Capitolo n. 203 -
sunrise
Jimmy lo stava
guardando da alcuni minuti: quello che considerava il suo migliore amico
disfaceva il bagaglio, svogliatamente.
“E così vi siete
lasciati …?” - domandò improvviso,
rannicchiandosi sul divano.
Erano nell’appartamento
di Tim.
“Non siamo mai stati
una vera coppia, questo è il problema” – replicò mesto, accendendosi una
canna “Vuoi?”
Jimmy esitò,
mordendosi il labbro.
“Ah già, il tuo
dottorino poi potrebbe farti una predica: per inciso, non mi risulta sia morto nessuno
per uno spinello” – aggiunse acido, per poi aspirare più fumo possibile.
Jimmy si allungò,
prendendone un po’ direttamente dalla bocca di Tim, che dopo sorrise un po’
ebete per lo sballo immediato.
“Oh sì cazzo, vuoi
che ti dia altro, piccolo?” – gli soffiò nel collo, ma Jimmy si ritrasse.
“Non risolviamo
niente così Tim”
“Ok, non voglio farti
rompere con Scotty bello”
“Non chiamarlo così
…”
“Perché? Pensi
davvero sia tuo? Se Glam Geffen schioccasse le dita, lui correrebbe come un
puledro ammaestrato ahahah beh … puledro” – e sogghignò triste.
“Tu sei ossessionato
da Glam!”
“Hai ragione Jimmy …
forse dovrei scoparmelo, togliermi il pensiero, magari gli apro nuovi
orizzonti” – e scrollò le spalle, rialzandosi.
Andò al mobile dei
liquori e si versò un bicchiere di vodka, abbozzando un brindisi – “A noi
ultimi!” – inspirò, per poi tracannare in un unico sorso – “… che non saremo
mai primi” – chiuse, accasciandosi contro il muro.
Jimmy gli si
accovacciò accanto, dopo un istante in cui volle scrutarlo meglio: gli diede
una carezza sul volto sfigurato dal rammarico.
“Tu lo ami da
impazzire, il tuo Kevin …”
“Fanculo Jimmy …”
Jared lo cercò appena
rientrati in città.
Glam, però, era
irreperibile.
Jude e Robert si
erano diretti al loro attico, in compagnia di Colin, che sosteneva il suo UK
buddy, nel varcare la soglia, mentre Downey posava i trolley nell’ingresso.
Ad accoglierli il
sorriso di Pamela ed una Camilla raggiante, che corse loro incontro,
dimostrando una deambulazione quasi perfetta.
Robert si
inginocchiò, per stringerla e poi alzarla verso le ali di Jude, che la
cullarono finché la debolezza non prevalse.
“Andiamo cucciola,
papà Jude deve riposarsi … zio Colin lo aiuta, vero?” – le sussurrò Downey.
“Sì, non
preoccupatevi” – l’irlandese gli sorrise – “Su campione, da questa parte”
Pamela aveva
preparato un pranzo delizioso, ma Jude rimase coricato.
Farrell gli stringeva
le mani, guardandolo tra emozione ed imbarazzo.
“E’ tutto a posto
Colin … cioè ci spero davvero …” – disse perdendo un battito.
“Ok … E’ stato
tremendo sapere del vostro incidente … Certo non è colpa di Owen, ma del
temporale”
“Sì lui guidava senza
fretta … poi ha sterzato di colpo e siamo … volati” – sorrise, tossendo.
Colin gli porse
dell’acqua.
“Grazie … E Jared?”
“Aveva un paio di
appuntamenti, il progetto del nuovo disco è ripreso e lui vorrebbe fare un
concerto dopo l’estate, forse a settembre …”
“Ho … ho perso di
vista anche Glam …” - disse incerto.
Colin scrollò le
spalle – “Forse dovresti parlarne con Robert …”
“Sì, ci siamo
impegnati a farlo: non voglio fingere che i loro sentimenti si siano
polverizzati, anzi”
“Rob tiene alla
vostra famiglia”
“Vorrei fosse tornato
non per pietà … Sento che abbiamo fatto un passo avanti, però non voglio
commettere errori, con la mia gelosia assurda”
“Forse assurda, non è
il termine esatto, Jude” – gli sorrise.
