Capitolo n. 204 -
sunrise
Jared sembrava
accarezzare i tasti del pianoforte, durante la registrazione di un inedito,
all’interno dello studio creato nel loft di Malibu, dove si era riunito con
Shannon, Tomo, Chris e Kevin.
Jimmy monitorava il
loro lavoro, supportato da una parte storica dello staff dei Mars, concentrati
su quella melodia struggente.
Leto rimase ad occhi
chiusi per quasi tutta la durata del pezzo, contraendosi verso la fine, sul
ritornello “… you are killing my heart … killing my heart”
Tutti pensarono a
Geffen, con il quale né lui e né Kevin avevano ripreso ancora un contatto di
presenza.
Jared aveva inviato
sms ed e-mail, ma soltanto ad una l’avvocato rispose con un laconico – “Prendi
un appuntamento con Flora: quando torno devo parlarti di una questione
importante, grazie”
Un saluto frettoloso,
senza sfumature affettuose, neppure latenti.
“So che si sente con
Robert …” – disse timidamente Chris, come se stesse tradendo la fiducia del suo
padre in affitto, come lo chiamava scherzosamente il leader dei Red Close, da
poco ricostituitisi per l’occasione.
“Cosa sai di loro?” –
chiese brusco Jared, da subito sedato nei propri ardori fuori luogo da Shan,
che lo stava coccolando dal suo arrivo.
“Niente … accidenti calmati,
lo sai che Robert e Glam sono molto uniti, però la loro relazione si è
interrotta sul nascere in pratica, per il bene di Camilla … e di Jude, dopo
l’incidente, mi pare ovvio” – replicò con fermezza.
“Scusami Chris …”
“Ok … Ok, ma che
cavolo Jared, prova a parlare con Geffen e risolvete le vostre divergenze” –
aggiunse più calmo.
“Fai bene a chiamarlo
Geffen, dovremo farlo anche noi d’ora in poi, visto che a me ha chiesto di non
usare più la parola daddy, sapete?”
Jared si rannicchiò
tra le braccia del fratello, tenendosi vicino anche Tomo, che non aveva mai
smesso di confortarlo ed incoraggiarlo nell’incisione dei brani, per il nuovo
album.
Lui si sentiva a
casa, in quel tepore familiare, fatto di risate e piccoli scherzi, nonostante
il suo volto fosse pervaso, quanto la sua voce, di una tristezza, che solo una
persona avrebbe potuto dissolvere.
Jude vinse l’ennesimo
solitario al computer.
Camilla dormiva sul
divano, accanto a lui, mentre Robert preparava il pranzo.
Il suo cellulare
squillò e, con fare tranquillo, l’americano si trasferì in terrazza,
sorridendo.
Law pensò fosse Glam
e non sbagliava.
Quando Downey
rientrò, lui, comunque, non gli chiese
nulla.
Per poco.
Camilla fece i
capricci a tavola, ma poi Robert, con i suoi stratagemmi esilaranti, riuscì a
farle mangiare il necessario, per affrontare il pomeriggio alla End House con i
cuginetti.
“Ti adoro Rob”
“Tesoro …” – gli
sorrise, perdendo un battito.
Combattere con i
sensi di colpa, stemperati dal desiderio di rivalsa su di un’esistenza fatta di
devozione e fedeltà assolute, spesso non riconosciute, provocava nell’attore
sentimenti contrastanti.
Voleva sviscerarli
con Glam, però erano gli occhi di Jude, che lo stavano esplorando adesso e quel
confronto non poteva essere rimandato oltre.
“So che pensi a lui …
che ti manca” – gli disse Law, fissandolo, senza alcun livore.
Downey inspirò,
accomodandosi davanti al marito.
“Con Glam ho
condiviso un periodo delicato e lui mi ha dimostrato rispetto Jude, anche per
te, ma specialmente per la nostra Camilla”
“So che sa essere un
buon amico, una persona di cui fidarsi: chi meglio di me può dirlo? Gli chiesi
di custodire un segreto gravissimo”
“Non ti ho mai
chiesto come mai scegliesti lui …”
“Forse perché Geffen
trasmette sicurezza o forse perché avevo anche bisogno di un medico, come Scott
…” – spiegò imbarazzato.
“Ok …” – Downey gli
sorrise, dandogli una carezza sulla guancia destra, che Jude colse al volo,
baciando il palmo di quella mano calda ed rassicurante.
“Rob sei
sempre stato sincero con me ed io non l’ho meritato, quindi non so fino a che
punto potremo realmente ricostruire il nostro matrimonio … Rammenti quando ci
siamo sposati?” – chiese emozionato.
“Sì Jude … il
giorno più bello della mia vita, insieme a quello in cui abbiamo adottato
Camilla” – replicò spontaneo e rapito dai ricordi.
Jude aveva
questo potere di rimescolargli i sensi, tra passato e presente, dove non
dimostrava pretese, non lo tormentava con scenate di gelosia, però non mancava
di dimostrare a Downey quanto fosse determinato a riaverlo nei propri giorni al
cento per cento.
“Ora riesco a
vederla Rob …”
“Cosa …?”
“La luce nei
tuoi occhi, quella che accompagnava le nostre scelte, le gioie, gli attimi
migliori di una storia, che nessuno dei due pensava potesse finire mai” –
affermò netto.
