mercoledì 17 ottobre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 214



Capitolo n. 214  -  sunrise


Glam si lisciò le sopracciglia, piegandosi in avanti, seduto sulla poltrona, nello studio della Burton: al suo fianco Colin, ugualmente in tensione.
“E’ scomodo Glam?”
“No …” – si guardò in giro, alla ricerca del nome di quella donna obiettivamente affascinante, ma piuttosto ostica – “No Adele” – disse calmo.
“Mi chiami dottoressa Burton, grazie.”
“Mi chiami avvocato Geffen, prego” – e non sorrise, come Farrell si sarebbe aspettato.
Glam non aveva voglia di fare il cascamorto e tanto meno sparare battute a caso, giusto per fare trascorrere quei venticinque minuti al cospetto di una professionista di indiscusso talento, ma di limitata simpatia, almeno verso di loro.
Jared non era presente.
“Vorrebbe essere altrove … Glam?” – ed arricciò il naso, puntandolo.
Geffen inspirò, guardando Colin.
“Sono qui perché me l’ha chiesto Jared, tengo molto a lui e se questo può aiutarlo, ben venga: lei non mi piace, per come si atteggia e vorrei capirne il motivo, ma, forse, non mi interessa per niente, ad essere sincero”
“Lei, Colin, come si sente? L’avvocato Geffen ha rappresentato un rivale nel suo percorso con Jared, da ciò che suo marito mi ha raccontato.”
“Glam ci ha spesso aiutati nel superare periodi di crisi, non ha mai abbandonato Jared e per quanto io possa averlo detestato, gli voglio bene.”
“Il suo compagno sostiene che lei in un certo senso, si è innamorato del signor Geffen”
Colin si sentì pungere lo stomaco.
“Tutti si innamorano di Glam” – sbottò schietto.
Glam scoppiò a ridere – “Ma poi nessuno mi vuole accanto, forse Colin sarebbe rimasto, lo crede possibile miss Burton?” – e la squadrò, falsamente divertito.
“Il motivo potrebbe ricercarsi nel non essere mai andato sino in fondo, nelle sue scelte, nel volere davvero qualcuno nella sua vita Glam, come con Jared.” – ribatté decisa, ma serafica.
“Piangerò sui miei errori, ma non oggi.” – e si alzò.
“Non abbiamo finito, avvocato Geffen” – disse gentile la psicologa.
“Ho una chemio, noi abbiamo assolutamente finito. Ciao Colin, dì a Jared che gli telefono stasera e che tornerò qui, se lo vorrà. Buon proseguimento.” – concluse incolore, sparendo nel corridoio.


Il sorriso stampato sul volto di Jared aveva un che di fanciullesco.
Tomo e Shan, avvinghiati a baciarsi sul divano nel loft di Malibu, non si accorsero subito di lui.
Dovevano incidere l’ultimo pezzo del nuovo album e il cantante era in clamoroso anticipo.
“Jay …?!”
“Siete tornati insieme!”
Shan deglutì a vuoto, Tomo avvampò.
“No … non è come pensi Jared” – abbozzò il batterista, andando verso di lui goffamente.
“Sei impresentabile, fratello ahahahah” – esplose, notando la sua palese eccitazione.
“Oh miseria …” – Shannon si schernì, Tomo si sollevò, raccogliendo le gambe, in un moto di imbarazzo estremo.
“Sentite non sono affari miei, però vedervi così a me fa solo piacere” – confermò limpido, prendendo la sua chitarra e piazzandosi sullo sgabello, dove di solito si metteva a comporre.
“Io sono ancora sposato …” – masticò Tomo.
“Ed io … quasi fidanzato … Domani, però, vado da Josh a Londra e gli parlo”
“Per dirgli cosa Shan?” – domandò allarmato il chitarrista.
“Non mi va di tenere il piede in due scarpe e se proprio volete saperlo, anche Owen vorrebbe che tornassimo insieme: ci siamo baciati in ospedale, cioè lui mi ha baciato ed io non l’ho del tutto respinto, anche se non voglio più saperne di quella vita  accanto ad un uomo possessivo e geloso quanto Rice!”
“Sei parecchio conteso Shannon …” – disse malizioso Jared.
“Ti diverte la cosa? Senti chi parla, cazzo!”
“Ehi calmati, non volevo litigare con te …”
“Lo so Jay … perdonami, ma sono stressato” – e si diresse verso il terrazzo, per fumare una sigaretta.
Tomo rimase immobile.
Jared lo scrutò – “Shan ti rivuole, ma non ne sembri entusiasta, anzi …”
“Vorresti farmi la predica? Adoro Denny e quando mi incasino con le persone che amo, finisco sempre a letto con Shannon!”
“Le persone che ami …? Tu l’hai sposato Denny ed il mio Shan c’è rimasto male da morire!”
I toni si alzarono, ma fu proprio Shannon a placare quella conversazione, che stava degenerando tra l’ex e Jared.
Il telefono del cantante vibrò: era Colin.

