Capitolo n. 218
- sunrise
The way to ZEN
Robert si aggiustò I
Ray ban con il medio, un gesto usuale, ma che a Geffen piaceva un sacco e
glielo disse, usando proprio questa espressione, quasi infantile.
Downey rise,
sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia destra, dopo essersi slacciato la
cintura di sicurezza ed incollato a lui, sul sedile anteriore unico
dell’hummer.
Stavano cercando un
Mc Donald, visto che l’attore aveva voglia del solito cheese burger.
“Quello, quello, gira
a destra!” – starnazzò (Glam lo pensò, senza però dirglielo, questa volta)
agitandosi e ridendo.
Era bellissimo, nella
sua camicia di jeans, abbottonata a metà e lasciata libera sopra i Lewis
piuttosto aderenti.
“Al mc drive oppure …?”
“Si mangia in
macchina, sulla scogliera, eravamo d’accordo …” – disse innocente puntandolo,
mentre Glam esitava davanti al bivio tra il parcheggio ed il percorso obbligato
verso la cassa per il take away.
L’avvocato gli diede
una lunga, calda carezza sullo zigomo sinistro – “Ti amo Robert …”
Il pranzo da mamma
Rita fu abbondante: circondati dall’affetto di una famiglia, che aveva sempre
adorato Jared, per il suo attaccamento a Colin, i due riuscirono a dimenticare
per qualche ora l’angoscia di un’esistenza ricca di soddisfazioni, ma anche di
tragedie e momenti bui.
“Facciamo un giro in
macchina, ti va?”
“Sì Cole, ma anche
una passeggiata nel bosco fuori paese …”
La madre di Farrell
si era trasferita in un villaggio, non molto lontano da Dublino, ma in un
ambiente totalmente diverso.
Il verde e la natura
lambivano tre piccoli quartieri, fatti di cottage ed i negozi necessari a non
spostarsi in città.
I nipoti ed i figli
non mancavano di farle visita spesso.
“Quel povero tacchino
…” – sospirò Jared, indicandone uno vivo e vegeto nell’orto di un vicino.
Colin rise.
“Smettila Jay …”
“Guarda come è
pasciuto e vivace, senza castagne infilate nel”
“Jay!!”
Scoppiarono a ridere.
Si guardarono, Colin
parcheggiò.
Un lungo bacio, poi
scesero.
Erano arrivati.
Robert si
inginocchiò, per sporgersi oltre il finestrino, aperto da Geffen, per fare la
loro ordinazione.
La sua casacca
penzolava, lasciando libero l’addome, teso e ben delineato nelle linee
muscolari, intorno all’ombelico perfettamente disegnato.
Glam non seppe resistere:
con il palmo aperto, lo toccò, facendolo sussultare.
“E’ calda …”
“Cosa Rob?” – chiese,
con il cuore improvvisamente in gola.
“La tua mano” – ed abbassò
lo sguardo, turbato.
“Mi fai sentire così
vivo Robert …”
Oltre il vetro, la
voce dell’inserviente gracchiava, per sapere se ci volevano la cipolla fritta
nel panino ed all’unisono gridarono – “NO!!”
Sorrisero.
“Questo sentiero è
troppo ripido per la mia digestione Jay!”
“Non lamentarti,
cammina! Ahahahah!”
Vagavano da circa un’ora,
dopo avere cambiato direzione diverse volte, distratti da piccole radure di
fiori selvatici ed un ruscello, del quale provarono a seguirne il corso, per
arrivare alla sorgente, per poi scoprire che sbucava da una piccola miniera
abbandonata.
“Jared avvisiamo
Eamon per la cena? Usciamo?”
“E con cosa?”
“In auto …”
“Ma no, parlavo del
cellulare, io l’ho lasciato nel cruscotto Colin”
“Anch’io … oh miseria
… dai torniamo, sale la nebbia”
“Volevo arrivare in
cima Cole” – si lagnò, con uno sguardo adorabile.
