venerdì 19 ottobre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 215



Capitolo n. 215  -  sunrise


Il suo risveglio aveva un sapore strano.
Geffen si guardò intorno: una stanza che non conosceva, poi la figura di qualcuno accanto a lui: Jared in accappatoio, raggomitolato a ridosso di Lula, avvolto a propria volta in una coperta, stesa a metà sul busto dell’avvocato, che a quel punto accese una seconda lampada, considerato che la luce di quella nel corridoio arrivava fioca dalla porta socchiusa.
La stessa si aprì lentamente.
Colin entrò, sorridendo – “Ciao Glam … ti hanno vegliato il più possibile, poi sono crollati” – e nel dirlo sereno, accarezzò i capelli al bimbo, prendendo poi in braccio il compagno, con delicatezza – “Togliamo il disturbo, ma se hai bisogno, basta premere il pulsante rosso, ok?”
“Sì … ma dove siamo?”
“Alla End House, ti abbiamo portato qui con l’ambulanza, dopo la seduta di chemio, su autorizzazione di Scott. Ci sono anche Kevin e Tim, nella camera in fondo, oltre a lui e Jimmy …”
Geffen sperò per una frazione di secondo, che quella lista non si esaurisse, ma Farrell aveva concluso l’elenco di persone presenti ed in apprensione per le sue sorti.
“Ti ringrazio Colin … ehi soldino …”
Lula si era destato a fatica.
“Papà …!” – e gli volò al collo, infilandosi sotto alle coperte insieme a lui, che lo strinse forte.
“Mi sei mancato cucciolo”
“Anche tu … zia Syria mi ha detto che stavi male e così ho fatto più in fretta che ho potuto, con Vassily!”
“Adesso dormi angelo mio … Che ore sono Colin?”
“Le tre e mezza Glam, riposati. Ci vediamo a colazione” – ed ammiccando complice, l’irlandese se ne andò, senza che Jared si fosse mosso di un millimetro, nonostante il marito a momenti inciampasse nel tappeto, mentre uscivano.



Matt si palesò all’ingresso della residenza Farrell – Leto verso le nove di mattina.
Ormai c’era soltanto Richard a sorvegliare quella vasta proprietà, colorata dalle risa dei bambini, accorsi a salutare Glam, ancora debole e soprattutto stupito per quella particolare convalescenza.
Miss Wong aveva preparato un buffet intorno alla piscina, ormai prossima ad essere svuotata e sigillata, come ad ogni autunno, nonostante la giornata fosse insolitamente calda ed assolata.

Geffen era circondato da Isotta, Lula, Violet, Rebecca, ma sul petto teneva Jay Jay, sopraggiunto insieme a Sveva ed a Brad, piuttosto divertito per quella confusione.
Pamela stava parcheggiando, in compagnia delle gemelle, che si precipitarono dal padre, per sincerarsi sulle sue condizioni di salute e sommergerlo di attenzioni.

Il giovane si avvicinò, sorridendo imbarazzato.
“Ciao Glam … forse speravi arrivasse qualcun altro …”
“Buongiorno Matt, no, figurati … Sì, ok, vorrei ci fosse anche Robert qui, perché negartelo?”
“Infatti …”
“Accomodati” – e si spostò di qualche centimetro sul lettino prendisole a due piazze, per fargli posto.
Lula arrivò veloce, piazzandosi in braccio a Matt, che lo accolse con un piacevole stupore.
“Io sono Lula!”
“Ciao … sì, il tuo papà mi ha detto molto di te … sono Matt”
“Ti conosco, ho visto le tue foto sui giornali con Estélle!” – e rise.
“Già la nostra amica un po’ pazza …”
“E’ molto bella!”
“Certo Lula, davvero carina …”
“Guarda qui!” – e spalancò la bocca, rivelando dei denti bianchissimi.
Matt inarcò un sopracciglio – “Ehm sì … c’è una carie minuscola … ti fa male?”
“No, no, ma con il mio papà verremo a trovarti e poi mi curerai, okkeii?? Ciaooo” – e fuggì via.
Matt era frastornato.
“E’ … tremendo, quanto adorabile …”
“Appunto, lui è il mio soldino di cacio … è … speciale” – poi Geffen si morse la lingua, evitando di rivelare le doti del figlio.

