Capitolo n. 209 - sunrise
Jay Jay era quasi
pronto.
Pamela e le altre lo
lasciarono a Glam, tornato da solo nella nursery.
Jude era fuggito via,
probabilmente per inseguire Robert.
Lui aveva un’idea
precisa sulla destinazione verso la quale l’americano si sarebbe diretto, ma
anche Geffen coltivava la speranza di trovarlo, ma in un luogo completamente
diverso, il che avrebbe decretato la scelta definitiva maturata da Downey.
Correre non serviva:
Robert si sarebbe fermato ed avrebbe atteso, anche se sfinito da quella
situazione logorante: le ore di viaggio sarebbero servite per riflettere e da
una città significativa per Glam, cioè Parigi, l’attore avrebbe preso un aereo,
sino ad un posto speciale.
Era come se Geffen
gli leggesse nella mente, ma restava nel suo cuore, tutta l’emozione per averlo
amato così tanto.
Un bussare educato,
poi la sua voce, un po’ tremolante.
“Ciao Glam, posso …?”
L’avvocato si girò
verso quella sorgente di tanta gioia in passato, ma che adesso non voleva più
riconoscere come tale.
Il motivo?
Se lo ripeteva di
continuo: lo aveva amato troppo.
“Ciao Jared … certo,
vieni” – gli disse con quella dolcezza paterna, che innescò in Leto un sorriso
radioso, scavandolo tra quegli zigomi scarni.
Glam lo strinse a sé.
Sembrava cancellarsi
tutto, quando accadeva: quel loro ritrovarsi, quel loro assolversi, senza fine.
“Non sapevo se”
“Rimani qui …” – il tono
di Geffen era come una carezza.
“Ho visto Rob …”
“E’ andato via” – ed il
suo respiro faticò ad emergere da quel petto così spazioso e forte, dove Jared
si stava perdendo.
“Stai soffrendo … ti
abbiamo deluso Glam”
Si guardarono.
“No piccolo, no … Voi
mi avete lasciato solo.” – replicò senza cattiveria alcuna.
“Glam ieri pomeriggio … tornati da Chicago,
con Colin, siamo andati da una collega di Brandon … Sono entrato in terapia,
volevo lo sapessi” – e deglutì a vuoto, fissandolo.
“Ne sono felice …”
Geffen lo prese per i
polsi, con amorevole cura e si spostarono verso il grande fasciatoio, dove Jay
Jay stava sgambettando divertito da una giostrina carillon dai mille colori.
Era saldamente
ancorato ad un trasportino imbottito e comodo, semplicemente adorabile in un
completino bianco, calzoncini e camicia, dalla foggia adulta.
“Gli manca la
cravatta …” – sussurrò commosso Jared, ancora sotto l’ala di Geffen sorridente –
“Sì, è buffo, non trovi?”
“E’ bellissimo Glam,
come tutti i tuoi figli …” – e chinando il capo verso il suo cuore, il cantante
ricevette un bacio intenso tra i capelli corti.
“Grazie per non
essere mancato”
Jared si morse le
labbra, esitò, ma poi volle saperlo – “Andrai a cercarlo …?”
“Parto appena abbiamo
finito qui”
“Ok … io spero che
ecco … tu meriti un mare di felicità Glam”
“L’ho afferrata per
la coda in parecchie occasioni …” – sorrise amaro – “Poi è volata via, sempre
per un soffio: forse sono io quello sbagliato, ormai potrei anche convincermene”
Il leader dei Mars si
girò di scatto, brandendo i suoi zigomi – “No questo non è vero!!”
“Jared …”
“Non devi pensarlo
assolutamente accidenti!!” – ribadì, lacerato in mille brandelli colpevoli.
“Colgo l’evidenza …
il risultato insomma …”
“La verità è che
quando abbiamo avuto bisogno, tu ci sei sempre stato, con abnegazione! Ci hai
trattato come se fossimo la cosa più preziosa al mondo, ci hai amati
sacrificandoti … e noi … noi siamo stati così stronzi, così egoisti … tranne
Kevin, voglio che tu lo sappia come la penso Glam”
“Ora smetti di
tremare Jay” – gli sorrise, posando un bacio casto sulla sua fronte umida per
il caldo e l’emozione.
“Anche ora tu …”
“Ho provato a cacciarti
dalla mia vita, per un’unica ragione Jared: ti ho amato in ogni respiro, in
ogni attimo di noi. Ho sempre creduto a ciò che affermavo, non erano stronzate,
lo sappiamo entrambi” – sorrise, scuotendo il capo stanco – “… ed una parte di
me non rinnegherà mai questi sentimenti … Ciò che resta, invece, vuole riavere
Robert, ad ogni costo” – ed inspirò, staccandosi piano da lui.
Era un incastro che
andava scomponendosi, come al rallentatore: le braccia che scorrevano lungo i
fianchi, i polsi quasi a sussultare, nel breve contatto, le mani, ingabbiate di
fremiti, ancora attratte da una lunga carezza, dalla base delle dita ai
polpastrelli, che sembravano dirsi addio.
