mercoledì 31 ottobre 2012

ZEN - PROLOGO - SECONDA PARTE



ZEN

Prologo – Seconda parte


Kevin lo apprese dal telegiornale della sera.
Stava guardando i cartoni, insieme a Lula e Tim, abbarbicati sul divano, come una vera famiglia.
Il ragazzo ne era gratificato, perché Kevin ce la stava mettendo tutta per avere con lui un legame stabile e duraturo.
Quell’equilibrio rassicurante sembrò spezzarsi, nel momento in cui Kevin, casualmente, cambiò canale durante gli spot pubblicitari, per ascoltare le ultime notizie.
Riconobbe subito l’hummer di Geffen.
Allo stesso modo Lula.
“E’ la macchina di papà …?!” – disse flebile, avvertendo mille sensazioni, grazie al suo dono speciale.
“Papà!!!” – urlò, scoppiando a piangere.
Lula sapeva.


Matt sbagliò strada un paio di volte, prima di capire in quale ospedale li avevano trasportati d’urgenza: un suo amico chirurgo, finalmente gli diede le giuste indicazioni.
Aveva appena visitato Glam e la situazione era delicatissima.
“Ha perso molto sangue, lo abbiamo anche intubato, il suo cuore è in pessime condizioni per lo stress, che ha dovuto sopportare: è un miracolo che sia ancora vivo Matt”
“Arrivo subito”- disse con il cuore in gola.

Anche lui stava seguendo il notiziario e si sentì mancare il respiro nel vedere le immagini devastanti di quello che il cronista non sapeva spiegare: ipotizzava un incidente, poi un attentato, infine suscitò la curiosità degli ascoltatori, riferendosi ai gossip su Geffen e Robert Downey Junior, nuovamente infedele ai danni del consorte.
In pochi minuti Los Angeles, attraverso i social network, sembrò animarsi nel formulare teorie di ogni sorta su quanto accaduto sulla scogliera.

La stampa ed i paparazzi si accalcarono intorno al pronto soccorso e non fu semplice per Kevin raggiungere il piano dove stavano operando Glam.
Lula scalpitava in grembo a Tim, che non riuscì a trattenerlo.
Giunsero anche Steven, con Chris, preoccupatissimo per Robert, poi Scott e Jimmy, che chiese a Tim qualche aggiornamento.
I loro rispettivi compagni erano in ansia per Geffen, così che i due giovani quasi si isolarono, assistendo impotenti al loro sconforto per un uomo, che ancora amavano.

“Dobbiamo sopportare in silenzio Tim … e comprendere” – disse piano Jimmy, abbracciandolo sopra ad una panca della saletta per i visitatori.
Tim annuì, asciugandosi una lacrima dispettosa e deglutendo a vuoto, per l’amarezza impadronitasi dei suoi sensi.


Un rumore di rami spezzati li destò di soprassalto.
“Cole … non dirmi che in Irlanda ci sono belve feroci nei boschi …”
“Me lo auguro, forse era solo una volpe …” – sussurrò, scrutando l’oscurità e stringendo più forte a sé Jared.
Dei fasci di luce filtrarono altrettanto inattesi dalle fessure, tra le assi di quella baracca umida.
“C’è qualcuno … Mio Dio Colin, forse dei bracconieri?”
“La tua fantasia viaggia a mille stanotte Jay” – e si sforzò di riderne, ma era ugualmente teso quanto lui.
“COLIN!!”
La voce del fratello era inconfondibile, nel chiamarlo: “EAMON!! SIAMO QUI!”


Jared rimase al telefono con Shannon per tranquillizzarlo almeno per un’ora, durante la quale il batterista non ebbe il coraggio di raccontargli quanto successo a Geffen.
Contrariamente al cognato, Farrell volle informarlo, dopo avere appreso la triste notizia da Eamon, ma Jared glielo impedì, inconsapevolmente.
“Mi sono fatto due docce … Shan non la smetteva di rimproverarmi, sai?” – e lo abbracciò caldo, anche nel baciarlo.
“Te-tesoro dovrei dirti una cosa e”  - ma Jared lo interruppe con la propria bocca, che non voleva sentire ragioni.
Lo spinse verso il letto sorridendo – “Devo mantenere un impegno Colin …”
“Anch’io … ti amo da impazzire” – e tornò a baciarlo con vigore, rimandando quella triste ambasciata.


