venerdì 5 ottobre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 208



Capitolo n. 208  -  sunrise


“Devo andare Glam …”
Downey gli diede un bacio sulla spalla, mentre l’uomo era disteso a pancia in giù, arrotolato nelle lenzuola ancora sporche di loro.
In realtà aveva fatto tutto Robert: si era preso cura di lui, senza comunque farci l’amore sino in fondo.
Geffen non ne avrebbe avuta la forza, ma nemmeno il coraggio.
Con Jared, a Londra, era stato uno sbaglio svilente e con Robert, adesso, persino peggio.
Restava zitto, mentre Downey insisteva nel porgergli quella fetta di dolce, che in realtà lo nauseava: Glam avevo solo voglia di vomitare e sperava che l’amico se ne andasse subito.
“Ci vediamo domani Rob, se ci sarai …” – disse finalmente, senza girarsi.
“Sì … certo …” – replicò in imbarazzo.
Era un momento orribile.
Per entrambi.


Jude stava rannicchiato in un angolo del living, in completa solitudine.
Camilla era da nonno Meliti, per le prove di una buffa rappresentazione da mettere in scena durante il battesimo di Jay Jay, un’idea di Pamela per ravvivare il party alla Star House.
L’inglese aveva cercato Colin, scoprendo che era rientrato da Chicago, ma con Jared rimaneva irreperibile.
Appena sentì girare la chiave nella serratura della blindata scattò in piedi, pronto ad affrontare Robert.
Seppure ancora debole, a causa delle fastidiose emicranie, effetto collaterale per l’uso di farmaci anticoagulanti, sentiva un’energia scalpitante nel petto, pronta ad esplodere nei riguardi del compagno, sparito per ore ed irraggiungibile telefonicamente.
“Sono a casa …” – disse mesto Downey, posando gli occhiali da sole nel porta oggetti all’ingresso.
Jude arrivò a grandi passi.
“Sono stupito che tu la consideri ancora come tale, visto che ci passi gli avanzi del tuo tempo Rob!”
“Jude ciao … cosa ti prende?” – chiese svuotato.
“E’ quanto meno idiota chiederti dove sei stato, giusto?!” – insistette, gridandogli contro.
L’americano lo scrutò, provando un senso di vertigine, per la rabbia, per il caos interiore, che lo stava sconvolgendo da settimane, con l’unico desiderio di mettersi ad urlare a propria volta.
Preferì allontanarsi, ma Law non lo mollava.
“Te lo sei scopato?? No, giusto per avere un’idea di come è fallito il nostro matrimonio Rob!!”
“Cosa cazzo ti inventi??!” – esclamò dandogli le spalle.
“E guardami quando ti parlo, cazzo!!”
Jude lo strattonò, poi lo spinse contro alla parete della loro camera, premendogli i palmi sul petto, irrigiditosi per la tensione – “Jude lasciami!!”
“Perché tu l’hai già fatto, VERO??!!”
Afferrandolo per la t-shirt, Jude lo scaraventò sul letto, bloccandolo con il proprio peso ed una foga inaudita.
“Non è con te che dovrei prendermela sai?? Ma con quel bastardo, che non ti lascia in pace e che ti corrompe con la sua vita fasulla, alla quale tu non potrai mai abituarti!! Ti lascerebbe per Jared alla prima occasione, appena si stancherà di usarti come un surrogato di lui, NON LO CAPISCI ROBERT??!!”
Downey non proferiva parola, polverizzato da quell’assalto così veemente, che non li avrebbe portati a nulla, se non a creare un’ulteriore crepa nel loro già precario legame.
Law tremava, ma con una disperata dignità tratteneva a stento le lacrime.
“Jude ascoltami …”
“TU SEI MIO MARITO, TU SEI MIO!!” – su quell’invettiva i singhiozzi, che gli stavano ribollendo dentro, dilagarono.
Così una copiosa epistassi.
“Tesoro, stai sanguinando … Mio Dio!” – Robert si divincolò, mentre Jude si accasciava.
Lo sollevò, spaventato, ma Jude annaspava nell’aria intorno, come un gabbiano rimasto intrappolato in una di quelle reti dei pescatori, stese ad asciugare in una di quelle baie francesi, visitate con Robert in tempi felici.
Voleva soltanto che qualcuno o qualcosa lo liberasse da quel dolore spietato e corrosivo.
“Io non ho bisogno di te!!” – ruggì, staccandosi, a mezzo metro dal lavabo, inciampando e trascinandosi appresso Robert, che colpì con l’arcata sopraccigliare destra il bordo del mobile in legno, dove erano incassati i sanitari.
Ora anche lui stava perdendo sangue.
“Rob … Robert!!”


Sveva presentò Brad a Geffen durante gli ultimi preparativi del battesimo.
“Verranno tutti Glam? Ed i padrini …?”
“Robert e Jared dovrebbero esserci … Pamela e tua sorella sono nelle loro stanze con la parrucchiera già da un’ora o sbaglio?” – rise, prendendo un secondo caffè ed offrendolo ai suoi invitati.
“Grazie Glam …” – disse Brad serafico, era una bella persona.
“Le donne devono essere perfette in ogni occasione, ti ci abituerai Brad”
“Sì, ma spero di non stancarmi come hai fatto tu” – e rise.
“In realtà non è mai accaduto …” – replicò perplesso – “Adoro il pianeta femminile, mentre con quello maschile mi sono ficcato in un mare di guai, ma non voglio annoiarti Brad” – e sbuffando lasciò la tavola imbandita, cercando con lo sguardo nel parco Lula.
“Il mio amore più grande sono i miei figli” – aggiunse, perdendo un battito appena intravide Robert parcheggiare.
Era da solo.
“So che stravedi per Lula … Perché è adottato?” – domandò distrattamente Brad, stringendo la mano di Sveva.
“No, perché lui è il mio angelo, il mio cuore, è l’assoluto … Non so spiegarlo con dei concetti semplici, è un sentimento incondizionato e simbiotico. Reciproco te l’assicuro”
“Ne sono certo Glam …”
“Scusate devo scendere.”


