martedì 5 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO N. 48



Capitolo n. 48  -  zen


“Lula dice che è buono”
Geffen lo asserì pacato, porgendo la vaschetta di gelato a Reid, che ricambiò il sorriso dell’uomo, ringraziandolo, in presenza di Kevin, Jared e David.
Morgan era in salotto con Scott, intento a preparare una flebo ed un paio di iniezioni.

“Spencer detesta gli aghi …” – disse preoccupato.
“E’ abbastanza adulto …” – replicò sereno il medico, avviandosi con il vassoio sterile nella camera adiacente.
“No, vede, è per via di un fatto avvenuto anni fa … E’ stato sequestrato da un folle, che gli iniettava droga e che poi tentò di seppellirlo vivo” – spiegò a bassa voce.
“Mi dispiace, la mia era solo una battuta … Dovrete distrarlo, che ne pensa?”
“Ok, ci proveremo.”

Rossi appena li vide, incrociò i suoi occhi con quelli di Derek, capendo al volo la situazione.
“Ehi Spencer, le vuoi vedere le ultime foto di Garcia? Ieri aveva un look da sballo” – esordì il veterano, sedendosi sul letto e porgendo il tablet al collega.
“Sì me lo immagino … Mostrale anche a Lula” – ribatté, mentre il bimbo, già nel mezzo tra lui e Rossi, raccoglieva le gambe, curiosando come un monello.
“Chi è Garcia?” – domandò buffo ed impiastricciato di nocciola e crema, quanto Reid, che sbirciava le manovre di Scott, con un’espressione quasi sarcastica.
Puntò quindi David e Morgan, arridendo alla loro ennesima premura.
“Non ne sopporto la vista, ma riuscirò a sopravvivere … spero!” – e si nascose tra i cuscini, facendo ridere il bambino e gli astanti.
Florelay fece un singulto, reclamando la sua cena.
“Le preparo un biberon … Kevin mi aiuti?”
“Certo, andiamo di là, saremo più comodi”


“Tu sai dov’è diretto, vero Colin?”
Si erano fermati in una baita, per bere e mangiare qualcosa, ma il piatto di Downey era ancora colmo di un saporito intingolo, che quasi lo nauseava.
Farrell era a corto di energie e divorò qualsiasi cosa la cameriera portasse loro, anche in segno di benvenuto a due celebrità molto apprezzate dal resto della clientela, tenuta a debita distanza, da un opportuno separé.

“Ti giuro sui miei figli che non lo so Robert”
I carboni dell’americano si posarono nei suoi, carichi di malinconia – “Ok … ok, non volevo assillarti … anzi, ti sono grato per ciò che hai fatto, Colin, sei un vero amico.” – e tirando su dal naso, provò ad inviare un sms a Law.
“Sforzati di mandare giù qualcosa Rob … è ottimo” – ribatté preoccupato.
“Sì, anche Jude lo sceglie sempre” – fece un mezzo sorriso – “Ed io glielo rubo, lui protesta … mi sgrida …”
Parlava al presente, un po’ alienato, desiderando fortemente che il compagno fosse ancora lì.
“Io non te lo permetterò”
“Di fare cosa?”
“Di buttarti via così, Robert. Devi reagire!” – disse fermo.
“Ed in che modo, accidenti?!” – ringhiò ferito.
“Io so che per te Glam è importante e che non smetterai di volergli bene, anche di amarlo, però devi prendere una decisione, chiara, netta, precisa. Hai una figlia con Jude, ha la sindrome di Angelman, come il nostro James, però non per questo io sono rimasto accanto alla madre, anzi, mi sono allontanato da entrambi proprio per non danneggiarli con i miei abusi. Siamo ancora qui, ci vogliamo bene, ci rispettiamo e quella fu la scelta giusta, anche se mi criticarono, mi condannarono, mi avrebbero persino messo in croce, se solo avessero potuto: è talmente semplice per chi sta intorno, per chi non vive direttamente una particolare situazione: per loro giudicare diviene lo sfogo più efficace ai propri sensi di colpa, a quella domanda sul cosa avrei fatto io al suo posto?? O meglio, Rob, alla risposta: sarei scappato, ecco come avrebbe reagito la maggior parte dei miei detrattori!”
Downey lo ascoltò con attenzione, soprattutto nel constatare quanto dolore provocassero in Farrell certi ricordi.
“Ok … Ok, Colin, in pratica mi stai dicendo di stare con Glam, di ricominciare con lui, prendendomi cura di Camilla anche a distanza, come un qualsiasi genitore affidatario, condividendo alla pari responsabilità e diritti su di lei, insieme a Jude … Tu, però, con il dovuto rispetto, non avevi il benché minimo amore per Kim, mentre io, a Jude, ho donato il mio cuore e questo lo sai” – ribatté intenso, ma con dignità.
Downey detestava i melodrammi, li trovava ridicoli ed inutili.
“Sì, hai ragione, ma, con altrettanto rispetto, Rob, non ho visto molto amore tra voi, ultimamente; al contrario con Glam tu”
“Glam è stato meraviglioso, è incredibile ciò che ci ha unito, ma vedere Jude, stasera, andarsene via da me, da noi, da un’esistenza trascorsa l’uno accanto all’altro, tra mille difficoltà, è stato il momento peggiore, che io abbia mai vissuto e sai quale è il colmo??! Che Glam è stato buono, sincero, leale,  talmente lontano da ciò che Jude mi ha fatto subire in passato … Eppure non riesco a cacciarlo via da questa carcassa, da questo stupido cuore, dalle emozioni più profonde, che lui ha lasciato … E’ … pazzesco … non trovi, Colin?” – e due lacrime rigarono il suo viso stanco ed ispido.


