venerdì 15 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 53



Capitolo n. 53  -  zen


L’odore dell’oceano gli apparve acre ed accecante.
Glam camminava contro il vento.
Voleva rimanere da solo, dopo troppe emozioni: il suo cuore aveva rimandato fitte brevi e dolorose, durante il confronto con Matt.
Vederlo tenere il suo Lula in ostaggio, si era dimostrata una prova così dura, che si stupì di essere sopravvissuto.
“Io sono qui …” – mormorò fermandosi, tenendosi la testa.
Lo stridio di freni non lo distrasse abbastanza.
Fu invece una singolare sensazione in mezzo alle scapole, a dargli un brivido netto.
Come se tutto intorno fosse un poco più luminoso, in quelle dieci di mattina.
Si girò e lo vide.
Aggrottò la fronte, domandandosi chi lo avesse avvisato.

Jared gli corse incontro, come facevano le persone che lo amavano: associò il suo movimento, con quello di Lula e persino di Matt.
A Leto mancò il fiato, mentre brandiva il volto di Geffen.
“Stai bene, vero?”
Quindi si strinse a lui, piacevolmente sorpreso di quella visita inattesa a Palm Springs.
“Jay stai tremando … adesso calmati” – disse dolce, accarezzandogli la nuca, per poi guardarlo fisso negli occhi lucidi.
“Ho … ho avuto paura Glam … Spencer mi ha raccontato e”
“Shhh smettila di agitarti” – lo riprese sul petto, con lentezza, sorridendo sereno.
“Ho capito di te … e di Matt … Tu, però”
“Però cosa, piccolo?” – mormorò, scrollando la faccia finalmente rilassata.
Erano troppo vicini alle onde: una più alta delle precedenti li investì, inzuppandoli di acqua e sale.
Scoppiarono a ridere, incrociando i loro sorrisi e gli sguardi colmi di allegra sorpresa.
Il mondo sembrò finire in quell’istante.
Si baciarono, senza sapere chi dei due, per primo, avesse cominciato, ma, in fondo, non faceva differenza.

Tranne che per Robert, che li vide, a distanza, convincendosi definitivamente che era stato un errore andare lì, per vedere Glam, per fare un passo avanti, quando invece sotto ai piedi c’era solo un baratro.
Apparentemente.
Gli aveva scritto di volere Jude nella propria vita e forse Glam, ora, voleva lo stesso, ma con Jared.
Dalla montagna probabilmente era cambiato qualcosa, anche se non sapeva cosa, tra loro.
Robert continuava a lasciarlo e cercarlo, come un vortice, nato dal mare e destinato a morirci, ogni volta.
Era inutile.
Assurdamente inutile.

Se ne andò.


“Jared …” – l’ossigeno ritornò a scorrere violento nella sua bocca, appena si staccarono, da un’apnea di sensi, dove il suo addome sembrò implodere contro quello di un dannato angelo dagli occhi di zaffiro.
“Non mandarmi via Glam …” – replicò, a palpebre chiuse, senza il coraggio di guardarlo.


Rossi stava caricando le valigie in auto.
Aveva salutato Spencer e Derek a colazione.
Erano ancora alla Star house.
Quando si accorse dell’arrivo di Downey nel viale, pensò stesse cercando Geffen.
Lo salutò con la sua cordialità innata, notando nell’attore un aria sconvolta.

“Ho bisogno di un enorme favore signor Rossi.”
“Se posso aiutarla …”
“Voi siete in grado di localizzare un cellulare, vero?”
David si morse le labbra.
“In effetti … Dovremmo aprire un’indagine, avere un mandato e”
“Le chiedo un atto d’amore, anche se” – inspirò, trattenendo le lacrime – “Anche se è per qualcuno che neppure conosce … Cioè per me e per mio marito, insomma … e la nostra bambina … Voglio riportarle a casa il padre, ecco” – e, tirando su dal naso, si sfilò gli occhiali scuri, per fissare Rossi, piuttosto interdetto.
“Ok … mi dia il numero e qualche minuto”
“Tutto il tempo che vuole. Grazie”


Geffen compose il numero, dopo essersi isolato nella propria camera.
Quando Farrell rispose gentile, l’uomo capì che era al lavoro.
“Ciao Glam, come stai?”
“Colin ti disturbo?”
“Sono insieme a Claudine, in riunione agli Studios …”
“Sì capisco, volevo … volevo avvisarti che Jared è qui con me”
L’irlandese non disse nulla, non subito.
“Era sconvolto, per ciò che Reid ci ha detto … Immaginavo venisse a cercarti” – sembrò calmo nell’esprimersi, senza scomporsi affatto.
“Ora dorme … E’ crollato sul divano”
“Stanotte Flo ha avuto una colica, non abbiamo chiuso occhio …” – disse con tenerezza.
A Geffen si strinse lo stomaco.
Avrebbe voluto urlare, per come Jared incasinava le cose.