“E non è
finita Jude, se noi siamo qui”
“Però è
cambiata” – ribatté risentito.
“Credo sia un
processo normale Jude, inevitabile, per molte ragioni …”
“Una prevale,
sempre, l’innamorarsi di un’altra persona, al di fuori del rapporto … Se è
successo, insomma … se, al contrario, fosse una sbandata … Vorrei saperlo” – ed
abbassò lo sguardo, in carenza di ossigeno.
Downey gli
porse una bibita, affiancandolo – “Non affaticarti Jude …”
“E’ una
semplice domanda …” – disse spezzato nel tono.
“Non è stato
un colpo di testa. Per entrambi.”
“Quindi vi
amate …”
“Jude ascolta …
Ho fatto soffrire Glam, anche se lui non ce l’ha con me. Io ho agito, per una
volta, anche se in buona fede, con estremo egoismo, portando il nostro rapporto
ad un livello superiore, sebbene fossimo già estremamente complici nella nostra
amicizia: ho sbagliato.”
“La causa,
però, sono io, quindi perché ti dici di essere in torto? Ti ho spinto nel suo
letto e da lì ti ho strappato Robert” – disse scrutandolo.
“Non era sesso
… Forse tu vorresti fosse solo questo, ma ti mentirei. E’ il suo cuore, il
luogo dove tu mi hai spinto e da cui mi hai strappato Jude … E per come Glam è
stato generoso con me, ero io che dovevo impedirlo, credimi”
Flora fu come
al solito gentile con Jared.
“Il grande
capo è di buon umore? Sai mica di cosa si tratta …?” – domandò esitante, mentre
sostava nella sala d’aspetto dello studio legale.
“E’ elegante,
è già stato in tribunale, ma poi è rientrato presto per il vostro appuntamento,
dopo una colazione di lavoro noiosa, così mi ha detto” – bisbigliò sorridente.
Il cicalino li
interruppe.
“Fai
accomodare, grazie”
“Accidenti è
troppo professionale …” – provò a scherzare il leader dei Mars, ma il suo cuore
gli stava scoppiando nell’esile cassa toracica.
“In effetti,
prego, la strada la conosci …”
C’era un plico
di fogli, fascicolati in un cartoncino azzurro, di quelli usati per i
contratti.
Spiccava sulla
scrivania praticamente vuota da altre pratiche.
Glam era al
telefono con un collega e con un cenno fece accomodare Jared.
Con un’occhiata
veloce, lui scorse l’indirizzo di Palm Springs, i suoi dati anagrafici, quelli
di Geffen e poi la dicitura “… cessione del diritto di usufrutto, con atto di
prelazione a favore del signor Jared Joseph Leto …”.
Inarcò un
sopracciglio, non accorgendosi nemmeno che Geffen aveva terminato la sua
conversazione.
“Buongiorno
Jared”
Leto sussultò
sulla poltroncina in pelle nera trapuntata.
“Glam … ciao,
bentornato” – ed arrise ai suoi occhi gelidi.
Deglutì a
vuoto, poi si grattò la nuca.
“Perdonami, ma
io non ho molta dimestichezza con questi termini e”
“Te li spiego
io” – lo interruppe brusco, esponendo velocemente il motivo di quell’incontro –
“Rinuncio al mio diritto di abitare nella villa di Palm Springs con effetto
immediato, quindi ne cedo l’usufrutto: per legge devi essere tu il primo compratore
di quest’ultimo, senza obblighi, è chiaro. Se rinunci, allora ho facoltà di
vendere lo stesso a terzi, senza che tu possa, nonostante abbia la proprietà
dell’immobile, contestare gli eventuali nuovi acquirenti. Il prezzo simbolico,
per te, è di un dollaro”
Jared non
aveva mai smesso di tenere le proprie iridi, ormai tremolanti, sul volto di
Geffen, a dire poco granitico.
“A … a Lula ed
Isotta piaceva quel posto e”
“Puoi portarci
chi vuoi, se firmi dove ci sono le crocette rosse Jared, possibilmente senza
frignarci sopra, altrimenti dovrò fare stampare altre copie e non ho tempo da
perdere” – e si alzò, prendendo la giacca dall’attaccapanni.
“Sì, ho capito
… Dove stai andando?” – domandò smarrito, restando immobile, come paralizzato
da quel suo atteggiamento al limite del cinismo e dell’indifferenza più
caustica.
“Ho degli
appuntamenti, non ti serve la balia per scrivere il tuo nome: quando hai finito
passa il plico a Flora. Qui ci sono le chiavi: nel garage grande ho accatastato
dei cartoni con la mia roba: verso sera una ditta di mia fiducia passerà a
prenderli.”
Jared si
sollevò lento.
“Per portarli
dove?”
Geffen allargò
le braccia – “A te cosa importa? Ora vado.”
“Glam!” – urlò
piano alla sua schiena, ma fu inutile.
Geffen era già
andato via.
Da un pezzo.
Jared prese il
bberry e compose un numero.
“Shan … per
favore, ho bisogno di te, sono nell’ufficio di Glam … Puoi accompagnarmi a Palm
Springs? Ti prego …”
“Tesoro certo …
arrivo immediatamente.”
Nessun commento:
Posta un commento