mercoledì 13 febbraio 2013

ZEN - CAPITOLO .N. 52



Capitolo n. 52  -  zen


Robert si passò il telo dietro al collo, poi sul busto, imperlato di goccioline luminescenti, nel riverbero proveniente dal caminetto.
Scrutò Christopher, imbacuccato con un suo vecchio pigiama, dono di Jude ed attorcigliato a due cuscini, cercati in assenza di Downey, alzatosi per farsi una doccia.
Si era destato di soprassalto, in un bagno di sudore, ancora vestito come quando si era allungato accanto al giovane, dopo che questi gli aveva chiesto di fermarsi lì quella notte.
Steven era a Boston per un convegno e Clarissa con i genitori di lui, per il week end.

Compose il numero di Law, nervosamente, dopo avere chiuso la porta della stanza degli ospiti.
Era libero, ma lui non rispose.
Quando il cellulare vibrò, Robert sorrise, ma sullo schermo apparve il nome di Geffen.
Il cuore gli saltò dritto nel cervello.
“Sì, pronto …”
“Tesoro, ciao, perdonami per l’orario, ma devo dirti una cosa urgente”
“Glam che succede?”
“Sto rientrando da San Diego, con Rossi, dell’FBI, ricordi?”
“Sì … Sì, certo”
“Andremo alla Star House, per vedere Matt, però se lui dovesse farsi vivo, non aprirgli, tienilo a distanza, non permettergli di avvicinarti, ok?”
“Glam io … spiegami, ti prego!” – domandò con apprensione.
“Vassily sta venendo da te e Camilla, non preoccuparti, se ci saranno novità ti avviserò, ma adesso perdonami, devo avvisare anche Jared” – disse trafelato.
“E Kevin?”
“Lui è andato con Tim a New York, non corre pericoli. Ciao piccolo …”


Ryan e Thomas spargevano talco e pannolini in giro per la nursery, ridendo e scappando dal placcaggio di Colin, che tentava di difendere Jared dall’assalto dei gemelli, durante il cambio di Florelay.
Isotta ed Amèlie non aiutavano, saltellando su di un tappeto musicale, dove l’ultima arrivata stava giocando insieme a loro, prima dell’arrivo dei genitori.
L’atmosfera gioiosa fu interrotta dalla chiamata di Geffen.
Jared non capì cosa stesse accadendo realmente, ma quando comunicò a Glam che Lula era da Meliti, l’uomo sembrò allarmarsi.
“Peter doveva portarlo da voi … io credevo che”
“No Glam, ha cambiato programma, perché Lula voleva stare con Violet dal nonno, domani c’è la festa per Carmela, è il suo compleanno, ricordi?”
“Sinceramente no …” – ribatté sconfortato, mentre Rossi lo osservava.
“In ogni caso è al sicuro … Ma spiegami di Matt, per favore …”
“Non adesso Jay, ti chiedo di avere pazienza … salutami Colin, a presto.”

“Problemi, Glam?”
“Sì David … No, cioè … Ho una brutta sensazione.”

Il suo istinto gli piombò addosso quando vide Lula, seduto sopra al tappeto, nel centro del salone della loro nuova residenza in Los Angeles, in compagnia di Matt.
“Tesoro, sei tornato, finalmente!”
Il giovane, raggiante, si sollevò con un guizzo, per andargli incontro ed appendersi al suo collo.
Il bimbo guardò Geffen, con un’aria strana.
“Ciao … Ehi soldino, tutto a posto?” – chiese deglutendo a vuoto, mentre Matt lo prendeva per mano, spingendolo quasi verso Lula, ancora in silenzio.
Si limitò infatti ad annuire, spostando i pezzi del puzzle, verso i bordi di un’immagine parzialmente ricostruita.
“Sono andato da Antonio a prenderlo, volevo stare con lui … e con entrambi ovvio, anche se non sapevo dove fossi finito …”
Senza saperlo, Matt era ascoltato da Rossi, attraverso un microfono sistemato su Glam.
L’agente, assistito da Derek e Spencer, stazionava sull’hummer nel parco, mentre Chris era entrato dal retro, con due agenti della speciale, armati con fucili e bombe lacrimogene, in tenuta da assalto.

“Ho avuto degli impegni di lavoro Matt … Volevo rimanere da solo con te, quindi se non ti dispiace mandiamo a dormire Lula, ok?”
“No papi, io devo restare qui”
Geffen sorrise tirato – “Non disubbidire cucciolo, sai che”
“No Glam, Lula ha ragione. E’ nostro figlio, dobbiamo prendercene cura”
Il suo tono mutò, da sereno ad alienato.
“Matt io …” – gli diede una carezza sullo zigomo sinistro, ma le sue dita erano gelide.
“E’ una proposta indecente?” – Matt rise scomposto, andando a sedersi alle spalle di Lula, cingendogli il busto esile.
Geffen chiuse le palpebre.
“Matt ho davvero …” – lo fissò – “Ho davvero bisogno di rimanere un po’ da solo insieme a te.”

