Capitolo n. 60 - zen
I polsi gli dolevano
Kevin li stava
stringendo troppo, mentre lo opprimeva con il proprio peso, il sesso che gli
stava facendo, annientando il piacere di Tim, incapace di sottrarsi a ciò che
percepiva come pura, assurda, assoluta disperazione nel compagno.
Il bassista, con il
volto affondato nel collo del giovane, stava mordendo la sua pelle, solo con le
labbra, bagnate, come il resto, da lacrime amare e con un’unica spiegazione.
Al suo risveglio,
Kevin, non trovò più nessuno al suo fianco.
L’armadio mezzo
vuoto, in quello spazio occupato sino al giorno prima dalle cose di Tim, che se
n’era andato e, questa volta, quasi con certezza, per sempre.
Lula era imbronciato
al centro del materasso, brandendo il suo pupazzo, dal quale non si separava
mai.
Glam lo sbirciò,
ridendo poi per quella sua espressione buffa.
“E allora?” – chiese
divertito, allungando una mano, per accarezzargli la testolina arruffata.
“Mmmm non dovevamo
andare al parco acquatico con Violet?”
“Sì … alle dieci
tesoro e sono le … dieci meno un quarto, cavoli!” – e scattò in piedi.
Vide degli abiti
piegati in ordine sulla sedia, un vassoio con una colazione veloce, in
prospettiva dei soliti snack, che avrebbero preso al bar davanti la piscina
delle orche.
“Denny ha pensato a
tutto …”
Vassily era già
pronto, come tutti gli occupanti la villa, compreso Jay Jay rimasto con Geffen
per il week end.
“Faccio una doccia,
ci bevo il caffè sotto, mangio pure la brioche, dammi cinque minuti soldino!” –
esclamò, recuperando tazza e croissant, mentre Lula rideva come un pazzo, in
sua adorazione.
Denny li spiava, con
le gemelle attaccate alle sue gambe, che facevano segni e risa in direzione di
Lula, ammiccante e simpatico come al solito.
I due giganti
sovietici presero sulle spalle Cory e Mony, Denny si occupò del trasportino a
zaino, dove Jay Jay venne sistemato, Lula prese per mano Violet e Glam, insieme
a Colin, si accodarono, a breve distanza.
Denny lo aveva
evitato elegantemente.
“Cosa è successo
ieri? Io dormivo e voi litigavate, vero?” – chiese improvviso Geffen.
“Solo Jared e Denny,
a causa tua, ovviamente.” – replicò guardandosi in giro.
“Motivo?”
Colin rise, svogliato
– “Altre domande sceme, avvocato?”
Glam scrollò il capo – “Hai fatto da paciere?”
“Ci ho provato, ma
quando il tuo boy toy ha dato della puttana a mio marito, Jared ha reagito
mollandogli un ceffone. Contento?” – sibilò, irritato.
Glam si bloccò,
facendo un cenno a Vassily di proseguire con il resto della comitiva.
“Denny è un’ottima persona,
trattato come una merda dal compagno del fratello di Jared, deduco che non
abbia alcuna stima dei fratelli Leto e tu vorresti biasimarlo? Sii onesto
Colin.”
“Se vogliamo parlare
di onestà, dovresti quanto meno sentirti ridicolo!”
“Ok, sono un mentecatto,
che ruba i mariti e non conclude un cazzo!” – sbottò feroce.
Farrell si adombrò.
“No tu … Tu non hai
rubato nulla a nessuno, Glam …” – ribatté triste, provando ad andarsene.
“Aspetta. Si può
sapere cosa ha in testa Jared? Io ho provato a farlo ragionare” – obiettò,
turbato dall’improvvisa angoscia nei quarzi dell’irlandese.
“Mi sono preso cura
di lui, dopo l’attentato, così come tu hai fatto con Denny, dimenticandoti,
però, di Jared, lui ragiona così … Non posso cambiarlo”
“Tu sei, come Denny,
un uomo straordinario, paziente e comprensivo, ami Jared come nessuno, peccato
sia rimasto unicamente lui a non capirlo oppure a non accettarlo, forse non gli
sembra vero, è infantile e ci porta alla follia!”
Colin si morse il
labbro, sgranando i suoi enormi pozzi neri.
Era bellissimo.
“Tu stai con Denny
…?” – chiese quasi timido.
“Non lo so … Lui va e
poi torna da me … Stanotte non abbiamo dormito insieme, mi ha detto una cosa
sul tipo che più lascia accadere cose del genere e più soffrirà quando lo
ignorerò … E poche ore prima avevamo fatto … Ad essere sinceri, del sesso
magnifico … Anche se è così amorevole con me” – ammise, arrossendo.
“Gli vuoi bene …” –
sorrise.
“Certo.”
