mercoledì 19 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 199



Capitolo n. 199  -  sunrise


“Mi stai viziando troppo Kevin …”
“Davvero piccolo?”
Le labbra del bassista scorrevano tra le scapole di Tim, rilassato su di un lettino prendisole, all’ombra di un lussuoso gazebo bianco, sulla spiaggia di Cancun.
“Girati …” – gli sussurrò piano, cercando avido le sue labbra.
Tim inarcò la schiena, sulla quale la mano sinistra di Kevin scorreva, fino ai suoi fianchi sottili – “Non … non vorrai farlo qui” – chiese il giovane ansimando, sentendo le dita dell’altro muoversi per spogliarlo del costume, ridotto ed aderente.
Kevin continuò a baciarlo, incurante di quelle deboli proteste.
L’olio abbronzante spiccava sul tavolino, tra le sigarette e la caraffa di tè freddo, una tentazione irrimandabile per sublimare le sue intenzioni più che scabrose.
“Non muoverti Tim …” – gli soffiò nel collo, preparandolo velocemente.
“Ke-Kevin … non voglio …”
Il luogo era totalmente appartato e sicuro, ma il suo disagio stava crescendo.
Ancora un bacio, soffocante, i polsi stritolati dalla sua caparbia presa e poi un primo affondo.
Tim si arrese, serrando le palpebre e sgorgando in lacrime silenziose.
Kevin le asciugò, leccandole, spargendo poi altri baci sulle tempie di Tim, aprendolo maggiormente a lui, nel sistemargli i polpacci intorno alla propria vita, per spingersi nella sua parte più viva, stimolandola allo stremo.
Kevin gli ruggì il suo orgasmo nell’orecchio, tormentandolo con ulteriori colpi, sino a svuotarsi completamente in Tim, che stava gemendo piano, sopraffatto senza vie d’uscita.


“Buongiorno Glam …”
“Ehi, già sveglio? Come sta Jared?”
“Dorme … è sfinito”
“Per le medicine?”
“Forse è un discorso … inopportuno da fare con te Glam” – disse Colin con un sorriso imbarazzato.
“No, non  credo” – e Geffen bissò quell’atteggiamento sereno, accomodandosi al tavolo della colazione, porgendo del caffè all’amico.
“Grazie … ok … è che vuole fare sesso di continuo, cioè da ieri sera, tre volte, ok adesso non ridere!” – gli sussurrò.
“Avevi ragione” – rise – “Forse è un discorso inopportuno, però è … di buon auspicio, non credi?”
Farrell aggrottò la fronte – “Jared dice che solo in questo modo riesce a percepire delle sensazioni … è come se galleggiasse, se fosse estraneo al contesto in cui si muove … Un’eco lontana, l’ha definita così, sia la cena al nostro arrivo, che ciò che ne è seguito con i bimbi, capisci Glam?”
“Sì, deve essere insopportabile per chi ha sempre vissuto mille emozioni come Jared”
“E lui con te non si è mai annoiato …” – disse assorto Colin.
“E’ … passato”
“Glam, cosa ti è successo?”
“Perché me lo chiedi?”
“Penserai che io sia un pazzo, ma il suo legame con te è davvero essenziale per Jared: ti sei allontanato, non l’hai abbandonato certo, però sei cambiato e non vorrei che lui ne soffrisse”
Glam inspirò, grattandosi la nuca – “Quando mi hai chiesto aiuto Colin, ho avuto la sensazione che tu eri disposto a tutto pur di salvare Jared, anche a farmi rientrare nella sua vita, come se potesse coesistere la mia presenza con la tua. In effetti è una sorta di follia, non credi?”
“Quando … quando ci siamo confidati e Jared mi ha confessato di drogarsi, ho provato un senso di colpa, che andava a sommarsi a quelli precedenti e gli ho promesso che me ne sarei andato, dopo la sua riabilitazione, permettendogli di stare con te …”
“Jared non l’ha mai voluto davvero” – replicò secco, fissando un punto distante dallo sguardo di Colin.
“Cosa …?”
“Stare con me. E’ soltanto la lettura degli eventi Colin, di ciò che è rimasto, dopo tante bufere emotive, fughe, separazioni, ritorni”
“Io …” – deglutì a vuoto – “Io sono convinto che lui ti ami ancora tanto Glam …”
“Come un padre”
“No … io”
“Mi ha ferito, questa consapevolezza, dopo averlo vegliato ed assistito in clinica, come un marito vero, quando invece lo ero solo per finta, anche non c’è stato alcun inganno nel nostro rapporto, è stata una storia d’amore bellissima Colin, però la sua fine era segnata, ogni volta.”
“Eppure continuava a cercarti, io non gli bastavo”
“E’ la mia età, te lo ripeto, come un ruolo in un film, a me non farebbero più fare il principe azzurro, bensì il padre se non il nonno”
Risero, smorzando una velata tensione.
“Sei disincantato … o deluso, Glam?”
“Sono a pezzi, per Robert” – glielo disse in maniera così naturale, da provare sollievo.
“Lui è tornato da Jude … ed io anche in questo casino ho le mie responsabilità”
“Forse tu e Jude non avete mai chiarito o sviscerato i vostri sentimenti”
“Se lo avessimo fatto, il loro matrimonio non sarebbe andato in frantumi”
“Pensi che io sia stato un ripiego per Robert, sii sincero” – domandò brusco.
“Jude … mi ha scritto alcuni sms e … e no, non credo Glam, per come Robert lo sta trattando da quando tu e lui … vi siete lasciati”
“In che senso?”
“E’ … è un disastro, tra loro … Rob è arrabbiato e non lo ama più, almeno secondo Jude”
“Robert lo amerà sempre, Jude è parte di lui, ma adesso quella porta è chiusa e la casa del primo sembra inaccessibile al secondo, però sbagliano entrambi”


