Capitolo n. 311 – zen
Quelle due sporgenze,
ai lati del bacino di Tim, la sua pelle tesa, morbida, invitante per la bocca
ingorda di Kevin, erano una tentazione inesauribile.
Il giovane, dilatato
dalle carezze del consorte, dal suo invaderlo senza freni, era pronto e ricettivo,
sensuale ed appassionato, nel ricongiungersi a lui per la seconda volta, quella
notte.
Tutto sembrava
perfetto nella loro unione, se non fosse stato per quel tormento, che dalla
gelosia per Geffen, era passato al dispiacere di perderlo in modo così brutale
e, per entrambi, ingiusto.
Tim ci pensava anche
in quell’istante, in cui i fianchi allenati e robusti del bassista, lo stavano
possedendo con bramosia, la stessa dei suoi baci, del cingergli la nuca ed il
collo, con i palmi grandi, caldissimi, mentre Kevin lo teneva sollevato con
parte del busto, per poi puntarsi sulle ginocchia e spingere più forte dentro
di lui, così arrendevole, in lacrime celate nel collo dell’altro, mentre lo
ricolmava di sé, con virilità inaudita.
La medesima che Glam,
di certo, aveva come trasmesso all’ex, che ora, sembrava come un replicante,
certo amorevole ed attento, a tratti un po’ egoista, a tratti generoso, come l’avvocato
più celebre di Los Angeles.
Geffen gli aveva
insegnato a fare l’amore così bene ed a scopare magnificamente.
Tim si sentiva anche
un po’ suo, non solo perché l’uomo lo rispettava e proteggeva da sempre, anche
un po’ da Kevin stesso, per vari motivi.
La felicità di
questi, l’affetto smisurato per Lula, ricambiato a pieno, la pazienza nell’accettare
la sua ingombrante presenza.
Il mese precedente,
durante il proprio compleanno, Tim ebbe in dono una carta di credito con
plafond illimitato, da parte di Geffen, che aveva dato inizio alla
distribuzione di un patrimonio davvero notevole.
Il ragazzo ne rimase
stupito ed imbarazzato, ma Glam era fatto in quel modo: o così o niente.
Owen lo svegliò con
un bacio fresco sul polso destro.
“Ehi …” – fu un
sussurro.
“Ciao Shan” – il gallerista
gli sorrise.
“Pensavo fosse”
“Sì scusami, Tomo è
sceso a prendersi un caffè, mi ha detto che all’alba ti operano”
Il batterista annuì.
“Hai visto Jared?”
“E’ alla End House
insieme a Colin ed i bimbi, domani saranno tutti dal nonno, così potremo
seguirti a turno, insomma ci saremo, la solita cricca” – rise un po’ nervoso.
“Già … Questa
sgangherata famiglia sa come aiutarsi quando serve” – sospirò, tirandosi su.
“Dovresti riposare”
“No, voglio guardarmi
un po’ di tv Owen … Tomo ha portato dei dvd dei nostri concerti, ti dispiace
sceglierne uno?”
“Ok … Quando tornerai
in forma i Mars faranno un mega show, lo organizzerò personalmente ed all’entrata
metteremo la nuova scultura di Tomo, l’ho già acquistata, sai? I fan ci
scatteranno una foto, sarà un bel ricordo” – disse trafelato, inserendo il
dischetto sul retro di quel monitor piatto.
“Sei
ottimista …” – Leto sorrise a metà.
“Perché non
dovrei esserlo?” – ribatté fiducioso, tornando ad accomodarsi al suo capezzale,
spegnendo la luce centrale e passando il telecomando a Shan, che, nella
penombra, gli prese la mano, con delicatezza, in pieno silenzio.
Jared guardava
oltre le vetrate della camera dei giochi.
Colin lo
teneva a sé, accovacciato alle sue spalle, sul parquet, nudi ed avvolti da una
coperta abbastanza grande per entrambi.
Il caminetto
acceso, null’altro ad illuminare quel luogo speciale.
“A Natale
saremo tutti qui … Anche Glam, starà bene e festeggeremo, pensando di avere
vissuto un incubo …” – mormorò il cantante, l’alito al sapore di vodka.
Farrell aveva
lasciato che bevesse a sufficienza per entrare in quella sorta di nebulosa,
dove tutto era possibile, almeno con la mente.
“E Shan sarà
pelato come un patata, Cole …” – tirò su dal naso – “… sai cosa mi ha detto
ieri?”
“Cosa amore?” –
replicò piano, spostandogli i lunghi capelli di lato, per posare un bacio
carico di affezione, sul suo collo sottile.
“Che è stato
punito” – iniziò a piangere sul serio – “… per quello che mi ha fatto … con te …”
L’irlandese lo
voltò a sé lento, con scrupolo, perché la fragilità di Jared era pari a quella
di un cristallo raro e di inestimabile valore.
Seppure non
lucido, il leader dei Mars sembrava sconvolto da quell’affermazione del
fratello, da sentirsi mozzare il fiato.
“E’ una
sciocchezza Jay … Mio Dio se te l’ha detto era probabilmente depresso o sotto l’effetto
di qualche calmante …”
“No … Era
consapevole di questa assurdità, anch’io gliel’ho quasi urlato in faccia, come
se avessi a mia volta una colpa … E voi, ognuno di voi, che mi amate, avete
avuto problemi di salute gravi … il tuo ictus e”
“Jared
smettila!” – Farrell divenne più risoluto, affinché quella tortura avesse fine
immediatamente.
Leto quasi si
accasciò sul suo busto bel disegnato.
