sabato 23 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 57






Il busto di Denny era come inscatolato in una strana apparecchiatura, dalla quale venivano emessi degli ultrasuoni, utili a velocizzare la cicatrizzazione delle sue ferite, già ricomposte.

“Sei scomodo?”
La voce di Geffen gli giunse dolce al risveglio.
“Ciao Glam …” – gli sorrise – “Insomma … anche questa flebo …” – si lamentò, guardando il proprio braccio sinistro appoggiato ad una prolunga fissata alla sua lettiga ospedaliera, così da permettergli qualche movimento minimo dell’arto.
“Il dottore mi ha detto che tra venti minuti ti liberano …” – aggiunse piano l’uomo, sporgendosi per dargli un bacio affettuoso.
Denny lo accolse con gioia, assaporando quegli istanti insieme a lui, che sembrava lontano anni luce dagli stress di Los Angeles e dal pensiero di Robert.
Geffen gli aveva accennato di quella conversazione scambiata con Jared, senza nascondere a Denny quanto fosse in ansia per l’equilibrio sempre precario del cantante, davanti alle sue scelte.
Si auto rimproverò di avergli dato dei segnali inopportuni, che Leto aveva colto nel loro reale significato ovvero un suo pericoloso riavvicinamento.
Di certo Glam era mosso dalla definitiva delusione, che Downey gli aveva arrecato ponendo Jude e la loro famiglia in cima alle sue priorità: per quanto comprendesse il suo rigore e buon senso, Geffen soffriva ancora troppo per l’attore.

“Mi dimetteranno stasera?” – chiese speranzoso il giovane, interrompendo il rimuginare dell’amico.
“Nel pomeriggio pare: il chirurgo ti consiglia addirittura una passeggiata sulla spiaggia, con gli opportuni accorgimenti”
“Stai scherzando?” – rise.
“No, affatto ed abbiamo persino l’invito a cena, da parte di Tomas, nonché una visita alla scuola dove Gabriel insegna agli orfani” – spiegò, arruffandogli i capelli.
“Ok …” – bissò lieve, quasi commosso, per quei progetti immediati.
“Domani mattina torniamo qui per l’ultimo controllo, ritiriamo cartella e medicinali, quindi voliamo in California. Una settimana di convalescenza per te, dopo di che si lavora, pelandrone ahaah” – ed un nuovo bacio sigillò quell’armonia inattesa.


“Ciao Robert, bentornato”
L’abbraccio di Colin fu carico di sensazioni per Downey, appena dopo avergli aperto la porta dell’attico, dove Jude non c’era, per un impegno lavorativo di un paio d’ore.
“Come stai? E Jared, Florelay, la ciurma?” – chiese sorridente l’americano.
“Stanno bene …” – si morse le labbra – “Diciamo che con Jay fila liscio, più o meno, da qualche tempo” – ammiccò imbarazzato.
“Vieni Colin, sediamoci, ho preparato del tè, ne vuoi?”
“Ti ringrazio, una tazza, con del latte …”
“Arriva subito” – e, deglutendo a vuoto, Robert recuperò il vassoio da un tavolino, per poi raggiungere Farrell nel soggiorno.
“E Camy?”
“Lei dorme, Pamela ce l’ha portata, con Drake, Phil e Xavier”
“Jude mi ha mandato una e-mail … Era davvero felice.”
“Sì, lo capisco” – rise, poi abbozzò – “Cosa dicevi di Jared?”
L’irlandese scrollò le spalle – “Quello che ha fatto Matt, il pericolo corso da Lula e Glam … Jared ed io l’abbiamo saputo da Spencer, siamo rimasti sconvolti”
“Ho letto i giornali, mi dispiace per Matt” – disse sincero.
“Ora è in un istituto, so che Geffen non lo abbandonerà”
“Lui è fatto così” – replicò mesto, gli occhi lucidi.
“Già … Io non riesco mai a superare le crisi di Jared, il suo angosciarsi per Glam, seppure capisca quanto ancora significhi per lui. Ho provato ad essere più maturo ed ho forse buttato il cuore oltre l’ostacolo e mio marito ha compreso, però …” – fece una pausa, i quarzi scuri persi nel vuoto.
“Però cosa …?”
“Lui è lì e non si muove …” – dicendolo, Colin puntò il petto di Robert, all’altezza del cuore.
Downey lo abbracciò, emozionato per il suo sfogo, sentendosi colpevole nell’immaginare il medesimo sconforto albergare in Jude, prima della loro riappacificazione.
Farrell tremò, cercando poi lo sguardo di Downey, confusi entrambi da quell’interagire denso di afflizione: gli diede un bacio, non da semplice amico.
Trascorsero alcuni secondi, in cui Robert sembrava non reagire: poi si staccò brusco – “Co-cosa stai facendo?! Cosa … STIAMO FACENDO?!” – sbottò, alzandosi di scatto.
“Rob scusa io … sveglierai Camilla”
La bimba, infatti, sbucò dal corridoio dopo pochi istanti.
“Zio Colin!” – rise.
“Principessa …”
Farrell la strinse sul petto, cullandola.
Downey si allontanò, ansimando un – “Vado a prepararle il latte”
Si barricò in cucina, respirando a fatica, fradicio di nervoso.


