mercoledì 25 giugno 2014

ZEN - CAPITOLO N. 317

Capitolo n. 317 – zen



Shan si era rasato la testa, prima di vedere cadere i propri capelli, lamentandosi di avere urinato sangue tutto il giorno.
Era sfiancato dalla chemio, ma non perdeva il sorriso, con intorno Julie, Josh, Lula ed Ernest, riuniti sul lettone, nella camera padronale, al primo piano della villa di Palm Springs.

Scusandosi con Rice e per non urtare Tomo, dall’umore altalenante, il batterista aveva preferito accettare l’invito di Glam, malato quanto lui, anche se in condizioni più gravi ed irreversibili, così da potere quasi condividere un dolore, che le persone sane intorno, non avrebbero mai realmente capito.

Colin gli aveva sistemato i vestiti, mentre Tomo gli preparava un bagno caldo, Owen selezionava dei dvd e Jared gli massaggiava la schiena, seduto alle sue spalle, in mezzo a cuscini e peluche.

I bimbi disegnavano e Geffen interruppe quel colorato bailamme, con un sorriso amorevole.

“Ehi campione, bene arrivato”

“Ciao Glam” – Shan gli sorrise, affaticato, ma in ripresa.

“Come va la nausea, ti ho portato la mia pozione magica” – e gli porse le pasticche, prescrittegli da Mason.

“Jim le ha date anche a me, le ho appena prese, funzionano, ho quasi appetito”

“Meno male” – sospirò Jay, scrutando poi l’avvocato, ormai in poltrona, con Isy sulle ginocchia un po’ deboli – “E tu Glam, come ti senti?”

“Ho dormito poco, le scapole pungono” – provò a scherzare, il fiato un po’ corto.

Isotta scese, dopo un cenno del padre naturale, andando da Farrell, che la strinse sul petto.

“Tesoro io dovrei tornare a Los Angeles … Ho quella cena di lavoro” – abbozzò quasi timido.

“Sì … La tua cena, non me ne sono scordato Cole” – ed arricciò il naso, in quel modo inequivocabile, che tradiva il suo malcelato nervosismo.

“Ci vediamo domani mattina, non rientro qui … Non penso, ma se vuoi”

“No Colin, non metterti alla guida così tardi”

“Ok … Allora ti chiamo, arrivederci a tutti” – e con un bacio frettoloso al marito, l’irlandese sembrò dileguarsi.

Jay e Glam si fissarono, ma fu solo un attimo.



L’arrivo della squadra di Dawson creò un vero caos all’accampamento del professor Payne, a capo del gruppo di serie B, come lo aveva definito Louis allo sbarco, rivolgendosi sfuggente a Zayn, molto preso nello spiegare a Lux i dettagli delle loro ricerche.

Durante i preparativi, il tempo per la loro intimità era stato compromesso.
Vincent si era dimostrato paziente, davanti all’entusiasmo del giovane compagno, che sembrava non accusare alcun fastidio, per la presenza di Tomlinson.

Venne assegnata una tenda piuttosto decentrata alla coppia, con molto riguardo verso Lux, che stava sponsorizzando l’intera operazione.

Certo lui non aveva alcuna competenza in quell’ambito, così da sentirsi escluso da qualunque conversazione.

Briciola arrivò sano e salvo, così che l’affarista pensò di occuparsene a tempo pieno, tanto da distrarsi e non pensare troppo a Boo, che si era affezionato al cane da subito, quasi istintivamente.

Il nuovo amico peloso percepiva l’indole dolce del ragazzo, quanto la sua tristezza interiore.

Lux li spiava, mentre son petit portava da mangiare e da bere a Briciola, scontrandosi con Zayn, che non lo trascurava affatto, anche se preso da impegni continui.

I primi tre giorni trascorsero in maniera tranquilla, almeno all’apparenza.



Kirill estrasse dal cassetto una sorta di collarino, con tanto di guinzaglio, in pelle nera, decorato con borchie in acciaio.

“Cos’è quello?”

Farrell lo chiese, mentre si fumava una sigaretta, appoggiato alla testata del letto, dove aveva appena scopato con quello che ormai si poteva definire un vero amante.

“Niente” – e lo ripose in una valigetta metallica.

“Trucco di scena? Ti piace il sadomaso?” – rise, scolandosi la seconda birra.
Era depresso quel pomeriggio.

“No” – e trattenne il respiro, andandosene poi in bagno, per una doccia veloce.

Gli dispiaceva togliersi di dosso l’odore di Colin.

Era gradevole.

Quando tornò, l’attore si stava rivestendo.

“Jared ha capito, sai? Che ho qualcuno intendo … E non fa niente, non dice un cazzo” – si lamentò nervoso.

“Ci sarà abituato …” – replicò un po’ assente.

“Cos’hai Kirill? Sei strano, da quando sono arrivato qui”

“Nulla Colin e poi parli come se ti importasse” – ed arrossì, ancora nudo, in mezzo alla stanza, che sapeva di plastica, di finto, di impersonale.

Farrell andò ad abbracciarlo, coprendolo con un telo, rimasto sulla chaise long dorata.

“Prenderai freddo …”

“Ma se qui si muore dal”

Un bacio di Colin lo interruppe bruscamente.
Meravigliosamente.