“Suderai parecchio … spero tu abbia diversi cambi in quel comodino”
Il tono di Scott era bonario, persino rassicurante per Reid, ormai disteso sotto il piumone, in attesa che i farmaci dessero l’effetto sperato, in una terapia integrata da un’idratazione indotta.
La boccia di salina ondeggiava leggermente, appesa ad un attaccapanni di fortuna.
Glam aveva indossato gli occhialini, senza mai lasciare la poltrona al capezzale del ragazzo, ora affiancato da Morgan, distesosi al suo fianco, per controllarne ogni respiro.
Lula faceva giocare Florelay con il peluche Brady, mentre Jared provava a contattare Colin.
Kevin preferì andarsene, con Vassily e Peter, augurando una pronta guarigione a Spencer.
Il bassista, con Scott, aveva appuntamento con Tim e Jimmy in un bistrot, dove chiudere quella particolare serata.
Si stava alzando una bufera di neve, che di sicuro aveva bloccato Colin.
Jared lo pensò ad alta voce ed ebbe la conferma dal diretto interessato, via cellulare.

“Tesoro noi dormiamo qui, mettersi in strada è da pazzi …” – si lamentò, a pochi metri da Downey, accartocciato su di un divano.
C’era solo un buco di camera in mansarda, con tanto di cucinotto e letto a castello.
“Appunto Cole, non fate sciocchezze, rimanete lì e fatemi sapere quanto ripartite domani” – disse dolce il cantante.
“Ti chiamo appena fatta colazione … Dai un bacio ai bambini e saluta tutti …”
“Come sta Robert?”
“A pezzi …”
“Sogni d’oro re d’Irlanda …” – sorrise.
“Ti amo Jay”
“Anch’io … da morire”

“Ci sono novità?”
Geffen aveva ascoltato solo le battute di Jared, che ebbe un sussulto.
“Cavoli Glam … che spavento …”
“Perdonami …”
“Figurati … che periodaccio … No, Jude è andato via, nessun ripensamento.”
L’avvocato si appoggiò alla parete.
“A cosa pensi, Glam?”
“A niente …” – replicò spossato.
“Vuoi sapere dove è Rob?”
“No. Mi vedresti con un gatto delle nevi affrontare la tormenta, per andarlo a prendere anche in cima alle montagne? Sì … potrei farlo e lo sai Jared.”
“So di cosa sei capace, quando ami qualcuno …”
“Lo confonderei, nulla di più, facendogli del male, inutilmente e da perfetto egoista.”
“Anche questo è amore, il tuo perenne sacrificarti, per il nostro bene … Hai mai pensato non fosse giusto?”
“E’ andata così, Jay, a prescindere da qualsiasi mia considerazione, più o meno rabbiosa, quanto inconcludente.”
“Combatti come un leone, ma poi ti arrendi … Hai la vittoria in mano e deponi l’arma, che chiunque userebbe per l’affondo vincente … E’ … strano …”
“Sei pronto per l’FBI, hai tracciato un profilo preciso” – Geffen rise.
“Siamo un po’ tutti maniaci sentimentali …”
“Questa me la segno, Jared Joseph Leto, ma è tempo di andare a nanna, dopo una mega pizza con Lula, che ne pensi?”
Leto avvampò.
Infine disse di sì.





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