giovedì 28 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 60



Capitolo n. 60  -  zen


I polsi gli dolevano
Kevin li stava stringendo troppo, mentre lo opprimeva con il proprio peso, il sesso che gli stava facendo, annientando il piacere di Tim, incapace di sottrarsi a ciò che percepiva come pura, assurda, assoluta disperazione nel compagno.
Il bassista, con il volto affondato nel collo del giovane, stava mordendo la sua pelle, solo con le labbra, bagnate, come il resto, da lacrime amare e con un’unica spiegazione.

Al suo risveglio, Kevin, non trovò più nessuno al suo fianco.
L’armadio mezzo vuoto, in quello spazio occupato sino al giorno prima dalle cose di Tim, che se n’era andato e, questa volta, quasi con certezza, per sempre.


Lula era imbronciato al centro del materasso, brandendo il suo pupazzo, dal quale non si separava mai.
Glam lo sbirciò, ridendo poi per quella sua espressione buffa.
“E allora?” – chiese divertito, allungando una mano, per accarezzargli la testolina arruffata.
“Mmmm non dovevamo andare al parco acquatico con Violet?”
“Sì … alle dieci tesoro e sono le … dieci meno un quarto, cavoli!” – e scattò in piedi.
Vide degli abiti piegati in ordine sulla sedia, un vassoio con una colazione veloce, in prospettiva dei soliti snack, che avrebbero preso al bar davanti la piscina delle orche.
“Denny ha pensato a tutto …”
Vassily era già pronto, come tutti gli occupanti la villa, compreso Jay Jay rimasto con Geffen per il week end.
“Faccio una doccia, ci bevo il caffè sotto, mangio pure la brioche, dammi cinque minuti soldino!” – esclamò, recuperando tazza e croissant, mentre Lula rideva come un pazzo, in sua adorazione.
Denny li spiava, con le gemelle attaccate alle sue gambe, che facevano segni e risa in direzione di Lula, ammiccante e simpatico come al solito.


I due giganti sovietici presero sulle spalle Cory e Mony, Denny si occupò del trasportino a zaino, dove Jay Jay venne sistemato, Lula prese per mano Violet e Glam, insieme a Colin, si accodarono, a breve distanza.
Denny lo aveva evitato elegantemente.

“Cosa è successo ieri? Io dormivo e voi litigavate, vero?” – chiese improvviso Geffen.
“Solo Jared e Denny, a causa tua, ovviamente.” – replicò guardandosi in giro.
“Motivo?”
Colin rise, svogliato – “Altre domande sceme, avvocato?”
Glam  scrollò il capo – “Hai fatto da paciere?”
“Ci ho provato, ma quando il tuo boy toy ha dato della puttana a mio marito, Jared ha reagito mollandogli un ceffone. Contento?” – sibilò, irritato.
Glam si bloccò, facendo un cenno a Vassily di proseguire con il resto della comitiva.

“Denny è un’ottima persona, trattato come una merda dal compagno del fratello di Jared, deduco che non abbia alcuna stima dei fratelli Leto e tu vorresti biasimarlo? Sii onesto Colin.”
“Se vogliamo parlare di onestà, dovresti quanto meno sentirti ridicolo!”
“Ok, sono un mentecatto, che ruba i mariti e non conclude un cazzo!” – sbottò feroce.
Farrell si adombrò.
“No tu … Tu non hai rubato nulla a nessuno, Glam …” – ribatté triste, provando ad andarsene.
“Aspetta. Si può sapere cosa ha in testa Jared? Io ho provato a farlo ragionare” – obiettò, turbato dall’improvvisa angoscia nei quarzi dell’irlandese.
“Mi sono preso cura di lui, dopo l’attentato, così come tu hai fatto con Denny, dimenticandoti, però, di Jared, lui ragiona così … Non posso cambiarlo”
“Tu sei, come Denny, un uomo straordinario, paziente e comprensivo, ami Jared come nessuno, peccato sia rimasto unicamente lui a non capirlo oppure a non accettarlo, forse non gli sembra vero, è infantile e ci porta alla follia!”
Colin si morse il labbro, sgranando i suoi enormi pozzi neri.
Era bellissimo.
“Tu stai con Denny …?” – chiese quasi timido.
“Non lo so … Lui va e poi torna da me … Stanotte non abbiamo dormito insieme, mi ha detto una cosa sul tipo che più lascia accadere cose del genere e più soffrirà quando lo ignorerò … E poche ore prima avevamo fatto … Ad essere sinceri, del sesso magnifico … Anche se è così amorevole con me” – ammise, arrossendo.
“Gli vuoi bene …” – sorrise.
“Certo.”
“Non trattarlo male Glam, anche se lui è in gamba, riesce ad uscire dalle tempeste, ma potrebbe spezzarsi e non lo merita.”