Lula corse incontro a Matt, prendendolo per il polso destro e trascinandolo verso il corridoio del padiglione chirurgico, dove grazie a Scott,  con Kevin riuscirono a sostare, in attesa di novità.
“Zio Matt, il mio papà si salverà, non può morire così!” – disse in lacrime.
Matt lo abbracciò con tenerezza, confermando la sua speranza – “Sì cucciolo … non ti lascerà mai” – ed in quell’istante il ricordo del suo gemello Alexander gli piombò addosso, perché era lì che i medici tentarono invano di salvarlo, ma lui l’aveva rimosso.
“Grazie per essere qui …” – disse debole Kevin, restando immobile su di una seggiola scomoda.
“Come stanno … gli altri?”
“Non ne ho idea e non mi interessa: un tenente di polizia mi ha detto che Glam è stato speronato, ma l’auto di Jude ha sfondato le barriere, non so come ne sia uscito illeso … Per Robert ipotizzano fosse alla guida, accanto al papà del nostro Lula …” – e sorrise, accarezzandogli le chiome corvine e ricciolute fittamente – “… in effetti erano … insieme …” – ed inspirò.
“Capisco” – disse mesto, fissando l’ascensore, che stava salendo.
Ne uscirono tre infermieri, con sacche di sangue ed un defibrillatore di ultima generazione.
Il cuore di Glam si era già fermato quattro volte, ma loro non potevano saperlo.
Ad ogni arresto, Lula si sentiva come soffocare: strizzava le palpebre ed invocava mentalmente il nome di Geffen, come a riprenderlo su questa terra, per un soffio.

Kevin si rese conto di queste sue trance e decise di raccontare a Matt cosa stava accadendo al proprio cucciolo.
Lui ne rimase esterrefatto, ma anche confortato, nonostante fosse una storia tanto incredibile quanto assurda.


Le mani di Colin lo stavano toccando dappertutto: dopo due orgasmi piuttosto ravvicinati, il terzo amplesso si stava consumando lento tra lui e Jared, prono, le ginocchia puntate di traverso sulle lenzuola sgualcite, che facevano attrito ad ogni spinta dell’irlandese, allungato alle sue spalle nella stessa posizione, ma dominante e sublime nel possederlo.
Jared era aggrappato alle sbarre del letto, le sue nocche madide, dolevano per quanto le stava stritolando, ma il suo corpo era sollevato dalle possenti braccia di Colin, che lo cinturava, lo leccava e ne mordeva la nuca e le spalle.
“Sentimi … Jay … eccomi … sto”
Jared urlò, perché era esageratamente bella quell’esplosione di umori liquidi e grondanti, tre le sue cosce magre, ma toniche.
Colin ebbe come un singulto roco, animalesco e carnale: Jared era nuovamente suo.


“Sei ore … e non ci dicono niente …” – Kevin era disorientato, ma quando intravide Scott, scattò in piedi, per sapere di Glam.
“Abbiamo finito … è stabile, non so come, ma per adesso facciamocelo bastare questo … ennesimo miracolo …” – e guardò dolcemente Lula, ormai addormentato accanto a Matt, che ascoltava, la salivazione a zero.
“Le prossime trentasei ore sono cruciali, si è praticamente dissanguato, ma il valore dell’emoglobina sta risalendo e noi confidiamo in una lentissima ripresa, dopo uno stato di coma farmacologico … di un mese almeno”
“Un mese?!”
“Sì Kevin, non abbiamo alternative: anche il suo cervello potrebbe avere subito dei danni, facciamo una tac tra trenta minuti e poi vi terrò informati”
“Grazie … c’erano degli agenti, volevano una mia deposizione, ma non so nulla: vorrei incontrare Robert e Jude”
“Per quanto ne so c’erano i loro avvocati e nessun funzionario è riuscito ad avvicinarli: li ha interpellati Jude”
“Come fai a saperlo?”
“L’ha chiesto per caso alla mia segretaria, che mi stava cercando. Hai parlato con Antonio?”
“Sì è di sotto con Pamela e le ragazze … vado da loro immediatamente, vorranno sapere del padre …”
“Sì e per il resto, stiamo tutti calmi, è una situazione delicatissima”
“Io lo mando in galera quel bastardo Scott!” – ringhiò furente.
La rabbia saliva in lui, ad ogni minuto, fatto di impotenza davanti al destino di Glam.
Quando l’avvocato uscì in barella, sedato e scortato da vari assistenti, Lula si svegliò, sicuro di averne udito la risata inconfondibile.
“Papà!!”
Il bambino lo vedeva sveglio, la mano destra tesa verso di lui, per accarezzarlo – “Sono qui angelo mio” – ed arrideva al suo faccino sfigurato dalle lacrime.
“Papà …” – gli bisbigliò, trattenendo le sue dita grandi, fra le sue manine minuscole – “… torna presto da me … ti prego” – e le baciò, facendo lo stesso sulla tempia di Geffen, prima di vederlo scomparire nell’ascensore.






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