Capitolo n. 51 - zen
Il viale di cipressi,
che conduceva alla clinica Holman, era deserto.
In lontananza, in un
parco dominato da querce secolari, Glam e David scorsero una serie di
carrozzelle, alcune riunite intorno a dei tavoli, dove alcuni degenti giocavano
a carte, altre più isolate, come quelle dove restava immobile il giudice
Miller.
“Eccolo … Pensi ci
riconoscerà?” – domandò incerto Geffen.
Rossi annuì.
“Come ti dicevo è
vigile, nonostante il suo male lo stia letteralmente distruggendo, forse più
dei dispiaceri personali.”
Una carriera
brillante, la stima dell’intera comunità, ma una storia familiare densa di nubi
e dubbi.
Il suo carattere
forte, lo aveva portato ad isolarsi, sia dalla moglie, che dai due figli.
La tragedia di
Alexander, infine, si diceva lo avesse lacerato, ma Rossi non ne era convinto.
Lo accennò a Glam.
“So che era
omosessuale come Matt, i genitori lo denigrarono, spingendolo al suicidio,
anche se il caso fu archiviato come semplice incidente automobilistico”
“E’ la stessa
versione raccontatami da Matt, in fondo del suo gemello ho un vago ricordo,
erano identici, anche se Alex sembrava più debole …” – sottolineò l’avvocato,
ormai a pochi passi dal vecchio amico.
Jude non rispose
subito all’ennesima chiamata di Robert.
Intorno a lui, un
vocio chiassoso, che indusse l’americano a crederlo in un posto migliore del
proprio.
“Ciao …” – disse emozionato,
al solo ascoltare il respiro di Law.
“Scusa, ero impegnato
… Buongiorno Robert, come state? La bimba?”
“Abbiamo chiuso i
bagagli … si torna a casa … E tu?”
“Lavoro”
“Ah”
“C’è un tale casino …
il regista non è sveglio per niente” – sorrise.
Downey chiuse gli
occhi, immaginandolo con qualche costume di scena, senza sapere assolutamente
cosa stesse combinando e soprattutto dove stesse girando.
“Hai firmato per
quell’ingaggio che”
“No Rob” – lo interruppe
– “E’ stata una proposta inattesa”
“Sì … certo …”
“Mi passi Camilla?”
Su quella richiesta,
si sovrappose una voce femminile, poco distante – “Ehi bell’uomo torni in scena
sì o no?” – colorata da un riso spontaneo ed acerbo.
“Te la passo … ma
devi già andare?” – lo stomaco di Robert si arroventò.
“Sì, la saluto e
stacco”
“Mi richiami Jude?”
“Vorrei mia figlia,
adesso”
“Certo … scusami” –
bissò, mortificato.
La bimba era sul
divano, con Pamela, Drake e numerosi giocattoli.
Appena seppe che Jude
era all’apparecchio, si precipitò felice.
Downey si fece
bastare quella sua gioia, soffocando un pianto, che avrebbe turbato la piccola,
inutilmente.
“Non posso crederci …
il caro Geffen … canaglia”
Il suo ghigno aveva
un che di simpatico.
“Giudice Miller …” –
Glam arrise a quella maschera rugosa e densa di malinconia improvvisa.
Si strinsero la mano.
Rossi lo imitò, con
la consueta educazione.
“Cosa vi spinge in
questo ospizio?” – domandò roco, spostandosi verso una balaustra in pietra,
affacciata su di un giardino di rose ed azalee.
“Devo parlarti di
Matt …”
“Matt chi?”
“Di tuo figlio,
Jeremy.”
“Anche se penserai
sia ormai rincoglionito, so bene cosa succede a Los Angeles” – replicò brusco.
“Ok, lo sai … meglio”
– Geffen scrollò le spalle.
“Appunto. Sta con te,
l’ultima cosa che avrei creduto, come il resto.” – affermò severo.
“Punti di vista,
Jeremy”
David rimase in
silenzio, poi si sentì puntato da Miller
– “E lei sta zitto?”
“Giudice, la mia
presenza non è casuale”
“Cos’ha combinato? Un
guaio con l’FBI?”
“Vogliamo scoprirlo.
Lei sa anche del caso Mendoza?”
“E questo che centra
con Matt? Semmai riguarda mr super ego, qui presente!” – rise aspro.
“No, affatto!” – si intromise
Glam – “Tuo figlio centra eccome!”
Miller si grattò la
nuca.
“Ti ascolto, ma sii
breve, mi annoio facilmente.”
“Matt mi sta ricattando,
per un assassino che non ho compiuto, ma del quale lui ha prove tangibili, con
cui mi ha inchiodato, imponendomi la sua presenza.” – spiegò con durezza.
“Stai scherzando?
Matt non lo farebbe mai!”
“Il Matt che
conoscevo io di certo no, ma la versione
più recente del tuo pupillo è ben diversa da quella che entrambi apprezzavamo!”
“Cosa stai
farneticando, Geffen …?” – chiese intimorito, da qualcosa che Rossi non tardò a
decifrare.
“Lei sa a cosa ci
riferiamo, vero giudice?” – intervenne l’agente.
Miller si strofinò la
faccia alterata, dando poi le spalle ai due uomini, sempre in piedi, roteando
la sedia a rotelle verso un tavolo, dove finì per appoggiarsi con il palmo
sinistro.
“Credevo fosse …
guarito …” – disse sommesso.
Rossi si accomodò e
così Glam.
“Guarito da cosa?”
“Lo tormenterà a vita
…”
“Chi?” – insistette Geffen.
“Alexander, giusto
giudice?” – asserì pacato David.
