Capitolo n. 214 -
sunrise
Glam si lisciò le
sopracciglia, piegandosi in avanti, seduto sulla poltrona, nello studio della
Burton: al suo fianco Colin, ugualmente in tensione.
“E’ scomodo Glam?”
“No …” – si guardò in
giro, alla ricerca del nome di quella donna obiettivamente affascinante, ma
piuttosto ostica – “No Adele” – disse calmo.
“Mi chiami dottoressa
Burton, grazie.”
“Mi chiami avvocato
Geffen, prego” – e non sorrise, come Farrell si sarebbe aspettato.
Glam non aveva voglia
di fare il cascamorto e tanto meno sparare battute a caso, giusto per fare
trascorrere quei venticinque minuti al cospetto di una professionista di
indiscusso talento, ma di limitata simpatia, almeno verso di loro.
Jared non era
presente.
“Vorrebbe essere
altrove … Glam?” – ed arricciò il naso, puntandolo.
Geffen inspirò,
guardando Colin.
“Sono qui perché me
l’ha chiesto Jared, tengo molto a lui e se questo può aiutarlo, ben venga: lei
non mi piace, per come si atteggia e vorrei capirne il motivo, ma, forse, non
mi interessa per niente, ad essere sincero”
“Lei, Colin, come si
sente? L’avvocato Geffen ha rappresentato un rivale nel suo percorso con Jared,
da ciò che suo marito mi ha raccontato.”
“Glam ci ha spesso
aiutati nel superare periodi di crisi, non ha mai abbandonato Jared e per
quanto io possa averlo detestato, gli voglio bene.”
“Il suo compagno
sostiene che lei in un certo senso, si è innamorato del signor Geffen”
Colin si sentì
pungere lo stomaco.
“Tutti si innamorano
di Glam” – sbottò schietto.
Glam scoppiò a ridere
– “Ma poi nessuno mi vuole accanto, forse Colin sarebbe rimasto, lo crede
possibile miss Burton?” – e la squadrò, falsamente divertito.
“Il motivo potrebbe
ricercarsi nel non essere mai andato sino in fondo, nelle sue scelte, nel
volere davvero qualcuno nella sua vita Glam, come con Jared.” – ribatté decisa,
ma serafica.
“Piangerò sui miei
errori, ma non oggi.” – e si alzò.
“Non abbiamo finito,
avvocato Geffen” – disse gentile la psicologa.
“Ho una chemio, noi
abbiamo assolutamente finito. Ciao Colin, dì a Jared che gli telefono stasera e
che tornerò qui, se lo vorrà. Buon proseguimento.” – concluse incolore,
sparendo nel corridoio.
Il sorriso stampato
sul volto di Jared aveva un che di fanciullesco.
Tomo e Shan,
avvinghiati a baciarsi sul divano nel loft di Malibu, non si accorsero subito
di lui.
Dovevano incidere
l’ultimo pezzo del nuovo album e il cantante era in clamoroso anticipo.
“Jay …?!”
“Siete tornati
insieme!”
Shan deglutì a vuoto,
Tomo avvampò.
“No … non è come
pensi Jared” – abbozzò il batterista, andando verso di lui goffamente.
“Sei impresentabile,
fratello ahahahah” – esplose, notando la sua palese eccitazione.
“Oh miseria …” – Shannon
si schernì, Tomo si sollevò, raccogliendo le gambe, in un moto di imbarazzo
estremo.
“Sentite non sono
affari miei, però vedervi così a me fa solo piacere” – confermò limpido,
prendendo la sua chitarra e piazzandosi sullo sgabello, dove di solito si
metteva a comporre.
“Io sono ancora
sposato …” – masticò Tomo.
“Ed io … quasi
fidanzato … Domani, però, vado da Josh a Londra e gli parlo”
“Per dirgli cosa
Shan?” – domandò allarmato il chitarrista.
“Non mi va di tenere
il piede in due scarpe e se proprio volete saperlo, anche Owen vorrebbe che
tornassimo insieme: ci siamo baciati in ospedale, cioè lui mi ha baciato ed io
non l’ho del tutto respinto, anche se non voglio più saperne di quella
vita accanto ad un uomo possessivo e
geloso quanto Rice!”
“Sei parecchio
conteso Shannon …” – disse malizioso Jared.
“Ti diverte la cosa?
Senti chi parla, cazzo!”
“Ehi calmati, non
volevo litigare con te …”
“Lo so Jay … perdonami,
ma sono stressato” – e si diresse verso il terrazzo, per fumare una sigaretta.
Tomo rimase immobile.
Jared lo scrutò – “Shan
ti rivuole, ma non ne sembri entusiasta, anzi …”
“Vorresti farmi la
predica? Adoro Denny e quando mi incasino con le persone che amo, finisco
sempre a letto con Shannon!”
“Le persone che ami …?
Tu l’hai sposato Denny ed il mio Shan c’è rimasto male da morire!”
I toni si alzarono,
ma fu proprio Shannon a placare quella conversazione, che stava degenerando tra
l’ex e Jared.
Il telefono del
cantante vibrò: era Colin.
“Tesoro ciao … sì,
sono in studio …” – un breve silenzio, Farrell parlava concitato – “No, non lo
sapevo … credevo fosse guarito”
Jared riattaccò.
“Devo andare, ci
ritroviamo domani, se vorrete, ma avvisate Chris e Kevin, grazie”
Scott premeva sotto
al mento di Geffen, con delicatezza; quindi passò le dita sotto le sue ascelle,
infine nella zona inguinale, sorridendo – “Nessun gonfiore, cosa ti ha
spaventato allora?” – chiese a bassa voce, guardandolo.
“I capogiri, l’ansia …”
Era disteso sul
lettino: Scott lo tirò su, brandendo le sue spalle larghe – “Come va?”
