sabato 27 ottobre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 218



Capitolo n. 218  -  sunrise

The way to ZEN


Robert si aggiustò I Ray ban con il medio, un gesto usuale, ma che a Geffen piaceva un sacco e glielo disse, usando proprio questa espressione, quasi infantile.
Downey rise, sporgendosi per dargli un bacio sulla guancia destra, dopo essersi slacciato la cintura di sicurezza ed incollato a lui, sul sedile anteriore unico dell’hummer.
Stavano cercando un Mc Donald, visto che l’attore aveva voglia del solito cheese burger.
“Quello, quello, gira a destra!” – starnazzò (Glam lo pensò, senza però dirglielo, questa volta) agitandosi e ridendo.
Era bellissimo, nella sua camicia di jeans, abbottonata a metà e lasciata libera sopra i Lewis piuttosto aderenti.
“Al mc drive oppure …?”
“Si mangia in macchina, sulla scogliera, eravamo d’accordo …” – disse innocente puntandolo, mentre Glam esitava davanti al bivio tra il parcheggio ed il percorso obbligato verso la cassa per il take away.
L’avvocato gli diede una lunga, calda carezza sullo zigomo sinistro – “Ti amo Robert …”


Il pranzo da mamma Rita fu abbondante: circondati dall’affetto di una famiglia, che aveva sempre adorato Jared, per il suo attaccamento a Colin, i due riuscirono a dimenticare per qualche ora l’angoscia di un’esistenza ricca di soddisfazioni, ma anche di tragedie e momenti bui.

“Facciamo un giro in macchina, ti va?”
“Sì Cole, ma anche una passeggiata nel bosco fuori paese …”
La madre di Farrell si era trasferita in un villaggio, non molto lontano da Dublino, ma in un ambiente totalmente diverso.
Il verde e la natura lambivano tre piccoli quartieri, fatti di cottage ed i negozi necessari a non spostarsi in città.
I nipoti ed i figli non mancavano di farle visita spesso.

“Quel povero tacchino …” – sospirò Jared, indicandone uno vivo e vegeto nell’orto di un vicino.
Colin rise.
“Smettila Jay …”
“Guarda come è pasciuto e vivace, senza castagne infilate nel”
“Jay!!”
Scoppiarono a ridere.
Si guardarono, Colin parcheggiò.
Un lungo bacio, poi scesero.
Erano arrivati.


Robert si inginocchiò, per sporgersi oltre il finestrino, aperto da Geffen, per fare la loro ordinazione.
La sua casacca penzolava, lasciando libero l’addome, teso e ben delineato nelle linee muscolari, intorno all’ombelico perfettamente disegnato.
Glam non seppe resistere: con il palmo aperto, lo toccò, facendolo sussultare.
“E’ calda …”
“Cosa Rob?” – chiese, con il cuore improvvisamente in gola.
“La tua mano” – ed abbassò lo sguardo, turbato.
“Mi fai sentire così vivo Robert …”
Oltre il vetro, la voce dell’inserviente gracchiava, per sapere se ci volevano la cipolla fritta nel panino ed all’unisono gridarono – “NO!!”
Sorrisero.


“Questo sentiero è troppo ripido per la mia digestione Jay!”
“Non lamentarti, cammina! Ahahahah!”
Vagavano da circa un’ora, dopo avere cambiato direzione diverse volte, distratti da piccole radure di fiori selvatici ed un ruscello, del quale provarono a seguirne il corso, per arrivare alla sorgente, per poi scoprire che sbucava da una piccola miniera abbandonata.
“Jared avvisiamo Eamon per la cena? Usciamo?”
“E con cosa?”
“In auto …”
“Ma no, parlavo del cellulare, io l’ho lasciato nel cruscotto Colin”
“Anch’io … oh miseria … dai torniamo, sale la nebbia”
“Volevo arrivare in cima Cole” – si lagnò, con uno sguardo adorabile.
L’irlandese finalmente lo raggiunse, abbracciandolo.
“Ti amo Jay …”
“Anch’io … è stata la migliore idea della mia vita seguirti ...”
“Non ti ho ringraziato abbastanza” – e lo baciò intenso.
Jared accolse quel gesto con tutto il trasporto possibile, rifugiandosi tra le sue ali solide, appena si distaccò, non senza spargere numerosi e fuggenti baci sul pizzetto ben sagomato del compagno.
“Posso rimanere qui Cole …? Anche solo per un minuto” -  mormorò, commuovendosi.
“Tesoro è il tuo posto, credevo lo sapessi” – replicò con tenerezza, sentendo quanto Jared fosse in ansia, per una riflessione pronta ad emergere.
“Tu sei … sei ancora giovane Colin” – iniziò serio, tornando a scrutarlo – “… la Burton dice che il mio comportamento … sconclusionato” – rise amaro – “può avere due spiegazioni”
“Sentiamole …” – e sorrise, spostandogli la frangia di lato.
“La mia ossessionante necessità di conferme, da parte tua, per colmare la profonda paura di perderti quando …” – non riuscì a pronunciare quell’odiosa parola.
“Quando ti ho tradito, Jared?”
“Sì Colin”
“E la seconda … opzione?”
“Il desiderio di vendetta … per rivalermi dei torti subiti … ed è aberrante, secondo me, ecco …” – e tirò su dal naso.
“Ora mi verrebbe da farti una battuta alla Glam” – rise.
“Eh …?”
“Sì insomma, sul tipo: e dovevi spendere duecentocinquanta dollari a seduta per farti dire qualcosa che già sapevamo?” – esclamò divertito.
Jared ricambiò quello stato di allegria – “Forse stiamo guarendo Colin …”
“Abbiamo spesso pensato che il nostro amore fosse malato, vero Jared?”
Leto annuì, mordendosi le labbra, in quella maniera sensuale, che faceva impazzire Farrell.
“Invece avremmo dovuto viverlo come un dono, senza mai smettere di crederci, per ogni singolo istante e non solo quando le cose andavano bene …” – concluse amareggiato, sentendosi responsabile più di Jared.
“Voglio fare l’amore con te … e non per metterci una pezza Cole”
“Sì … altro errore di … valutazione, ma tra noi funziona … troppo in quel senso” – e strizzò le palpebre, inclinando il capo verso sinistra, replicando un movimento, che a propria volta Jared adorava.
Si diedero ancora un bacio, accarezzandosi intimamente, ma era tardi ed oltre alla foschia, che andava inspessendosi, anche il buio stava avanzando, quasi minaccioso.


