Capitolo n. 48 - zen
“Lula dice che è
buono”
Geffen lo asserì
pacato, porgendo la vaschetta di gelato a Reid, che ricambiò il sorriso dell’uomo,
ringraziandolo, in presenza di Kevin, Jared e David.
Morgan era in salotto
con Scott, intento a preparare una flebo ed un paio di iniezioni.
“Spencer detesta gli
aghi …” – disse preoccupato.
“E’ abbastanza adulto
…” – replicò sereno il medico, avviandosi con il vassoio sterile nella camera
adiacente.
“No, vede, è per via
di un fatto avvenuto anni fa … E’ stato sequestrato da un folle, che gli
iniettava droga e che poi tentò di seppellirlo vivo” – spiegò a bassa voce.
“Mi dispiace, la mia
era solo una battuta … Dovrete distrarlo, che ne pensa?”
“Ok, ci proveremo.”
Rossi appena li vide,
incrociò i suoi occhi con quelli di Derek, capendo al volo la situazione.
“Ehi Spencer, le vuoi
vedere le ultime foto di Garcia? Ieri aveva un look da sballo” – esordì il
veterano, sedendosi sul letto e porgendo il tablet al collega.
“Sì me lo immagino …
Mostrale anche a Lula” – ribatté, mentre il bimbo, già nel mezzo tra lui e
Rossi, raccoglieva le gambe, curiosando come un monello.
“Chi è Garcia?” –
domandò buffo ed impiastricciato di nocciola e crema, quanto Reid, che
sbirciava le manovre di Scott, con un’espressione quasi sarcastica.
Puntò quindi David e
Morgan, arridendo alla loro ennesima premura.
“Non ne sopporto la
vista, ma riuscirò a sopravvivere … spero!” – e si nascose tra i cuscini,
facendo ridere il bambino e gli astanti.
Florelay fece un
singulto, reclamando la sua cena.
“Le preparo un
biberon … Kevin mi aiuti?”
“Certo, andiamo di
là, saremo più comodi”
“Tu sai dov’è
diretto, vero Colin?”
Si erano fermati in
una baita, per bere e mangiare qualcosa, ma il piatto di Downey era ancora
colmo di un saporito intingolo, che quasi lo nauseava.
Farrell era a corto
di energie e divorò qualsiasi cosa la cameriera portasse loro, anche in segno
di benvenuto a due celebrità molto apprezzate dal resto della clientela, tenuta
a debita distanza, da un opportuno separé.
“Ti giuro sui miei
figli che non lo so Robert”
I carboni dell’americano
si posarono nei suoi, carichi di malinconia – “Ok … ok, non volevo assillarti …
anzi, ti sono grato per ciò che hai fatto, Colin, sei un vero amico.” – e tirando
su dal naso, provò ad inviare un sms a Law.
“Sforzati di mandare
giù qualcosa Rob … è ottimo” – ribatté preoccupato.
“Sì, anche Jude lo
sceglie sempre” – fece un mezzo sorriso – “Ed io glielo rubo, lui protesta … mi
sgrida …”
Parlava al presente,
un po’ alienato, desiderando fortemente che il compagno fosse ancora lì.
“Io non te lo
permetterò”
“Di fare cosa?”
“Di buttarti via così,
Robert. Devi reagire!” – disse fermo.
“Ed in che modo,
accidenti?!” – ringhiò ferito.
“Io so che per te
Glam è importante e che non smetterai di volergli bene, anche di amarlo, però
devi prendere una decisione, chiara, netta, precisa. Hai una figlia con Jude,
ha la sindrome di Angelman, come il nostro James, però non per questo io sono
rimasto accanto alla madre, anzi, mi sono allontanato da entrambi proprio per
non danneggiarli con i miei abusi. Siamo ancora qui, ci vogliamo bene, ci
rispettiamo e quella fu la scelta giusta, anche se mi criticarono, mi
condannarono, mi avrebbero persino messo in croce, se solo avessero potuto: è
talmente semplice per chi sta intorno, per chi non vive direttamente una
particolare situazione: per loro giudicare diviene lo sfogo più efficace ai
propri sensi di colpa, a quella domanda sul cosa
avrei fatto io al suo posto?? O meglio, Rob, alla risposta: sarei scappato,
ecco come avrebbe reagito la maggior parte dei miei detrattori!”
Downey lo ascoltò con
attenzione, soprattutto nel constatare quanto dolore provocassero in Farrell
certi ricordi.