“Tesoro ciao … sì, sono in studio …” – un breve silenzio, Farrell parlava concitato – “No, non lo sapevo … credevo fosse guarito”
Jared riattaccò.
“Devo andare, ci ritroviamo domani, se vorrete, ma avvisate Chris e Kevin, grazie”


Scott premeva sotto al mento di Geffen, con delicatezza; quindi passò le dita sotto le sue ascelle, infine nella zona inguinale, sorridendo – “Nessun gonfiore, cosa ti ha spaventato allora?” – chiese a bassa voce, guardandolo.
“I capogiri, l’ansia …”
Era disteso sul lettino: Scott lo tirò su, brandendo le sue spalle larghe – “Come va?”
“Insomma …” – ed arrossì.
“E’ l’emozione oppure una vertigine?” – chiese ridendo solare.
Glam fece spallucce – “Sono vecchio”
“No, affatto.”
“Come sta Jimmy?”
“Bene, cresce … Avanti, sono pronto per il tuo sermone Glam” - disse mentre gli misurava la pressione.
“Ma figurati …”
“E Robert?”
“Andato … come tutti, del resto”
“Forse è l’anticamera dell’andropausa ahahah”
“Conosci Adele Burton?”
“La psichiatra? Sì, è in gamba … Sei in cura da lei, Glam?”
“No, si tratta di Jared … Oggi ho fatto una seduta, con Colin, una sorta di terapia di gruppo”
“E Jared c’era?”
“No … Il tuo pc sta bippando, Scotty …”
“Sì, le analisi sono arrivate, vediamo …”
Il medico le lesse attento.
“Sopravviverò doc?”
“Sì, ma c’è una leggera infezione: facciamo una flebo e risolviamo … tieni il camice sterile, chiamo l’infermiera”
“Ok …”
“Problemi Glam?” – chiese assorto, constatando il suo disagio.
“No … ci sono abituato”
“Ehi roccia …” – tornò da lui, abbracciandolo – “Cosa ti prende?” – chiese premuroso.
“Mi sento uno schifo … ho voglia di piangere … e di dormire, per poi svegliarmi altrove” – ammise con rabbia.
“Sfogati … ma non arrenderti Glam … non farlo, ti prego.”


Robert ringraziò la commessa del negozio di giocattoli ed arrise alla vista di Chris, appena giunto con Clarissa.
“Papà anche tu qui?”
“Ehi … ciao tesoro” – e lo strinse sul petto, baciando la cucciola tra i capelli corvini – “Pensavo fossi con la band …”
“E’ saltato tutto, Jared aveva da fare …” – spiegò incerto.
Downey aggrottò la fronte – “Cosa mi nascondi Christopher …?”
“No ecco … senti non so bene cosa gli sia successo, ma Glam è in ospedale, per la sua malattia ...”
“Cosa?”
“Shannon mi ha detto che sono cure di routine” – provò a tranquillizzarlo, con scarso successo.
“Un cancro non è mai routine … Forse una recidiva …”
“Non essere così drastico papà …”
“Provo ad informarmi, però ascolta, è stato Glam a cercare Jared?”
“No, è stato Colin ad informarlo” – precisò, turbato dallo stato di angoscia dell’attore.


Brividi.
Lungo la schiena, sino alla punta dei piedi.
Molly prese una seconda coperta, notando il suo tremore acuirsi, mentre il liquido della prima ampolla stava per terminare.
“Glam riesci a sentirmi …?”
La mascherina di ossigeno si appannava a tratti, lui annuì, tossendo poi, nel tentativo di cambiare posizione.
La donna alzò lo schienale con il telecomando, sorridendogli – “Va meglio?”
“Grazie …” – disse flebile, ricambiando a mala pena quel sorriso gradevole.
Chiuse gli occhi.
Il viso di Syria stava lambendo il suo, in una lunga e caldissima carezza.
Le allucinazioni non lo inquietavano, quanto quel protocollo di farmaci sperimentali.
Gli permettevano di trascorrere periodi in pieno vigore fisico, ma quando il suo “amico di viaggio” si riaffacciava, tutto sembrava perduto.
“Piccola …”
“Ciao Glam … posso aiutarti?” – domandò con tenerezza.
Erano d’improvviso nudi, lei sulle sue gambe, poi sinuosa, nel cavalcarlo e baciarlo.
Era impossibile che provasse un orgasmo, ma a Geffen parve così realistico.
Spalancò le palpebre: i lineamenti scossi da un lieve fremito di Jared, erano lì, a pochi centimetri da lui, così le sue iridi preziose e bellissime.
“Jay …”
“Non parlare Glam, non affaticarti … tra poco ce ne andiamo di qui, te lo prometto” – e gli baciò il dorso della mano destra, mentre gliela stringeva partecipe alla sua sofferenza.
Geffen pensò se anche quella era una proiezione della sua fantasia alterata dalle sostanze tossiche, che ormai si erano impadronite del suo sangue e lo facevano ribollire letteralmente.
Il sudore gli colava dalle tempie, Molly e Jared lo tamponavano con cura.
Il condizionatore venne acceso, anche quello posto nelle fibre del materasso, un’innovazione molto apprezzata dai sensi di Glam.
I passi di Robert sembrarono rimbombare nella stanza.
Jared si girò verso di lui, facendogli un cenno, affinché si avvicinasse e sostituisse Molly.

“Ciao Glam …” – sussurrò commosso.
Gli prese la mano sinistra, lasciando che il sembiante dell’uomo ponesse come una linea di demarcazione tra il passato remoto e quello prossimo, constatando con amarezza quanto entrambi non erano riusciti a renderlo davvero felice, come invece Geffen era riuscito a fare con loro.
Jared lasciò andare un paio di lacrime, Robert sembrò imitarlo.
“Lo amo tanto, sai Jared …?” – disse come a sfogarsi per la pena, che lo stava soffocando.
“Lo so … e per me vale lo stesso, però l’ordine dei fattori non cambia il risultato: non ti vergogni, un po’, quanto me Robert?” – chiese secco.
Glam stritolò le loro falangi, con l’energia residua, prima di assopirsi, sfinito.
“Io resto qui” – disse Jared, posando poi un bacio sulla testa di Glam.
Downey se ne andò.








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