Jared preparò i gemelli, sotto lo sguardo attento ed innamorato di Colin.
L’irlandese lo cinse da dietro, baciandolo sulla nuca.
“Stanotte Jay sei stato …”
“Ci sono i bimbi, Cole” – sorrise, arrossendo.
“Non credo capiscano” – rise piano.
“Sono dei baby Farrell, ce l’hanno nel DNA …”
“Cosa amore?” – chiese allegro, stringendolo.
Jared voltò il capo e lo baciò sensuale.
“Questo Cole … ed è solo nostro” – gli sussurrò, togliendogli il respiro per l’emozione.


Downey non si decideva a sfilare i ray-ban: quando lo fece, nella nursery, Glam ebbe un sussulto.
Gli stava spiegando la dinamica del rito, come da istruzioni del pastore, sforzandosi di non parlare del giorno prima.
“Rob …!”
“Non pensare a”
“Cosa diavolo” – l’ira sembrò avvampargli negli occhi.
“Glam è stato un semplice incidente domestico!” – ribatté nervosamente.
Geffen si morse le labbra, poi sbottò – “Giuramelo su Camilla, altrimenti”
“Cosa?? COSA?? ALMENO TU NON FARMI SCENATE!” – e si piegò, cercando le sue braccia ed il suo petto – “Te lo giuro su Camilla …” – concluse, soffocato dal pianto.
“Tesoro … tesoro stiamo impazzendo, te ne rendi conto?” – domandò esausto, portandolo su di un divano, dove i loro sembianti sembrarono spegnersi.
“Non so più quello che faccio Glam … e non riesco a rendere felice né Jude e tanto meno”
Un bacio, improvviso, lo interruppe, senza lasciargli scampo.
Quando Glam si staccò, le loro mani si intrecciarono, come a confermare un connubio, davanti al quale non volevano arrendersi.
“Robert io sono qui” – disse fissandolo – “Ho provato a comportarmi con buon senso, a fare la cosa giusta, ma non è servito ad un bel niente!”
“Lo abbiamo deciso per Cami …” – mormorò l’attore, impaurito da quel discorso.
“Hai ragione, ma a breve anche lei subirà le conseguenze di queste scelte: se tu e Jude continuerete a litigare, quanto pensi che potrete proteggerla dalle vostre incomprensioni?” – ribadì con durezza.
Downey ebbe un fremito, che lo fece impallidire.
“Dovremmo almeno provarci e ti assicuro che farò del mio meglio per semplificarti ogni situazione, anche la più complicata Rob … ti amo così tanto …”
“Io … io non posso …”
“Prenditi qualche ora, magari la notte e domani”
“No Glam … no, mi dispiace … io”

“Eccovi finalmente!”
Sembrò un tuono, quell’irrompere di Jude, arrivato senza preavviso, accompagnato da Xavier e Phil, intercettati sulla via per le colline da una chiamata di Law.
Geffen si interpose istintivamente tra lui e Robert, accartocciato su quel Chester pregiato in pelle amaranto.
“Sono stufo marcio di questo teatrino Glam!!”
“Prova a tacere ed a comportarti in maniera civile, accidenti!”
“Come stavate facendo voi?? La tua crocerossina lì dietro è capace a comportarsi, come ieri, vero Glam??! Strano non averla trovata in ginocchio anche un secondo fa!!” – e rise alterato dalla furia.
Geffen lo agguantò per il bavero della camicia modaiola e Jude reagì con calci e pugni, senza andare a segno, ma quando Robert lo tirò via dalla morsa dell’avvocato, costringendolo a ridosso di un mobile, Law stranamente si tranquillizzò.
“Vi meritate a vicenda!! Sono io che pretenderò il divorzio Robert e per l’occasione ingaggerò un legale bastardo quanto lui, in grado di dipingerti come un mostro!!”
Le iridi di Downey sembrarono prosciugarsi, di luce e dolore: era come se un tocco invisibile avesse spento la luce, nella sua meravigliosa interiorità caratteriale, della quale si erano innamorati sia Jude che Glam.
Uscì da quell’ambiente decorato di orsetti, nuvole, mongolfiere e girandole: l’afa estiva sembrava avere lasciato il posto ad un gelido inverno, che, inaspettato, aveva intrappolato le reazioni di quegli spettatori immobili ed annullati dallo sguardo di Robert.

Chi stava giungendo lo incrociò nel viale, ma nessuno provò ad interrompere quella sua camminata sconfitta e triste sino alla sua vettura.
Downey inforcò gli occhiali ed avviò il motore.
Con una manovra semplice riguadagnò l’uscita, scomparendo alla vista di Glam e Jude, affacciatisi ad un balcone, per assistere a quella sua partenza.

“Non tornerà più …” – disse il biondo, flebilmente.
Glam lo scrutò, stritolando il bordo della ringhiera in pietra.
“Lo vedremo Jude”




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