domenica 14 ottobre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 213



Capitolo n. 213  -  sunrise


Colin strinse il volante della sua nuova auto ad alimentazione ecologica.
L’aveva scelta Jared, anche per la comodità di dieci posti, oltre a quelli anteriori, occupati da loro in quell’istante, mentre parcheggiavano sotto allo studio della dottoressa Burton.
“E’ brava Cole … fidati, mi sta già aiutando molto”
“Sì, l’ho capito quando ce l’ha presentata Brandon, però questo colloquio mi agita non poco … e non so come sarà tra un paio di giorni, solo io e Geffen, se lui accetterà.”
“Voi due siete … stati fondamentali in periodi davvero tristi della mia vita”
“Ma anche gioiosi … spero” – protestò con un sorriso, stringendo la mano sinistra del cantante, che inspirò, annuendo – “Sicuro Colin … è ovvio” – e si sforzò in un sorriso.
Farrell capì.
“L’hai detto a Glam?”
“Non ancora, sa della terapia, però non ne ho avuto la forza e so che lei mi sgriderà” – scrollò le spalle esili.
“Andrà tutto bene, lui non può tirarsi indietro Jared” – ed allungandosi verso il lato passeggero, lo baciò con trasporto.


Robert salutò Jude sulla porta di casa, dove il marito tentava di trattenerlo con aria divertita.
“Lo so che quel Marvey è importante come produttore, così questa colazione di lavoro, però potresti farti aspettare per qualche minuto, da vero divo” – e rise solare, baciandolo a piccoli morsi nel collo.
“Tesoro non ho idea di come mi abbia ripescato, dopo tanti anni, ma l’ultima volta abbiamo firmato un contratto a sei zeri e per la nostra Camilla possiamo girarci ancora un film, anche se Bob non è il massimo della simpatia” – disse stringendolo a sé con gioia.
“Ci sarà anche l’arpia?”
“Quale delle sue sei mogli … o sono sette?”
“Non ne ha scelta neppure mezza con un briciolo di fascino, tutte arroganti, quanto lui … Ok, non voglio che arrivi in ritardo Robert, prima scherzavo” – concluse quasi con timidezza.
Sembrava rinato, dopo essersi ristabilito completamente da quel pericoloso incidente  con Owen, ma, soprattutto, dalla disputa con Geffen, per riconquistare il compagno.
Downey lo baciò nuovamente, con profondità, toccandolo sotto alla t-shirt e accarezzando la sua erezione con la propria – “Facciamo i conti appena torno” – sogghignò malizioso.
Jude rise, come un bambino e lo stritolò, colmandolo di un mare di carezze pulite e sincere.


Tomo rimestava il suo cappuccino, in attesa del suo appuntamento con Shannon.
Lo aveva cercato in un momento di sconforto con un sms carico di frustrazione.
Josh era tornato a Londra per curare un paio di transazioni importanti con il padre, per due opere da cedere ad un museo di Parigi, poco limpido nei propri contratti.
L’anziano artista, infatti, prendeva spesso delle cantonate, ingenuo com’era negli affari, così che il figlio decise di intervenire, senza opposizioni da parte del genitore, più coinvolto dall’arte e dalla giovane moglie, che dal vile denaro, come spesso lo definiva sarcastico.

