Il busto di Denny era
come inscatolato in una strana apparecchiatura, dalla quale venivano emessi
degli ultrasuoni, utili a velocizzare la cicatrizzazione delle sue ferite, già
ricomposte.
“Sei scomodo?”
La voce di Geffen gli
giunse dolce al risveglio.
“Ciao Glam …” – gli
sorrise – “Insomma … anche questa flebo …” – si lamentò, guardando il proprio
braccio sinistro appoggiato ad una prolunga fissata alla sua lettiga
ospedaliera, così da permettergli qualche movimento minimo dell’arto.
“Il dottore mi ha
detto che tra venti minuti ti liberano …” – aggiunse piano l’uomo, sporgendosi
per dargli un bacio affettuoso.
Denny lo accolse con
gioia, assaporando quegli istanti insieme a lui, che sembrava lontano anni luce
dagli stress di Los Angeles e dal pensiero di Robert.
Geffen gli aveva
accennato di quella conversazione scambiata con Jared, senza nascondere a Denny
quanto fosse in ansia per l’equilibrio sempre precario del cantante, davanti
alle sue scelte.
Si auto rimproverò di
avergli dato dei segnali inopportuni, che Leto aveva colto nel loro reale
significato ovvero un suo pericoloso riavvicinamento.
Di certo Glam era
mosso dalla definitiva delusione, che Downey gli aveva arrecato ponendo Jude e
la loro famiglia in cima alle sue priorità: per quanto comprendesse il suo
rigore e buon senso, Geffen soffriva ancora troppo per l’attore.
“Mi dimetteranno
stasera?” – chiese speranzoso il giovane, interrompendo il rimuginare
dell’amico.
“Nel pomeriggio pare:
il chirurgo ti consiglia addirittura una passeggiata sulla spiaggia, con gli
opportuni accorgimenti”
“Stai scherzando?” –
rise.
“No, affatto ed
abbiamo persino l’invito a cena, da parte di Tomas, nonché una visita alla
scuola dove Gabriel insegna agli orfani” – spiegò, arruffandogli i capelli.
“Ok …” – bissò lieve,
quasi commosso, per quei progetti immediati.
“Domani mattina
torniamo qui per l’ultimo controllo, ritiriamo cartella e medicinali, quindi
voliamo in California. Una settimana di convalescenza per te, dopo di che si
lavora, pelandrone ahaah” – ed un nuovo bacio sigillò quell’armonia inattesa.
“Ciao Robert,
bentornato”
L’abbraccio di Colin
fu carico di sensazioni per Downey, appena dopo avergli aperto la porta dell’attico,
dove Jude non c’era, per un impegno lavorativo di un paio d’ore.
“Come stai? E Jared,
Florelay, la ciurma?” – chiese sorridente l’americano.
“Stanno bene …” – si
morse le labbra – “Diciamo che con Jay fila liscio, più o meno, da qualche
tempo” – ammiccò imbarazzato.
“Vieni Colin,
sediamoci, ho preparato del tè, ne vuoi?”
“Ti ringrazio, una
tazza, con del latte …”
“Arriva subito” – e,
deglutendo a vuoto, Robert recuperò il vassoio da un tavolino, per poi
raggiungere Farrell nel soggiorno.
“E Camy?”
“Lei dorme, Pamela ce
l’ha portata, con Drake, Phil e Xavier”
“Jude mi ha mandato
una e-mail … Era davvero felice.”
“Sì, lo capisco” –
rise, poi abbozzò – “Cosa dicevi di Jared?”
L’irlandese scrollò
le spalle – “Quello che ha fatto Matt, il pericolo corso da Lula e Glam … Jared
ed io l’abbiamo saputo da Spencer, siamo rimasti sconvolti”
“Ho letto i giornali,
mi dispiace per Matt” – disse sincero.
“Ora è in un
istituto, so che Geffen non lo abbandonerà”
“Lui è fatto così” –
replicò mesto, gli occhi lucidi.
