mercoledì 12 settembre 2012

SUNRISE - CAPITOLO N. 193

Capitolo n. 193 - sunrise


“Eccolo qui …”
“Un … un attimo Glam …”
Jared sorrise, mentre Colin gli sistemava dietro alla schiena due cuscini, Shan toglieva di mezzo il tavolino porta vivande e Geffen appoggiava delicatamente il neonato tra le braccia del leader dei Mars.
“E’ … è bellissimo … vero Colin?”
“Sì … meraviglioso” – disse rapito dal suo sguardo, così attento verso tutti quegli estranei, che sembravano piacergli.
“E Sveva?”
“Ha approfittato della moglie di Foster, è ginecologa e sta facendo una visita.” – spiegò, lambendo, con l’indice ed il medio destro, il polso di Jared, che arrise ad ogni sua iniziativa, anche minima.

Erano trascorsi cinque giorni da parto e la neo mamma era in forma.
Avevano appena lasciato l’ospedale, con il piccolo, dirigendosi alla clinica, dove Jared era stato mantenuto in coma farmacologico per tre notti ed infine svegliato, durante il pomeriggio precedente con estremo quanto insperato successo.
Il primario aveva avvertito Colin sulla possibilità che il marito potesse avere subito delle lesioni celebrali, per la carenza di ossigeno durante il doppio arresto cardiaco occorsogli in quella sera terribile, contemporaneamente all’arrivo del figlio di Glam e Sveva, ma fortunatamente nulla sembrava cambiato negli atteggiamenti di Jared.

“Come si chiama?” – chiese Tomo, tenendo la mano di Denny, nella speranza che il consorte si convincesse a procedere nel cammino dell’adozione.
“Ecco … La mia scelta, che Sveva ha approvato con gioia, è … Jared Joseph Geffen” – e fissò Leto junior, incontrando le sue iridi colme di una sensazione indescrivibile, per quanto intensa.
Robert, in disparte sino a quel momento, contò un battito in meno, nel constatare quanto quella novità, ignota a chiunque, tranne che ai genitori ovviamente, avesse ridato energia ai gesti di Jared, commuovendo poi persino Colin.
“Jay Jay Geffen …” – disse sorridendo, passando poi il fagottino sgambettante a Farrell, non senza averlo prima baciato sul pancino.
“Speravo nel vostro … consenso ragazzi” – e, prendendo fiato, Glam si rialzò dal capezzale di Jared, per avvicinarsi a Robert, chiedendogli sotto voce – “Tutto a posto, tesoro?”
Downey annuì, senza però staccare lo sguardo da Jared e Colin, intenti a coccolare quel tesoro, che lui aveva cullato per pochi minuti, durante la sua visita a Sveva, mentre era ancora ricoverata.


“Il tuo amore più grande … Questo Jared, rimarrà sempre con te, vero Glam?”
Ora stavano costeggiando l’oceano, a passi lenti, nell’imbrunire di quel giorno, dove la serenità sembrava essere tornata ad abitare i giorni dei vari componenti, di quell’incredibile famiglia.
Procedevano staccati, a malincuore per Geffen, che avvertiva un certo gelo nelle parole di Downey.
“Spero il più possibile, ma sono già … un padre separato alla nascita, da lui … Ed è giusto che stia con Sveva”
“Ma lei è qui, a pochi metri da te” – disse di getto, fermandosi.
Glam gli appoggiò i palmi sulle spalle, sentendolo tremare.
“Robert …”
“Perché non provate almeno a stare insieme, per lui, nel suo interesse insomma” – aggiunse l’americano, con le lacrime agli occhi.
“Cosa succede Robert?” – domandò preoccupato.
“Nulla … Nulla” – replicò sommesso, provando ad allontanarsi, ma Glam glielo impedì, stringendolo e baciandolo.
Robert si abbandonò completamente a quel contatto.
“Vorrei non finisse mai Glam …” – respirò piano, ancora nella sua bocca, talmente vicini da sentire aumentare le reciproche pulsazioni.
“Non chiedo di meglio Robert: spero tu ne sia convinto”


Jared trascorse una notte tranquilla.
Si alzò un paio di volte per andare in bagno, sorretto da Colin, che gli fece la doccia, per poi finirci sotto a propria volta, allacciato al suo sembiante minuto, ma pure sempre bellissimo.
“Sai Cole … vorrei tanto fare l’amore con te …” – disse aggrappandosi al suo collo, provando a toccarlo debolmente tra le gambe muscolose.
“Accadrà prima di quanto pensi Jay, te lo prometto”
Si baciarono, ma Jared era ancora troppo debilitato, anche per sopportare i getti di acqua calda per più di dieci minuti.
Colin gli infilò il pigiama, sopra a dei boxer comodi, per l’ulteriore dimagrimento, ordinando due pizze da asporto, su richiesta del compagno.
“Ho appetito … voglio stare bene Cole”
“Sarà così angelo mio …” – ed allungandosi al suo fianco, dopo avere sistemato una coperta, Colin lo prese sotto l’ala, baciandolo tra i capelli, senza farsi vedere piangere.


Glam era capace di farti percepire ogni centimetro della tua pelle, sfiorandola, baciandola, lento e caldissimo, dalla tempia sinistra, da cui partì, per quel viaggio, alla scoperta più intima di Robert, sino al suo ombelico, dove si fermò a lungo.
Downey glielo aveva chiesto, con la semplicità amorevole, che lo contraddistingueva.
Voleva semplicemente essere in cima ai pensieri di Glam, per poche ore, non per avere chissà quale dimostrazione da parte sua, ma soltanto per superare quell’angoscia, che lo attanagliava da giorni.
Credeva di avere superato certe paure o meglio certe frustrazioni, invece si era illuso.