“Ho il diritto di farlo, Rob”
Le loro bocche erano ad un centimetro, occhi negli occhi, la mano di Geffen nuovamente sul ventre contratto di Downey, mentre sullo sfondo l’oceano si stava agitando, almeno quanto il suo cuore.
“Di … di toccarmi così …?”
“Certo, perché dà un senso al mio risveglio e questo tu lo sai Robert”
Il suo tono divenne roco e bollente, Robert si sentì avvampare, abbracciato a lui, ma poi, tornando a fissarlo, notò una dolcezza immensa nella sua espressione, da sconvolgerlo ulteriormente.


“Io ero convinto che fosse da questa parte Colin!”
“Non agitarti, vedrai che ritroviamo la strada … eh miseria!” – un ramo lo graffiò.
“Ti sei fatto male, mio Dio” – ed accorse, per verificare i danni.
“E’ una sciocchezza Jay … però mi fanno tanto piacere le tue attenzioni”
“La mia idea era di dartene di altro genere Cole …”
“Lo so, non dirlo a me” – ed ammiccò.
“Fa freddo …” – e si strinse nelle spalle magre.
Farrell lo avvolse, protettivo – “Non potrei mai vivere senza di te Jared”
Seguì un silenzio, che valeva più di mille congetture: spesso avveniva durante i mesi sul set di Alexander, quando trascorrevano ore, magari sotto al cielo stellato nel deserto, senza proferire una sillaba, godendosi il reciproco e sconfinato attaccamento, la dipendenza, nel respirarsi, nel piangere e ridere, per le ragioni più svariate, personali o superficiali.
Si resero conto, però, di avere smarrito la via per il ritorno e cominciarono ad avere paura.


Robert glielo aveva permesso, perché era ciò che più voleva, da quando avevano lasciato villa Meliti, dove Camilla giocava con Drake e Pamela.
Jude era a Boston, sarebbe rientrato il giorno successivo.
Il pensiero di lui, sembrava essere precipitato all’ultimo posto dei suoi valori, ad ogni spinta, con cui Glam lo stava violando.
Il peso dell’uomo sembrava opprimerlo, quando la forza di Geffen, nel reggersi sui gomiti, veniva meno: i farmaci lo avevano indebolito, ma la spasmodica voglia di amare Robert, lo stava come rigenerando.
Vennero velocemente, era trascorso troppo tempo dall’ultima volta, le emozioni li stavano come divorando.


“Credevo avessi smesso di fumare Colin …”
“Una … raramente …” – disse imbarazzato, mentre provava ad accendere un fuoco con uno Zippo in acciaio lucido.
“Mai stato più contento per una tua bugia” – e rise, strofinandogli le mani sulla schiena gelida.
I loro indumenti erano ormai umidi per una leggera quanto fastidiosa pioggerellina, tipica per la stagione autunnale, per fortuna solo agli inizi.
In pieno inverno sarebbero morti assiderati, ma quella considerazione nessuno dei due aveva il coraggio di dirla ad alta voce.
“E’ marcia questa legna … sì insomma legna, una parolona!” – sbottò Colin.
“Ho fatto del mio meglio per raccoglierla …” – ribatté sconfortato il leader dei Mars, tremante.
“Ehi piccolo, non ce l’avevo con te …” – e si rialzò, scrutando in una direzione precisa.
“Jared quella non ti sembra una … palafitta?”
“Co-cosa? Dove?!”
“Come abbiamo fatto a non vederla .., forse è un capanno per la caccia”
“Qualunque cosa sia, andrà benissimo come riparo, anche se fosse pieno di zecche e polvere!” – ed iniziò a correre.
“Aspettami Jared!”