“Già … Io non riesco
mai a superare le crisi di Jared, il suo angosciarsi per Glam, seppure capisca
quanto ancora significhi per lui. Ho provato ad essere più maturo ed ho forse buttato
il cuore oltre l’ostacolo e mio marito ha compreso, però …” – fece una pausa, i
quarzi scuri persi nel vuoto.
“Però cosa …?”
“Lui è lì e non si
muove …” – dicendolo, Colin puntò il petto di Robert, all’altezza del cuore.
Downey lo abbracciò,
emozionato per il suo sfogo, sentendosi colpevole nell’immaginare il medesimo
sconforto albergare in Jude, prima della loro riappacificazione.
Farrell tremò,
cercando poi lo sguardo di Downey, confusi entrambi da quell’interagire denso
di afflizione: gli diede un bacio, non da semplice amico.
Trascorsero alcuni
secondi, in cui Robert sembrava non reagire: poi si staccò brusco – “Co-cosa
stai facendo?! Cosa … STIAMO FACENDO?!” – sbottò, alzandosi di scatto.
“Rob scusa io …
sveglierai Camilla”
La bimba, infatti,
sbucò dal corridoio dopo pochi istanti.
“Zio Colin!” – rise.
“Principessa …”
Farrell la strinse
sul petto, cullandola.
Downey si allontanò,
ansimando un – “Vado a prepararle il latte”
Si barricò in cucina,
respirando a fatica, fradicio di nervoso.
Qualche paparazzo li
immortalò mano nella mano sul bagnasciuga di Ipanema, proiettando Glam e Denny
sui vari social network ed allertando il pubblico sulla nuova coppia di amanti.
I due lo avrebbero
scoperto solo al loro ritorno, anche se notarono la curiosità di chi gli stava
intorno, soprattutto quando giunsero all’edificio, davanti al quale c’erano
Tomas e Gabriel ad attenderli, ma anche diversi giornalisti.
Gli stessi
circondarono Geffen, facendogli svariate domande, tra cui le più fastidiose su
Denny.
“E’ il suo nuovo
compagno?” – “Non crede sia pericoloso mescolare affari e sentimenti?”
Glam li mandò al
diavolo, proteggendo Denny dalla loro morbosità e. spingendolo nell’entrata,
aiutato anche dagli amici brasiliani, guadagnò velocemente la salvezza da
quegli avvoltoi senza scrupoli.
Robert provò a
calmarsi, a giustificare Colin.
Era scosso per il
consueto atteggiamento snervante da parte di Jared, con l’aggravante, però, che
non era la prima volta.
Colin lo aveva
baciato anche in una precedente occasione, spinto dall’ammirazione verso Downey
e la propria fedeltà a Jude, al suo sacrificio, nel comprendere e perdonare le
mancanze di Law, cosa che lo poneva in un olimpo ben distante dalle umiliazioni
subite da Leto.
Almeno dal giorno in
cui quest’ultimo si era innamorato di Geffen; prima del suo arrivo, Jared si
era votato anima e corpo all’idea o fissazione di salvare Farrell, non sempre
meritevole di tali attenzioni, anzi.
A Downey balenò nella
testa un set dove lavorò proprio con il leader dei Mars.
Jared era adorabile,
ma nascondeva un segreto: quando Robert lo vide al trucco, impegnato a farsi
coprire un brutto livido allo zigomo sinistro, gli fece la classica battuta
sull’uscio rimasto aperto e centrato per sbaglio.
Con una limpidezza
imbarazzante, Leto gli rispose – “E’ stato l’uomo che amo: prima mi ha scopato,
poi si è accorto che gli avevo buttato nel cesso tutto il gin e si è incazzato …
C’est la vie”
Robert lo aveva quasi
supplicato di rivolgersi alla polizia, per denunciare quel bastardo, senza neppure
sapere si trattasse di Colin.
Jared non gli diede
retta, liquidandolo con un semplice, quanto drammatico – “Lui sarà il padre dei
miei figli: non gli farò mai un torto.”
“Robert … posso?”
Il suo tono dimesso,
fece tornare al presente Downey, con il fragore di uno schiaffo.
“Dov’è mia figlia?” –
ribatté brusco.