Qualche paparazzo li immortalò mano nella mano sul bagnasciuga di Ipanema, proiettando Glam e Denny sui vari social network ed allertando il pubblico sulla nuova coppia di amanti.
I due lo avrebbero scoperto solo al loro ritorno, anche se notarono la curiosità di chi gli stava intorno, soprattutto quando giunsero all’edificio, davanti al quale c’erano Tomas e Gabriel ad attenderli, ma anche diversi giornalisti.
Gli stessi circondarono Geffen, facendogli svariate domande, tra cui le più fastidiose su Denny.
“E’ il suo nuovo compagno?” – “Non crede sia pericoloso mescolare affari e sentimenti?”
Glam li mandò al diavolo, proteggendo Denny dalla loro morbosità e. spingendolo nell’entrata, aiutato anche dagli amici brasiliani, guadagnò velocemente la salvezza da quegli avvoltoi senza scrupoli.


Robert provò a calmarsi, a giustificare Colin.
Era scosso per il consueto atteggiamento snervante da parte di Jared, con l’aggravante, però, che non era la prima volta.
Colin lo aveva baciato anche in una precedente occasione, spinto dall’ammirazione verso Downey e la propria fedeltà a Jude, al suo sacrificio, nel comprendere e perdonare le mancanze di Law, cosa che lo poneva in un olimpo ben distante dalle umiliazioni subite da Leto.
Almeno dal giorno in cui quest’ultimo si era innamorato di Geffen; prima del suo arrivo, Jared si era votato anima e corpo all’idea o fissazione di salvare Farrell, non sempre meritevole di tali attenzioni, anzi.
A Downey balenò nella testa un set dove lavorò proprio con il leader dei Mars.
Jared era adorabile, ma nascondeva un segreto: quando Robert lo vide al trucco, impegnato a farsi coprire un brutto livido allo zigomo sinistro, gli fece la classica battuta sull’uscio rimasto aperto e centrato per sbaglio.
Con una limpidezza imbarazzante, Leto gli rispose – “E’ stato l’uomo che amo: prima mi ha scopato, poi si è accorto che gli avevo buttato nel cesso tutto il gin e si è incazzato … C’est la vie”
Robert lo aveva quasi supplicato di rivolgersi alla polizia, per denunciare quel bastardo, senza neppure sapere si trattasse di Colin.
Jared non gli diede retta, liquidandolo con un semplice, quanto drammatico – “Lui sarà il padre dei miei figli: non gli farò mai un torto.”