“Come lo avresti chiamato …?”
“Chi Rob?”
Geffen stava riposando sul suo petto, mentre Downey gli accarezzava la nuca.
“Nostro figlio Glam”
I polpastrelli dell’avvocato affondarono impercettibilmente all’altezza del suo sterno.
“Robert Junior … Sì insomma anche tu sei Junior … Junior Junior? JJ?”
“JJ?” – rise.
“Jay Jay … il mio amore più grande: lo disse Lula.” – sussurrò con un vago stupore.
L’associazione di idee fu istantanea.
“Forse è questa la chiave di quella sua affermazione, sai Rob?”
“Intendi dire che Jay Jay poteva essere il bimbo che volevamo?” – domandò, rapito e schiacciato dai rimpianti, che presto assalirono anche Glam.
“Forse Sveva poteva …”
“Che assurdità!” – lo interruppe brusco Downey, per poi pentirsene.
“Rivestiamoci” – disse mesto.
“Glam, senti, mi dispiace …”
“No, non devi amore … non devi” – gli sorrise, passandogli i boxer.
Robert si ritrovò dal lato guida e, prima di riuscire a spostarsi, rispose ad una chiamata.
“E’ Jude … sì ciao tutto bene?”
Era scosso, ma tentò di dominarsi.
“Robert ciao, sì e tu?”
“Sto … sto andando a prendere Camilla” – bissò trafelato, come nell’infilarsi calze e scarpe, nervosamente.
“Sta bene, la nostra principessa?”
“Sì Jude … è con Pam, lo sai …”
Robert lo percepiva strano, estremamente teso, come se Law sapesse.
Era una tortura.
“Sei arrivato?”
“No Jude … ho accostato, per … per risponderti”
“Sì, la prudenza è una delle doti che amo di più in te …”
“Jude, ma …”
“Cosa?” – ed ingoiò un singulto.
Glam si stava strofinando la faccia stanca, poi, distrattamente, guardò dallo specchietto retrovisore esterno.
Fu simultaneo, lo slittamento delle gomme ed il rumore sinistro, che Robert udì attraverso l’auricolare.
Soltanto un hummer, poteva speronare un altro hummer e questo Jude lo sapeva: aveva noleggiato apposta un modello più grande, rispetto a quello usato da Geffen.
L’unica differenza, che evitò allo stesso di balzare dritto in avanti verso la balaustra, fu la blindatura corazzata, di cui era dotato.
Si girò di centottanta gradi, urtando delle panchine con il parafango posteriore.
Robert si era allacciato la cintura di sicurezza, pensando di condurre il veicolo, mentre Glam non aveva ancora provveduto: con la fronte si schiantò sul parabrezza, procurandosi un taglio esteso, quanto sanguinante.
Downey, terrorizzato per lo shock, riuscì comunque a mettere in moto, spostandosi di traverso, mentre Law retrocedeva, per assestare un secondo colpo, In preda ad un raptus delirante.
Urlava e piangeva, ma nessuno poteva udire la sua disperazione.
Il motore dell’hummer di Geffen si spense: Robert controllò i movimenti di Jude, rendendosi conto che non avrebbe dato loro scampo.
“Cazzo cosa ti prende!!” – inveii, insistendo sull’avviamento in panne.
Jude tornò alla carica.
Le spie sul quadro si illuminarono di colpo e Robert non esitò, istintivamente, per sfuggirgli, senza valutarne le conseguenze.
Era talmente confuso e frastornato, che quando realizzò ciò che stava per accadere a Jude, fu troppo tardi per porvi rimedio.
Con il preciso intento di non mancarli, l’inglese fece lo stesso, inevitabile sbaglio: le barre in acciaio, davanti alle quali i turisti si facevano immortalare per le foto ricordo di vacanze memorabili nell’assolata California, non erano abbastanza resistenti per reggere l’urto del fuoristrada di Jude, che letteralmente prese il volo.
Furono pochi, interminabili secondi, vissuti da entrambi come al rallentatore, Robert inerme ed impotente, con al proprio fianco Glam privo di sensi ed in grave pericolo, ma mai quanto Jude.

Il tempo si fermò.


The End

Ciao a tutti, la Vostra autrice conclude Sunrise con il capitolo n. 218 e … alcune vicende in sospeso.
Lo pubblico senza rileggerlo: lo farò domani.
Sono grata a tutti Voi che mi avete seguita ed avete apprezzato, anche commentando, con preziose recensioni, la mia fic, che è diventata qualcosa di nostro.
Lo dico con gioia ed immenso affetto, annunciandoVi la nascita di ZEN.
Lo so, sono incurabile ed irrecuperabile, ma vorrei raccontarVi ancora un paio di anni, di questa incredibile famiglia allargata, sino ai 50 anni di Jared ;-)
Quindi … siete avvisati!
Vi adoro e vi mando un mondo di baci, a presto da

Maria Rosa




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