Capitolo n. 274 – zen
Robert e Jude, dopo
cena, tennero compagnia a Geffen, sotto la sua tenda.
Glam faceva una flebo
di vitamine e la coppia improvvisava un duetto dall’Amleto, leggendo dei vecchi
copioni.
“Me li sono trovati
in valigia” – Downey rise, allungato sul letto di Glam, mentre Jude, al lato
opposto, se ne stava seduto, a gambe incrociate.
“Sì, perché vedi, lui
mica li disfa i bagagli, arriva a casa, li butta nello sgabuzzino e poi corre
di qua e di là, a fare non so bene cosa” – rise anche lui, fragorosamente,
quanto Geffen, che li guardava divertito e rilassato.
“Su, andiamo avanti …
Che riga … Dio mi sono perso …” – il moro si aggiustò gli occhialini da
lettura, che gli stavano una meraviglia.
Glam inspirò, sereno –
“E’ bello quando l’amore viene consolidato dall’allegria, dalla complicità …
Per voi è stato così, vero?”
Law scrutò il
compagno, annuendo solare – “Sì Glam … Ci facevamo persino i dispetti sul set,
ai tempi del primo Holmes, come due scolari impenitenti …”
“Ci siamo innamorati
tra una risata e l’altra in effetti …” – ricordò amorevole l’americano.
“Pensa che una volta,
tornando in albergo, eravamo talmente presi dalla conversazione, che io tirai
dritto, convinto che l’entrata fosse all’isolato successivo, mentre Rob,
concentrato su di un discorso assurdo, ha svoltato a sinistra ed entrambi
continuavamo a blaterare ahahah”
Risero forte.
All’unisono.
“Già, e poi Jude si
fermò ad un lampione, dove c’era un poliziotto, che lo fissò stranito, magari
pensando fosse brillo e straparlasse da solo ahahah Ed io che mi sporgevo
dietro ad un cespuglio, richiamando l’attenzione di Judsie, come un ladro,
ricordi? Ahahahh”
“Dio che scena Glam …
Oh mamma” – il biondo aveva persino le lacrime agli occhi.
Geffen diede una
carezza a Robert – “Impossibile non innamorarsi di lui … Anche per questo e per
un milione di altri pregi, che Jude conosce alla perfezione …”
Downey avvampò, anche
per l’occhiata carica di dolcezza, che il marito gli rivolse immediato.
“Hai ragione Glam …
Lui ha saputo rubarmi il cuore, colmando la mia vita di gioia”
“Ehi ma la smettete,
sto andando arrosto!” – si lamentò buffo Downey, schernendosi adorabile.
Scott li stava
ascoltando.
Entrò compostamente –
“Scusate, devo togliere l’ago a Glam, la salina è terminata”
“Ciao doc, meno male,
ho un sonno …”
“Ecco fatto …
Buonanotte Glam, ciao a tutti” – sorrise frettoloso ed allo stesso modo se ne
andò.
Law seguì la sua
uscita con le iridi incuriosite, poi spense la luce.
Tenendo nel mezzo
Robert, a sorpresa, l’inglese si coricò alle sue spalle, dandogli un bacio
nella nuca – “Adesso a nanna … Ciao amore mio, notte Glam”
“Notte …” – replicò perplesso
l’avvocato.
Robert sorrise ad
entrambi, accucciolandosi tra loro, che lo amavano incondizionatamente e senza
più alcuna, inutile, rivalità.
Harry diede la
camomilla a Petra, cullandola, sotto lo sguardo innamorato di Louis, che stava
sistemando il lettino della bimba, sopra il camper attrezzato a nursery.
La loro cucciola
aveva ormai tre anni compiuti, ma la malnutrizione l’aveva resa gracile ed un
po’ sottopeso, che di certo avrebbe recuperato, con le loro cure, attente e
preparate.
I ragazzi avevano
letto una guida all’alimentazione infantile, ma, soprattutto, si erano iscritti
ad un corso on line, dove esperti davano consigli utili ai neo genitori.
Era una cosa da fare
insieme, la sera, prima di coricarsi, sfiniti dagli impegni reciproci, ma che
nessuno dei due aveva disatteso.
Anche in vacanza, ma
alla mattina, Boo ed Haz si erano collegati, imparando persino a cucinare degli
ottimi passati di verdura, che Petra dimostrò gradire molto.
