Capitolo n. 310 – zen
Colin spense il tablet sbuffando.
Erano giorni così
pesanti, che l’unico svago era diventata la pausa pranzo, durante la quale
chattava con Eamon, che dall’Irlanda riusciva a farlo sorridere, con i suoi
aneddoti, per quanto faceva impazzire Steven, i loro cani e gli studenti della
scuola di arti moderne, che la coppia gestiva da anni.
Eamon gli aveva
persino proposto una cattedra di recitazione dinamica: l’idea di diventare un
insegnante era sembrata piuttosto buffa a Farrell, ma la tentazione di mollare
Los Angeles ed il clima di dramma perenne, lo stava insidiando pericolosamente.
Lo sguardo triste di
Jared lo fece rimpiombare con i piedi per terra, appena il consorte varcò la
soglia del camper, ai margini dell’ultimo set, dove Colin interpretava il ruolo
di un insospettabile medico, in realtà psicopatico.
“Tesoro …” – l’attore
si alzò per raggiungerlo.
“Ciao Cole” – Leto
gli si appese al collo.
“Arrivi dall’ospedale
…? Ma hai dormito? Hai un aspetto orribile Jay …” – disse un po’ spietato.
“Tu sì che mi tiri su
il morale Cole” – sospirò stranito, andando a prendersi una tazza di tè, non
senza tremare.
“Scusami è che sono a
pezzi da quando tuo fratello è stato ricoverato, almeno quanto lo sei tu”
“Certo …” – il
cantante inspirò – “… Forse dovresti fare un viaggio, quando avrai terminato di
girare …”
“Senza di te? Non se
ne parla Jared!” – sbottò risentito.
Leto si voltò a
scrutarlo, inerme e prosciugato in ogni minima energia e positività verso il futuro.
“Io non voglio
mandarti via Colin, però so di essere un peso ora … E forse andrà anche peggio,
dopo” – e si morse le labbra sottili.
Farrell si
riavvicinò, avvolgendolo solido – “Sei sconvolto e dici solo stronzate
cucciolo” – sorrise, affondando la bocca tra le sue ciocche profumate.
Il leader dei Mars
quasi lo stritolò in una morsa, fatta di tutto quanto provasse, dal primo
momento: lì entrambi si cullavano, nella via di mezzo tra un sogno ed un oceano
di emozioni da sempre uniche.
Zayn corrugò la
fronte, appiccicando di più il cellulare all’orecchio destro, piegando la
testa, con le mani occupate a preparare i bagagli.
“Papà ti ho detto che
è tutto a posto e che Vincent è una brava persona, lo conoscerai a Natale …” –
era serio, ma a mezza voce, forse con il timore che Lux intercettasse la loro
conversazione, transitando in corridoio, durante i preparativi del loro viaggio
in Peru.
Briciola era stato
vaccinato a dovere: un meticcio simpatico e buffo, che aveva subito legato con
entrambi.
La coppia, peraltro,
doveva sottoporsi ad una visita medica, prima di intraprendere questa missione
nel sud America: l’appuntamento con Scott era stato fissato nel tardo
pomeriggio.
“Che vuole dire che “avete
quasi la stessa età”? Dai per favore,
come se questo importasse davvero in un legame … E poi ci siamo fidanzati, mi
ha regalato un anello, cioè è stato uno scambio di fedi” – spiegò con un
sorriso limpido.
Ne seguì una lunga
pausa, che Vincent colse, arrivando alle spalle di Zayn, dopo avere ascoltato
unicamente la sua ultima frase.
Il francese tossì,
per non farsi cogliere in flagrante a spiarlo.
“Vincent …” – lo
accolse con tono flebile il ragazzo, intento ad ascoltare il genitore.
Il loro colloquio era
comunque tranquillo, anche se Mr. Malik, a quanto sembrò a Lux, stava
sollevando più di una obiezione.
“Papà devo andare,
scusami, ne riparleremo quando vuoi … Certo che ti avviso appena siamo sul
posto e non farmi sorprese strane” – rise, un po’ nervoso – “Dai un bacio alla
mamma, ok? … Ok, ciao, a presto” – e riattaccò, ossigenandosi a fondo.
Lux lo abbracciò, con
tenerezza.
“Il tuo vecchio pensa che io lo sia troppo per te, amore?” – domandò dolce e
per nulla ostico.
“Papà è sempre sul
chi va là quando si tratta delle mie relazioni, dopo Steadman, poi … E’ stato
lui il primo al quale ho detto di essere gay, non a mia madre … E’ stato
fantastico, credimi, però io sono sempre il suo
bambino, lo dice come si fa con le femmine, perché le mie sorelle sono un
incrocio tra un camionista ed una ballerina di streeptease, insomma non hanno
mai accettato la propria esuberante femminilità, sono un po’ stravaganti” –
rise ancora, più sereno.
“Interessante …
Vorrei incontrarle”
“Succederà, a Natale
Vincent” – confermò radioso, dandogli poi un lungo bacio.
Louis posò lo zaino
nel living e poi salì mesto sino al solarium, dove Geffen si stava riposando,
con Kevin tra le braccia, assopitosi con le cuffiette dell’ipod ancora
gracchianti un vecchio pezzo dei Beatles.