“Ehi … è tanto che aspetti?”
“Ciao Shan … no, sono in anticipo … Come stai?” – e lo abbracciò calorosamente, il che fece arrossire il batterista.
“Bene … abbandonato dal mio fidanzato, in quel di Inghilterra” – e rise nervoso.
“Sì, me lo hai scritto … Spero sia tutto a posto Shannon” – chiese fissandolo.
Leto rimase ammutolito, ma per un’unica frazione di secondo.
“Sì … sì, è ok … cioè è una storia libera”
“In che senso?” – ed inarcò un sopracciglio, in modo buffo.
Shan sorrise, ricordando le facce strambe, tipiche del croato, quando scherzava, per farlo divertire.
“No, nel senso che … ecco … mi sono perso, Tomo, che sta succedendo?”
“Niente” – ribatté secco.
“Casini con Denny?”
Ora era Tomo a starsene zitto ed assorto.
“Ok, cambiamo discorso. Nostro figlio”
“Il punto è questo Shan”
“Cosa?”
“I figli … ne vorrei uno con Denny e lui non apprezza l’idea, te lo avevo accennato il mese scorso”
“Sì, capisco, ma come ti dissi allora, devi assecondare i suoi tempi e non puoi credere che tutti vogliano dei bambini, visto che anche i matrimoni gay vanno a quel paese e poi sono i piccoli a soffrirne” – puntualizzò serio.
“Come dire che avendo fallito già al primo tentativo, con te, Denny non mi ritiene affidabile?” – replicò altrettanto diretto.
“Non necessariamente … Tomo siamo circondati da fallimenti ed agonie … non trovi?”
“Tipo?”
“Oddio mio fratello è la summa di questo mio concetto!”
“Jared si sta facendo aiutare e lui, con Colin, secondo me, formano una coppia inossidabile”
“Sarà, però stai minimizzando il suo lungo e travagliato trascorso con Geffen … e non solo”
“Non volevo parlare di Jared, comunque …” – disse mesto.
“Ed io non volevo intristirti, credimi”


Il locale era deserto.
Robert provò un certo disagio, visto che quel posto era frequentatissimo, ma forse non ci andava da parecchio.
Il maitre lo accolse con gentilezza, indicandogli una sala, che l’attore non conosceva.
Era infatti nuova di zecca, con arredi moderni, luci soffuse, nonostante l’orario ed una miriade di fiori e candele ovunque.
Spiccava su di un cordone, un cartellino “riservato”, ma a lui parve inverosimile che Marvey avesse richiesto al gestore un simile trattamento, soprattutto quando l’inserviente gli precisò che tutto il ristorante era stato prenotato dal suo ospite.
“Bob deve essere impazzito …” – pensò ad alta voce.
Una, più roca, alle sue spalle, lo fece trasalire.
“Non so Bob, ma io per te lo sono da un pezzo.”
Downey strizzò le palpebre e nel voltarsi disse stupito – “Glam …?”
Geffen lo strinse, ormai erano soli, poi lo baciò, avvolgendolo con il proprio calore ed un’esplosione di sentimenti, che all’unisono divamparono nel petto di Robert.
Quando le loro bocche, provarono a separarsi, le parole dell’avvocato, apparvero a Downey ancora più roventi di quell’approccio inatteso.
“Io voglio stare con te Rob … Io voglio te.”


Il soffitto aveva contorni incerti.
Sembrava disgregarsi e tremolare, ad ogni spinta, che Shan gli donava , ricevendo in cambio da Tomo, una piena disponibilità ad amarlo incondizionatamente.
Era un luogo qualunque, il primo comodo, sulla strada del ritorno, che decisero di fare insieme, sul fuoristrada di Leto.
Tomo era andato in quel bar con un taxi: non aveva programmato nulla, era semplicemente accaduto, anche se non rappresentava una novità.
Nei periodi di crisi, di smarrimento, di confusione, loro due si ritrovavano.
Certo sarebbe stata meglio una tipica scopata tra ex, lo avevano rimuginato entrambi, senza confessarselo.
Invece era nitida, sia nella testa di Shan che in quella di Tomo, l’intesa e la brama di riaversi, nonostante fossero impegnati con altri uomini, che inutilmente e senza saperlo, stavano provando a contattarli, Josh da Londra e Denny appena uscito dal tribunale, per sapere come si sentissero e come trascorressero il tempo, senza di loro.
“Sh-Shan …” – balbettò, avvinghiandosi maggiormente con le cosce ai suoi fianchi robusti ed irruenti.
“Non adesso … non farlo … non dirmi cazzate Tomo …” – ansimò, sentendo l’orgasmo sopraggiungere.
Il seme del chitarrista iniziò a spargersi sull’addome di Shan, senza neppure che lui lo toccasse.
Si baciarono, suggellandosi in una rimescolanza di umori, saliva, grida di piacere estremo, in un incontro rimandato da un tempo immemore.
Dopo si sarebbero sentiti da schifo: francamente irrilevante, da come Shan voltò Tomo, riprendendolo con una veemenza tipica per la sua indole selvaggia e virile, che stava facendo impazzire l’ex, come neppure rammentava.