Glam lo scrutò, poi
tornò a fissare l’anziano magistrato.
“Sì … E’ pane per i
suoi denti, detective Rossi.”
“Doppia personalità,
lo immaginavo, però lei deve chiarirci come sono andate le cose.”
“A quale scopo? Se
Glam è innocente io”
“Lo deve fare per
Matt, possiamo aiutarlo, non crede?”
“Sì, era ciò che
credevo anch’io, ha ragione, sa?”
David inarcò un
sopracciglio – “E sbagliava?”
“A questo punto, ciò
che è stato fatto, risulta inutile.”
“Di che parla?”
Il vecchio inspirò
greve, poi sembrò liberarsi da un peso, dall’espressione colta dai suoi
interlocutori.
“Alexander si
dimostrò arrogante sin dalla culla: strappava i giochi a Matt, certo penserete
sia ridicolo questo aneddoto, ma colsi un che di inquietante nel suo
confrontarsi perenne con il fratello. Arrivò a dominarlo, in ogni senso …
Quando li sorpresi, avevano quattordici anni, rintanati in una soffitta della
nostra casa, così … osceni!” – ruggì.
Quindi proseguì il
suo racconto, commuovendosi.
“Matt forse non lo
era neppure, però Alexander si vantava della propria omosessualità, ma non
esisteva nessuno al di fuori del loro universo: niente relazioni, niente
passioni, era morboso, possessivo, volgare … Il colmo è che tutti lo credevano
esattamente l’opposto.”
“E’ vero … io per
primo, da come li rammento durante l’adolescenza.”
“Infatti Glam, il
tenero Alex, il cucciolo di mamma, un autentico mistificatore, un imbroglione,
egocentrico, narcisista. Io dovevo fare qualcosa, Matt stava impazzendo e per
poco non rischiò di morire …”
“Voleva uccidersi?”
“No agente Rossi:
Matt si era invaghito di Geffen, penso tu lo sappia”
Glam annuì.
“Alex se ne accorse e
lo ammazzò di botte”
“Questo quando?”
“Un anno e mezzo fa …
Matt ritagliava degli articoli dai giornali, su Geffen appunto ed Alex trovò
questo diario e poi … Poi la sua reazione fu smodata: Matt si sfogò, dicendogli
che amava Glam e che avrebbe fatto qualsiasi cosa per ritrovarlo, per farsi
amare da lui … Un delirio, forse, ma era talmente esasperato … Non so come
riuscisse a lavorare, ad avere almeno uno spazio suo nella professione, ma Alex
coltivava dei vizi, come le auto da corsa, le scommesse clandestine, il peggio
delle abitudini immaginabili, che però lasciarono un minimo di respiro al
povero Matt ...”
“Quindi lei
intervenne?”
“Sì … Glam lo sa, ho
sempre armeggiato con macchine di ogni epoca … il mio hobby mi permise di agire
…”
Geffen schiuse le
labbra, con stupore.
“Hai … hai ucciso tuo
figlio?”
“Manomettere i freni
della sua Porsche è stato terribilmente semplice … Raccolga questa confessione
agente Rossi, in presenza del mio legale, che nomino seduta stante nel qui convenuto
Glam Geffen” – disse quasi austero.
“Mio Dio Jeremy …”
“ERA L’UNICO MODO!!” –
esplose.
“Giudice Miller, cosa
avvenne in seguito?”
“Matt sembrò
rinascere … Per non parlare di come fu felice di avere incontrato Glam in Costa
Azzurra, mesi or sono … Mi disse che era un uomo simpatico, gentile, con tanti
problemi, che lui avrebbe risolto, con infinito amore … Mi fece tenerezza, per
la prima volta …”
“Non glielo ho mai
permesso davvero …” – disse flebile Geffen.
“Infatti. Tutto
sembrò precipitare, poco prima del mio ricovero. Venne a trovarmi, vaneggiando
che lui era tornato … che era … dentro la sua anima, lo vedeva allo specchio,
poi se ne andava, ma quando riappariva, la sua testa scoppiava … Non capii, non
all’istante almeno.”
“Alexander e Matt
sono divenuti un’unica persona, dall’indole completamente opposta.” – concluse quindi
Rossi, prendendo appunti sul dossier del giovane.
“Jeremy tu dovevi
cercarmi, ti avrei consigliato dei terapisti, per Alex innanzitutto, senza che
tu …” – Glam non riusciva neppure a dirlo.
“I miei ragazzi erano
e restano … maledetti” – sentenziò glaciale.
“Andiamocene.”
“Detective Rossi lei
non”
“Ho raccolto le sue
dichiarazioni: non penso fuggirà da qui.”
Robert posò le
valigie nell’ingresso.
Viaggiò sopra al suv
di Colin e Jared, senza proferire più di venti parole, da Aspen a Los Angeles.
Quando il campanello
suonò, si precipitò ad aprire, dopo avere sistemato Camilla, esausta, nella
prima poltrona disponibile del living.
Era Christopher.
“Ciao papà,
bentornato”
Il suo sorriso era
raggiante ed ansioso al tempo stesso.
Downey lo strinse
forte.
“Jude ci ha …
lasciati …” – singhiozzò in mezzo al suo torace spazioso.
Chris chiuse la
blindata, senza fare troppo rumore.
Cullò per qualche
minuto Robert, poi lo accompagnò verso la cucina.
“Ti preparo un caffè …
Poi mi dirai come sono andate le cose, ok?” – mormorò dolce, senza staccarsi da
Downey.
L’attore si sentì
come in salvo, in quello stato di emarginazione così lacerante e senza sbocco,
in cui Jude lo aveva abbandonato, inesorabilmente.
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