“E’ tornata nel suo
lettino … con il peluche che le ho regalato ...” – inspirò a fondo – “Perdonami
per … io non so cosa mi stia capitano Rob … Me ne vado immediatamente.”
“Sì, sarà meglio. Sei
stato un buon amico, ma rovini sempre tutto, Colin. Tutto.”
Denny, negli anni a
venire, avrebbe raccontato che si trattò di amore a prima vista.
Isolatosi nel parco
di quella fondazione, volle riflettere sulle risposte non date da Geffen a quei
cronisti.
Era la pura verità:
non erano né fidanzati e nemmeno in procinto di frequentarsi perché ciò si
concretizzasse.
Glam spuntava nella
sua esistenza a singhiozzo e, probabilmente, quando non aveva un cane a cui
rivolgersi per sfogarsi, anche a letto.
Certo la sua
gentilezza e disponibilità, venivano come annientate da quell’analisi spietata
da parte di Denny, ma non voleva più illudersi.
Eppure soffriva,
tanto da sentirsi le palpebre gonfie di lacrime, improvvisamente.
“Signore perché piangi?”
Quella vocina lo fece
avvampare: non amava rivelare la propria fragilità innata.
La corazza costruita
sino al rapporto con Tomo, si era come disintegrata, grazie all’amore che
sembrava unirli.
Sembrava, appunto.
“No è … è un
moscerino …”
La bimba riccioluta
rise, ma non era sola.
Un’altra piccola,
identica a lei, si palesò allegra quanto inattesa.
Si presero per mano,
facendo una mossettina adorabile, simile a quelle tipiche di Lula.
Incredibilmente le
gemelline, non potevano essere diversamente, ricordavano il cucciolo di Geffen
in maniera sbalorditiva.
“Io sono Cory e lei è
Mony!” – esordì la seconda.
“Ciao … mi chiamo
Denny”
“Sei un professore?”
“No Cory … No, sono
amico di Gabriel …”
“Gabriel!! Lui ci
insegna a colorare!”
“Sì, certo … E i
vostri genitori?”
Mony indicò il cielo
e Denny si sentì stupido.
Quegli angeli erano orfani
od abbandonati alla nascita.
“Vuoi giocare con
noi?”
Geffen lo fissò, così
Gabriel e Tomas, perplessi.
“Adottarle …?”
“Sì! E’ fattibile o
no, Gabriel?” – chiese con impeto.
“Certo … Solo che tu
sei single e …”
“Posso farcela.”
“Non lo metto in
dubbio e poi hai anche disponibilità economiche sufficienti, però dovresti
valutare la cosa con più calma … e raziocinio.” – obiettò cauto e cordiale l’insegnante.
Glam gli si avvicinò,
prendendogli le spalle, con delicatezza.
“Denny sono il primo
a comprendere una decisione come la tua, nonostante sia stucchevole, ma di
certo non sprovveduta, però”
“Tu mi aiuterai?”
“Denny …”
“Ci lasciate da soli?
Grazie” – sbottò perentorio.
Tomas e Gabriel
uscirono dall’aula deserta.
“Non voglio che il
tuo appoggio morale e legale, Glam, non certo sposarti od altro, tanto non ho
molte prospettive con te!”
Geffen sentì una
fitta allo stomaco ed avrebbe voluto capirne la ragione.
“Non ti ho mai voluto
illudere Denny …”
“Ecco vedi, abbiamo
entrambi le idee chiare” – ed ingoiando un singulto, si voltò verso le vetrate
sul giardino, dove Cory e Mony stavano giocando.
Lo salutarono, con un
saltello.
“Voglio che loro
entrino nella mia vita, Glam e nessuno potrà fermarmi …” – mormorò deciso.
L’avvocato lo
avvolse, dandogli un bacio sulla nuca.
Denny chiuse gli
occhi.
“Ok, farò ciò che mi
chiedi …”
Il ragazzo si girò,
stringendosi a lui.
“Ti ringrazio Glam …
Non vi deluderò … Promesso.”
Nessun commento:
Posta un commento