L’irlandese
finalmente lo raggiunse, abbracciandolo.
“Ti amo Jay …”
“Anch’io … è stata la
migliore idea della mia vita seguirti ...”
“Non ti ho
ringraziato abbastanza” – e lo baciò intenso.
Jared accolse quel
gesto con tutto il trasporto possibile, rifugiandosi tra le sue ali solide,
appena si distaccò, non senza spargere numerosi e fuggenti baci sul pizzetto
ben sagomato del compagno.
“Posso rimanere qui
Cole …? Anche solo per un minuto” -
mormorò, commuovendosi.
“Tesoro è il tuo
posto, credevo lo sapessi” – replicò con tenerezza, sentendo quanto Jared fosse
in ansia, per una riflessione pronta ad emergere.
“Tu sei … sei ancora
giovane Colin” – iniziò serio, tornando a scrutarlo – “… la Burton dice che il
mio comportamento … sconclusionato” – rise amaro – “può avere due spiegazioni”
“Sentiamole …” – e sorrise,
spostandogli la frangia di lato.
“La mia ossessionante
necessità di conferme, da parte tua, per colmare la profonda paura di perderti quando
…” – non riuscì a pronunciare quell’odiosa parola.
“Quando ti ho
tradito, Jared?”
“Sì Colin”
“E la seconda …
opzione?”
“Il desiderio di
vendetta … per rivalermi dei torti subiti … ed è aberrante, secondo me, ecco …”
– e tirò su dal naso.
“Ora mi verrebbe da
farti una battuta alla Glam” – rise.
“Eh …?”
“Sì insomma, sul
tipo: e dovevi spendere duecentocinquanta dollari a seduta per farti dire
qualcosa che già sapevamo?” – esclamò divertito.
Jared ricambiò quello
stato di allegria – “Forse stiamo guarendo Colin …”
“Abbiamo spesso
pensato che il nostro amore fosse malato, vero Jared?”
Leto annuì,
mordendosi le labbra, in quella maniera sensuale, che faceva impazzire Farrell.
“Invece avremmo
dovuto viverlo come un dono, senza mai smettere di crederci, per ogni singolo
istante e non solo quando le cose andavano bene …” – concluse amareggiato,
sentendosi responsabile più di Jared.
“Voglio fare l’amore
con te … e non per metterci una pezza Cole”
“Sì … altro errore di
… valutazione, ma tra noi funziona … troppo in quel senso” – e strizzò le
palpebre, inclinando il capo verso sinistra, replicando un movimento, che a
propria volta Jared adorava.
Si diedero ancora un
bacio, accarezzandosi intimamente, ma era tardi ed oltre alla foschia, che andava
inspessendosi, anche il buio stava avanzando, quasi minaccioso.
“Ho il diritto di
farlo, Rob”
Le loro bocche erano
ad un centimetro, occhi negli occhi, la mano di Geffen nuovamente sul ventre
contratto di Downey, mentre sullo sfondo l’oceano si stava agitando, almeno
quanto il suo cuore.
“Di … di toccarmi
così …?”
“Certo, perché dà un
senso al mio risveglio e questo tu lo sai Robert”
Il suo tono divenne
roco e bollente, Robert si sentì avvampare, abbracciato a lui, ma poi, tornando
a fissarlo, notò una dolcezza immensa nella sua espressione, da sconvolgerlo
ulteriormente.
“Io ero convinto che
fosse da questa parte Colin!”
“Non agitarti, vedrai
che ritroviamo la strada … eh miseria!” – un ramo lo graffiò.
“Ti sei fatto male,
mio Dio” – ed accorse, per verificare i danni.
“E’ una sciocchezza
Jay … però mi fanno tanto piacere le tue attenzioni”
“La mia idea era di
dartene di altro genere Cole …”
“Lo so, non dirlo a
me” – ed ammiccò.
