martedì 17 giugno 2014

ZEN - CAPITOLO N. 313

Capitolo n. 313 – zen



Vincent gli spostò le ciocche ai lati della fronte, mentre lo sguardo di Louis mirava altrove, provando ad evitare non solo quello del francese, seduto al suo temporaneo capezzale, ma anche la vista dell’anello, apparso all’anulare di Lux.

“Quello è nuovo? Scommetto che Zayn ne ha uno identico” – disse piano, inspirando, per poi fissarlo.

Vincent annuì.

“Così l’hai fatto”

“Cosa mon petit?”

“Sei andato avanti e non chiamarmi più in quel modo, ti prego” – bissò serio.

“Non ci riesco”

“Sforzati” – concluse mesto, guardando oltre Lux – “… e poi sta arrivando il tuo fidanzato, torna da lui”

“Non sto facendo nulla di male” – e guardò in direzione di Malik, sorridendogli.

“Ehi Vincent che succede …? Ciao Louis …”

“Tesoro ciao, tu tutto bene?” – e si alzò, con quella domanda dal tono dolce, ma non mieloso.

“Sì ho fatto la lastra …”

“Louis sta facendo le visite, come noi”

“Ho saputo che vai in Cile, sarà interessante” – accennò lo studente, un po’ rigido.

“Purtroppo ho un’ulcera e forse rinuncerò” – ribatté sollevandosi, per cercare le scarpe.

Zayn gliele porse, dopo averle raccolte da sotto la lettiga.

“Grazie … Avrete da fare, qui me la cavo da solo”

“Vuoi che chiami Harry?” – “No Vincent e, come hai detto tu, anche a mio marito, a mia volta ti voglio fuori dalla mia vita, senza più che tu interferisca, ok?” – affermò con durezza inattesa.

Il suo cuore si ribellava a quella cortina di gelo, che Boo aveva alzato senza esitazioni, pulsando come un puledro imbizzarrito, all’interno del suo busto asciutto e eccessivamente magro.

Lux fece un mezzo sorriso – “Come vuoi … Mia nonna diceva, non fare mai del bene, non avrai mai del male: la sua saggezza è insindacabile, non trovi? Vieni Zayn, andiamocene.”


Tomo li vide baciarsi.

Owen sorrise a Shannon, staccandosi appena da lui.

“Scusami tesoro … E’ l’emozione, nel sapere che è andato tutto bene … Scusami Shan”

Il batterista non disse nulla; non subito.
Era confuso dal post anestesia, attaccato a monitor e flebo, ma la carezza che diede al volto di Rice, fu come una pugnalata al cuore del croato, che fece un passo indietro, posando le bibite su di un tavolino, prima di tornarsene in sala d’aspetto.

Lì incontrò Jared, che notò subito in lui un turbamento palese, fraintendendolo.

“E’ successo qualcosa a Shannon?!” – chiese in piena agitazione.

“No … No, tranquillo” – gli sorrise persino – “… Mai stato meglio, si sta svegliando, ma è sotto terapia”

“Ok … E’ che ti ho visto scosso Tomo, perdonami, sono a pezzi” – e si ossigenò, tornando a sedersi.

“Che fai, non vai da lui?”

“Ci sono i medici in visita, guarda, hanno fatto uscire anche Owen” – e lo indicò, salutandolo con un cenno del capo spettinato.

Il gallerista li raggiunse, prendendo al volo un caffè dai distributori automatici – “Ne volete anche voi?”

“No” – grugnì secco il consorte di Leto senior.

Jared li osservava.

“Shan si desta a tratti, insomma non è del tutto cosciente” – spiegò il miliardario, scrutando i suoi interlocutori.

Tomo uscì, con la scusa di comprarsi un giornale ed Owen avvampò.

“Ho detto qualcosa che non va, Jared?”

“No, assolutamente … Comunque dovrei chiederti di essere discreto, con mio fratello intendo, perché vedo quello che provi e non ti biasimo, però lui e Tomo hanno ritrovato un’armonia solida, hanno dei figli, anche insieme a te, per cui non invadere nuovamente il loro mondo, mandandolo in frantumi, perché so che sei capace di farlo e non certo per cattiveria Owen …”

“Ci proverò … Ma l’amore che nutro per Shan non si è mai dato pace, voglio che tu lo sappia” – replicò serio.

“Avete avuto la vostra occasione, anzi più di una” – sorrise mesto.

“Già e le abbiamo sprecate … E’ un vizio di famiglia, a quanto pare” – ribatté amareggiato.



Zayn si raggomitolò sul divano del living, mentre Lux controllava la posta.

“Ora preparo il pranzo tesoro …”

“Non ho fame”

“Sei pallido infatti” – e gli si mise accanto, infilando la mano tiepida sotto la t-shirt del ragazzo, per fargli un lieve massaggio sugli addominali asciutti e tesi, come il resto.

“Ho l’emicrania … Mi succede quando”

“Quando sei geloso?” – e sorrise, dandogli un bacio, che Malik ricambiò a stento.

Lux si morse le labbra, ritraendosi – “Ok, ti lascio stare, anch’io credo di conoscerti abbastanza, sai?”

