Capitolo n. 53 - zen
L’odore dell’oceano
gli apparve acre ed accecante.
Glam camminava contro
il vento.
Voleva rimanere da
solo, dopo troppe emozioni: il suo cuore aveva rimandato fitte brevi e
dolorose, durante il confronto con Matt.
Vederlo tenere il suo
Lula in ostaggio, si era dimostrata una prova così dura, che si stupì di essere
sopravvissuto.
“Io sono qui …” –
mormorò fermandosi, tenendosi la testa.
Lo stridio di freni
non lo distrasse abbastanza.
Fu invece una
singolare sensazione in mezzo alle scapole, a dargli un brivido netto.
Come se tutto intorno
fosse un poco più luminoso, in quelle dieci di mattina.
Si girò e lo vide.
Aggrottò la fronte,
domandandosi chi lo avesse avvisato.
Jared gli corse
incontro, come facevano le persone che lo amavano: associò il suo movimento,
con quello di Lula e persino di Matt.
A Leto mancò il
fiato, mentre brandiva il volto di Geffen.
“Stai bene, vero?”
Quindi si strinse a
lui, piacevolmente sorpreso di quella visita inattesa a Palm Springs.
“Jay stai tremando …
adesso calmati” – disse dolce, accarezzandogli la nuca, per poi guardarlo fisso
negli occhi lucidi.
“Ho … ho avuto paura
Glam … Spencer mi ha raccontato e”
“Shhh smettila di
agitarti” – lo riprese sul petto, con lentezza, sorridendo sereno.
“Ho capito di te … e
di Matt … Tu, però”
“Però cosa, piccolo?”
– mormorò, scrollando la faccia finalmente rilassata.
Erano troppo vicini
alle onde: una più alta delle precedenti li investì, inzuppandoli di acqua e
sale.
Scoppiarono a ridere,
incrociando i loro sorrisi e gli sguardi colmi di allegra sorpresa.
Il mondo sembrò
finire in quell’istante.
Si baciarono, senza
sapere chi dei due, per primo, avesse cominciato, ma, in fondo, non faceva
differenza.
Tranne che per
Robert, che li vide, a distanza, convincendosi definitivamente che era stato un
errore andare lì, per vedere Glam, per fare un passo avanti, quando invece
sotto ai piedi c’era solo un baratro.
Apparentemente.
Gli aveva scritto di
volere Jude nella propria vita e forse Glam, ora, voleva lo stesso, ma con
Jared.
Dalla montagna
probabilmente era cambiato qualcosa, anche se non sapeva cosa, tra loro.
Robert continuava a
lasciarlo e cercarlo, come un vortice, nato dal mare e destinato a morirci, ogni
volta.
Era inutile.
Assurdamente inutile.
Se ne andò.
“Jared …” –
l’ossigeno ritornò a scorrere violento nella sua bocca, appena si staccarono,
da un’apnea di sensi, dove il suo addome sembrò implodere contro quello di un
dannato angelo dagli occhi di zaffiro.
“Non mandarmi via
Glam …” – replicò, a palpebre chiuse, senza il coraggio di guardarlo.
Rossi stava caricando
le valigie in auto.
Aveva salutato
Spencer e Derek a colazione.
Erano ancora alla
Star house.
Quando si accorse
dell’arrivo di Downey nel viale, pensò stesse cercando Geffen.
Lo salutò con la sua
cordialità innata, notando nell’attore un aria sconvolta.
“Ho bisogno di un
enorme favore signor Rossi.”
“Se posso aiutarla …”
“Voi siete in grado
di localizzare un cellulare, vero?”
David si morse le
labbra.
“In effetti …
Dovremmo aprire un’indagine, avere un mandato e”
“Le chiedo un atto
d’amore, anche se” – inspirò, trattenendo le lacrime – “Anche se è per qualcuno
che neppure conosce … Cioè per me e per mio marito, insomma … e la nostra bambina
… Voglio riportarle a casa il padre, ecco” – e, tirando su dal naso, si sfilò
gli occhiali scuri, per fissare Rossi, piuttosto interdetto.
“Ok … mi dia il
numero e qualche minuto”
“Tutto il tempo che
vuole. Grazie”
Geffen compose il
numero, dopo essersi isolato nella propria camera.
Quando Farrell rispose
gentile, l’uomo capì che era al lavoro.
“Ciao Glam, come
stai?”
“Colin ti disturbo?”
“Sono insieme a
Claudine, in riunione agli Studios …”
“Sì capisco, volevo …
volevo avvisarti che Jared è qui con me”
L’irlandese non disse
nulla, non subito.
“Era sconvolto, per
ciò che Reid ci ha detto … Immaginavo venisse a cercarti” – sembrò calmo nell’esprimersi,
senza scomporsi affatto.