“Fa freddo …” – e si
strinse nelle spalle magre.
Farrell lo avvolse,
protettivo – “Non potrei mai vivere senza di te Jared”
Seguì un silenzio,
che valeva più di mille congetture: spesso avveniva durante i mesi sul set di
Alexander, quando trascorrevano ore, magari sotto al cielo stellato nel
deserto, senza proferire una sillaba, godendosi il reciproco e sconfinato
attaccamento, la dipendenza, nel respirarsi, nel piangere e ridere, per le
ragioni più svariate, personali o superficiali.
Si resero conto,
però, di avere smarrito la via per il ritorno e cominciarono ad avere paura.
Robert glielo aveva
permesso, perché era ciò che più voleva, da quando avevano lasciato villa
Meliti, dove Camilla giocava con Drake e Pamela.
Jude era a Boston,
sarebbe rientrato il giorno successivo.
Il pensiero di lui,
sembrava essere precipitato all’ultimo posto dei suoi valori, ad ogni spinta, con
cui Glam lo stava violando.
Il peso dell’uomo
sembrava opprimerlo, quando la forza di Geffen, nel reggersi sui gomiti, veniva
meno: i farmaci lo avevano indebolito, ma la spasmodica voglia di amare Robert,
lo stava come rigenerando.
Vennero velocemente,
era trascorso troppo tempo dall’ultima volta, le emozioni li stavano come
divorando.
“Credevo avessi
smesso di fumare Colin …”
“Una … raramente …” –
disse imbarazzato, mentre provava ad accendere un fuoco con uno Zippo in acciaio
lucido.
“Mai stato più
contento per una tua bugia” – e rise, strofinandogli le mani sulla schiena
gelida.
I loro indumenti
erano ormai umidi per una leggera quanto fastidiosa pioggerellina, tipica per
la stagione autunnale, per fortuna solo agli inizi.
In pieno inverno
sarebbero morti assiderati, ma quella considerazione nessuno dei due aveva il
coraggio di dirla ad alta voce.
“E’ marcia questa
legna … sì insomma legna, una parolona!” – sbottò Colin.
“Ho fatto del mio
meglio per raccoglierla …” – ribatté sconfortato il leader dei Mars, tremante.
“Ehi piccolo, non ce
l’avevo con te …” – e si rialzò, scrutando in una direzione precisa.
“Jared quella non ti
sembra una … palafitta?”
“Co-cosa? Dove?!”
“Come abbiamo fatto a
non vederla .., forse è un capanno per la caccia”
“Qualunque cosa sia,
andrà benissimo come riparo, anche se fosse pieno di zecche e polvere!” – ed iniziò
a correre.
“Aspettami Jared!”
“Come lo avresti
chiamato …?”
“Chi Rob?”
Geffen stava riposando
sul suo petto, mentre Downey gli accarezzava la nuca.
“Nostro figlio Glam”
I polpastrelli dell’avvocato
affondarono impercettibilmente all’altezza del suo sterno.
“Robert Junior … Sì insomma anche tu sei Junior …
Junior Junior? JJ?”
“JJ?” – rise.
“Jay Jay … il mio
amore più grande: lo disse Lula.” – sussurrò con un vago stupore.
L’associazione di
idee fu istantanea.
“Forse è questa la
chiave di quella sua affermazione, sai Rob?”
“Intendi dire che Jay
Jay poteva essere il bimbo che volevamo?” – domandò, rapito e schiacciato dai
rimpianti, che presto assalirono anche Glam.
“Forse Sveva poteva …”
“Che assurdità!” – lo
interruppe brusco Downey, per poi pentirsene.
“Rivestiamoci” –
disse mesto.
“Glam, senti, mi
dispiace …”
“No, non devi amore …
non devi” – gli sorrise, passandogli i boxer.
Robert si ritrovò dal
lato guida e, prima di riuscire a spostarsi, rispose ad una chiamata.