“Jared mi ha raccontato molto di voi”
Le iridi verde smeraldo della Burton, sembravano rilevare ogni minima vibrazione nelle reazioni di Colin, rigido sulla poltrona, al di là della sua scrivania.
“Di noi o di me?”
“Di lei conosco già parecchi dettagli, Colin, posso chiamarla così?”
“Sicuro …” – e cercò lo sguardo di Jared, accomodatosi sul divano, a lato della stanza.
“Da dove preferisce partire, se dovesse descrivermi il padre dei vostri figli? Lui usa spesso questa espressione, parlando di lei, lo sa Colin?”
“Sì, io ne sono talmente orgoglioso … Jared è un genitore amorevole … Mi da dato figli stupendi”
“Li avete voluti senza incertezze?”
“Ci sono stati dei problemi” – ammise con onestà – “… poi si sono risolti”
“Vuole un altro bimbo?”
“Glielo ha detto Jared …?”
“Ovvio” – spiegò serena, ma pur sempre pungente, così almeno la percepiva Farrell.
“Lo vorrei. Vedremo …”
“Nonostante la fragilità emotiva di Jared?”
“Non voglio imporgli nulla, se accadrà, lo vorremo di comune accordo” – obiettò deciso, mentre Jared perdeva un battito.
“Tu cosa ne pensi?” – la psicologa si rivolse al leader dei Mars, improvvisa.
Quel passaggio dal lei al tu, infastidì l’irlandese.
“Colin mi fa un dono, ogni volta che mi chiede un figlio.”
Farrell sorrise.
La Burton prese appunti, poi ammiccò – “Ottima come prima seduta. Ci vediamo venerdì con il signor Geffen. Buon pomeriggio.” – e li congedò, senza aggiungere altro.


“Sono andato a cercare Kevin … dopo averti detto che lui era stato l’unico a non deludermi Robert …”
Glam si stropicciò il viso abbronzato, dopo avere finito il dolce.
Avevano mangiato, senza trascendere oltre quel focoso approccio iniziale.
“Credo tu abbia sbagliato … sono azioni di getto Glam …”
“Sì, hai ragione, ero disorientato, incazzato …”
“Con me” – sorrise imbarazzato.
“Certo. Ti amo ancora Robert, non posso smettere così facilmente” – e gli cinse il polso, con la consueta delicatezza, occhi negli occhi, i cuori in costante accelerazione.
“Prima …”
“I miei consueti colpi di teatro, Rob, ma non mentivo … è ciò che desidero … anche se resterà impossibile, quindi ti chiedo scusa, per quel litigio, per le mie parole … moleste e cattive”
Downey li tappò la bocca con il palmo sinistro, poi con un bacio, colmo di tenerezza.
Pianse in silenzio, mentre Geffen lo cullava.
“Che torni tutto come prima Glam … io non penso ad altro … ti adoro … ed ho bisogno di te, per ritrovarmi anche con Jude, per avere il tuo sostegno, quando mi volevi fare ragionare sul mio ruolo con Camilla, insieme a lui ed il mio animo andava in pezzi … e tu li raccoglievi” – tornò a scrutarlo, lancinante e bellissimo – “… senza mai abbandonarmi … Mi hai amato come nessuno, Glam” – ed il suo fiato si spense, per l’eccessivo coinvolgimento.
Geffen gli accarezzò le gote, poi le baciò con calma, asciugando quel pianto, che rendeva Downey ancora più affascinante.
“Ti amerò per sempre Robert … e farò quello che tu mi chiedi, tu sai che lo farò, vero …?” – i suoi spicchi di cielo divennero lucidi, vibranti.
“Non smetterò mai di ringraziarti Glam … e di amarti … non voglio rinunciare a questo rapporto, come è accaduto in passato con persone speciali, ma che ho evitato, per non dispiacere Jude … Solo che non voglio farti diventare il mio amante, sarebbe come sminuire il tuo valore …”
“Sono stato il primo a dirtelo Rob …” – sorrise sconsolato, poi lo strinse nuovamente, sfiorandogli la schiena con le mani aperte, calde, rassicuranti, senza una fine apparente.





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