L’ultimo
ingaggio lo pretendeva, un aspetto allenato, affinché il personaggio potesse
compiere autentiche acrobazie, per raggiungere le sue vittime.
E nella
realtà, un po’ tutti lo erano diventati, loro malgrado, ad essere obiettivi.
Kevin gli
baciò le scapole, il respiro bollente, cinturandolo per la vita esile.
Stava recuperando
energie, mentre Tim, inerme, si era avvinghiato al cuscino.
Lo studente ne
morse la stoffa – “Sono stanco …” – quasi gemette, mentre l’altro lo
mordicchiava con frenesia, lungo la spina dorsale.
L’ossatura di
Tim, in evidenza sotto quell’involucro liscio e glabro, aveva un che si erotico
e di irresistibile.
“Ti voglio
ancora … se no, poi, ti lamenti …” – scherzò, pensando che il compagno stesse
al gioco, ma sbagliava.
“Ti ho chiesto
di lasciarmi un po’ in pace cazzo Kev” – sbottò, sgusciando via e non senza
fatica, sino al bordo, dove si rannicchiò.
Quando lo
chiamava con quel diminutivo, era meglio darsi
una calmata e questo Kevin lo sapeva.
Il musicista
si schiantò sul materasso, rimbalzando e sbuffando – “Cos’ho fatto stavolta?”
“Nulla”
“E dai Tim,
come se non capissi questi tuoi momenti”
– protestò, reggendosi sul gomito sinistro, scrutandolo.
“Non è per
Glam”
“Guarda che tu
sei straordinario, non smetterò mai di ripetertelo e”
“Voglio un
bimbo nostro!” – singhiozzò improvviso, nascondendosi nell’oscurità.
“Tesoro …”
Kevin perse un
battito, volandogli quasi addosso, per consolarlo ed esternare le proprie
emozioni.
“Tim guardami”
“Lula vi
unisce ancora adesso e sarà così per l’eternità … Amo alla follia soldino, voi
non potete che ammetterlo”
“Lula è anche
tuo, Tim, quante volte te lo abbiamo ripetuto Glam ed io?” – arrise ai suoi
occhi liquidi ed incantevoli, guardandolo, finalmente.
“Sì, però …”
“E quando avrà
un fratellino oppure una sorellina anche da noi, farà i suoi saltelli di gioia
per tutta la casa” – e lo abbracciò forte.
“Kevin adesso
non è il caso, comunque, io questo lo so …” – aggiunse con afflizione.
“Non dobbiamo
chiedere il permesso a nessuno, tanto meno a questo anno orribile, Tim, quindi
faremo i nostri passi, ok?” – e gli spostò le ciocche dal viso innamorato,
baciandone ogni centimetro – “Ti amo così tanto piccolo …” – inspirò,
incrociando poi i bicipiti robusti dietro la schiena di Tim, con il cuore in
gola e la mente oltre le stelle di quel firmamento, al di là delle finestre.
Jude scese alla
caletta con due tazze di latte tiepido e scaglie di cioccolato belga.
Louis era
appollaiato su di uno scoglio, a guardare l’alta marea salire, con un rigoglio
un po’ angosciante.
“Ehi ti
bagnerai i calzoni” – esordì l’inglese con un sorriso, porgendogli quella
bevanda saporita.
“Hai lasciato
da solo Robert, non dovresti” – obiettò da subito il futuro paleontologo.
“Può capitare …
Se gli resto vicino a rigirarmi come un’anguilla, potrei disturbarlo ed è così
affascinante quando dorme … Come in ogni attimo”
“Perché sei
qui?”
“Insonnia … E
poi volevo sapere come stavi Louis”
“Ma che ti
importa …?” – mormorò dopo il primo sorso.
Anche Law si
piazzò scomodamente su di una roccia, gustando quella prelibatezza.
“Potresti
essere mio figlio, sai l’inesauribile tendenza paterna che abbiamo noi anziani” – rise composto.
“Non pensavi
di esserlo quando volevi farti Haz” – ridacchiò stranito.
L’artista lo
puntò, senza assecondare il suo sarcasmo – “Mai pensato, era una di quelle
faccende stimolanti per gente di mezza età, non credo tu possa capire, sei troppo
… in erba Boo”
“Non capisco
come una persona in gamba quanto Rob possa averti scelto, sai? Sei un tale
sbruffone!”
“Uno sbruffone
che Rob ama e che il sottoscritto non abbandonerà mai, perché è l’unica ragione
per la quale sono ancora al mondo” – bissò crudo.
“Lo stavi
persino per fare fuori, ma ti ascolti quando parli Jude?”
“So quel che
ho fatto: il nostro è un amore totale, un’appartenenza assoluta”
“O con me o
con nessuno?? Soprattutto Glam?” – replicò ostile, alzandosi, per allontanarsi.
“Ti credi
migliore di me, eh Louis?” – lo provocò, con una punta di malignità.
“No, questa
non è una gara ed io ho già perso così tante volte, da non tenerne più il conto
… Però so ciò che voglio, ora”
“E sarebbe?”
“Andarmene da
qui e da voi … In principio credevo che ottenere tanti agi con facilità fosse
un traguardo, invece è una melma, nascosta sotto il profumo allettante dei
vostri soldi! Harry ci è quasi affogato ed ormai ci si è abituato, lavorando
per lo studio Geffen …” – disse tremando – “… Contento lui, io non ci sto più a
questo massacro … Troppi giochi di potere, su chi è di chi e poi si finisce per
essere soli come cani! Se siete dei masochisti, non farete che peggiorare, ma
ad ognuno il suo!” – concluse livido, per poi fuggire via.
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