sabato 5 aprile 2014

ZEN -. CAPITOLO N. 274

Capitolo n. 274 – zen



Robert e Jude, dopo cena, tennero compagnia a Geffen, sotto la sua tenda.

Glam faceva una flebo di vitamine e la coppia improvvisava un duetto dall’Amleto, leggendo dei vecchi copioni.

“Me li sono trovati in valigia” – Downey rise, allungato sul letto di Glam, mentre Jude, al lato opposto, se ne stava seduto, a gambe incrociate.

“Sì, perché vedi, lui mica li disfa i bagagli, arriva a casa, li butta nello sgabuzzino e poi corre di qua e di là, a fare non so bene cosa” – rise anche lui, fragorosamente, quanto Geffen, che li guardava divertito e rilassato.

“Su, andiamo avanti … Che riga … Dio mi sono perso …” – il moro si aggiustò gli occhialini da lettura, che gli stavano una meraviglia.

Glam inspirò, sereno – “E’ bello quando l’amore viene consolidato dall’allegria, dalla complicità … Per voi è stato così, vero?”

Law scrutò il compagno, annuendo solare – “Sì Glam … Ci facevamo persino i dispetti sul set, ai tempi del primo Holmes, come due scolari impenitenti …”

“Ci siamo innamorati tra una risata e l’altra in effetti …” – ricordò amorevole l’americano.

“Pensa che una volta, tornando in albergo, eravamo talmente presi dalla conversazione, che io tirai dritto, convinto che l’entrata fosse all’isolato successivo, mentre Rob, concentrato su di un discorso assurdo, ha svoltato a sinistra ed entrambi continuavamo a blaterare ahahah”

Risero forte.
All’unisono.

“Già, e poi Jude si fermò ad un lampione, dove c’era un poliziotto, che lo fissò stranito, magari pensando fosse brillo e straparlasse da solo ahahah Ed io che mi sporgevo dietro ad un cespuglio, richiamando l’attenzione di Judsie, come un ladro, ricordi? Ahahahh”

“Dio che scena Glam … Oh mamma” – il biondo aveva persino le lacrime agli occhi.

Geffen diede una carezza a Robert – “Impossibile non innamorarsi di lui … Anche per questo e per un milione di altri pregi, che Jude conosce alla perfezione …”

Downey avvampò, anche per l’occhiata carica di dolcezza, che il marito gli rivolse immediato.

“Hai ragione Glam … Lui ha saputo rubarmi il cuore, colmando la mia vita di gioia”

“Ehi ma la smettete, sto andando arrosto!” – si lamentò buffo Downey, schernendosi adorabile.

Scott li stava ascoltando.

Entrò compostamente – “Scusate, devo togliere l’ago a Glam, la salina è terminata”

“Ciao doc, meno male, ho un sonno …”

“Ecco fatto … Buonanotte Glam, ciao a tutti” – sorrise frettoloso ed allo stesso modo se ne andò.

Law seguì la sua uscita con le iridi incuriosite, poi spense la luce.

Tenendo nel mezzo Robert, a sorpresa, l’inglese si coricò alle sue spalle, dandogli un bacio nella nuca – “Adesso a nanna … Ciao amore mio, notte Glam”

“Notte …” – replicò perplesso l’avvocato.

Robert sorrise ad entrambi, accucciolandosi tra loro, che lo amavano incondizionatamente e senza più alcuna, inutile, rivalità.



Harry diede la camomilla a Petra, cullandola, sotto lo sguardo innamorato di Louis, che stava sistemando il lettino della bimba, sopra il camper attrezzato a nursery.

La loro cucciola aveva ormai tre anni compiuti, ma la malnutrizione l’aveva resa gracile ed un po’ sottopeso, che di certo avrebbe recuperato, con le loro cure, attente e preparate.

I ragazzi avevano letto una guida all’alimentazione infantile, ma, soprattutto, si erano iscritti ad un corso on line, dove esperti davano consigli utili ai neo genitori.

Era una cosa da fare insieme, la sera, prima di coricarsi, sfiniti dagli impegni reciproci, ma che nessuno dei due aveva disatteso.