“Insomma …” – ed arrossì.
“E’ l’emozione oppure
una vertigine?” – chiese ridendo solare.
Glam fece spallucce –
“Sono vecchio”
“No, affatto.”
“Come sta Jimmy?”
“Bene, cresce …
Avanti, sono pronto per il tuo sermone Glam” - disse mentre gli misurava la
pressione.
“Ma figurati …”
“E Robert?”
“Andato … come tutti,
del resto”
“Forse è l’anticamera
dell’andropausa ahahah”
“Conosci Adele
Burton?”
“La psichiatra? Sì, è
in gamba … Sei in cura da lei, Glam?”
“No, si tratta di
Jared … Oggi ho fatto una seduta, con Colin, una sorta di terapia di gruppo”
“E Jared c’era?”
“No … Il tuo pc sta
bippando, Scotty …”
“Sì, le analisi sono
arrivate, vediamo …”
Il medico le lesse
attento.
“Sopravviverò doc?”
“Sì, ma c’è una
leggera infezione: facciamo una flebo e risolviamo … tieni il camice sterile,
chiamo l’infermiera”
“Ok …”
“Problemi Glam?” –
chiese assorto, constatando il suo disagio.
“No … ci sono
abituato”
“Ehi roccia …” –
tornò da lui, abbracciandolo – “Cosa ti prende?” – chiese premuroso.
“Mi sento uno schifo …
ho voglia di piangere … e di dormire, per poi svegliarmi altrove” – ammise con
rabbia.
“Sfogati … ma non
arrenderti Glam … non farlo, ti prego.”
Robert ringraziò la
commessa del negozio di giocattoli ed arrise alla vista di Chris, appena giunto
con Clarissa.
“Papà anche tu qui?”
“Ehi … ciao tesoro” –
e lo strinse sul petto, baciando la cucciola tra i capelli corvini – “Pensavo
fossi con la band …”
“E’ saltato tutto,
Jared aveva da fare …” – spiegò incerto.
Downey aggrottò la
fronte – “Cosa mi nascondi Christopher …?”
“No ecco … senti non
so bene cosa gli sia successo, ma Glam è in ospedale, per la sua malattia ...”
“Cosa?”
“Shannon mi ha detto
che sono cure di routine” – provò a tranquillizzarlo, con scarso successo.
“Un cancro non è mai
routine … Forse una recidiva …”
“Non essere così
drastico papà …”
“Provo ad informarmi,
però ascolta, è stato Glam a cercare Jared?”
“No, è stato Colin ad
informarlo” – precisò, turbato dallo stato di angoscia dell’attore.
Brividi.
Lungo la schiena,
sino alla punta dei piedi.
Molly prese una
seconda coperta, notando il suo tremore acuirsi, mentre il liquido della prima
ampolla stava per terminare.
“Glam riesci a
sentirmi …?”
La mascherina di
ossigeno si appannava a tratti, lui annuì, tossendo poi, nel tentativo di
cambiare posizione.
La donna alzò lo
schienale con il telecomando, sorridendogli – “Va meglio?”
“Grazie …” – disse flebile,
ricambiando a mala pena quel sorriso gradevole.
Chiuse gli occhi.
Il viso di Syria
stava lambendo il suo, in una lunga e caldissima carezza.
Le allucinazioni non
lo inquietavano, quanto quel protocollo di farmaci sperimentali.
Gli permettevano di
trascorrere periodi in pieno vigore fisico, ma quando il suo “amico di viaggio”
si riaffacciava, tutto sembrava perduto.
“Piccola …”
“Ciao Glam … posso
aiutarti?” – domandò con tenerezza.
Erano d’improvviso
nudi, lei sulle sue gambe, poi sinuosa, nel cavalcarlo e baciarlo.
Era impossibile che
provasse un orgasmo, ma a Geffen parve così realistico.
Spalancò le palpebre:
i lineamenti scossi da un lieve fremito di Jared, erano lì, a pochi centimetri
da lui, così le sue iridi preziose e bellissime.
“Jay …”
“Non parlare Glam,
non affaticarti … tra poco ce ne andiamo di qui, te lo prometto” – e gli baciò
il dorso della mano destra, mentre gliela stringeva partecipe alla sua
sofferenza.
Geffen pensò se anche
quella era una proiezione della sua fantasia alterata dalle sostanze tossiche,
che ormai si erano impadronite del suo sangue e lo facevano ribollire
letteralmente.
Il sudore gli colava
dalle tempie, Molly e Jared lo tamponavano con cura.
Il condizionatore
venne acceso, anche quello posto nelle fibre del materasso, un’innovazione
molto apprezzata dai sensi di Glam.
I passi di Robert
sembrarono rimbombare nella stanza.
Jared si girò verso
di lui, facendogli un cenno, affinché si avvicinasse e sostituisse Molly.
“Ciao Glam …” –
sussurrò commosso.
Gli prese la mano
sinistra, lasciando che il sembiante dell’uomo ponesse come una linea di demarcazione
tra il passato remoto e quello prossimo, constatando con amarezza quanto
entrambi non erano riusciti a renderlo davvero felice, come invece Geffen era
riuscito a fare con loro.
Jared lasciò andare
un paio di lacrime, Robert sembrò imitarlo.
“Lo amo tanto, sai
Jared …?” – disse come a sfogarsi per la pena, che lo stava soffocando.
“Lo so … e per me
vale lo stesso, però l’ordine dei fattori non cambia il risultato: non ti
vergogni, un po’, quanto me Robert?” – chiese secco.
Glam stritolò le loro
falangi, con l’energia residua, prima di assopirsi, sfinito.
“Io resto qui” –
disse Jared, posando poi un bacio sulla testa di Glam.
Downey se ne andò.
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