Capitolo n. 208 -
sunrise
“Devo andare Glam …”
Downey gli diede un
bacio sulla spalla, mentre l’uomo era disteso a pancia in giù, arrotolato nelle
lenzuola ancora sporche di loro.
In realtà aveva fatto
tutto Robert: si era preso cura di lui, senza comunque farci l’amore sino in
fondo.
Geffen non ne avrebbe
avuta la forza, ma nemmeno il coraggio.
Con Jared, a Londra,
era stato uno sbaglio svilente e con Robert, adesso, persino peggio.
Restava zitto, mentre
Downey insisteva nel porgergli quella fetta di dolce, che in realtà lo
nauseava: Glam avevo solo voglia di vomitare e sperava che l’amico se ne
andasse subito.
“Ci vediamo domani
Rob, se ci sarai …” – disse finalmente, senza girarsi.
“Sì … certo …” –
replicò in imbarazzo.
Era un momento orribile.
Per entrambi.
Jude stava
rannicchiato in un angolo del living, in completa solitudine.
Camilla era da nonno
Meliti, per le prove di una buffa rappresentazione da mettere in scena durante
il battesimo di Jay Jay, un’idea di Pamela per ravvivare il party alla Star
House.
L’inglese aveva
cercato Colin, scoprendo che era rientrato da Chicago, ma con Jared rimaneva
irreperibile.
Appena sentì girare
la chiave nella serratura della blindata scattò in piedi, pronto ad affrontare
Robert.
Seppure ancora
debole, a causa delle fastidiose emicranie, effetto collaterale per l’uso di
farmaci anticoagulanti, sentiva un’energia scalpitante nel petto, pronta ad
esplodere nei riguardi del compagno, sparito per ore ed irraggiungibile
telefonicamente.
“Sono a casa …” –
disse mesto Downey, posando gli occhiali da sole nel porta oggetti all’ingresso.
Jude arrivò a grandi
passi.
“Sono stupito che tu
la consideri ancora come tale, visto che ci passi gli avanzi del tuo tempo Rob!”
“Jude ciao … cosa ti
prende?” – chiese svuotato.
“E’ quanto meno
idiota chiederti dove sei stato, giusto?!” – insistette, gridandogli contro.
L’americano lo
scrutò, provando un senso di vertigine, per la rabbia, per il caos interiore,
che lo stava sconvolgendo da settimane, con l’unico desiderio di mettersi ad
urlare a propria volta.
Preferì allontanarsi,
ma Law non lo mollava.
“Te lo sei scopato??
No, giusto per avere un’idea di come è fallito il nostro matrimonio Rob!!”
“Cosa cazzo ti
inventi??!” – esclamò dandogli le spalle.
“E guardami quando ti
parlo, cazzo!!”
Jude lo strattonò,
poi lo spinse contro alla parete della loro camera, premendogli i palmi sul
petto, irrigiditosi per la tensione – “Jude lasciami!!”
“Perché tu l’hai già
fatto, VERO??!!”
Afferrandolo per la
t-shirt, Jude lo scaraventò sul letto, bloccandolo con il proprio peso ed una
foga inaudita.
“Non è con te che
dovrei prendermela sai?? Ma con quel bastardo, che non ti lascia in pace e che
ti corrompe con la sua vita fasulla, alla quale tu non potrai mai abituarti!!
Ti lascerebbe per Jared alla prima occasione, appena si stancherà di usarti
come un surrogato di lui, NON LO CAPISCI ROBERT??!!”
Downey non proferiva
parola, polverizzato da quell’assalto così veemente, che non li avrebbe portati
a nulla, se non a creare un’ulteriore crepa nel loro già precario legame.
Law tremava, ma con
una disperata dignità tratteneva a stento le lacrime.
“Jude ascoltami …”
“TU SEI MIO MARITO,
TU SEI MIO!!” – su quell’invettiva i singhiozzi, che gli stavano ribollendo
dentro, dilagarono.
Così una copiosa
epistassi.
“Tesoro, stai
sanguinando … Mio Dio!” – Robert si divincolò, mentre Jude si accasciava.
Lo sollevò,
spaventato, ma Jude annaspava nell’aria intorno, come un gabbiano rimasto
intrappolato in una di quelle reti dei pescatori, stese ad asciugare in una di
quelle baie francesi, visitate con Robert in tempi felici.
Voleva soltanto che
qualcuno o qualcosa lo liberasse da quel dolore spietato e corrosivo.
“Io non ho bisogno di
te!!” – ruggì, staccandosi, a mezzo metro dal lavabo, inciampando e
trascinandosi appresso Robert, che colpì con l’arcata sopraccigliare destra il
bordo del mobile in legno, dove erano incassati i sanitari.
Ora anche lui stava
perdendo sangue.
“Rob … Robert!!”
Sveva presentò Brad a
Geffen durante gli ultimi preparativi del battesimo.
“Verranno tutti Glam?
Ed i padrini …?”
“Robert e Jared
dovrebbero esserci … Pamela e tua sorella sono nelle loro stanze con la
parrucchiera già da un’ora o sbaglio?” – rise, prendendo un secondo caffè ed
offrendolo ai suoi invitati.
“Grazie Glam …” –
disse Brad serafico, era una bella persona.
“Le donne devono
essere perfette in ogni occasione, ti ci abituerai Brad”
“Sì, ma spero di non
stancarmi come hai fatto tu” – e rise.
“In realtà non è mai
accaduto …” – replicò perplesso – “Adoro il pianeta femminile, mentre con
quello maschile mi sono ficcato in un mare di guai, ma non voglio annoiarti
Brad” – e sbuffando lasciò la tavola imbandita, cercando con lo sguardo nel
parco Lula.
