Capitolo n. 313 – zen
Vincent gli spostò le
ciocche ai lati della fronte, mentre lo sguardo di Louis mirava altrove,
provando ad evitare non solo quello del francese, seduto al suo temporaneo
capezzale, ma anche la vista dell’anello, apparso all’anulare di Lux.
“Quello è nuovo?
Scommetto che Zayn ne ha uno identico” – disse piano, inspirando, per poi
fissarlo.
Vincent annuì.
“Così l’hai fatto”
“Cosa mon petit?”
“Sei andato avanti e
non chiamarmi più in quel modo, ti prego” – bissò serio.
“Non ci riesco”
“Sforzati” – concluse
mesto, guardando oltre Lux – “… e poi sta arrivando il tuo fidanzato, torna da
lui”
“Non sto facendo
nulla di male” – e guardò in direzione di Malik, sorridendogli.
“Ehi Vincent che
succede …? Ciao Louis …”
“Tesoro ciao, tu
tutto bene?” – e si alzò, con quella domanda dal tono dolce, ma non mieloso.
“Sì ho fatto la
lastra …”
“Louis sta facendo le
visite, come noi”
“Ho saputo che vai in
Cile, sarà interessante” – accennò lo studente, un po’ rigido.
“Purtroppo ho un’ulcera
e forse rinuncerò” – ribatté sollevandosi, per cercare le scarpe.
Zayn gliele porse,
dopo averle raccolte da sotto la lettiga.
“Grazie … Avrete da
fare, qui me la cavo da solo”
“Vuoi che chiami
Harry?” – “No Vincent e, come hai detto tu, anche a mio marito, a mia volta ti
voglio fuori dalla mia vita, senza più che tu interferisca, ok?” – affermò con
durezza inattesa.
Il suo cuore si
ribellava a quella cortina di gelo, che Boo aveva alzato senza esitazioni,
pulsando come un puledro imbizzarrito, all’interno del suo busto asciutto e
eccessivamente magro.
Lux fece un mezzo
sorriso – “Come vuoi … Mia nonna diceva, non
fare mai del bene, non avrai mai del
male: la sua saggezza è insindacabile, non trovi? Vieni Zayn, andiamocene.”
Tomo li vide
baciarsi.
Owen sorrise a
Shannon, staccandosi appena da lui.
“Scusami tesoro … E’
l’emozione, nel sapere che è andato tutto bene … Scusami Shan”
Il batterista non
disse nulla; non subito.
Era confuso dal post
anestesia, attaccato a monitor e flebo, ma la carezza che diede al volto di
Rice, fu come una pugnalata al cuore del croato, che fece un passo indietro,
posando le bibite su di un tavolino, prima di tornarsene in sala d’aspetto.
Lì incontrò Jared,
che notò subito in lui un turbamento palese, fraintendendolo.
“E’ successo qualcosa
a Shannon?!” – chiese in piena agitazione.
“No … No, tranquillo”
– gli sorrise persino – “… Mai stato meglio, si sta svegliando, ma è sotto
terapia”
“Ok … E’ che ti ho
visto scosso Tomo, perdonami, sono a pezzi” – e si ossigenò, tornando a
sedersi.
“Che fai, non vai da
lui?”
“Ci sono i medici in
visita, guarda, hanno fatto uscire anche Owen” – e lo indicò, salutandolo con
un cenno del capo spettinato.
Il gallerista li
raggiunse, prendendo al volo un caffè dai distributori automatici – “Ne volete
anche voi?”
“No” – grugnì secco
il consorte di Leto senior.
Jared li osservava.
“Shan si desta a
tratti, insomma non è del tutto cosciente” – spiegò il miliardario, scrutando i
suoi interlocutori.
Tomo uscì, con la
scusa di comprarsi un giornale ed Owen avvampò.
“Ho detto qualcosa
che non va, Jared?”
“No, assolutamente …
Comunque dovrei chiederti di essere discreto, con mio fratello intendo, perché vedo
quello che provi e non ti biasimo, però lui e Tomo hanno ritrovato un’armonia
solida, hanno dei figli, anche insieme a te, per cui non invadere nuovamente il
loro mondo, mandandolo in frantumi, perché so che sei capace di farlo e non
certo per cattiveria Owen …”
“Ci proverò … Ma l’amore
che nutro per Shan non si è mai dato pace, voglio che tu lo sappia” – replicò serio.
“Avete avuto la
vostra occasione, anzi più di una” – sorrise mesto.
“Già e le abbiamo
sprecate … E’ un vizio di famiglia, a quanto pare” – ribatté amareggiato.
Zayn si raggomitolò
sul divano del living, mentre Lux controllava la posta.
“Ora preparo il
pranzo tesoro …”
“Non ho fame”
“Sei pallido infatti”
– e gli si mise accanto, infilando la mano tiepida sotto la t-shirt del
ragazzo, per fargli un lieve massaggio sugli addominali asciutti e tesi, come
il resto.
“Ho l’emicrania … Mi
succede quando”
“Quando sei geloso?” –
e sorrise, dandogli un bacio, che Malik ricambiò a stento.
Lux si morse le
labbra, ritraendosi – “Ok, ti lascio stare, anch’io credo di conoscerti
abbastanza, sai?”
