giovedì 12 giugno 2014

ZEN - CAPITOLO N. 310

Capitolo n. 310 – zen



Colin spense il tablet sbuffando.

Erano giorni così pesanti, che l’unico svago era diventata la pausa pranzo, durante la quale chattava con Eamon, che dall’Irlanda riusciva a farlo sorridere, con i suoi aneddoti, per quanto faceva impazzire Steven, i loro cani e gli studenti della scuola di arti moderne, che la coppia gestiva da anni.

Eamon gli aveva persino proposto una cattedra di recitazione dinamica: l’idea di diventare un insegnante era sembrata piuttosto buffa a Farrell, ma la tentazione di mollare Los Angeles ed il clima di dramma perenne, lo stava insidiando pericolosamente.

Lo sguardo triste di Jared lo fece rimpiombare con i piedi per terra, appena il consorte varcò la soglia del camper, ai margini dell’ultimo set, dove Colin interpretava il ruolo di un insospettabile medico, in realtà psicopatico.


“Tesoro …” – l’attore si alzò per raggiungerlo.

“Ciao Cole” – Leto gli si appese al collo.

“Arrivi dall’ospedale …? Ma hai dormito? Hai un aspetto orribile Jay …” – disse un po’ spietato.

“Tu sì che mi tiri su il morale Cole” – sospirò stranito, andando a prendersi una tazza di tè, non senza tremare.

“Scusami è che sono a pezzi da quando tuo fratello è stato ricoverato, almeno quanto lo sei tu”

“Certo …” – il cantante inspirò – “… Forse dovresti fare un viaggio, quando avrai terminato di girare …”

“Senza di te? Non se ne parla Jared!” – sbottò risentito.

Leto si voltò a scrutarlo, inerme e prosciugato in ogni minima energia e positività verso il futuro.

“Io non voglio mandarti via Colin, però so di essere un peso ora … E forse andrà anche peggio, dopo” – e si morse le labbra sottili.

Farrell si riavvicinò, avvolgendolo solido – “Sei sconvolto e dici solo stronzate cucciolo” – sorrise, affondando la bocca tra le sue ciocche profumate.

Il leader dei Mars quasi lo stritolò in una morsa, fatta di tutto quanto provasse, dal primo momento: lì entrambi si cullavano, nella via di mezzo tra un sogno ed un oceano di emozioni da sempre uniche.



Zayn corrugò la fronte, appiccicando di più il cellulare all’orecchio destro, piegando la testa, con le mani occupate a preparare i bagagli.

“Papà ti ho detto che è tutto a posto e che Vincent è una brava persona, lo conoscerai a Natale …” – era serio, ma a mezza voce, forse con il timore che Lux intercettasse la loro conversazione, transitando in corridoio, durante i preparativi del loro viaggio in Peru.

Briciola era stato vaccinato a dovere: un meticcio simpatico e buffo, che aveva subito legato con entrambi.

La coppia, peraltro, doveva sottoporsi ad una visita medica, prima di intraprendere questa missione nel sud America: l’appuntamento con Scott era stato fissato nel tardo pomeriggio.

“Che vuole dire che “avete quasi la stessa età”? Dai per favore, come se questo importasse davvero in un legame … E poi ci siamo fidanzati, mi ha regalato un anello, cioè è stato uno scambio di fedi” – spiegò con un sorriso limpido.

Ne seguì una lunga pausa, che Vincent colse, arrivando alle spalle di Zayn, dopo avere ascoltato unicamente la sua ultima frase.

Il francese tossì, per non farsi cogliere in flagrante a spiarlo.

“Vincent …” – lo accolse con tono flebile il ragazzo, intento ad ascoltare il genitore.

Il loro colloquio era comunque tranquillo, anche se Mr. Malik, a quanto sembrò a Lux, stava sollevando più di una obiezione.

“Papà devo andare, scusami, ne riparleremo quando vuoi … Certo che ti avviso appena siamo sul posto e non farmi sorprese strane” – rise, un po’ nervoso – “Dai un bacio alla mamma, ok? … Ok, ciao, a presto” – e riattaccò, ossigenandosi a fondo.

Lux lo abbracciò, con tenerezza.

“Il tuo vecchio pensa che io lo sia troppo per te, amore?” – domandò dolce e per nulla ostico.

“Papà è sempre sul chi va là quando si tratta delle mie relazioni, dopo Steadman, poi … E’ stato lui il primo al quale ho detto di essere gay, non a mia madre … E’ stato fantastico, credimi, però io sono sempre il suo bambino, lo dice come si fa con le femmine, perché le mie sorelle sono un incrocio tra un camionista ed una ballerina di streeptease, insomma non hanno mai accettato la propria esuberante femminilità, sono un po’ stravaganti” – rise ancora, più sereno.

“Interessante … Vorrei incontrarle”

“Succederà, a Natale Vincent” – confermò radioso, dandogli poi un lungo bacio.



Louis posò lo zaino nel living e poi salì mesto sino al solarium, dove Geffen si stava riposando, con Kevin tra le braccia, assopitosi con le cuffiette dell’ipod ancora gracchianti un vecchio pezzo dei Beatles.