“Mi sento così Glam … ho … ho bisogno di te, più che mai”
La risacca sembrava rimbombare alle spalle di Geffen, che non l’aveva ancora lasciato andare via.
“Io ci sono Robert e forse … forse ho preteso troppo nel chiederti di seguirmi da Jared, prima … Vedere lui e Colin … Io non so cosa mi sia preso, perdonami”
“Perdonarti …?” – gli sorrise – “Sei l’unico che si sia preso cura di questo relitto, senza aspettarsi niente in cambio … invece meriti tutto di me Glam”

“Voglio fare l’amore con te”
Robert gli aveva avvolto gli zigomi, come a celebrare quel volto così affascinante nel riverbero di una luna piena ed alta nel cielo, circondata da fasci di stelle luminose e spettatrici del loro connubio.
Ancora un bacio, infine Geffen lo prese per mano, sino al letto, sotto la cupola trasparente della camera in mansarda, il loro rifugio, ormai.

Era una voragine disegnata perfettamente, quell’incavo profumato e morbido, dove la lingua di Geffen si stava perdendo e portava Robert ad un’estasi incredibile.
“Mi … mi farai venire così … Glam …” – ansimò, provando a sottrarsi a quell’adorabile tortura, voltandosi a pancia in giù.
La mano destra di Geffen si infilò sotto al suo addome asciutto, mentre con il braccio sinistro, la vita di Downey venne cinturata e sollevata leggermente – “Io voglio farti venire Rob … tu non immagini quanto”
La voce roca di Glam investì tutti i suoi sensi, facendolo precipitare nel cuscino, dove Robert soffocò un ansito più acuto dei precedenti, perché le dita dell’altro lo stavano invadendo, lubrificate e premurose nel non forzare bruscamente quella fessura, già così bagnata.
Downey ebbe per un secondo l’impressione che le pareti si liquefacessero: la sua vista era come pervasa da una patina luminescente.
Il satellite terrestre era proprio al centro della vetrata, che faceva loro da tetto, al massimo del proprio splendore.
Le forme delle cose assumevano contorni e sfumature nuovi.
Così era per lui, un mondo di emozioni sconosciute ed irrinunciabili, ormai.
Glam lo ricondusse a sé, alla propria bocca, vorace e caparbia, nel catturare le sue labbra carnose, che ben presto gli avrebbero donato un piacere estatico.
“Rob … Robert … ti voglio di più …” – gli gemette nella gola, prima di sprofondare in lui.
Ci fu un attimo, che nessuno dei due avrebbe più dimenticato, in cui la congiunzione carnale arrivò a loro come un flusso di energia erotica e contemplativa.
Gli occhi di Glam arrivarono a quelli di Robert, penetrandoli, al pari del proprio membro, che andò ad ingrossarsi, stimolato da mille dettagli: la piega della guancia sinistra di Downey, lo schiudersi delle sue labbra, così come delle sue palpebre, abbellite da ciglia scure, increspate dalle prime lacrime, man mano che andava a dilatarsi, accogliendo Geffen, senza più remore.
Un movimento fluido, progressivo, andò ad impossessarsi dei rispettivi fianchi, in un ritmo sincrono ed appagante.
Glam, con il palmo destro premeva leggermente l’addome di Robert, finché non si spostò per catturare la sua erezione, sino a fargli provare il migliore orgasmo possibile.
“Eccomi Rob … eccomi!”
Quasi un ruggito intossicò l’aria intorno, che sembrò arroventarsi del loro orgasmo.

“Voglio … restare qui Rob …”
Glam si era messo su di un fianco, per non pesargli, ma senza spostarsi un minimo dalla sua pelle, quasi febbricitante per quell’eccesso di lussuria ed amore.
Era ancora in lui, Downey lo percepiva in tante minime convulsioni del ventre robusto di Geffen, che non ne voleva sapere di ritrarsi.
Baciava Robert, come a chiedergli di pazientare.
Lo strinse forte, poi uscì da quel meandro di nervi e muscoli ancora vibranti, sorridendogli.
Robert si girò nuovamente, rannicchiandosi contro il suo busto – “Tienimi con te Glam”
Le loro dita si intrecciarono, imbrattate di sudore ed umori, in un’intesa sublime.
“Sono pronto a farlo, Rob …” – e gli baciò la nuca.
Downey sospirò, conscio che certi sogni hanno il potere di galvanizzarti, per poi diventare effimeri alla luce del sole.
“Non mi credi?” – insistette con dolcezza l’avvocato.
“Certo che ti credo …” – sorrise, inghiottendo un singulto, ma non c’era ragione di adombrarsi.
“E’ stato … non so spiegartelo Rob” – mormorò emozionato.
“Anche per me, sai …? Pensare che …”
“Cosa?” – gli sussurrò Glam, poi cominciò a spargere dei baci lievi tra le sue scapole.
“La tua fama è di farlo almeno otto volte di seguito”
Geffen gli leccò la spalla, confermando, prima con la sua eccitazione, poi con tono suadente – “Sì … certo … ma sono un vecchietto …” – sorrise – “… In ogni caso, visto quanto sei sexy … e non ti rendi conto di quanto lo sei, amore mio … potrei arrivare … diciamo a sei”
“Povero me” – replicò Downey, con uno sgomento a dire poco buffo.
Scoppiarono a ridere, come pazzi.
Geffen lo rivoltò come se fosse una piuma, baciandolo gioioso.
“Ti amo Robert … ti amo da impazzire”
“Anch’io ti amo … ti amo così tanto Glam” – e si appese a lui, pretendendo una miriade di baci, di pura appartenenza.

Si addormentarono subito dopo, rilassati nel loro intreccio di anime, corpi e cuori, rinnovati da un’inaspettata voglia di vivere.






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