lunedì 24 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 202



Capitolo n. 202  -  sunrise


Le palpebre di Jude tremarono per pochi secondi, poi si schiusero sulle sue gocce di cielo, ravvivate dalla luce del sole, che filtrava dalle grandi vetrate all’inglese.
“Robert …”
“Sono qui amore”
Era una frase importante, perché sincera, spontanea, risalita dall’unico punto, in lui, dove i sentimenti per Jude non erano mutati mai.
Restavano schiacciati dal peso di delusioni, che Downey era riuscito a metabolizzare, anche grazie al sostegno ed all’appoggio di Geffen, che mai aveva denigrato Law nei loro discorsi.
Ora, però, Glam dov’era?
Robert se lo domandava dopo uno strano messaggio, ricevuto a mezzanotte.
Si era addormentato al capezzale del marito, in stato confusionale sino all’alba, per via di un risveglio complicato da un coma farmacologico pesante.

“Mi … mi dispiace Rob … non volevo ubriacarmi”
“Sono felice che tu riesca a ricordare cosa è successo Jude, ma non scusarti, parleremo con calma, quando saremo a casa, con nostra figlia” – gli sorrise, sporgendosi per baciargli la fronte.
“Ma … ma tu non sei più felice accanto a me … non posso obbligarti ad amare un uomo inutile, che ti ha unicamente deluso” – affermò lucido, provando a sollevarsi, ma la testa gli doleva parecchio, così preferì desistere, non senza un abbraccio affettuoso e caldo, da parte di Robert, al quale di aggrappò, come un naufrago disperato.
“Andrà tutto bene … te lo prometto Jude”


Colin lo aveva tenuto a sé per ore, finché Jared non si svegliò da una notte fatta di incubi ed ansia.
Piangeva nel sonno, ripetendo il suo nome e quello di Glam.
Quando entrambi non lo video a colazione, provarono a rintracciarlo, ma il suo cellulare era spento e non risultava più in albergo già dalle sette di mattina.

“Provo a sentire Flora … lei sa sempre dov’è …” – disse timido Leto.
“E’ notte a Los Angeles, lo studio è chiuso Jay … Magari è in ospedale, tra poco ci andiamo anche noi”
Il cantante deglutì a vuoto, pensando a quanto accaduto nella camera di Glam, poche ore prima, alla passione bruciata senza purezza, senza un minino accenno amorevole, tra i due.
Era stato bellissimo e squallido, non esisteva altra verità per lui, che ancora una volta ingannava Colin.

“Bevi il tuo caffè tesoro …”
“No Cole, perdonami, torno in stanza …”
“Non stai bene? Sei pallido”
“Controllo il pc … cioè la posta …”
“Sì, certo Jay, ma ti accompagno, su avanti, andiamo.”