“Ora dorme … E’
crollato sul divano”
“Stanotte Flo ha
avuto una colica, non abbiamo chiuso occhio …” – disse con tenerezza.
A Geffen si strinse
lo stomaco.
Avrebbe voluto
urlare, per come Jared incasinava le cose.
“Volevo … volevo
metabolizzare gli ultimi eventi …” – disse emozionato.
“E lui è piombato lì,
sai come è fatto Jared, abbiamo provato a tranquillizzarlo, anche per Lula …
Glam vengo a riprenderlo tra un’ora, ok? Puoi aspettarmi?”
L’avvocato, nel
frattempo, era tornato nel salone, scrutando il suo adorato intruso.
“Certo … dove vuoi
che vada?” – rise spento.
“Ok … a dopo. Ciao” –
riattaccò, riponendo il cellulare in tasca, non senza che la sorella notasse un
lieve tremolio nelle sue dita.
“Ti senti bene Colin?”
– domandò con un sorriso.
“Sì tesoro … torniamo
a quel contratto, vuoi?”
“Ok … postilla dodici,
pagina dieci”
“Sei un angelo,
Garcia, ti porterò un mazzo di girasoli”
Rossi arrise alla
simpatia della sua efficiente collega, dopo avere annotato un indirizzo.
“Ecco qui signor
Downey …”
“Rob … Robert, mi
chiamo Robert” – ribatté timido, osservando quel pezzo di carta come se fosse
una preziosa reliquia.
La sua vita dipendeva
da esso, pensò.
“Buona fortuna,
Robert.”
Il solletico sotto il
naso lo fece destare con una smorfia.
“Colin …?”
“Buongiorno Jared …
anche se ce lo siamo scambiato sei ore fa, almeno” – rise, sforzandosi di
apparire rilassato.
“Do-dove sono?” –
farfugliò rannicchiandosi tra un paio di cuscini.
“Sul sofà di Glam, a
Palm Springs …”
“E lui dov’è?” –
bissò, guardandosi in giro.
“E’ da Jay Jay e la
sua mamma, li ha portati al ristorante” – spiegò, deglutendo a vuoto.
La vista di una foto
di Jared sopra ad una consolle gli diede fastidio.
Sembrava nuova,
seppure lui quella casa non la conoscesse a fondo: Colin non sbagliava.
Jared, infatti, l’aveva
posata sul mobile, prima di cercare Geffen, non trovandolo alla villa.
Era un dono: lo
ritraeva sia da piccolo che in un concerto dei Mars.
Nei due scatti
spiccavano i suoi occhi puliti, immutati.
“Sei bellissimo …” –
disse piano Farrell, dopo averla presa con un gesto turbato da una marea di
significati, che sembravano così vividi in quel luogo.
Jared si ammutolì.
“Devo andare” –
mormorò, dandogli le spalle, ormai accanto all’uscita, raggiunta senza fretta.
“Colin …”
“Te la senti di guidare?”
“Colin guardami …” –
chiese alzandosi.
Farrell lo
accontentò.
“Non sono arrabbiato,
Jay, sono … deluso. E devo abituarmi all’idea, lo devo fare, perché me lo hai
fatto capire in tutti i modi possibili … Sai, sono una testa dura e … ed
innamorata.”
La sua dignità era
peggiore di qualunque invettiva, penetrante, senza scampo.
Leto abbassò lo
sguardo.
“Tu non ami la
perfezione tra di noi, Jared, tu non riesci a farla respirare per più di alcuni
giorni, densi di armonia, per ciò che abbiamo raggiunto. Metti sempre un neo,
spegni una luce e fai vacillare ogni traguardo raggiunto”
Il suo tono era
serafico, ma non rassegnato.
“Colin …”
“E’ stato Glam ad
avvertirmi. Credo tu lo abbia stancato e sai che ti dico? Dovresti lasciarlo in
pace, non è un burattino, non se lo merita.”
Jared fece un breve
cenno di circostanza.
“Un’ultima cosa: non
ti lascerò affogare nella TUA storica depressione, ad imbottirti di psicofarmaci
Jared, OK?”
“Colin, io …” –
ribatté flebile e commosso.
“COLIN COSA?? DAMMI
UNA FOTTUTA RAGIONE PER NON SENTIRMI IL SOLITO COGLIONE, CAZZO!!” – nell’urlarlo,
gli era tornato ad un passo.
Jared si appoggiò a
lui, lasciando che il proprio corpo esile venisse inghiottito da quello caldissimo
e virile di Colin, che non gli negò un abbraccio totalizzante e pieno.
“Andiamocene da qui
Jay. Immediatamente.”
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