ZEN
Prologo – Seconda parte
Kevin lo apprese dal
telegiornale della sera.
Stava guardando i
cartoni, insieme a Lula e Tim, abbarbicati sul divano, come una vera famiglia.
Il ragazzo ne era
gratificato, perché Kevin ce la stava mettendo tutta per avere con lui un
legame stabile e duraturo.
Quell’equilibrio
rassicurante sembrò spezzarsi, nel momento in cui Kevin, casualmente, cambiò
canale durante gli spot pubblicitari, per ascoltare le ultime notizie.
Riconobbe subito l’hummer
di Geffen.
Allo stesso modo
Lula.
“E’ la macchina di
papà …?!” – disse flebile, avvertendo mille sensazioni, grazie al suo dono
speciale.
“Papà!!!” – urlò,
scoppiando a piangere.
Lula sapeva.
Matt sbagliò strada
un paio di volte, prima di capire in quale ospedale li avevano trasportati d’urgenza:
un suo amico chirurgo, finalmente gli diede le giuste indicazioni.
Aveva appena visitato
Glam e la situazione era delicatissima.
“Ha perso molto
sangue, lo abbiamo anche intubato, il suo cuore è in pessime condizioni per lo
stress, che ha dovuto sopportare: è un miracolo che sia ancora vivo Matt”
“Arrivo subito”-
disse con il cuore in gola.
Anche lui stava
seguendo il notiziario e si sentì mancare il respiro nel vedere le immagini
devastanti di quello che il cronista non sapeva spiegare: ipotizzava un
incidente, poi un attentato, infine suscitò la curiosità degli ascoltatori,
riferendosi ai gossip su Geffen e Robert Downey Junior, nuovamente infedele ai
danni del consorte.
In pochi minuti Los
Angeles, attraverso i social network, sembrò animarsi nel formulare teorie di
ogni sorta su quanto accaduto sulla scogliera.
La stampa ed i
paparazzi si accalcarono intorno al pronto soccorso e non fu semplice per Kevin
raggiungere il piano dove stavano operando Glam.
Lula scalpitava in
grembo a Tim, che non riuscì a trattenerlo.
Giunsero anche
Steven, con Chris, preoccupatissimo per Robert, poi Scott e Jimmy, che chiese a
Tim qualche aggiornamento.
I loro rispettivi
compagni erano in ansia per Geffen, così che i due giovani quasi si isolarono,
assistendo impotenti al loro sconforto per un uomo, che ancora amavano.
“Dobbiamo sopportare
in silenzio Tim … e comprendere” – disse piano Jimmy, abbracciandolo sopra ad
una panca della saletta per i visitatori.
Tim annuì,
asciugandosi una lacrima dispettosa e deglutendo a vuoto, per l’amarezza
impadronitasi dei suoi sensi.
Un rumore di rami
spezzati li destò di soprassalto.
“Cole … non dirmi che
in Irlanda ci sono belve feroci nei boschi …”
“Me lo auguro, forse
era solo una volpe …” – sussurrò, scrutando l’oscurità e stringendo più forte a
sé Jared.
Dei fasci di luce filtrarono
altrettanto inattesi dalle fessure, tra le assi di quella baracca umida.
“C’è qualcuno … Mio
Dio Colin, forse dei bracconieri?”
“La tua fantasia
viaggia a mille stanotte Jay” – e si sforzò di riderne, ma era ugualmente teso
quanto lui.
“COLIN!!”
La voce del fratello
era inconfondibile, nel chiamarlo: “EAMON!! SIAMO QUI!”
Jared rimase al
telefono con Shannon per tranquillizzarlo almeno per un’ora, durante la quale
il batterista non ebbe il coraggio di raccontargli quanto successo a Geffen.
Contrariamente al
cognato, Farrell volle informarlo, dopo avere appreso la triste notizia da Eamon,
ma Jared glielo impedì, inconsapevolmente.
“Mi sono fatto due
docce … Shan non la smetteva di rimproverarmi, sai?” – e lo abbracciò caldo,
anche nel baciarlo.
“Te-tesoro dovrei
dirti una cosa e” - ma Jared lo
interruppe con la propria bocca, che non voleva sentire ragioni.
Lo spinse verso il
letto sorridendo – “Devo mantenere un impegno Colin …”
“Anch’io … ti amo da
impazzire” – e tornò a baciarlo con vigore, rimandando quella triste
ambasciata.
Lula corse incontro a
Matt, prendendolo per il polso destro e trascinandolo verso il corridoio del padiglione
chirurgico, dove grazie a Scott, con
Kevin riuscirono a sostare, in attesa di novità.
“Zio Matt, il mio
papà si salverà, non può morire così!” – disse in lacrime.