Rossi sbuffò.
“Io vado.”
“Aspetta Dave, come ci muoviamo noi?” – domandò febbrile Morgan.
“Coprite le possibili vie di fuga, questo edificio è enorme, accidenti!” – sibilò nervoso, mentre si allontanava dal mezzo blindato.

“Facciamo un gioco, ok Lula?” – esordì il ragazzo, tirandosi su con il bimbo.
“Come vuoi …” – replicò lui, senza smettere di guardare Geffen, pallido e con i battiti a mille.
Con una certa abilità, Matt aveva creato nuovamente una distanza di sicurezza tra loro, tenendo stretto a sé Lula.
“Ok, ho scelto … il gioco della verità!”
“Matt stammi a sentire” – disse flebile l’avvocato.
“NO! Stammi a sentire tu, grand’uomo!!”
La sua alterazione improvvisa, convinse Rossi a palesarsi.
“Ti sei portato la cavalleria, vedo …” – ringhiò Matt, estraendo un coltello a serramanico dalla tasca della felpa che indossava sopra a dei jeans sgualciti.
Lo scatto ed il luccichio della lama, sembrarono fendere l’aria con un suono sinistro.
Gli occhi di Lula si riempirono di lacrime.
Era inerme e spaventato a morte.
Geffen era pietrificato, Rossi no.
Con pacatezza fece un gesto di calma.
“Ciao Alexander”
Matt sgranò lo sguardo allucinato e lucido.
Ridacchiò, invasato – “Tu mi conosci, vecchio?”
“Sì, anche se indirettamente, attraverso le parole di vostro padre”
“Nostro padre … NOSTRO PADRE??!” – urlò inviperito al solo sentirlo nominare.
“Il giudice Jeremy Miller, è vostro padre, giusto? Tuo e di Matt o sbaglio?”
“No, non sbagli stronzo … Quel bastardo voleva farmi fuori ed invece sono qui, SONO QUI!!”
“Ti vedo ed ora mi chiedo cosa pensi di ottenere da questa situazione, facendo del male ad un bambino che ha voluto bene a tuo fratello, come gliene vuoi tu, vero Alex? Tu ami ancora Matt”
“Più di me stesso …” – e scrollando la testa, sembrò confondersi.
“Lascialo andare dunque …”
“No … No, non posso …” – proferì greve, con disperazione – “Non posso, lui è l’unica persona a cui tiene questo lurido topo di fogna …” – sibilò, puntando Geffen.
“Allora prenditela con me … E’ così semplice Matt …” – Glam sembrò supplicarlo.
“Sì, dovrei, ma poi non ci sarebbe alcun gusto, mentre invece … Invece sai che delizia sarà vederti soffrire, dopo che io avrò sgozzato questo tuo prezioso figlio, come ho fatto con Mendoza? … Certo di quel trafficante non ti importava un cazzo, ma farti sbattere in galera per il suo omicidio mi sembrava un buon piano, ma mai quanto questo, MAI QUANTO QUESTO!!”
“NON TOCCARE MIO FIGLIO!!”
“PAPA’!!”
Il grido di Geffen sembrò frantumarsi contro quello di Lula, che lo invocò e, senza una causa precisa, contemporaneamente al loro accavallarsi di voci, una piantana alle spalle di Matt esplose, sorprendendolo, ma, soprattutto, colpendo la sua faccia con frammenti e scintille.
Lula sgusciò via da lui, preso al volo da Spencer sbucato da un accesso laterale al vasto ambiente in cui si trovavano tutti, compreso Derek che atterrò Matt, bloccandolo e stordendolo con un sonoro pugno in pieno viso.


Morgan sorrise.
“Non ho mai visto un padre ed un figlio così uniti …” – mormorò, mentre accostava la porta della stanza in cui Geffen si era addormentato abbracciato a Lula, dopo averlo cullato e consolato a lungo.
Spencer gli diede una carezza tra le scapole, mentre Rossi li guardava sereno.
“E se andassimo a nanna pure noi, che ne dite? La governante di Glam ha preparato due camere …”
“Sono a pezzi” – sospirò Reid.
“Sì … che giornata … Chris mi ha mandato un sms: Matt Miller è in una cella di isolamento, in attesa del legale di famiglia”
“Matt ed Alexander Miller” – precisò costernato David.
“Già … Uno sdoppiamento di personalità … Il bene ed il male concentrati in un’unica persona” – aggiunse Spencer, aggrottando la fronte.
“Per fortuna Derek ha creato quella confusione, tirando chissà cosa alla lampada dietro Miller” – osservò con un sorriso Rossi.
“Tirando qualcosa, Dave? Veramente non ho fatto niente” – precisò l’agente di colore, con aria perplessa.

Mentre ne parlavano, transitarono davanti una foto di Syria, immortalata da Geffen sugli scogli della caletta nei pressi del capanno sulla spiaggia di Haiti.
La sua espressione era felice e vivida.
Come non mai.





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