“Grazie per avere trovato il tempo Rob”
“Glam … Dio mio, ma sei uno straccio”
Si strinsero forte, nell’abitacolo di quel fuoristrada, noleggiato velocemente dall’avvocato, per avere un mezzo comodo, con cui spostarsi.
“Non preoccuparti, sono abituato alle batoste e … ed alle stronzate Robert” – disse serio, tornando a guardarlo, mentre gli sfiorava gli zigomi, fissando i suoi carboni, così affascinanti e dolci.
“Alle …?”
“Sì Rob … ho …” – prese fiato – “Ho scopato con Jared, in hotel, dopo essere uscito dalla clinica, dopo che sei … che sei andato da Jude e te lo sto dicendo con il puro egoismo di sfogarmi, per un errore, per qualcosa per cui mi faccio schifo” – confessò di getto, abbassando lo sguardo.
Downey gli accarezzò la nuca, le tempie, poi lo baciò.
Era un approccio scioccante per Glam, ma mai quanto ciò che Downey gli disse dopo.
“Tu non hai tradito il nostro amore. E non accadrà mai … Nessuno potrà inquinarlo, neppure con il peggiore dei gesti o perpetrando una sordida congiura Glam: tu ed io ci ameremo sino alla fine, in un modo che nessuno riuscirà a comprendere ed accettare, ne sono sicuro, credimi”
Geffen annuì – “Il mio desiderio più grande, era di viverlo apertamente, volevo sposarti e …” – si interruppe, vinto dalla commozione, che investì anche i sensi di Downey.
“Resteremo noi gli artefici di questa mancata felicità Glam: non faremo entrare estranei neppure in questa circostanza terribile, vero?”
“Come se tutto fosse nostro … nel bene e nel male … Che ci ha fatto rinascere, illudere, che poi ci ha uccisi Rob …?” – mormorò sconsolato, riprendendolo tra le braccia con vigore tormentato ed acceso.
“Sì Glam … sì.” – disse in lacrime.
“Ascoltami … io sto per andarmene …”
“Dove …?”
“Non ho ancora deciso, ma andrò da Lula e poi lo porterò via con me, per due settimane.”
“Ok … ok Glam”
“Non voglio più vederti piangere … con te io non cambierò mai, ricordatelo Robert” – disse risoluto.
“D’accordo … io farò quello che mi chiedi …”
Le sue dita segnarono il contorno di quel volto, così caro al suo cuore, che stava battendo all’impazzata.
“Ti amo Glam Geffen” – sorrise spezzato e sconvolto per quel distacco.
“Ti amo Robert Downey Junior” – bissò con estrema tenerezza, per poi baciarlo castamente, nel congedarsi da lui.


Kevin tamburellava nervosamente la penna sulla scrivania.
Tim chiuse le valige, spiandolo di sbieco.
“Cos’hai?” – domandò seccato.
“Ho ricevuto una e-mail da Glam”
“Quindi …?”
Kevin lo puntò, palesemente contrariato.
“Sta andando a recuperare nostro figlio e poi se ne andranno, per un’altra vacanza, destinazione ignota”
Tim sospirò, togliendo il tappo ad una mini bottiglia di liquore.
“Cristo, ma bevi a quest’ora??” – sbottò il bassista, alzandosi dalla poltrona ed avvicinandosi al bordo del letto, dove il giovane si era piazzato stancamente.
“Non ho di meglio da fare Kevin, suppongo!”
“Stanno succedendo dei casini dall’altra parte dell’oceano, c’è di mezzo Lula e se permetti io non riesco a restarne indifferente!”
“Invece dovresti avere fiducia in Glam” – ribatté calmo, ingurgitando quel veleno.
“Ma io ce l’ho!”
“Non sembrerebbe Kevin, dal tuo tono la scelta di Geffen suona come un rapimento” – sibilò, allontanandosi da lui.
“Non dire stronzate Tim!”
“Dico soltanto quello che sento, ma a quanto pare tu ne resti indifferente a pieno!” – gli urlò contro.
“Un figlio è una responsabilità, è … è la mia famiglia …”
“Con Glam? Giusto??” – inveii, riguadagnando qualche passo verso di lui.
“No … cioè sì, cazzo, SI’ ACCIDENTI!!” – esclamò a pugni chiusi.
“Allora perché non torni strisciando da lui, come hai sempre fatto, eh?? Tanto Robert è fuori gioco, preso com’è dal suo ruolo di crocerossina con quel bastardo di Jude!! E poi, MAGARI, finirete a consolarvi tu e quell’altro zerbino di Downey, presto o tardi!!”
Dalle invettive, i due passarono ad azzuffarsi, furiosamente sul parquet di quella suite tanto lussuosa quanto stereotipata.
Quando Tim riuscì a divincolarsi dalla presa di Kevin, che lo stava scuotendo per il bavero della camicia, calò un silenzio atroce e spietato.
“Non riuscirò mai ad entrare nella tua vita Kevin, non ci sarà mai spazio. Tu meriti un bastardo, che maltratti ogni buona intenzione, ogni sacrificio, forse ci godi a NOn esistere così, ma io non mi considero così insignificante, così perdente!” – ansimò, per poi afferrare il suo trolley e sparire dalla vista di Kevin, sconvolto per quell’ennesimo epilogo tra loro.


Ryan Phillippe è Kevin

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