“Grazie Glam per
avermi perdonato e … e per il resto … buona fortuna”
L’avrebbe ricordato
in eterno, quel vicolo che risaliva lungo il paese, arrampicandosi tra le mura
in pietra di case dai soffitti bassi, visibili dalle finestre lasciate aperte,
attraverso le quali filtravano luci soffuse, risa e battute in Francese, che
Glam non aveva il tempo di ascoltare.
Percorreva veloce
quel cammino, verso il punto più elevato, dal quale si poteva vincere o cadere,
inesorabilmente.
Un’ambulante, dalle
chiome rossastre, gli porse un mazzolino di rose vermiglie: “Cinq euro … seulement
cinq monsieur!”
Il suo sorriso era accattivante
e l’uomo estrasse dalla tasca quel modesto importo di denaro, in cambio di un
pensiero che Robert avrebbe di certo gradito, proprio perché semplice e
spontaneo quanto lui.
Altre voci, oltre
quei muretti illuminati da candele: c’era qualcuno.
Eppure il calpestio
sui ciottoli del giardino, il tintinnio di un brindisi, indicava la realtà
peggiore per Geffen.
Una signora, dall’aria
affabile, gli venne incontro.
“Buonasera … Lei è …?”
Glam si sentì
avvampare.
“Nessuno … io, mi
scusi, ho sbagliato indirizzo”
“Prenda una coppa di
champagne, stiamo festeggiando il compleanno di Sophie” – e rise, cordiale,
porgendogli un calice scintillante, nel riverbero della sera.
“No … non è il caso …”
“Sa, vedendo i fiori
pensavo …”
Geffen scrollò le
spalle, imbarazzato, poi glieli omaggiò – “Per Sophie … anche se non la
conosco, buonasera” – e se ne andò.
C’era gente, più del
consueto, un andirivieni chiassoso e spensierato: nessuno scendeva verso la
piazza, ma Glam aveva fretta di andarsene, di scomparire, letteralmente.
“Glam!”
Una voce, improvvisa.
La cercò tra quella
minuscola folla, ma non poteva essere Robert: c’era una nota più squillante,
soprattutto ora che il suo nome si ripeteva.
Una mano si elevò tra
cappelli di paglia ed ombrelli, che sembrarono fiorire nel dischiudersi
improvvisi, per il temporale che investì le comitive di turisti.
Un ragazzo gli si
avvicinò, sorridente.
Era bellissimo.
“Glam, ciao, non mi
riconosci?”
Geffen rimase
perplesso, il cuore a mille per la delusione di non avere rintracciato Downey: “No
… non saprei”
“Matt, Matt Miller,
il figlio del giudice Miller …”
“Matt …? Sei
cresciuto … ti ricordo che giocavi con tuo fratello a baseball … Alexander si
chiama o sbaglio?”
“Sì … si chiamava, è …
è morto l’anno scorso in un incidente d’auto …” – spiegò cambiando umore.
“Mi dispiace … Non l’ho
saputo”
La pioggia li stava
bagnando, ma loro erano come bloccati in una frazione di spazio racchiusa tra
un rampicante di glicine ed una persiana verde smeraldo, che una signora
tentava di chiudere, inutilmente.
“Può capitare … Sei
in vacanza?” – nel domandarlo ritrovò il buon umore.
“No … no cercavo una
persona, ma l’ho perduta” – disse frastornato.
“E se ce ne andassimo
da qui? Siamo fradici ahhahah”
“Andiamo dove?”
“Con i miei amici!
Eccoli …”
Da di un nugolo si
staccò una ragazza, giovane quanto Matt e li raggiunse.
“Lei è Estélle … Ti
presento Glam Geffen”
“Salve!”
“Un amico di papà …”
“Capisco, piacere di
conoscerti” – e gli porse la mano, solare.
“Sì, anche per me …
ragazzi ascoltate devo prendere un aereo … Piacere di averti rivisto Matt”
“Un aereo a quest’ora?
A Nizza?”
“Sì, ma è privato …
un jet di un conoscente”
“Ma no, andiamo a
Montecarlo, vieni anche tu Glam!” – disse con un saltello Estélle.
Era splendida e
simpatica.
Geffen voleva solo
dileguarsi.
L’età media di quella
compagnia scatenata era di venticinque anni e lui si sentì inadeguato, ma,
soprattutto, con alcuna voglia di aggregarsi a loro.
“E poi le previsioni
sono pessime, meglio non volare” – aggiunse Matt.
“Magari un’altra
volta … A Los Angeles” – abbozzò.
“No, no, no! Domani
mattina ad Antibes, guai se non vieni!” – propose lei, coinvolgendo anche le
sue amiche.
In trenta secondi
Geffen fu presentato a tutti.
“Se proprio ci tenete
…” – poi pensò - § Che diavolo sto facendo …? §
“Ok andata! A domani …
ciao Glam”
Matt lo salutò con
una pacca sulla schiena, come se si conoscessero da sempre: era d’estate, era
la Costa Azzurra ad un passo da quel borgo provenzale, antico e magico.
Era un modo per
distrarsi ed azzerare pensieri, per non marcire in un isolamento, al quale,
forse, Glam si era condannato con le proprie mani.
Mani dalle quali, Robert
era scivolato via, apparentemente.
Add cast > MATT BOMER is Matt Miller
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