondi si ritrovò scaraventato sul pavimento, da una
spinta, da parte di un secondo energumeno, nascosto al lato dell’ingresso.
Il nipote di Kiro
urlò, facendo accorrere Geffen, non senza qualche difficoltà nel deambulare,
dopo essersi alzato di scatto in quella maniera precipitosa e malsana per la
sua pressione.
“Ehi!!” – inveii contro
quei ceffi, mettendosi tra essi ed Hiroki, terrorizzato e tremante,
rannicchiato contro il muro retrostante.
“E tu chi saresti?
Suo nonno??” – lo canzonò il più tarchiato.
Erano asiatici.
“Cosa volete da lui,
si può sapere?!”
“Non ti riguarda
vecchio e se non ti togli di mezzo, ti faremo fuori quanto quel moccioso
ladruncolo!” – sbraitò il più massiccio.
“Di che diavolo state
parlando??”
Glam pensò
immediatamente alle dosi di droga trattenute da Hiroki, con piena ragione.
Appena ne ebbe la
conferma da parte dei sicari, provò a rimediare.
“Erano per me, sono
malato e ne ho bisogno: ve le pago, anche il doppio, ma non prendetevela con
lui, ok?” – propose, con fare più cauto possibile.
“Non se ne parla:
servirà da lezione a chi volesse ripetere il suo sbaglio, ok?!”
“Triplico la mia
offerta oppure fate voi un prezzo ed io lo pagherò, va bene cosi??!”
“Ma tu chi diavolo
sei?”
“Mi chiamo Glam …
Glam Geffen”
“Geffen di Los
Angeles?” – ormai la discussione era tra lui ed il più incazzato e robusto.
“Sì …”
“L’amichetto di
Meliti?” – sogghignò.
“Sì, di Antonio …”
“Già, perché Oscar tu
l’hai spedito in galera, giusto? Sei un bastardo, quanto quel figlio di puttana
succhia cazzi!”
“Tu toccalo e non
arriverai a domani, te lo giuro su Dio” – replicò più glaciale Glam, con il
cuore in gola, maledicendo sé stesso per non avere trattenuto con sé almeno
Vas.
Lo stress del
momento, gli provocò anche un secondo inconveniente, assai sgradevole: un
rivolo di urina gli segnò la piega dei pantaloni, creando poi una chiazza sul
parquet, piuttosto inequivocabile.
“Ma sentitelo, vuole
minacciarmi e si piscia addosso questo stron” – gli rise in faccia, senza
terminare la frase, per un pugno feroce, che Geffen gli mollò in pieno viso.
Hiroki nel frattempo
si era sposato, prendendo un revolver dal cassetto di una credenza bassa.
“Ora basta andatevene
o vi ammazzo!!”
Faceva maledettamente
sul serio e Glam si bloccò, smettendola di malmenare il suo avversario, mentre
l’altro era impalato sulla soglia, pronto a fuggire.
Fortunatamente lo
fecero entrambi, insultandolo ed imprecando ulteriori intimidazioni, non prive
di fondamento.
Hiroki richiuse, a
doppia mandata, piangendo esausto, mentre Glam era come crollato in un angolo,
stremato.
“Te tesoro prendimi
le pasticche dalla giacca … sai quali sono, vero …?”
“Miseria sì, ti
supplico non morire … Non lasciarmi così!” – disse spaventato, recuperando
anche dell’acqua fresca.
Glam la sorseggiò,
inghiottendo quel farmaco, che più volte gli aveva salvato la vita.
Avvolse poi Hiroki,
spargendo baci tra i suoi capelli corvini – “Non me ne vado così … anche se mi sono sentito un
rottame quando”
“Non dire niente, non
affaticarti Glam …” – singhiozzò, in preda al panico, le iridi invase da un
pianto irrefrenabile.
Geffen gli sorrise – “Ce
ne andiamo via da qui … non ci restano alternative, chiamo immediatamente
Antonio … e Vassily”
Hiroki annuì
sconvolto, ma sollevato nel constatare quanto il colorito di Glam fosse
nuovamente roseo e la respirazione regolare.
“Io non voglio
fuggire in eterno, però …” – disse mesto.
“Non accadrà …
Risolveremo questo casino, in un modo o nell’altro … Te lo prometto.”
I LARRY
HIROKI
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