Jared si intromise tra loro, con un’espressione di circostanza.
Aveva tra le braccia un grande cuscino ed una t-shirt pulita per Glam, che stava sudando per la reazione ai farmaci.
“Permesso …”
Matt scattò in piedi, turbato – “Perdonami …”
Il cantante si affiancò a Geffen, sistemandogli il guanciale dietro la schiena, con fare amorevole – “Così starai più comodo, poi è asciutto, come questa … cambiati” – e gli porse la maglietta dei Mars.
Glam rise piano – “Jared, cosa stai combinando …?” – sussurrò, senza perdere di vista un Matt spaesato.
“Almeno avvisa se mi porti a casa i tuoi nuovi baby fidanzati Glam …” – masticò flebile.
“Oddio, ma che dici” – e rise fragoroso – “Ti presento Matt … e lui è Jared …”
“Ciao” – disse Leto, senza voltarsi ancora.
Matt sbuffò, indispettito, ma con compostezza esternò il proprio pensiero – “Mio padre ha pranzato con almeno cinque Presidenti, sono abituato a stare in mezzo alle celebrità, non è il caso di fare gli altezzosi in questo modo.”
Jared sbarrò le palpebre, puntando Geffen – “Ma allora ha anche un cervello” – ghignò dispettoso, poi si sollevò, rivolgendosi a Matt, che ormai era paonazzo.
“Non ho ben capito quale dei cinque Presidenti ti ha fatto imbucare a questa festa!”
“Adesso smettila Jared!” – tuonò l’avvocato, ma non servì a calmare gli animi.
Farrell si avvicinò, perplesso – “Tesoro devo parlarti … Ciao, io sono Colin, il marito di Jared …” – ed allungò la mano verso Matt, che la sfiorò appena, indietreggiando poi nervosamente – “Avrei bisogno di un bagno …”
Shannon in transito afferrò Jared per le braccia, presumendo che lo avrebbe gettato nello specchio d’acqua, increspato dal vento tiepido: aveva seguito poco distante la diatriba in corso e volle evitare una scenata.
Tomo rise, stringendo a sé Denny, mentre sorseggiavano un drink, non in perfetto relax, come d’abitudine.
Il consorte del croato, aveva strane sensazioni da alcuni giorni, ma aspettava che fosse Tomo ad aprirsi, per comprendere il suo apparente disagio.
Denny rimaneva sulle sue per l’adozione, ma ormai temeva che la circostanza fosse diventata un problema serio con il chitarrista, sempre più taciturno.


“Penserai che io sia un coglione, vero?”
Il tono roco di Colin arrivò alle orecchie di Matt, come una stilettata.
Si stava sciacquando il viso e non si era accorto che il padrone di casa lo aveva seguito, tanto meno che Jared li avesse pedinati entrambi, senza che se ne avvedessero.
“Mia nonna era di Dublino … amo questo vostro accento …” – replicò limpido e sorridente.
“Ah, capisco …” – e mettendosi le mani in tasca, si appoggiò alla parete in mosaico viola.
“Per il resto, credo che tu sia innamorato di chi hai scelto come sposo e padre dei vostri bimbi, che, tra parentesi, sono meravigliosi” – ruotò su sé stesso, addossandosi al lavabo – “e poi io non sono nessuno per giudicarvi, tanto meno il baby fidanzato di Glam Geffen”
“Ok … mi dispiace per prima, Jared sta attraversando un periodo delicato …”
“I giornali, oltre a pubblicare le paparazzate della Costa Azzurra, parlavano di un ricovero per disintossicarsi da droghe ed alcol, ma io non credo alle stronzate che scrivono Colin” – disse serio.
“C’è un fondo di verità … Tuttavia, Glam ed io ci siamo impegnati a proteggere Jared, anche da sé stesso, affinché guarisca e torni la persona di prima …”
Matt rise tirato – “Non state facendo un buon lavoro, ma potete sempre migliorare”
“Touchez!” – Farrell rise.
“Ora tolgo il disturbo, cercherò di incontrare Glam fuori da qui, anche se so che non mi vuole: è troppo innamorato di Robert Downey Junior” – ammise mesto, facendo ribollire il cervello a Jared, nascosto dietro lo stipite ad origliare.
“Te ne ha parlato …?”
“Certo, anche di Kevin, è molto legato al papà di Lula, voleva tornare con lui, però non dovrei rivelare queste confidenze, quindi il coglione sono io, adesso. Arrivederci Colin, è stato un onore conoscerti” – ed uscì su di un corridoio secondario, rispetto a quello dove il leader dei Mars si stava tormentando le nocche, imponendosi di non scoppiare a piangere.