“Volevo … volevo metabolizzare gli ultimi eventi …” – disse emozionato.
“E lui è piombato lì, sai come è fatto Jared, abbiamo provato a tranquillizzarlo, anche per Lula … Glam vengo a riprenderlo tra un’ora, ok? Puoi aspettarmi?”
L’avvocato, nel frattempo, era tornato nel salone, scrutando il suo adorato intruso.
“Certo … dove vuoi che vada?” – rise spento.
“Ok … a dopo. Ciao” – riattaccò, riponendo il cellulare in tasca, non senza che la sorella notasse un lieve tremolio nelle sue dita.
“Ti senti bene Colin?” – domandò con un sorriso.
“Sì tesoro … torniamo a quel contratto, vuoi?”
“Ok … postilla dodici, pagina dieci”


“Sei un angelo, Garcia, ti porterò un mazzo di girasoli”
Rossi arrise alla simpatia della sua efficiente collega, dopo avere annotato un indirizzo.
“Ecco qui signor Downey …”
“Rob … Robert, mi chiamo Robert” – ribatté timido, osservando quel pezzo di carta come se fosse una preziosa reliquia.
La sua vita dipendeva da esso, pensò.
“Buona fortuna, Robert.”


Il solletico sotto il naso lo fece destare con una smorfia.
“Colin …?”
“Buongiorno Jared … anche se ce lo siamo scambiato sei ore fa, almeno” – rise, sforzandosi di apparire rilassato.
“Do-dove sono?” – farfugliò rannicchiandosi tra un paio di cuscini.
“Sul sofà di Glam, a Palm Springs …”
“E lui dov’è?” – bissò, guardandosi in giro.
“E’ da Jay Jay e la sua mamma, li ha portati al ristorante” – spiegò, deglutendo a vuoto.
La vista di una foto di Jared sopra ad una consolle gli diede fastidio.
Sembrava nuova, seppure lui quella casa non la conoscesse a fondo: Colin non sbagliava.
Jared, infatti, l’aveva posata sul mobile, prima di cercare Geffen, non trovandolo alla villa.
Era un dono: lo ritraeva sia da piccolo che in un concerto dei Mars.
Nei due scatti spiccavano i suoi occhi puliti, immutati.
“Sei bellissimo …” – disse piano Farrell, dopo averla presa con un gesto turbato da una marea di significati, che sembravano così vividi in quel luogo.
Jared si ammutolì.

“Devo andare” – mormorò, dandogli le spalle, ormai accanto all’uscita, raggiunta senza fretta.
“Colin …”
“Te la senti di guidare?”
“Colin guardami …” – chiese alzandosi.
Farrell lo accontentò.
“Non sono arrabbiato, Jay, sono … deluso. E devo abituarmi all’idea, lo devo fare, perché me lo hai fatto capire in tutti i modi possibili … Sai, sono una testa dura e … ed innamorata.”
La sua dignità era peggiore di qualunque invettiva, penetrante, senza scampo.
Leto abbassò lo sguardo.
“Tu non ami la perfezione tra di noi, Jared, tu non riesci a farla respirare per più di alcuni giorni, densi di armonia, per ciò che abbiamo raggiunto. Metti sempre un neo, spegni una luce e fai vacillare ogni traguardo raggiunto”
Il suo tono era serafico, ma non rassegnato.
“Colin …”
“E’ stato Glam ad avvertirmi. Credo tu lo abbia stancato e sai che ti dico? Dovresti lasciarlo in pace, non è un burattino, non se lo merita.”
Jared fece un breve cenno di circostanza.
“Un’ultima cosa: non ti lascerò affogare nella TUA storica depressione, ad imbottirti di psicofarmaci Jared, OK?”
“Colin, io …” – ribatté flebile e commosso.
“COLIN COSA?? DAMMI UNA FOTTUTA RAGIONE PER NON SENTIRMI IL SOLITO COGLIONE, CAZZO!!” – nell’urlarlo, gli era tornato ad un passo.
Jared si appoggiò a lui, lasciando che il proprio corpo esile venisse inghiottito da quello caldissimo e virile di Colin, che non gli negò un abbraccio totalizzante e pieno.
“Andiamocene da qui Jay. Immediatamente.”





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