“Per quanto sia
fondata, devo imparare a … a gestirla … Tu ci sei riuscito, per Jared”
“E’ diverso” –
ribatté mesto – “Jared ha come due punti fermi nella sua esistenza: uno sono
io, per fortuna mia, però il secondo resterà per sempre Glam. Peccato se ne sia
andato ed anche se tornerà, questo giro non concederà più nulla a Jared”
“Come fai ad esserne
sicuro Cole?” – chiese perplesso.
“E’ stato Jared a
dirmelo: avrà avuto delle ottime ragioni per farlo, te lo assicuro.”
“Ti stai annoiando
soldino di cacio …?”
“No papà!”
Lula gli sorrise,
armeggiando con il suo aquilone.
Le spiagge del
Brasile erano bianchissime ed assolate.
Geffen aveva
riservato una suite all’ultimo piano di un principesco resort, con tanto di
piscina privata: amava quella posizione panoramica, in qualunque posto andasse.
C’erano alcune
famiglie ed avevano stretto amicizia con loro velocemente.
Glam manteneva un’educazione
sobria nel chiacchierare, anche a tavola, ma spesso si isolava: Lula, in
compenso, era l’idolo di due sorelline, più giovani di Violet.
“Vieni che ti do
ancora un po’ di crema”
“Okkeii!! Ah ci sono
gli zii Gabriel e Tom Tom!”
La coppia si
avvicinò, insieme al loro nuovo cane.
“Buongiorno avvocato”
“Ciao ragazzi, siete
mattinieri”
“Oggi niente lavoro,
a scuola c’è stato un cambio turno e Thomas ha concluso gli allenamenti, domani
si parte per la Grecia, c’è un torneo mondiale” – spiegò il più anziano dei
due.
“Credevo che l’istituto
dove insegni fosse chiuso per ferie Gabriel …”
“In teoria sì, ma
insegniamo a ragazzi di strada, per recuperarli … In troppi si prostituiscono …”
“Opera meritoria … La
mia fondazione ha convenzioni speciali con ditte di prodotti scolastici, se
riesco vi riservo qualche carico, libri, quaderni, matite …”
“Sarebbe fantastico
Glam … Guarda Tom Tom con Lula, come nuotano” – e sorrise radioso.
“Sì, come pesci … Ehi
soldino esci, andiamo a fare compere!” – gli gridò alzandosi dal lettino.
Lula corse
immediatamente da lui, volandogli tra le braccia – “Papà chiamiamo papake!!?” –
esclamò entusiasta.
“Certo amore, così
gli racconti della tua gara con Thomas … Su, saluta”
“Ciao zii!!” – rise,
sventolando allegro le manine.
La video chiamata al
portatile rivelò l’aria scura di Kevin.
Quando rimase da solo
a parlare con Geffen, il motivo del suo disagio emerse subito.
“Non riusciamo
proprio a capirci … Ci ho provato daddy …”
Glam inspirò.
“Kevin, dovresti
farmi una cortesia e probabilmente la farai anche a te stesso: smetti di
chiamarmi daddy” – disse con fermezza.
Kevin inarcò un
sopracciglio – “Credevo che … che ti facesse piacere o comunque che”
“No, direi che l’effetto
è il contrario.”
“Quindi ti disturba?”
– sbottò secco.
“Sto provando a
riorganizzare le idee ed il modo migliore per sentirmi meglio è troncare con
situazioni e persone del mio passato: in questa mia decisione includo anche
piccole cose, magari insignificanti, però ai miei sensi gravose.”
“Credevo … credevo
che nella nostra ritrovata armonia Glam, ci fosse spazio per queste piccole
cose, così care al mio cuore …” – spiegò in maniera toccante, ma Geffen gli
apparve irremovibile, solo dall’occhiata che gli riservò senza indugi.
“Kevin non cambierò
idea”
“Sì … non voglio
dispiacerti …” – ed inghiottì un boccone troppo amaro, per reggere oltre quella
conversazione – “Devo andare, mi vedo con Jared per il cd, abbiamo deciso di
organizzare anche un evento, ma deduco che non te ne importi un cazzo Glam. O
devo chiamarti signor Geffen?”