Jared transitò per
sistemare Isotta ed i gemelli, mentre le altre figlie erano già nel mondo dei
sogni.
Isy giocava con
Petra, come se fosse una sorellina e c’era armonia tra loro.
Thomas e Ryan erano
due autentici monelli, terribilmente simpatici, quanto il padre naturale.
“Bene, ora la favola
e poi dormite, ok?” – disse affabile il cantante – “E se voi volete ritirarvi,
resto io” – aggiunse con un occhiolino, che Louis ed Harry ricambiarono,
apprezzando la sua consueta disponibilità.
Una volta soli, Boo
sembrò cercare le parole giuste, per esporre ciò che gli frullava nel cuore, da
quando aveva visto rientrare Harry e Lux dalla loro passeggiata, ma,
soprattutto, in seguito alla conseguente sparizione del francese, diretto
chissà dove.
“Vincent doveva
comprarsi qualcosa?” – domandò improvviso Louis.
“No, non credo …
Voleva starsene un po’ da solo” – spiegò calmo il ricciolo.
“Avete parlato …?”
Styles lo fissò a
quel punto, piazzandosi tra cuscini e peluche, dimenticati da Petra, sul loro
talamo, sempre disfatto.
“Sì abbastanza … Mi
ha ascoltato ed io avevo bisogno di questo Boo”
“Da Vincent?” –
inarcò un sopracciglio, istintivamente geloso.
Di entrambi, per
giunta.
“Lui è l’ideale, ti
conosce e sa chi sono io, più di chiunque, tranne mio marito, ovvio” – e sorrise.
“Ah ecco …” – rise teso
– “… Confidenze tra nemici …”
“Non lo siamo Boo” –
puntualizzò serio, prendendo un libro dalla sacca, che si portava appresso
dalle elementari, quasi fosse un amuleto ad ogni esame.
Quello a cui Louis lo
stava sottoponendo, glielo ricordava a pieno.
“Sì insomma tu vai a
cercare un BFF nell’uomo, che è stato il mio fidanzato e”
“E amante Louis” –
sorrise un po’ sarcastico – “Sentiamo dove vuoi andare a parare”
“Non voglio avere un
litigio Haz” – e si ammutolì, dandogli le spalle.
Styles si avvicinò,
dopo avere acceso alcune candele.
Boo sistemava gli
abiti, convulsamente, tirando su dal naso di tanto in tanto.
Il calore del busto
nudo dell’altro, lo raggiunse in pochi secondi, le sue braccia muscolose e
disegnate, gli cinsero la vita sottile, dopo che Haz gli aveva sfilato dalla
testa una t-shirt dei Mars.
“Smettila …” – disse piano
il futuro paleontologo.
“Perché dovrei …?” –
gli bisbigliò nella nuca Haz, leccandogli la pelle all’attaccatura dei capelli,
dove posò infine un bacio caldissimo, prima di girare Louis a sé ed alle
proprie labbra avide.
Il resto dei vestiti
scivolò via in un istante.
Il groviglio di
gemiti sigillò i loro corpi, pronti a precipitare sul tappeto, che accolse
morbido il reciproco desiderio di appartenersi, senza più discutere oltre.
Le mani di Styles
aprirono decise le cosce magre del suo ragazzino, che, anche se più “vecchio”
di un anno, sembrava il più fragile ed irrequieto, da sempre.
Quel dettaglio
eccitava Harry, che con la sua indubbia prestanza, non esitò a prendersi ciò
che considerava suo, insindacabilmente.
Era troppo per Louis,
dalla prima volta che fecero sesso.
Il suo addome fremeva
ad ogni spinta, pervaso da un piacere dilagante da subito.
Era un orgasmo
perpetuo, che poi Boo si sentiva addosso per ore ed ore, senza che Harry
neppure lo sfiorasse.
Ogni sua
terminazione, ogni centimetro di pelle, era come in sovraccarico e la smania di
tornare da lui, un’esigenza ingestibile.
Louis finiva per
cercarlo di continuo, cavalcandolo anche alle prime luci dell’alba, come il
giorno prima, svegliando Harry con un’urgenza densa di erotismo innato, che
nessuno, meglio di lui, poteva rivelare e vivere liberamente, se accettato e
capito, senza più essere giudicato.