“Robert … posso?”
Il suo tono dimesso, fece tornare al presente Downey, con il fragore di uno schiaffo.
“Dov’è mia figlia?” – ribatté brusco.
“E’ tornata nel suo lettino … con il peluche che le ho regalato ...” – inspirò a fondo – “Perdonami per … io non so cosa mi stia capitano Rob … Me ne vado immediatamente.”
“Sì, sarà meglio. Sei stato un buon amico, ma rovini sempre tutto, Colin. Tutto.”



Denny, negli anni a venire, avrebbe raccontato che si trattò di amore a prima vista.
Isolatosi nel parco di quella fondazione, volle riflettere sulle risposte non date da Geffen a quei cronisti.
Era la pura verità: non erano né fidanzati e nemmeno in procinto di frequentarsi perché ciò si concretizzasse.
Glam spuntava nella sua esistenza a singhiozzo e, probabilmente, quando non aveva un cane a cui rivolgersi per sfogarsi, anche a letto.
Certo la sua gentilezza e disponibilità, venivano come annientate da quell’analisi spietata da parte di Denny, ma non voleva più illudersi.
Eppure soffriva, tanto da sentirsi le palpebre gonfie di lacrime, improvvisamente.

“Signore perché piangi?”
Quella vocina lo fece avvampare: non amava rivelare la propria fragilità innata.
La corazza costruita sino al rapporto con Tomo, si era come disintegrata, grazie all’amore che sembrava unirli.
Sembrava, appunto.

“No è … è un moscerino …”
La bimba riccioluta rise, ma non era sola.
Un’altra piccola, identica a lei, si palesò allegra quanto inattesa.
Si presero per mano, facendo una mossettina adorabile, simile a quelle tipiche di Lula.
Incredibilmente le gemelline, non potevano essere diversamente, ricordavano il cucciolo di Geffen in maniera sbalorditiva.
“Io sono Cory e lei è Mony!” – esordì la seconda.
“Ciao … mi chiamo Denny”
“Sei un professore?”
“No Cory … No, sono amico di Gabriel …”
“Gabriel!! Lui ci insegna a colorare!”
“Sì, certo … E i vostri genitori?”
Mony indicò il cielo e Denny si sentì stupido.
Quegli angeli erano orfani od abbandonati alla nascita.
“Vuoi giocare con noi?”


Geffen lo fissò, così Gabriel e Tomas, perplessi.
“Adottarle …?”
“Sì! E’ fattibile o no, Gabriel?” – chiese con impeto.
“Certo … Solo che tu sei single e …”
“Posso farcela.”
“Non lo metto in dubbio e poi hai anche disponibilità economiche sufficienti, però dovresti valutare la cosa con più calma … e raziocinio.” – obiettò cauto e cordiale l’insegnante.
Glam gli si avvicinò, prendendogli le spalle, con delicatezza.
“Denny sono il primo a comprendere una decisione come la tua, nonostante sia stucchevole, ma di certo non sprovveduta, però”
“Tu mi aiuterai?”
“Denny …”
“Ci lasciate da soli? Grazie” – sbottò perentorio.
Tomas e Gabriel uscirono dall’aula deserta.

“Non voglio che il tuo appoggio morale e legale, Glam, non certo sposarti od altro, tanto non ho molte prospettive con te!”
Geffen sentì una fitta allo stomaco ed avrebbe voluto capirne la ragione.
“Non ti ho mai voluto illudere Denny …”
“Ecco vedi, abbiamo entrambi le idee chiare” – ed ingoiando un singulto, si voltò verso le vetrate sul giardino, dove Cory e Mony stavano giocando.
Lo salutarono, con un saltello.
“Voglio che loro entrino nella mia vita, Glam e nessuno potrà fermarmi …” – mormorò deciso.
L’avvocato lo avvolse, dandogli un bacio sulla nuca.
Denny chiuse gli occhi.
“Ok, farò ciò che mi chiedi …”
Il ragazzo si girò, stringendosi a lui.
“Ti ringrazio Glam … Non vi deluderò … Promesso.”


Cory & Mony





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