“Kevin”
“FANCULO SEI UNO
STRONZO!” - e chiuse il collegamento,
sentendosi schiacciato dal drammatico confronto avuto con Tim, che con la sua
logica spietata, gli aveva come sottoscritto una condanna a morte, per il suo
legame con l’ex marito.
Glam, serafico, bevve
un sorso di tonica, poi scaricò la posta, trovandoci una e-mail di Robert.
Lo aggiornava sul suo
ritorno in California, sulle condizioni di Jude e Camilla, chiudendo quel breve
scritto con una faccina sorridente ed un “… usciamo a pranzo appena torni, ci
saranno cose da dirci ed almeno un minimo di tempo per riposare sul tuo petto
Glam, se me lo permetterai … Con tutto il mio amore, tuo Rob”
Quella proposta non
era ciò che voleva ritrovarsi tra le mani, ma il profumo di Downey, sul proprio
volto, con il semplice escamotage di usare il dopo barba dimenticato dall’attore
a Palm Springs e conservato gelosamente da Geffen, poteva bastargli a sedare
qualsiasi frustrazione.
Gli inviò un sms §
Vino bianco ed astice ai ferri, poi potrai fare ciò che vuoi sul mio cuore
Robert … Ti adoro, tuo Glam §
“Hai mangiato poco
Jude …”
“Non mi andava altro …”
“Vieni qui”
Downey lo lasciò
accoccolare, sistemando i cuscini di entrambi, in modo da restare comodamente girati
sul fianco, le proprie gambe tra quelle del compagno, che a quel contatto provò
un’emozione, capace di farlo avvampare.
Si rifugiò, scosso, nel
collo di Robert.
L’americano lo baciò
sulla tempia destra, soffermandosi su quella porzione di pelle, quindi spense
la luce.
“Rob … Robert”
Con cura e senza replicare
a voce, Downey prese del gel da una delle nicchie in legno della testata, ne
cosparse un poco sulle indice ed il medio della mano sinistra, distribuendo nel
frattempo baci lenti e contemplativi sugli zigomi di Jude, il naso, la fronte,
infine le labbra, dove sigillò un bacio più intenso, quando iniziò a
prepararlo.
Law ebbe un sussulto,
mugugnò nella gola di Robert, che prese a succhiargli la lingua, con accortezza
e sensualità.
Gli ansiti di Jude si
amplificarono con una sorta di timida innocenza, quando Robert lo penetrò.
I suoi occhi, ormai
abituati alla semi oscurità circostante, colsero quell’estasi, che racchiudeva
la purezza di quel giovanissimo uomo, di cui l’americano si era innamorato in
un passato, che non gli sembrava più così lontano.
Jude era lì ed in
ogni brandello di Robert, palpitante in quel canale stretto e bagnato, dove
scendeva con una circospezione attenta, perché il periodo di convalescenza era
solo al principio, ma il bisogno di appartenersi sembrava imperare su ogni più
scontata limitazione.
Era il suo primo
amore: un’emozione troppo forte, che impediva ai loro cuori di rimanere
separati, nonostante le tempeste della vita avessero devastato e deturpato quel
capolavoro di intenti e compatibilità caratteriale.
Scivolare in lui,
arrivare sino a quel confine, al di là del quale avevano deciso di prendersi
per mano ed andare contro tutto e tutti, per Robert era come affrontare una
tempesta di esperienze, negative e positive, senza cercare alcun riparo,
consapevole che in ogni direzione avesse rivolto il proprio sguardo, avrebbe
incontrato quello di Jude.
“Ti amo tanto Rob …”
I suoi muscoli si
contrassero, in preda ad un orgasmo accentuato da mille vibrazioni.
“Credevo … credevo
che non avrei più provato tutto questo Rob …”
Pianse, rimescolato a
lui, che gli stava tremando dentro, rassicurandolo con una pioggia di baci e
carezze, ma rimanendo in un silenzio, che angosciava Jude.
I loro respiri
andarono calmandosi, ma la spossatezza di Law prevalse su ulteriori percezioni,
spegnendolo in un sonno agitato e colmo di dubbi irrisolti.
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