“E’ … è andato via …”
“Kevin, bevi questo, per favore”
Jared si accomodò sul divano nel salone della Joy’s House, fredda e desolata senza Tim.
Il cantante lo cinse, cullandolo, mentre Kevin piangeva sommesso.
“E’ colpa mia … è sempre così … Mi dispero per Glam e Tim sa cosa provo … anche se non parlo, anche se nascondo l’evidenza … Sono patetico, Jay, patetico ed inutile” – gemette, faticando a respirare.
“Kevin non spaventarmi, vuoi che chiami qualcuno? Magari Brandon?”
“No … No, a me serve solo chiarirmi con Glam una volta per tutte e capire se ho ancora uno straccio di possibilità di riappacificarci”
Leto sorrise – “Ma non siete in lite … O mi sono perso qualcosa?”
“No, affatto … A Palm Springs, da solo con lui e Jay Jay, gliel’ho detto”
A quella frase, il cuore di Jared gli saltò in gola.
“E lui … Lui come l’ha presa, Kevin?”
“Mi ha detto che era una stronzata, che dovevo vivere sereno, che mi avrebbe impedito di sbagliare … di perseverare con lui … Ma io voglio Glam, voglio Glam e basta!” – ansimò, stendendosi in preda ad un tremore diffuso e preoccupante.
Jared chiamò subito Colin.


Le sue ali forti sapevano salvarti e condurti lontano.
Kevin lo pensava, credeva di sognarlo, ma Glam era lì con lui, ad accarezzargli le tempie, posandovi dei baci leggeri, dopo averlo portato sul letto della camera dove avevano fatto l’amore in un tempo, che nessuno dei due aveva dimenticato.
“Tesoro va meglio …?” – gli sorrise e niente l’avrebbe fatto guarire come l’espressione di Geffen, paterna, presente, anche se quell’uomo non apparteneva ad alcuno, se non al proprio complicato destino.
“Sì daddy …” – respirò, appendendosi al suo collo, per cercare la bocca di Glam, generosa, disponibile.
Ne assaporò ogni frammento, di quella sensazione, che solo Geffen riusciva a  trasmettergli.

Colin e Jared se n’erano già andati da un pezzo, chiedendo all’avvocato di occuparsi di Kevin, provando per una volta a non deluderlo irrimediabilmente.
Lui aveva risposto loro di adorarlo, di sapere quanto valesse, ma che riprendere una relazione sarebbe stato lesivo del rispetto reciproco, conoscendo i propri limiti e l’instabilità sentimentale, a cui sembrava condannato.
“Fai un tentativo per essere migliore Glam: almeno provaci, per il bene di tutti.” – Farrell si congedò con quella che apparve come una sentenza.
Jared rimase in silenzio.


Quando lo vide in fondo al vialetto, Tim ebbe un colpo al cuore.
Lula gli corse incontro, staccandosi da Vassily, che non lo lasciava mai.

Seduti su di una panchina, i due esprimevano candore e simpatia.
“Sai zio Tim, io ti voglio un mondo di bene”
Il ragazzo lo abbracciò  - “Anch’io soldino di cacio”
“Non essere arrabbiato con papake …”
“Lo sono unicamente con me stesso, Lula. Credimi.”
“Perché?”
“Perché quando una cosa non funziona, bisogna arrendersi e …”
“E buttarla via?” – chiese triste.
“No Lula … Sai io tengo tutto” – e sorrise amaro.
“Tutto?”
“Sì, lo … lo metto da parte, magari in una scatola … Poi ogni tanto mi ricapita tra le mani e provo nostalgia, i ricordi mi assalgono, a volte mi confortano, altre mi distruggono” – spiegò assorto, sapendo quanto Lula capisse i suoi discorsi.
Il bimbo annuì.
“Per papà Kevin ce ne vorrà una molto grossa!” – rise, ma con gli occhioni velati di malinconia.
“Basterà questo …” – e Tim indicò il proprio cuore – “E poi questo” – e segnò quello di Lula – “ … e quello di Glam, degli amici più cari” – prese fiato – “Riunendoli, avremo quel contenitore in grado di conservare tutto il nostro amore per il tuo papà Kevin …”
“Quindi tu lo amerai sempre?” – domandò speranzoso.
“Sì e vale anche per te, cucciolo” – gli diede un bacio tra i capelli, provando una commozione, che gli toglieva ogni energia.
Si salutarono, non prima che Tim gli promettesse di chiamarlo ogni settimana e di uscire a mangiare un gelato oppure una pizza, di tanto in tanto.
A Lula non si poteva negare nulla.














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