Il cuore del giovane andava a sfracellarsi, in illusioni, senza alcun futuro.

“Ci vediamo domani” – inspirò l’irlandese, dandogli ancora un bacio nel collo.

“No, domani non ci sono”

“Giorno di riposo, vacanza?” – Farrell sorrise, quasi fosse sollevato nel saperlo lontano da quel bordello almeno per qualche ora.

“No … No ho un impegno, con Sven …”

“Sven? Il maiale?

“Ti è rimasto impresso?” – Kirill rise, distaccandosi, in piena tensione.

“A quanto pare sì … Allora niente relax, se ti vedi con lui, ma dal mattino alla sera? Possibile …?” – esitò, imbarazzato dalla sua stessa insana curiosità.

“No … Sul presto vado in ospedale, per le analisi di routine …” – esitò – “Ma davvero vuoi saperlo?”

“Sì, certo …”

“Ok … Dopo di che andiamo a … a pranzo”

“Con lui, è un medico?”

Era inutile mentirgli.

Kirill annuì, mordendosi le labbra.

“A pranzo dove?”

“In un club privato, non so il nome”

“Capisco … E dove sarebbe questo posto?”

“Colin perché mi fai tutte queste domande?”

“Per parlare un po’, ma se ti scoccia così tanto”

“No! … No … anzi … L’indirizzo io non lo conosco, so poco di Los Angeles, non mi oriento le rare volte che esco … Semmai avviene dopo mezzanotte, con qualche altro … collega” – sorrise, ma era turbato.

“D’accordo, spero vada tutto liscio, a me quel tipo non ispira fiducia, figuriamoci a te” – Farrell provò a scherzare, però sentiva come un fastidio al centro del petto.

Si salutarono, dandosi appuntamento direttamente alla settimana seguente.
Il week end incombeva, così le nozze di Geffen con Pamela e Colin doveva stare in famiglia.



Briciola arrivò in cima ad una collina, dove non doveva andare: c’erano gli scavi, con reperti catalogati su tavolini instabili, non solo rocce, ma anche del vasellame, portato alla luce dalla sezione di archeologia.

Zayn lo rincorse, inciampando, rialzandosi, non senza imprecare, in affanno, finché non vide due scarponi, oltre le zampe del cane, scodinzolante ed allegro.

Malik alzò lo sguardo ed una figura nera, si stagliava contro il sole.

Si sollevò e quel tizio fece un passo avanti, accompagnando Briciola verso lo sconosciuto.

“Ciao, questo è tuo?” – rise.

Finalmente Zayn lo vide bene in faccia.

“Salve … Sì, scusa, so che non deve stare qui”

“Perché?”

“I tuoi soci mi hanno già sgridato … Ma non sei dell’equipe di Blaster?”

“No … Mi chiamo Liam, sono il figlio di Payne, ma mi occupo di vulcani” – e gli tese la mano.

“Ciao, sono Zayn Malik, paleontologo …”

“Figlio di George Malik?”

“Infatti …” – e sorrise, continuando a fissarlo.

Liam era avvenente, solare.

“Le presentazioni le abbiamo fatte” – e si inginocchiò a coccolare Briciola.

“Già … Ti fermerai con noi?”

“Certo … Ehi, ma sei già sposato?” – esclamò, notando la sua fede.

Nel frattempo erano stati raggiunti da Lux, con una bibita fresca per Zayn.

Vincent udì quella domanda, notando il ritardo con cui Zayn stava dando una risposta a quel quesito plausibile.

Anche Louis, apparso alle loro spalle, mentre rientrava all’accampamento, ascoltò parte della conversazione, notando gli sguardi dei tre.

“No … No, non ho nessuna moglie …”

“Ah ecco, mi pareva … Siete ancora fidanzati” – Liam si alzò, guardando prima Lux e poi Tomlinson.

“Bonjour, sono Vincent”

“Paleontologo?” – “No, investitore”

“E coglione …” – mormorò Boo, quasi impercettibile.

“Come scusa?” – Payne si rivolse a lui con uno scatto.

“Sono io il quasi paleontologo, Louis, piacere di conoscerti” – e gli sorrise a metà.

“Va bene … C’è un sacco di gente al seguito papà, come al solito …”

“Sì, sembra di stare al gay pride” – sbottò con una risata Louis, puntando Zayn.

“In che senso …?” – sussurrò Liam, diventando colore porpora, come la casacca, che indossava su pantaloni di lino avorio.

“Nel senso che Vincent ed io eravamo fidanzati, poi io mi sono sposato, con un altro” – e gli mostrò la vera – “Dopo di che Zayn si è messo con lui” – ed indicò il francese – “Che sì, vorrebbe impalmarlo, gli ha pure regalato l’anello, è una cosa seria, serissima, vero Malik? Hai perso la voce? Sembri una statua di sale!” – e rise, riavviandosi.

“Così hai le idee chiare Liam, dovresti ringraziarmi, ci si vede in giro!” – e, come un folletto, Boo si rimescolò al via vai di studenti, ricercatori e turisti, non senza provare una rabbia sorda, nell’avere colto il malessere di Vincent e la sua bruciante delusione.






 LIAM PAYNE SBARCA IN ZEN ... NE MANCA SOLO UNO DEI CINQUE 1D, MA ... ARRIVERA' ;-)

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