Z E N
Prologo – Prima parte
E’ buio.
Il crepitare dei
ricordi, lungo una vita condivisa insieme, passò nella mente di Robert Downey
Junior come un dardo avvelenato.
Era impossibile.
Una voce nella sua
testa lo stava urlando.
Jude, invece, l’aveva
perduta completamente, avventandosi sull’auto dove suo marito e Glam Geffen
avevano di sicuro consumato e bruciato le loro emozioni, facendo lo stesso con
il suo cuore, andato in mille pezzi per il dolore di questo ennesimo
tradimento: niente li avrebbe separati, non erano amanti.
Robert e Glam si
adoravano ad una profondità per Jude inesplorata.
Faceva un male
assordante e cattivo: lui, nonostante ci fossero mille ed un motivo per non
compiere quel gesto estremo, la figlia Camilla, non esitò a speronarli, per
gettarli in quel dirupo, verso il quale, invece, fu lui a volare, su di un
hummer, dove con premeditazione aveva disattivato gli air bag, così da farne un
autentico ariete, trasformandosi da guerriero, assetato di vendetta, in Icaro, senza
scampo apparente.
Per una strana e
malevola coincidenza, lo stesso sistema di sicurezza sul mezzo di Geffen, aveva
subito un malfunzionamento, per via delle modifiche apportate al blindato, al
fine di renderlo inespugnabile, inutilmente: l’avvocato aveva quasi sfondato il
parabrezza, con la fronte, dal quale il sangue, adesso, sgorgava a fiotti.
Robert era come
paralizzato dalla paura, ma in qualche modo riuscì a chiamare i soccorsi, con
il palmare di Glam, che non dava segni di vita.
Da quell’abisso, al
contrario, si elevò come una lingua di fuoco, provocata dall’esplosione
dell’auto di Jude.
Downey ebbe un
sobbalzo, che gli frantumò il petto, poi spalancò lo sportello e si precipitò
verso il bordo del precipizio: le fiamme stavano divorando il suo fiato, ma nel
vento gli sembrò di udire qualcosa.
Colin si tolse il
giaccone, facendolo indossare a Jared, non senza insistere.
“Sono più robusto di
te, non discutere …” – disse baciandogli le tempie, per scaldarlo in qualsiasi
maniera possibile.
La temperatura si era
abbassata ulteriormente.
“Tu … tu moriresti
per me, Cole, vero?”
“Certo.” - gli sorrise.
Jared lo fissò,
intensamente.
“Io non riuscirei a
sopravvivere senza di te Cole”
“Dovresti farlo,
perché di noi due rimarrebbe il migliore … per i nostri figli, per tutto” – e
lo baciò tra i capelli, stringendolo.
“E’ … è così dal
primo momento Colin”
“Ti amo da quando
sono al mondo … Tu … tu avevi cinque anni ed eri al parco insieme a Constance e
Shannon, quando incontraste mamma Rita, che mi portava a spasso, sul passeggino
… avevo un mese appena …”
Jared schiuse le
labbra, un po’ stupito, Colin rise, poi continuò nel suo racconto.
“Tuo fratello mi tirò
per i piedini … rompeva già le palle da allora al sottoscritto”
Scoppiarono a ridere.
“Al contrario, tu
allungasti la mano, per calmarmi, perché mi lamentai all’istante per quel
fastidioso scherzetto di Shan … E …” – deglutì, strizzando le palpebre – “E con
il pollice tracciasti un segno qui, tra le mie sopracciglia, dicendo che mi
sarei subito addormentato … Accadde, ma non senza che tu ed io ci fissassimo,
per un attimo interminabile Jay … per tutta la vita amore …”
“Colin, ma …”
“E’ la storia che ho
raccontato ai nostri bambini, ad ognuno di loro, per spiegare l’amore che ci
lega … so che è pura fantasia, ma è … credibile, non trovi?” – sorrise radioso.
Jared si appese al
suo collo, quasi soffocandolo, per il carico di sentimenti, che improvvisi si
dilatarono nel suo corpo, appagandolo di quelle certezze, di cui era stato
privato sino a quella notte.