“Scusate …”

“Ehi tesoro ciao …” – lo salutò Glam.

“Avrei dovuto avvisarti ... Posso rimanere un po’ qui? Ti serve qualcosa?” – chiese smarrito.

“Rimani quanto vuoi, nessun problema”

“Harry è da Antonio, con la bambina e non vuole più saperne di me … Te l’ha detto?” – rivelò assorto, come se parlasse di un’altra persona.

“Ho avuto qualche notizia da Hopper a dire il vero”

“Sta già facendo preparare le carte per il divorzio?” – e sorrise di sbieco.

“Louis ma stai bene? Hai preso qualcosa?”

“No” – scosse la testa, andando a sedersi sul bordo del lettino di Geffen – “Niente droga e poi sono sobrio …”

Kevin si svegliò mugugnando.

Glam rise – “Dormiglione sei dei nostri?”

“Mmm ma che ore sono …?”

“E’ ora di preparare la cena o la merenda a Lula almeno”

“Ci penso io” – si offrì Boo.

“Ciao Louis, quando sei arrivato?” – chiese il bassista, ancora un po’ intontito.

“Un attimo fa … Robert e Jude ci sono?”

“Credo di sì, ma solo Rob, era in biblioteca a correggere un copione, Jude è in città per il doppiaggio del suo ultimo film” – spiegò l’avvocato, provando ad alzarsi.

Louis e Kevin lo aiutarono prontamente.

“Ok grazie … Mi serve il bastone, vorrei andare in spiaggia e poi telefono a Jared, per le condizioni di Shan: avete qualche novità?”

“No, mi spiace …” – replicò Tomlinson.

Kevin recuperò il telefono e lo passò all’ex, che lo ripose nella tasca dei jeans, per poi rivolgersi al marito di Styles - “Noi scendiamo Louis, vieni?”

“No, penso ad uno spuntino per tutti, magari mi faccio aiutare da Robert …”

“Ottima idea” – il legale sorrise, poi si avviò lento verso l’ascensore.

Kevin non aveva mai smesso di guardalo.



Boo sminuzzava l’insalata con una foga insolita.

Downey lo sbirciò con un sorriso.

“Ehi cosa ti ha fatto quella povera lattuga?” – chiese divertito.

“Niente … E’ che vivo un brutto periodo” – bissò triste.

Rob gli diede una carezza tra le scapole, passandogli alle spalle, per cercare i condimenti sulla mensola.

“Allora qualcosa di piccante per Tim e Kevin …”

“A proposito Kevin era con Glam … No, cioè io non voglio giudicare, ma se Haz mi beccasse in quella maniera con Vincent …”

“Ed è quello che è successo, no?” – ribatté diretto, ma senza veemenza l’attore.

“Infatti …” – Boo inspirò, riducendo i pomodori a cubetti sempre più ridotti.

“Ehm dobbiamo fare una mista, non un sugo ahahahh”

“Ok, ok, la smetto di essere così patetico” – e si asciugò le gote.

Downey lo abbracciò con dolcezza – “Dai sfogati … Le cose si sistemeranno, però lo dovete volere entrambi, specialmente pensando a Petra, ok?”



“Tim è a lezione?”

“Sì daddy, ma per cena arriva …”

“Ok …”

“Vuoi farti un bagno Glam?”

“Prima di coricarmi, forse … E non come ieri Kevin” – disse abbassando lo sguardo celeste.

Erano su di una panchina, legati ed un po’ infreddoliti.

Kevin prese un plaid da una sacca e coprì entrambi.

“Ti è dispiaciuto così tanto daddy …?” – domandò lieve, senza incrociare i suoi occhi ancora vispi e curiosi.

La malattia non riusciva a portargli via tutto, Geffen era coriaceo ed arrendevole a fasi alterne.

Il corpo di Kevin, tonico, bagnato, tra le sue gambe, nella vasca, intento a lavarlo ed accarezzarlo, torbidamente avrebbe detto Glam in passato, ma ora, solo con amore e devozione immutati.

Questa era la scena, che continuava a frullargli in testa, rimandandogli sensazioni gradevoli, come quelle dell’orgasmo, che l’ex gli procurò, masturbandolo e poi baciandolo ancora, quando si furono allungati sul letto della stanza accanto a quella dove si era consumata quella mezz’ora di attenzioni pure.

Kevin era rimasto un po’ ai margini, però il suo sostegno era come una garanzia, così la comprensione di Tim.

Geffen poteva contare su entrambi in ogni istante, però l’imbarazzo si mescolava alla commozione, per quanto amore Kevin provasse costantemente per lui, malgrado l’uomo non lo avesse trattato sempre nel migliore dei modi.

“A me non è mai dispiaciuta la nostra intimità anima mia …” – sospirò, accoccolandosi sulla spalla di Kevin – “Ti adoro da quando ti conosco e sai che, almeno in questo, sono sempre stato sincero”
“Lo so Glam … E non me ne dimenticherò mai”

Due lacrime rigarono le sue guance arrossate, mentre il tramonto lambiva Los Angeles ed i loro ricordi.





 DADDY




 KEVIN



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