“Non trattarlo male
Glam, anche se lui è in gamba, riesce ad uscire dalle tempeste, ma potrebbe
spezzarsi e non lo merita.”
“E’ … è andato via …”
“Kevin, bevi questo,
per favore”
Jared si accomodò sul
divano nel salone della Joy’s House, fredda e desolata senza Tim.
Il cantante lo cinse,
cullandolo, mentre Kevin piangeva sommesso.
“E’ colpa mia … è
sempre così … Mi dispero per Glam e Tim sa cosa provo … anche se non parlo,
anche se nascondo l’evidenza … Sono patetico, Jay, patetico ed inutile” –
gemette, faticando a respirare.
“Kevin non
spaventarmi, vuoi che chiami qualcuno? Magari Brandon?”
“No … No, a me serve
solo chiarirmi con Glam una volta per tutte e capire se ho ancora uno straccio
di possibilità di riappacificarci”
Leto sorrise – “Ma
non siete in lite … O mi sono perso qualcosa?”
“No, affatto … A Palm
Springs, da solo con lui e Jay Jay, gliel’ho detto”
A quella frase, il
cuore di Jared gli saltò in gola.
“E lui … Lui come
l’ha presa, Kevin?”
“Mi ha detto che era
una stronzata, che dovevo vivere sereno, che mi avrebbe impedito di sbagliare …
di perseverare con lui … Ma io voglio Glam, voglio Glam e basta!” – ansimò,
stendendosi in preda ad un tremore diffuso e preoccupante.
Jared chiamò subito
Colin.
Le sue ali forti
sapevano salvarti e condurti lontano.
Kevin lo pensava,
credeva di sognarlo, ma Glam era lì con lui, ad accarezzargli le tempie,
posandovi dei baci leggeri, dopo averlo portato sul letto della camera dove
avevano fatto l’amore in un tempo, che nessuno dei due aveva dimenticato.
“Tesoro va meglio …?”
– gli sorrise e niente l’avrebbe fatto guarire come l’espressione di Geffen,
paterna, presente, anche se quell’uomo non apparteneva ad alcuno, se non al
proprio complicato destino.
“Sì daddy …” –
respirò, appendendosi al suo collo, per cercare la bocca di Glam, generosa,
disponibile.
Ne assaporò ogni
frammento, di quella sensazione, che solo Geffen riusciva a trasmettergli.
Colin e Jared se n’erano
già andati da un pezzo, chiedendo all’avvocato di occuparsi di Kevin, provando
per una volta a non deluderlo irrimediabilmente.
Lui aveva risposto
loro di adorarlo, di sapere quanto valesse, ma che riprendere una relazione
sarebbe stato lesivo del rispetto reciproco, conoscendo i propri limiti e l’instabilità
sentimentale, a cui sembrava condannato.
“Fai un tentativo per
essere migliore Glam: almeno provaci, per il bene di tutti.” – Farrell si
congedò con quella che apparve come una sentenza.
Jared rimase in
silenzio.
Quando lo vide in
fondo al vialetto, Tim ebbe un colpo al cuore.
Lula gli corse
incontro, staccandosi da Vassily, che non lo lasciava mai.
Seduti su di una
panchina, i due esprimevano candore e simpatia.
“Sai zio Tim, io ti
voglio un mondo di bene”
Il ragazzo lo
abbracciò - “Anch’io soldino di cacio”
“Non essere
arrabbiato con papake …”
“Lo sono unicamente
con me stesso, Lula. Credimi.”
“Perché?”
“Perché quando una
cosa non funziona, bisogna arrendersi e …”
“E buttarla via?” –
chiese triste.
“No Lula … Sai io
tengo tutto” – e sorrise amaro.
“Tutto?”
“Sì, lo … lo metto da
parte, magari in una scatola … Poi ogni tanto mi ricapita tra le mani e provo
nostalgia, i ricordi mi assalgono, a volte mi confortano, altre mi distruggono”
– spiegò assorto, sapendo quanto Lula capisse i suoi discorsi.
Il bimbo annuì.
“Per papà Kevin ce ne
vorrà una molto grossa!” – rise, ma con gli occhioni velati di malinconia.
“Basterà questo …” –
e Tim indicò il proprio cuore – “E poi questo” – e segnò quello di Lula – “ … e
quello di Glam, degli amici più cari” – prese fiato – “Riunendoli, avremo quel
contenitore in grado di conservare tutto il nostro amore per il tuo papà Kevin …”
“Quindi tu lo amerai
sempre?” – domandò speranzoso.
“Sì e vale anche per
te, cucciolo” – gli diede un bacio tra i capelli, provando una commozione, che
gli toglieva ogni energia.
Si salutarono, non
prima che Tim gli promettesse di chiamarlo ogni settimana e di uscire a
mangiare un gelato oppure una pizza, di tanto in tanto.
A Lula non si poteva
negare nulla.
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