Robert cambiò
prospettiva, per sincerarsi di non avere avuto un’allucinazione: Jude era
aggrappato disperatamente a dei cespugli, scalzo, con la punta dei piedi
intento ad annaspare tra le rocce, per cercare un punto di appoggio, che
alleviasse lo sforzo delle braccia, tremanti, come i suoi zigomi, le sue iridi,
la sua bocca, ansante, ma ancora in grado di chiedere aiuto.
“JUDE!!!”
“AIUTO ROBERT!! NON
CE LA FACCIO PIU’!!! AIUTAMI!!”
Downey si precipitò
all’hummer, inserì la retromarcia ed attivò il la carrucola con il gancio di
traino: con le mani, poi, ne agevolò la
discesa sino a Jude, che afferrò il cavo di acciaio, piangendo ed imprecando.
“Ora ti faccio
risalire!!”
Ritornò alla guida,
procedendo lentamente: Jude ebbe la fortuna di strisciare su di un sentiero di
sabbia, con qualche minima sporgenza, fatta di sassi ed arbusti: Robert tirò la
leva del freno e tornò da lui, afferrandolo per la camicia, ormai a brandelli,
sino a farlo appoggiare a ciò che restava della balaustra: erano stremati
entrambi.
Due ambulanze ed
un’auto della polizia erano ormai a due curve da loro: Glam non si era mosso,
addossato al finestrino, esanime.
Robert sollecitò i
paramedici, affinché non perdessero tempo con lui e Jude, ma due infermieri
quasi li intrappolarono nelle coperte, dando loro ossigeno ed inserendo una
flebo, per idratarli.
Convulsamente, si
diressero verso l’ospedale più vicino.
“E se non dovessimo
farcela Colin?”
I timori di Jared
stavano salendo, quanto una brezza gelida, che, in compenso spazzò via le nubi,
rivelando una luna piena, che illuminò l’interno di quel capanno per la caccia,
abbandonato da anni.
“Cerchiamo di
arrivare a domani mattina, poi qualcuno verrà a cercarci … spero”
“Hai fame?”
“Per fortuna no … E
tu amore?”
“Sto ancora digerendo
le melanzane stufate con le cipolle di mia suocera” – rise, rannicchiandosi
meglio sul petto di Farrell, che iniziò a cullarlo.
“Cantami qualcosa Jay
…”
“Ok …”
La sua intonazione
era dolce ed ispirata, quel pezzo Colin non lo conosceva: il cantante dei Mars,
infatti, se lo stava inventando per l’occasione.
Robert era come
cristallizzato sulla lettiga, quasi dimenticato in un angolo del pronto
soccorso, dove poi qualcuno si accorse di lui, spingendolo in un ambulatorio,
dove Jude stava bevendo un tè caldo.
L’inglese aveva lo
sguardo fisso nel vuoto, forse lo stesso che aveva intravisto prima di buttarsi
dall’hummer, salvandosi miracolosamente.
“Ne vuoi …?” –
domandò a sorpresa, porgendo il bicchiere di carta a Downey, che scosse il viso
contratto – “No, ti ringrazio …”
“E per cosa? Per
averti quasi ucciso, Rob?” – sbottò duramente.
Downey non replicò,
irritandolo ancora di più.
“Anzi, mi correggo,
per AVERVI quasi fatto fuori, mentre quel bastardo ti scopava come una
puttana??!!!” – inveii, fremendo livido.
§ Mentre Glam mi
faceva l’amore … § - pensò Robert affranto, liberando due lacrime amare, che
gli segnarono le guance scarne ed ispide – “Sì … mentre mi scopava come una
puttana …” – mormorò, ripetendo, alienato, l’accusa mortificante di Jude.
Il via vai di persone,
oltre le porte scorrevoli di quella camera incolore, sembrava un fiume, che,
purtroppo, non avrebbe portato via l’angoscia di quell’incubo, che era appena
cominciato.
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