Anche in vacanza, ma alla mattina, Boo ed Haz si erano collegati, imparando persino a cucinare degli ottimi passati di verdura, che Petra dimostrò gradire molto.


Jared transitò per sistemare Isotta ed i gemelli, mentre le altre figlie erano già nel mondo dei sogni.

Isy giocava con Petra, come se fosse una sorellina e c’era armonia tra loro.

Thomas e Ryan erano due autentici monelli, terribilmente simpatici, quanto il padre naturale.

“Bene, ora la favola e poi dormite, ok?” – disse affabile il cantante – “E se voi volete ritirarvi, resto io” – aggiunse con un occhiolino, che Louis ed Harry ricambiarono, apprezzando la sua consueta disponibilità.


Una volta soli, Boo sembrò cercare le parole giuste, per esporre ciò che gli frullava nel cuore, da quando aveva visto rientrare Harry e Lux dalla loro passeggiata, ma, soprattutto, in seguito alla conseguente sparizione del francese, diretto chissà dove.

“Vincent doveva comprarsi qualcosa?” – domandò improvviso Louis.

“No, non credo … Voleva starsene un po’ da solo” – spiegò calmo il ricciolo.

“Avete parlato …?”

Styles lo fissò a quel punto, piazzandosi tra cuscini e peluche, dimenticati da Petra, sul loro talamo, sempre disfatto.

“Sì abbastanza … Mi ha ascoltato ed io avevo bisogno di questo Boo”

“Da Vincent?” – inarcò un sopracciglio, istintivamente geloso.
Di entrambi, per giunta.

“Lui è l’ideale, ti conosce e sa chi sono io, più di chiunque, tranne mio marito, ovvio” – e sorrise.

“Ah ecco …” – rise teso – “… Confidenze tra nemici …”

“Non lo siamo Boo” – puntualizzò serio, prendendo un libro dalla sacca, che si portava appresso dalle elementari, quasi fosse un amuleto ad ogni esame.

Quello a cui Louis lo stava sottoponendo, glielo ricordava a pieno.

“Sì insomma tu vai a cercare un BFF nell’uomo, che è stato il mio fidanzato e”

“E amante Louis” – sorrise un po’ sarcastico – “Sentiamo dove vuoi andare a parare”

“Non voglio avere un litigio Haz” – e si ammutolì, dandogli le spalle.

Styles si avvicinò, dopo avere acceso alcune candele.
Boo sistemava gli abiti, convulsamente, tirando su dal naso di tanto in tanto.

Il calore del busto nudo dell’altro, lo raggiunse in pochi secondi, le sue braccia muscolose e disegnate, gli cinsero la vita sottile, dopo che Haz gli aveva sfilato dalla testa una t-shirt dei Mars.

“Smettila …” – disse piano il futuro paleontologo.

“Perché dovrei …?” – gli bisbigliò nella nuca Haz, leccandogli la pelle all’attaccatura dei capelli, dove posò infine un bacio caldissimo, prima di girare Louis a sé ed alle proprie labbra avide.

Il resto dei vestiti scivolò via in un istante.

Il groviglio di gemiti sigillò i loro corpi, pronti a precipitare sul tappeto, che accolse morbido il reciproco desiderio di appartenersi, senza più discutere oltre.

Le mani di Styles aprirono decise le cosce magre del suo ragazzino, che, anche se più “vecchio” di un anno, sembrava il più fragile ed irrequieto, da sempre.

Quel dettaglio eccitava Harry, che con la sua indubbia prestanza, non esitò a prendersi ciò che considerava suo, insindacabilmente.

Era troppo per Louis, dalla prima volta che fecero sesso.

Il suo addome fremeva ad ogni spinta, pervaso da un piacere dilagante da subito.
Era un orgasmo perpetuo, che poi Boo si sentiva addosso per ore ed ore, senza che Harry neppure lo sfiorasse.

Ogni sua terminazione, ogni centimetro di pelle, era come in sovraccarico e la smania di tornare da lui, un’esigenza ingestibile.

Louis finiva per cercarlo di continuo, cavalcandolo anche alle prime luci dell’alba, come il giorno prima, svegliando Harry con un’urgenza densa di erotismo innato, che nessuno, meglio di lui, poteva rivelare e vivere liberamente, se accettato e capito, senza più essere giudicato.