“No rimani qui … E’
che eri così”
“Così come Zayn? Ho
amato Louis come un pazzo e non posso né dimenticarlo e tanto meno cancellarlo,
ma credo di averti dimostrato quanto ci tenga a te, non solo per via delle
fedi, mi pare ovvio o non lo è?” – domandò brusco.
Era la sua indole,
non ci si poteva rimediare ed era come un drago contro una libellula o
viceversa, perché le sue certezze, si erano come sgretolate, dopo essersi
innamorato prima di Boo e poi di Zayn.
“Lui ti tratta male
solo per provocarti e poi tu ti sfoghi con me, come ora Vincent!”
“Sei ingiusto” – e deglutì
a vuoto, quindi si alzò, trattenuto per un polso dal compagno.
“Non scappare”
“Io non vado da
nessuna parte Zayn, io sono a casa mia ed è anche la tua, se solo la smettessi
di lamentarti sul nulla!”
“Louis ti lascerà una
porta aperta in eterno … E ti prenderà in giro, per l’ennesima volta, se gliene
darai l’opportunità” – disse fermo, liberandolo da quella morsa, un po’
infantile, un po’ disperata.
“E perché dovrei
farlo, sentiamo?” – la sua voce tremò.
“Lo sai perfettamente
… Lo sai e basta” – e voltandosi verso lo schienale, sembrò porre fine a quello
scontro, provando ad assopirsi.
Lux lo coprì con un
plaid, poi si mise seduto sopra il tavolino, spostando vasi e posacenere.
Gli accarezzò la
schiena, delicatamente, posandovi infine un bacio, tra le scapole, la nuca,
spargendo il suo buon profumo virile, su ogni centimetro di pelle scoperta.
Zayn si allungò,
senza girarsi, la bocca schiusa ed affondata nel cuscino, il corpo di Vincent
ormai aderente al suo.
Le braccia dell’uomo
lo cinturarono, le loro dita si intrecciarono.
“Ti amo Vincent …”
“Dio … Tu non sai
quanto mi rendi felice”
Zayn poteva vedere il
suo sorriso, anche tenendo gli occhi chiusi, come in quell’attimo.
Meliti si strofinò la
faccia abbronzata.
Era stato a Palermo
per una settimana.
Un inverno tiepido ed
assolato, aveva investito il sud dell’Italia e lui, con Carmela e la prole, ne
aveva goduto a pieno.
“Dunque sentiamo, tu
vorresti cosa, Louis?” – esordì, ma con tono simpatico, stando alla scrivania,
davanti la quale Tomlinson era in piedi, statico nelle proprie decisioni.
“So che nel loft ci
vive anche Harry, però per me puoi riprendertelo, non so in che modo e”
“Quell’appartamento è
stato intestato alla vostra Petra: Harry l’ha deciso autonomamente a quanto
vedo, ma, considerato che ha agito per il bene della bimba, penso che per te
non sarà un problema saperlo da me”
“Ok … Ok, a me sta
bene, poi ci sono i soldi e dei diamanti, che Vincent mi ha donato, solo che
non voglio più incontrarlo, quindi se tu potessi”
“No, io non posso
farlo Louis e, anche in questo caso, ti raccomando di pensare a vostra figlia, lasciando
semmai a lei questa fortuna, di cui Lux ti ha fatto dono, parole tue, senza secondi fini … Come del resto ho fatto io,
ma devo constatare, con immenso dolore, che tu non hai apprezzato i miei, anzi
i nostri gesti ed ora mi spiegherai il motivo, ok?”
“Non li merito e poi
io non sono niente per voi”
“Su questo sbagli
ancora, però devo dedurre che anche noi non siamo niente per te”
“Siete stati un bel
sogno, una magnifica illusione … Ma ciò che ho dovuto sacrificare, rimanendo
dentro questo gioco al massacro, mi ha fatto capire che non ne valeva la pena …
Harry è cambiato, io sono cambiato … Mi dispiace”
“Anche a me figliolo …
Eravate i nostri cuccioli” – concluse bonario, dirigendosi in terrazza, senza
più aggiungere una parola.
Harry uscì dalla
nursery, componendo il numero di Louis.
Percependo il suono
inconfondibile del suo cellulare, Styles si sporse dalla balaustra, vedendolo
transitare nel salone sottostante.
“Ehi perché non mi
rispondi?” – chiese scendendo di corsa.
“Perché non voglio
parlarti adesso, del resto il mio parere non sembra più interessarti” – replicò
brusco, ormai sotto le arcate del patio.
“Se ti riferisci a
Petra ed all’alloggio, ho agito per tutelarla”
“Da cosa?!” – Lou si
bloccò, affrontandolo – “Da una causa di divorzio?!” – gli urlò.
“Cristo abbassa la
voce, qui non siamo in mezzo ad una strada, accidenti!”
“La strada dove mi hai raccolto, eh Haz?
Come una puttana, come mi hai sempre
considerato, giusto??!” – lo aggredì furente.
Tutto andava
disgregandosi: la sua vista, annebbiata, le sue invettive, che gli rimbombavano
nel cervello svuotato ed irrazionale, ormai.
Un colpo di tosse,
poi un secondo, il sapore ferroso tra il palato ed i denti, un singulto
strozzato.
“Louis … Boo che cos’hai
mio Dio!”
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