“Ok … Ok, Colin, in
pratica mi stai dicendo di stare con Glam, di ricominciare con lui, prendendomi
cura di Camilla anche a distanza, come un qualsiasi genitore affidatario,
condividendo alla pari responsabilità e diritti su di lei, insieme a Jude … Tu,
però, con il dovuto rispetto, non avevi il benché minimo amore per Kim, mentre
io, a Jude, ho donato il mio cuore e questo lo sai” – ribatté intenso, ma con
dignità.
Downey detestava i melodrammi,
li trovava ridicoli ed inutili.
“Sì, hai ragione, ma,
con altrettanto rispetto, Rob, non ho visto molto amore tra voi, ultimamente;
al contrario con Glam tu”
“Glam è stato
meraviglioso, è incredibile ciò che ci ha unito, ma vedere Jude, stasera,
andarsene via da me, da noi, da un’esistenza trascorsa l’uno accanto all’altro,
tra mille difficoltà, è stato il momento peggiore, che io abbia mai vissuto e
sai quale è il colmo??! Che Glam è stato buono, sincero, leale, talmente lontano da ciò che Jude mi ha fatto
subire in passato … Eppure non riesco a cacciarlo via da questa carcassa, da
questo stupido cuore, dalle emozioni più profonde, che lui ha lasciato … E’ …
pazzesco … non trovi, Colin?” – e due lacrime rigarono il suo viso stanco ed
ispido.
“Suderai parecchio …
spero tu abbia diversi cambi in quel comodino”
Il tono di Scott era
bonario, persino rassicurante per Reid, ormai disteso sotto il piumone, in
attesa che i farmaci dessero l’effetto sperato, in una terapia integrata da un’idratazione
indotta.
La boccia di salina
ondeggiava leggermente, appesa ad un attaccapanni di fortuna.
Glam aveva indossato
gli occhialini, senza mai lasciare la poltrona al capezzale del ragazzo, ora
affiancato da Morgan, distesosi al suo fianco, per controllarne ogni respiro.
Lula faceva giocare
Florelay con il peluche Brady, mentre Jared provava a contattare Colin.
Kevin preferì
andarsene, con Vassily e Peter, augurando una pronta guarigione a Spencer.
Il bassista, con
Scott, aveva appuntamento con Tim e Jimmy in un bistrot, dove chiudere quella
particolare serata.
Si stava alzando una
bufera di neve, che di sicuro aveva bloccato Colin.
Jared lo pensò ad
alta voce ed ebbe la conferma dal diretto interessato, via cellulare.
“Tesoro noi dormiamo
qui, mettersi in strada è da pazzi …” – si lamentò, a pochi metri da Downey,
accartocciato su di un divano.
C’era solo un buco di
camera in mansarda, con tanto di cucinotto e letto a castello.
“Appunto Cole, non
fate sciocchezze, rimanete lì e fatemi sapere quanto ripartite domani” – disse dolce
il cantante.
“Ti chiamo appena
fatta colazione … Dai un bacio ai bambini e saluta tutti …”
“Come sta Robert?”
“A pezzi …”
“Sogni d’oro re d’Irlanda
…” – sorrise.
“Ti amo Jay”
“Anch’io … da morire”
“Ci sono novità?”
Geffen aveva
ascoltato solo le battute di Jared, che ebbe un sussulto.
“Cavoli Glam … che
spavento …”
“Perdonami …”
“Figurati … che
periodaccio … No, Jude è andato via, nessun ripensamento.”
L’avvocato si
appoggiò alla parete.
“A cosa pensi, Glam?”
“A niente …” –
replicò spossato.
“Vuoi sapere dove è
Rob?”
“No. Mi vedresti con
un gatto delle nevi affrontare la tormenta, per andarlo a prendere anche in
cima alle montagne? Sì … potrei farlo e lo sai Jared.”
“So di cosa sei
capace, quando ami qualcuno …”
“Lo confonderei,
nulla di più, facendogli del male, inutilmente e da perfetto egoista.”
“Anche questo è
amore, il tuo perenne sacrificarti, per il nostro bene … Hai mai pensato non
fosse giusto?”
“E’ andata così, Jay,
a prescindere da qualsiasi mia considerazione, più o meno rabbiosa, quanto
inconcludente.”
“Combatti come un
leone, ma poi ti arrendi … Hai la vittoria in mano e deponi l’arma, che
chiunque userebbe per l’affondo vincente … E’ … strano …”
“Sei pronto per l’FBI,
hai tracciato un profilo preciso” – Geffen rise.
“Siamo un po’ tutti maniaci sentimentali …”
“Questa me la segno,
Jared Joseph Leto, ma è tempo di andare a nanna, dopo una mega pizza con Lula,
che ne pensi?”
Leto avvampò.
Infine disse di sì.
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