Glam ricevette un sms.
§ Non me la sono sentita di restare. Se vuoi portare soldino di cacio in studio, vi aspetto con gioia … Un abbraccio, abbi cura di te, sai dove trovarmi, Matt §
Perse un battito per come quel ragazzo lo stava confondendo, con la sua integrità naturale e semplice.
Li perse tutti, quando vide arrivare Robert, con Jude e Camilla, che fece una corsetta sino a lui, per salutarlo.
“Zio Glam!” – la sua dizione era migliorata notevolmente.
“Principessa … ciao come sei bella” – le sorrise felice, per molte ragioni.
Downey prese per mano Jude, azzerando la distanza tra loro e Geffen, concentrato sulla piccola.
“Hai finito di farci prendere degli spaventi?!” – esordì l’americano con un groppo alla gola e gli occhi lucidi, mal celati dai Ray ban.
“Faccio il possibile … Ciao Robert, Jude …”
“Ciao …” – disse l’inglese, cercando Colin tra i presenti, senza risultato.
“Cami non tormentare lo zio …” – Downey la riprese sul petto, ma lei preferì scappare verso il parco giochi con i cugini.
“E’ fantastico vederla così” – disse spontaneo.
“Sì, hai ragione Glam … posso?”
“Certo, mettetevi comodi, c’è spazio …”
“No, ti ringrazio, io vado a prendere da bere, ne vuoi Rob?” – gli domandò dolce, fissandolo, come se lo stesse pregando di non ferirlo con la sua sintonia con Geffen.
“Una tonica … ne vuoi anche tu?”
“Ho già preso una cola … magari più tardi, grazie Jude”
“Ok, torno subito”


“Mi hai trattato come se fossi un … un malato irrecuperabile, da compatire Colin!!”
Jared stava urlando, dopo essere piombato nel salone, dove Colin stava riprendendo l’uscita verso il giardino.
“Amore … Dio abbassa la voce!”
“NO CHE NON L’ABBASSO!! QUELLO STRONZO VIZIATO PENSERA’ CHE IO SIA UN TOSSICO DEL CAZZO!!”
Farrell lo trascinò via, verso la biblioteca, chiudendosi a chiave.
“NON TOCCARMI COLE!!”
“CALMATI JAY, ACCIDENTI!!”
Ansimavano, scarnificandosi reciprocamente, con le iridi fattesi di fuoco e lava liquida.
Colin non reggeva quella tensione, quel suo reagire smodato, dovuto senza dubbio al fatto che Glam lo avesse apparentemente dimenticato.
“So che lui ti manca Jared … So che i nostri conoscenti crederanno che io sia un perfetto idiota, nel permetterti di flirtare od andare in vacanza con Glam Geffen!! A questo ci pensi mai?? Alla mia dignità, che accantono perché tu possa essere felice, DANNAZIONE!!??”
“Ma io non voglio …” – balbettò, iniziando a tremare convulsamente.
Colin lo strinse forte.
“Non agitarti Jay … io sono qui …” – disse in lacrime.
Jared si ancorò al suo corpo, fondendolo con il proprio, baciandolo, nonostante i singhiozzi, in cui stavano implodendo i suoi rimorsi.
Si spogliarono, abbassandosi i jeans, toccandosi, fino a venire, l’uno nella mano dell’altro, copiosamente.
“Non pensarci … non pensare più a lui …” – gli bisbigliò Colin, baciando le sue tempie madide.
Jared annuì, fragile, senza convincere neppure sé stesso.









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