I bambini correvano in ogni direzione, rincorsi da Vassily e Peter, nel vano tentativo di riunirli per la doccia, prima della cena.
Glam controllò il cellulare, ma nessuno lo aveva cercato, a parte Kevin, per un saluto e per parlare con Lula.
Jared notò il suo disagio e gli portò una birra.
“Grazie tesoro” – disse quasi distratto, ma senza lasciare Jared senza una carezza sul braccio.
Leto cinturò il suo busto massiccio, appoggiando la testa sul cuore dell’avvocato.
“Mi dispiace vederti così …” – mormorò, senza accorgersi del transito di Colin, che con un cenno a Geffen, sembrò approvare quel comportamento di Jared.
“Non devi … Faccio due passi, ci vediamo a tavola, mi raccomando Jay”
“Sì Glam …”
Suonarono.
Lula corse ad aprire, ma Vassily lo intercettò, facendolo decollare, con il suo gioco preferito.
Quando entrambi tornarono, il body guard portava un grande mazzo di lilium bianchi.
“Che meraviglia …” – disse Jared ispirato, pensando ad un dono da parte di Colin, ma sbagliava.
I fiori erano per Glam.
Appuntato al cellophane, con cui erano confezionati, c’era una busta avorio, con un biglietto scritto a mano.
Era un indirizzo, in una via di Biot, che Glam non conosceva ed un orario, le nove.

“Secondo me è quella bella signora bionda che ti puntava a bordo piscina oggi” – disse allegro Colin, mentre tamponava Jared con un telo spugna, sopra al loro letto.
“Ma figurati …” – disse Geffen perplesso.
“Magari è Scott!” – intervenne il cantante.
“Lui sta con Jimmy … Non lo sapevi?”
“Sì Glam, ma forse si sono lasciati”
“Mi auguro di no” – e sorrise, sistemandosi la targhetta della maglia in filo bianca, indossata sopra alla carnagione dorata, ma priva della triad, regalo di Jared, ormai da parecchio tempo.
Il leader dei Mars si rabbuiò, abbracciando il guanciale foderato di pizzo scarlatto – “Ho sonno … devo riposare”
“Ok tesoro, vado a preparare i passati di verdura per Ryan e Thomas …”
“E tu Glam, vai all’appuntamento?”
“C’è tempo, parliamo un po’ Jared, ti va?”
Farrell uscì, come a volere insistere in quell’inconsueta strategia di permettere a Glam di riavvicinarsi in qualche modo al proprio uomo.

Geffen prese fiato.
“Tesoro, ascolta … So cosa stavi guardando”
Le iridi di Leto lampeggiarono, come incuriosite da quel confronto.
“Non sei costretto a metterlo, ma quel ciondolo, per me, ha un significato vitale … come il nostro legame Glam” – spiegò serio.
“Non smetterò mai di tenere a te, Jay, ma non sarà un pendente a darti delle conferme, penso tu abbia bisogno di qualcosa di ben più tangibile.”
“Come questa vacanza Glam … sei stato così altruista, nonostante tu stia passando le pene dell’inferno per Robert …”
“Ci siamo … salvati a vicenda” – e, mettendosi seduto sul bordo, diede un bacio sulla spalla destra di Jared, che si sollevò, voltandosi, per ricambiare quel contatto, con maggiore trasporto.
Le sue labbra aderirono a quelle di Glam, che ebbe un sussulto – “Jay … Devo andare” – e si rialzò, cercando di non turbarlo, inutilmente.
“Scusami … non … non lasciarci …”
Geffen sorrise a metà – “Come potrei Jared …?”


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