Boo, in fondo,
chiedeva unicamente questo, a chi lo amava.
Colin si accese una
sigaretta, osservando a breve distanza la querelle tra Scott e Jimmy.
La causa scatenante,
come al solito, era Glam e Farrell lo capì al volo, dal loro interagire vivace.
Il ragazzino diede
persino una spinta al medico, poi questi provò a trattenerlo, ma Jimmy era già
in fuga verso la strada, dove stava transitando un autobus, diretto al centro
abitato.
Ci salì sopra,
facendo cadere alcune monete dalle tasche, dove aveva cellulare ed un po’ di
dollari, insufficienti a combinare granché, ma non gli importava nulla.
“Cazzo!” – ringhiò Scott,
avvicinandosi all’irlandese, che gli sorrise.
“Problemi?”
“Sono solo capricci!
E’ così infantile a volte, accidenti!!” – sbottò, seguendo i fanalini del
mezzo, sparire nel buio.
“Perché non gli vai
dietro … Non è sicuro lasciarlo andare in giro a quest’ora … Vuoi che ti
accompagni?”
“No Colin, lascia
stare … Comunque grazie … Ora gli telefono” – e compose il numero,
nervosamente, spostandosi di qualche passo – “Chiamata respinta, ma porca …!”
Jimmy si comprò a
malapena una bibita e delle patatine: aveva mangiato poco, lo stomaco chiuso
per le occhiate da Scott a Glam, distratto dalla vicinanza di Jared, che gli
versava persino da bere, accudendolo, senza che Farrell obiettasse minimamente
a quel suo comportamento.
Erano degli stronzi,
patetici, pensò il giovane, pentendosi poi, mentalmente, per quel ragionamento
idiota.
Geffen era gravemente
malato e l’aura d’amore, che gli aleggiava intorno, era quanto di più agognato
Jimmy potesse desiderare.
Era invidioso, punto
e basta, si convinse, masticando amaro.
Una spinta per poco
non gli fece andare di traverso l’ultimo boccone.
“Che diavolo!?” –
esclamò, trovandosi a ridosso di un muretto.
Si girò di scatto,
ritrovandosi tre tizi davanti, che gli sbarravano qualsivoglia via di fuga.
Il più massiccio gli
inveii contro, forse in Arabo, ma Jimmy non capiva cosa volessero: in fondo non
potevano volerlo derubare, non aveva neppure l’orologio, ma il Nokia di ultima
generazione poteva essere appetibile: peccato lo avesse ben nascosto nei jeans.
Un secondo allungò la
mano verso i suoi capelli, ridacchiando, poi glieli tirò, con prepotenza,
intimandogli di inginocchiarsi, con il gesto seguente, piuttosto esaustivo,
anche se le sue parole, per Jimmy, continuavano ad essere incomprensibili.
Una voce più secca
tuonò alle spalle di quel terzetto, poi l’unico rimasto in silenzio, finì sul
selciato, dopo avere ricevuto un pugno nei reni.
“Vincent …!”
“Stronzi, tre contro
uno!” – gridò l’affarista, per poi ripetere la frase nel loro idioma, con
rabbia, mettendoli in fuga.
“Conigli” – grugnì
Lux, facendo rialzare Jimmy da terra – “Come ti senti enfant?”
“Ciao … Dio me la
sono fatta sotto” – rise agitato, per poi appendersi al suo collo – “Mi hai
salvato Vincent ... Grazie” – tremò.
“Cosa ci fai qui?” –
gli sorrise l’uomo, divincolandosi senza fretta da quell’abbraccio affettuoso
ed imbarazzante.
“Scott mi ha fatto
incazzare …”
“Come mai?” – ed estraendo
dal giaccone una bottiglia di Evian, Lux gliela passò, dissetandolo.
“Mmm vecchia solfa …
Glam ecco … E’ lui la causa, ma senza colpe!”
“Vuoi rientrare? Ho
la jeep …”
“No Vincent … Me lo
offri un panino?” – chiese sgranando gli occhi liquidi e scurissimi.
Era incantevole.
“Ok … Ho visto un
bistrot di miei connazionali nella via principale … Almeno non ci avveleneremo”
– rise.
“Speriamo di no … Mi
ci porti allora?”
“Certo … Allons.”
JIMMY
ROB
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