“Scusate …”
“Ehi tesoro ciao …” –
lo salutò Glam.
“Avrei dovuto
avvisarti ... Posso rimanere un po’ qui? Ti serve qualcosa?” – chiese smarrito.
“Rimani quanto vuoi,
nessun problema”
“Harry è da Antonio,
con la bambina e non vuole più saperne di me … Te l’ha detto?” – rivelò
assorto, come se parlasse di un’altra persona.
“Ho avuto qualche
notizia da Hopper a dire il vero”
“Sta già facendo
preparare le carte per il divorzio?” – e sorrise di sbieco.
“Louis ma stai bene?
Hai preso qualcosa?”
“No” – scosse la
testa, andando a sedersi sul bordo del lettino di Geffen – “Niente droga e poi
sono sobrio …”
Kevin si svegliò
mugugnando.
Glam rise – “Dormiglione
sei dei nostri?”
“Mmm ma che ore sono …?”
“E’ ora di preparare
la cena o la merenda a Lula almeno”
“Ci penso io” – si offrì
Boo.
“Ciao Louis, quando
sei arrivato?” – chiese il bassista, ancora un po’ intontito.
“Un attimo fa …
Robert e Jude ci sono?”
“Credo di sì, ma solo
Rob, era in biblioteca a correggere un copione, Jude è in città per il
doppiaggio del suo ultimo film” – spiegò l’avvocato, provando ad alzarsi.
Louis e Kevin lo
aiutarono prontamente.
“Ok grazie … Mi serve
il bastone, vorrei andare in spiaggia e poi telefono a Jared, per le condizioni
di Shan: avete qualche novità?”
“No, mi spiace …” –
replicò Tomlinson.
Kevin recuperò il
telefono e lo passò all’ex, che lo ripose nella tasca dei jeans, per poi
rivolgersi al marito di Styles - “Noi scendiamo Louis, vieni?”
“No, penso ad uno
spuntino per tutti, magari mi faccio aiutare da Robert …”
“Ottima idea” – il legale
sorrise, poi si avviò lento verso l’ascensore.
Kevin non aveva mai
smesso di guardalo.
Boo sminuzzava l’insalata
con una foga insolita.
Downey lo sbirciò con
un sorriso.
“Ehi cosa ti ha fatto
quella povera lattuga?” – chiese divertito.
“Niente … E’ che vivo
un brutto periodo” – bissò triste.
Rob gli diede una
carezza tra le scapole, passandogli alle spalle, per cercare i condimenti sulla
mensola.
“Allora qualcosa di
piccante per Tim e Kevin …”
“A proposito Kevin
era con Glam … No, cioè io non voglio giudicare, ma se Haz mi beccasse in
quella maniera con Vincent …”
“Ed è quello che è
successo, no?” – ribatté diretto, ma senza veemenza l’attore.
“Infatti …” – Boo inspirò,
riducendo i pomodori a cubetti sempre più ridotti.
“Ehm dobbiamo fare
una mista, non un sugo ahahahh”
“Ok, ok, la smetto di
essere così patetico” – e si asciugò le gote.
Downey lo abbracciò
con dolcezza – “Dai sfogati … Le cose si sistemeranno, però lo dovete volere
entrambi, specialmente pensando a Petra, ok?”
“Tim è a lezione?”
“Sì daddy, ma per
cena arriva …”
“Ok …”
“Vuoi farti un bagno
Glam?”
“Prima di coricarmi,
forse … E non come ieri Kevin” – disse abbassando lo sguardo celeste.
Erano su di una
panchina, legati ed un po’ infreddoliti.
Kevin prese un plaid
da una sacca e coprì entrambi.
“Ti è dispiaciuto così
tanto daddy …?” – domandò lieve, senza incrociare i suoi occhi ancora vispi e
curiosi.
La malattia non riusciva
a portargli via tutto, Geffen era coriaceo ed arrendevole a fasi alterne.
Il corpo di Kevin,
tonico, bagnato, tra le sue gambe, nella vasca, intento a lavarlo ed
accarezzarlo, torbidamente avrebbe
detto Glam in passato, ma ora, solo con amore e devozione immutati.
Questa era la scena,
che continuava a frullargli in testa, rimandandogli sensazioni gradevoli, come
quelle dell’orgasmo, che l’ex gli procurò, masturbandolo e poi baciandolo
ancora, quando si furono allungati sul letto della stanza accanto a quella dove
si era consumata quella mezz’ora di attenzioni pure.
Kevin era rimasto un
po’ ai margini, però il suo sostegno era come una garanzia, così la
comprensione di Tim.
Geffen poteva contare
su entrambi in ogni istante, però l’imbarazzo si mescolava alla commozione, per
quanto amore Kevin provasse costantemente per lui, malgrado l’uomo non lo
avesse trattato sempre nel migliore dei modi.
“A me non è mai dispiaciuta
la nostra intimità anima mia …” – sospirò, accoccolandosi sulla spalla di Kevin
– “Ti adoro da quando ti conosco e sai che, almeno in questo, sono sempre stato
sincero”
“Lo so Glam … E non
me ne dimenticherò mai”
Due lacrime rigarono
le sue guance arrossate, mentre il tramonto lambiva Los Angeles ed i loro
ricordi.
DADDY
KEVIN
Nessun commento:
Posta un commento