Matt lo abbracciò con
tenerezza, confermando la sua speranza – “Sì cucciolo … non ti lascerà mai” –
ed in quell’istante il ricordo del suo gemello Alexander gli piombò addosso, perché
era lì che i medici tentarono invano di salvarlo, ma lui l’aveva rimosso.
“Grazie per essere
qui …” – disse debole Kevin, restando immobile su di una seggiola scomoda.
“Come stanno … gli
altri?”
“Non ne ho idea e non
mi interessa: un tenente di polizia mi ha detto che Glam è stato speronato, ma
l’auto di Jude ha sfondato le barriere, non so come ne sia uscito illeso … Per
Robert ipotizzano fosse alla guida, accanto al papà del nostro Lula …” – e sorrise,
accarezzandogli le chiome corvine e ricciolute fittamente – “… in effetti erano
… insieme …” – ed inspirò.
“Capisco” – disse mesto,
fissando l’ascensore, che stava salendo.
Ne uscirono tre
infermieri, con sacche di sangue ed un defibrillatore di ultima generazione.
Il cuore di Glam si
era già fermato quattro volte, ma loro non potevano saperlo.
Ad ogni arresto, Lula
si sentiva come soffocare: strizzava le palpebre ed invocava mentalmente il
nome di Geffen, come a riprenderlo su questa terra, per un soffio.
Kevin si rese conto
di queste sue trance e decise di raccontare a Matt cosa stava accadendo al
proprio cucciolo.
Lui ne rimase
esterrefatto, ma anche confortato, nonostante fosse una storia tanto
incredibile quanto assurda.
Le mani di Colin lo
stavano toccando dappertutto: dopo due orgasmi piuttosto ravvicinati, il terzo
amplesso si stava consumando lento tra lui e Jared, prono, le ginocchia puntate
di traverso sulle lenzuola sgualcite, che facevano attrito ad ogni spinta dell’irlandese,
allungato alle sue spalle nella stessa posizione, ma dominante e sublime nel
possederlo.
Jared era aggrappato
alle sbarre del letto, le sue nocche madide, dolevano per quanto le stava
stritolando, ma il suo corpo era sollevato dalle possenti braccia di Colin, che
lo cinturava, lo leccava e ne mordeva la nuca e le spalle.
“Sentimi … Jay …
eccomi … sto”
Jared urlò, perché era
esageratamente bella quell’esplosione di umori liquidi e grondanti, tre le sue
cosce magre, ma toniche.
Colin ebbe come un
singulto roco, animalesco e carnale: Jared era nuovamente suo.
“Sei ore … e non ci
dicono niente …” – Kevin era disorientato, ma quando intravide Scott, scattò in
piedi, per sapere di Glam.
“Abbiamo finito … è
stabile, non so come, ma per adesso facciamocelo bastare questo … ennesimo
miracolo …” – e guardò dolcemente Lula, ormai addormentato accanto a Matt, che
ascoltava, la salivazione a zero.
“Le prossime
trentasei ore sono cruciali, si è praticamente dissanguato, ma il valore dell’emoglobina
sta risalendo e noi confidiamo in una lentissima ripresa, dopo uno stato di
coma farmacologico … di un mese almeno”
“Un mese?!”
“Sì Kevin, non
abbiamo alternative: anche il suo cervello potrebbe avere subito dei danni,
facciamo una tac tra trenta minuti e poi vi terrò informati”
“Grazie … c’erano
degli agenti, volevano una mia deposizione, ma non so nulla: vorrei incontrare
Robert e Jude”
“Per quanto ne so c’erano
i loro avvocati e nessun funzionario è riuscito ad avvicinarli: li ha
interpellati Jude”
“Come fai a saperlo?”
“L’ha chiesto per
caso alla mia segretaria, che mi stava cercando. Hai parlato con Antonio?”
“Sì è di sotto con
Pamela e le ragazze … vado da loro immediatamente, vorranno sapere del padre …”
“Sì e per il resto,
stiamo tutti calmi, è una situazione delicatissima”
“Io lo mando in
galera quel bastardo Scott!” – ringhiò furente.
La rabbia saliva in
lui, ad ogni minuto, fatto di impotenza davanti al destino di Glam.
Quando l’avvocato
uscì in barella, sedato e scortato da vari assistenti, Lula si svegliò, sicuro
di averne udito la risata inconfondibile.
“Papà!!”
Il bambino lo vedeva
sveglio, la mano destra tesa verso di lui, per accarezzarlo – “Sono qui angelo
mio” – ed arrideva al suo faccino sfigurato dalle lacrime.
“Papà …” – gli bisbigliò,
trattenendo le sue dita grandi, fra le sue manine minuscole – “… torna presto
da me … ti prego” – e le baciò, facendo lo stesso sulla tempia di Geffen, prima
di vederlo scomparire nell’ascensore.
Nessun commento:
Posta un commento