“No rimani qui … E’ che eri così”

“Così come Zayn? Ho amato Louis come un pazzo e non posso né dimenticarlo e tanto meno cancellarlo, ma credo di averti dimostrato quanto ci tenga a te, non solo per via delle fedi, mi pare ovvio o non lo è?” – domandò brusco.

Era la sua indole, non ci si poteva rimediare ed era come un drago contro una libellula o viceversa, perché le sue certezze, si erano come sgretolate, dopo essersi innamorato prima di Boo e poi di Zayn.

“Lui ti tratta male solo per provocarti e poi tu ti sfoghi con me, come ora Vincent!”

“Sei ingiusto” – e deglutì a vuoto, quindi si alzò, trattenuto per un polso dal compagno.

“Non scappare”

“Io non vado da nessuna parte Zayn, io sono a casa mia ed è anche la tua, se solo la smettessi di lamentarti sul nulla!”

“Louis ti lascerà una porta aperta in eterno … E ti prenderà in giro, per l’ennesima volta, se gliene darai l’opportunità” – disse fermo, liberandolo da quella morsa, un po’ infantile, un po’ disperata.

“E perché dovrei farlo, sentiamo?” – la sua voce tremò.

“Lo sai perfettamente … Lo sai e basta” – e voltandosi verso lo schienale, sembrò porre fine a quello scontro, provando ad assopirsi.

Lux lo coprì con un plaid, poi si mise seduto sopra il tavolino, spostando vasi e posacenere.
Gli accarezzò la schiena, delicatamente, posandovi infine un bacio, tra le scapole, la nuca, spargendo il suo buon profumo virile, su ogni centimetro di pelle scoperta.

Zayn si allungò, senza girarsi, la bocca schiusa ed affondata nel cuscino, il corpo di Vincent ormai aderente al suo.

Le braccia dell’uomo lo cinturarono, le loro dita si intrecciarono.

“Ti amo Vincent …”

“Dio … Tu non sai quanto mi rendi felice”

Zayn poteva vedere il suo sorriso, anche tenendo gli occhi chiusi, come in quell’attimo.



Meliti si strofinò la faccia abbronzata.
Era stato a Palermo per una settimana.

Un inverno tiepido ed assolato, aveva investito il sud dell’Italia e lui, con Carmela e la prole, ne aveva goduto a pieno.

“Dunque sentiamo, tu vorresti cosa, Louis?” – esordì, ma con tono simpatico, stando alla scrivania, davanti la quale Tomlinson era in piedi, statico nelle proprie decisioni.

“So che nel loft ci vive anche Harry, però per me puoi riprendertelo, non so in che modo e”

“Quell’appartamento è stato intestato alla vostra Petra: Harry l’ha deciso autonomamente a quanto vedo, ma, considerato che ha agito per il bene della bimba, penso che per te non sarà un problema saperlo da me”

“Ok … Ok, a me sta bene, poi ci sono i soldi e dei diamanti, che Vincent mi ha donato, solo che non voglio più incontrarlo, quindi se tu potessi”

“No, io non posso farlo Louis e, anche in questo caso, ti raccomando di pensare a vostra figlia, lasciando semmai a lei questa fortuna, di cui Lux ti ha fatto dono, parole tue, senza secondi fini … Come del resto ho fatto io, ma devo constatare, con immenso dolore, che tu non hai apprezzato i miei, anzi i nostri gesti ed ora mi spiegherai il motivo, ok?”

“Non li merito e poi io non sono niente per voi”

“Su questo sbagli ancora, però devo dedurre che anche noi non siamo niente per te”

“Siete stati un bel sogno, una magnifica illusione … Ma ciò che ho dovuto sacrificare, rimanendo dentro questo gioco al massacro, mi ha fatto capire che non ne valeva la pena … Harry è cambiato, io sono cambiato … Mi dispiace”

“Anche a me figliolo … Eravate i nostri cuccioli” – concluse bonario, dirigendosi in terrazza, senza più aggiungere una parola.



Harry uscì dalla nursery, componendo il numero di Louis.

Percependo il suono inconfondibile del suo cellulare, Styles si sporse dalla balaustra, vedendolo transitare nel salone sottostante.

“Ehi perché non mi rispondi?” – chiese scendendo di corsa.

“Perché non voglio parlarti adesso, del resto il mio parere non sembra più interessarti” – replicò brusco, ormai sotto le arcate del patio.

“Se ti riferisci a Petra ed all’alloggio, ho agito per tutelarla”

“Da cosa?!” – Lou si bloccò, affrontandolo – “Da una causa di divorzio?!” – gli urlò.

“Cristo abbassa la voce, qui non siamo in mezzo ad una strada, accidenti!”

“La strada dove mi hai raccolto, eh Haz? Come una puttana, come mi hai sempre considerato, giusto??!” – lo aggredì furente.

Tutto andava disgregandosi: la sua vista, annebbiata, le sue invettive, che gli rimbombavano nel cervello svuotato ed irrazionale, ormai.

Un colpo di tosse, poi un secondo, il sapore ferroso tra il palato ed i denti, un singulto strozzato.

“Louis … Boo che cos’hai mio Dio!”








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