“E’ Jude … sì ciao
tutto bene?”
Era scosso, ma tentò
di dominarsi.
“Robert ciao, sì e
tu?”
“Sto … sto andando a
prendere Camilla” – bissò trafelato, come nell’infilarsi calze e scarpe,
nervosamente.
“Sta bene, la nostra
principessa?”
“Sì Jude … è con Pam,
lo sai …”
Robert lo percepiva
strano, estremamente teso, come se Law sapesse.
Era una tortura.
“Sei arrivato?”
“No Jude … ho
accostato, per … per risponderti”
“Sì, la prudenza è
una delle doti che amo di più in te …”
“Jude, ma …”
“Cosa?” – ed ingoiò
un singulto.
Glam si stava
strofinando la faccia stanca, poi, distrattamente, guardò dallo specchietto
retrovisore esterno.
Fu simultaneo, lo slittamento
delle gomme ed il rumore sinistro, che Robert udì attraverso l’auricolare.
Soltanto un hummer,
poteva speronare un altro hummer e questo Jude lo sapeva: aveva noleggiato
apposta un modello più grande, rispetto a quello usato da Geffen.
L’unica differenza,
che evitò allo stesso di balzare dritto in avanti verso la balaustra, fu la
blindatura corazzata, di cui era dotato.
Si girò di
centottanta gradi, urtando delle panchine con il parafango posteriore.
Robert si era
allacciato la cintura di sicurezza, pensando di condurre il veicolo, mentre
Glam non aveva ancora provveduto: con la fronte si schiantò sul parabrezza,
procurandosi un taglio esteso, quanto sanguinante.
Downey, terrorizzato
per lo shock, riuscì comunque a mettere in moto, spostandosi di traverso,
mentre Law retrocedeva, per assestare un secondo colpo, In preda ad un raptus
delirante.
Urlava e piangeva, ma
nessuno poteva udire la sua disperazione.
Il motore dell’hummer
di Geffen si spense: Robert controllò i movimenti di Jude, rendendosi conto che
non avrebbe dato loro scampo.
“Cazzo cosa ti
prende!!” – inveii, insistendo sull’avviamento in panne.
Jude tornò alla
carica.
Le spie sul quadro si
illuminarono di colpo e Robert non esitò, istintivamente, per sfuggirgli, senza
valutarne le conseguenze.
Era talmente confuso
e frastornato, che quando realizzò ciò che stava per accadere a Jude, fu troppo
tardi per porvi rimedio.
Con il preciso
intento di non mancarli, l’inglese fece lo stesso, inevitabile sbaglio: le
barre in acciaio, davanti alle quali i turisti si facevano immortalare per le
foto ricordo di vacanze memorabili nell’assolata California, non erano
abbastanza resistenti per reggere l’urto del fuoristrada di Jude, che
letteralmente prese il volo.
Furono pochi,
interminabili secondi, vissuti da entrambi come al rallentatore, Robert inerme
ed impotente, con al proprio fianco Glam privo di sensi ed in grave pericolo,
ma mai quanto Jude.
Il tempo si fermò.
The End
Ciao
a tutti, la Vostra autrice conclude Sunrise con il capitolo n. 218 e … alcune
vicende in sospeso.
Lo
pubblico senza rileggerlo: lo farò domani.
Sono
grata a tutti Voi che mi avete seguita ed avete apprezzato, anche commentando,
con preziose recensioni, la mia fic, che è diventata qualcosa di nostro.
Lo
dico con gioia ed immenso affetto, annunciandoVi la nascita di ZEN.
Lo
so, sono incurabile ed irrecuperabile, ma vorrei raccontarVi ancora un paio di
anni, di questa incredibile famiglia allargata, sino ai 50 anni di Jared ;-)
Quindi
… siete avvisati!
Vi
adoro e vi mando un mondo di baci, a presto da
Maria
Rosa
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