“Il mio amore più
grande sono i miei figli” – aggiunse, perdendo un battito appena intravide
Robert parcheggiare.
Era da solo.
“So che stravedi per
Lula … Perché è adottato?” – domandò distrattamente Brad, stringendo la mano di
Sveva.
“No, perché lui è il
mio angelo, il mio cuore, è l’assoluto … Non so spiegarlo con dei concetti
semplici, è un sentimento incondizionato e simbiotico. Reciproco te l’assicuro”
“Ne sono certo Glam …”
“Scusate devo scendere.”
Jared preparò i
gemelli, sotto lo sguardo attento ed innamorato di Colin.
L’irlandese lo cinse
da dietro, baciandolo sulla nuca.
“Stanotte Jay sei
stato …”
“Ci sono i bimbi,
Cole” – sorrise, arrossendo.
“Non credo capiscano”
– rise piano.
“Sono dei baby
Farrell, ce l’hanno nel DNA …”
“Cosa amore?” –
chiese allegro, stringendolo.
Jared voltò il capo e
lo baciò sensuale.
“Questo Cole … ed è
solo nostro” – gli sussurrò, togliendogli il respiro per l’emozione.
Downey non si
decideva a sfilare i ray-ban: quando lo fece, nella nursery, Glam ebbe un
sussulto.
Gli stava spiegando
la dinamica del rito, come da istruzioni del pastore, sforzandosi di non
parlare del giorno prima.
“Rob …!”
“Non pensare a”
“Cosa diavolo” – l’ira
sembrò avvampargli negli occhi.
“Glam è stato un
semplice incidente domestico!” – ribatté nervosamente.
Geffen si morse le
labbra, poi sbottò – “Giuramelo su Camilla, altrimenti”
“Cosa?? COSA?? ALMENO
TU NON FARMI SCENATE!” – e si piegò, cercando le sue braccia ed il suo petto – “Te
lo giuro su Camilla …” – concluse, soffocato dal pianto.
“Tesoro … tesoro
stiamo impazzendo, te ne rendi conto?” – domandò esausto, portandolo su di un
divano, dove i loro sembianti sembrarono spegnersi.
“Non so più quello
che faccio Glam … e non riesco a rendere felice né Jude e tanto meno”
Un bacio, improvviso,
lo interruppe, senza lasciargli scampo.
Quando Glam si
staccò, le loro mani si intrecciarono, come a confermare un connubio, davanti
al quale non volevano arrendersi.
“Robert io sono qui” –
disse fissandolo – “Ho provato a comportarmi con buon senso, a fare la cosa
giusta, ma non è servito ad un bel niente!”
“Lo abbiamo deciso
per Cami …” – mormorò l’attore, impaurito da quel discorso.
“Hai ragione, ma a
breve anche lei subirà le conseguenze di queste scelte: se tu e Jude
continuerete a litigare, quanto pensi che potrete proteggerla dalle vostre incomprensioni?”
– ribadì con durezza.
Downey ebbe un
fremito, che lo fece impallidire.
“Dovremmo almeno
provarci e ti assicuro che farò del mio meglio per semplificarti ogni
situazione, anche la più complicata Rob … ti amo così tanto …”
“Io … io non posso …”
“Prenditi qualche
ora, magari la notte e domani”
“No Glam … no, mi
dispiace … io”
“Eccovi finalmente!”
Sembrò un tuono,
quell’irrompere di Jude, arrivato senza preavviso, accompagnato da Xavier e
Phil, intercettati sulla via per le colline da una chiamata di Law.
Geffen si interpose
istintivamente tra lui e Robert, accartocciato su quel Chester pregiato in
pelle amaranto.
“Sono stufo marcio di
questo teatrino Glam!!”
“Prova a tacere ed a
comportarti in maniera civile, accidenti!”
“Come stavate facendo
voi?? La tua crocerossina lì dietro è capace a comportarsi, come ieri, vero
Glam??! Strano non averla trovata in ginocchio anche un secondo fa!!” – e rise
alterato dalla furia.
Geffen lo agguantò
per il bavero della camicia modaiola e Jude reagì con calci e pugni, senza
andare a segno, ma quando Robert lo tirò via dalla morsa dell’avvocato,
costringendolo a ridosso di un mobile, Law stranamente si tranquillizzò.
“Vi meritate a
vicenda!! Sono io che pretenderò il divorzio Robert e per l’occasione ingaggerò
un legale bastardo quanto lui, in grado di dipingerti come un mostro!!”
Le iridi di Downey
sembrarono prosciugarsi, di luce e dolore: era come se un tocco invisibile
avesse spento la luce, nella sua meravigliosa interiorità caratteriale, della
quale si erano innamorati sia Jude che Glam.
Uscì da quell’ambiente
decorato di orsetti, nuvole, mongolfiere e girandole: l’afa estiva sembrava
avere lasciato il posto ad un gelido inverno, che, inaspettato, aveva
intrappolato le reazioni di quegli spettatori immobili ed annullati dallo
sguardo di Robert.
Chi stava giungendo
lo incrociò nel viale, ma nessuno provò ad interrompere quella sua camminata
sconfitta e triste sino alla sua vettura.
Downey inforcò gli
occhiali ed avviò il motore.
Con una manovra
semplice riguadagnò l’uscita, scomparendo alla vista di Glam e Jude,
affacciatisi ad un balcone, per assistere a quella sua partenza.
“Non tornerà più …” –
disse il biondo, flebilmente.
Glam lo scrutò,
stritolando il bordo della ringhiera in pietra.
“Lo vedremo Jude”
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