Boo, in fondo, chiedeva unicamente questo, a chi lo amava.



Colin si accese una sigaretta, osservando a breve distanza la querelle tra Scott e Jimmy.

La causa scatenante, come al solito, era Glam e Farrell lo capì al volo, dal loro interagire vivace.

Il ragazzino diede persino una spinta al medico, poi questi provò a trattenerlo, ma Jimmy era già in fuga verso la strada, dove stava transitando un autobus, diretto al centro abitato.

Ci salì sopra, facendo cadere alcune monete dalle tasche, dove aveva cellulare ed un po’ di dollari, insufficienti a combinare granché, ma non gli importava nulla.


“Cazzo!” – ringhiò Scott, avvicinandosi all’irlandese, che gli sorrise.

“Problemi?”

“Sono solo capricci! E’ così infantile a volte, accidenti!!” – sbottò, seguendo i fanalini del mezzo, sparire nel buio.

“Perché non gli vai dietro … Non è sicuro lasciarlo andare in giro a quest’ora … Vuoi che ti accompagni?”

“No Colin, lascia stare … Comunque grazie … Ora gli telefono” – e compose il numero, nervosamente, spostandosi di qualche passo – “Chiamata respinta, ma porca …!”



Jimmy si comprò a malapena una bibita e delle patatine: aveva mangiato poco, lo stomaco chiuso per le occhiate da Scott a Glam, distratto dalla vicinanza di Jared, che gli versava persino da bere, accudendolo, senza che Farrell obiettasse minimamente a quel suo comportamento.

Erano degli stronzi, patetici, pensò il giovane, pentendosi poi, mentalmente, per quel ragionamento idiota.

Geffen era gravemente malato e l’aura d’amore, che gli aleggiava intorno, era quanto di più agognato Jimmy potesse desiderare.

Era invidioso, punto e basta, si convinse, masticando amaro.

Una spinta per poco non gli fece andare di traverso l’ultimo boccone.

“Che diavolo!?” – esclamò, trovandosi a ridosso di un muretto.

Si girò di scatto, ritrovandosi tre tizi davanti, che gli sbarravano qualsivoglia via di fuga.

Il più massiccio gli inveii contro, forse in Arabo, ma Jimmy non capiva cosa volessero: in fondo non potevano volerlo derubare, non aveva neppure l’orologio, ma il Nokia di ultima generazione poteva essere appetibile: peccato lo avesse ben nascosto nei jeans.

Un secondo allungò la mano verso i suoi capelli, ridacchiando, poi glieli tirò, con prepotenza, intimandogli di inginocchiarsi, con il gesto seguente, piuttosto esaustivo, anche se le sue parole, per Jimmy, continuavano ad essere incomprensibili.

Una voce più secca tuonò alle spalle di quel terzetto, poi l’unico rimasto in silenzio, finì sul selciato, dopo avere ricevuto un pugno nei reni.

“Vincent …!”

“Stronzi, tre contro uno!” – gridò l’affarista, per poi ripetere la frase nel loro idioma, con rabbia, mettendoli in fuga.

“Conigli” – grugnì Lux, facendo rialzare Jimmy da terra – “Come ti senti enfant?”

“Ciao … Dio me la sono fatta sotto” – rise agitato, per poi appendersi al suo collo – “Mi hai salvato Vincent ... Grazie” – tremò.

“Cosa ci fai qui?” – gli sorrise l’uomo, divincolandosi senza fretta da quell’abbraccio affettuoso ed imbarazzante.

“Scott mi ha fatto incazzare …”

“Come mai?” – ed estraendo dal giaccone una bottiglia di Evian, Lux gliela passò, dissetandolo.

“Mmm vecchia solfa … Glam ecco … E’ lui la causa, ma senza colpe!”

“Vuoi rientrare? Ho la jeep …”

“No Vincent … Me lo offri un panino?” – chiese sgranando gli occhi liquidi e scurissimi.

Era incantevole.

“Ok … Ho visto un bistrot di miei connazionali nella via principale … Almeno non ci avveleneremo” – rise.

“Speriamo di no … Mi ci porti allora?”

“Certo … Allons.”









JIMMY


ROB

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