Capitolo n. 317 – zen
Shan si era rasato la
testa, prima di vedere cadere i propri capelli, lamentandosi di avere urinato
sangue tutto il giorno.
Era sfiancato dalla
chemio, ma non perdeva il sorriso, con intorno Julie, Josh, Lula ed Ernest,
riuniti sul lettone, nella camera padronale, al primo piano della villa di Palm
Springs.
Scusandosi con Rice e
per non urtare Tomo, dall’umore altalenante, il batterista aveva preferito
accettare l’invito di Glam, malato quanto lui, anche se in condizioni più gravi
ed irreversibili, così da potere quasi condividere un dolore, che le persone
sane intorno, non avrebbero mai realmente capito.
Colin gli aveva
sistemato i vestiti, mentre Tomo gli preparava un bagno caldo, Owen selezionava
dei dvd e Jared gli massaggiava la schiena, seduto alle sue spalle, in mezzo a
cuscini e peluche.
I bimbi disegnavano e
Geffen interruppe quel colorato bailamme, con un sorriso amorevole.
“Ehi campione, bene
arrivato”
“Ciao Glam” – Shan
gli sorrise, affaticato, ma in ripresa.
“Come va la nausea,
ti ho portato la mia pozione magica” – e gli porse le pasticche, prescrittegli
da Mason.
“Jim le ha date anche
a me, le ho appena prese, funzionano, ho quasi appetito”
“Meno male” – sospirò
Jay, scrutando poi l’avvocato, ormai in poltrona, con Isy sulle ginocchia un
po’ deboli – “E tu Glam, come ti senti?”
“Ho dormito poco, le
scapole pungono” – provò a scherzare, il fiato un po’ corto.
Isotta scese, dopo un
cenno del padre naturale, andando da Farrell, che la strinse sul petto.
“Tesoro io dovrei
tornare a Los Angeles … Ho quella cena di lavoro” – abbozzò quasi timido.
“Sì … La tua cena,
non me ne sono scordato Cole” – ed arricciò il naso, in quel modo
inequivocabile, che tradiva il suo malcelato nervosismo.
“Ci vediamo domani
mattina, non rientro qui … Non penso, ma se vuoi”
“No Colin, non
metterti alla guida così tardi”
“Ok … Allora ti
chiamo, arrivederci a tutti” – e con un bacio frettoloso al marito, l’irlandese
sembrò dileguarsi.
Jay e Glam si
fissarono, ma fu solo un attimo.
L’arrivo della
squadra di Dawson creò un vero caos all’accampamento del professor Payne, a
capo del gruppo di serie B, come lo aveva definito Louis allo sbarco,
rivolgendosi sfuggente a Zayn, molto preso nello spiegare a Lux i dettagli
delle loro ricerche.
Durante i
preparativi, il tempo per la loro intimità era stato compromesso.
Vincent si era
dimostrato paziente, davanti all’entusiasmo del giovane compagno, che sembrava
non accusare alcun fastidio, per la presenza di Tomlinson.
Venne assegnata una
tenda piuttosto decentrata alla coppia, con molto riguardo verso Lux, che stava
sponsorizzando l’intera operazione.
Certo lui non aveva
alcuna competenza in quell’ambito, così da sentirsi escluso da qualunque
conversazione.
Briciola arrivò sano
e salvo, così che l’affarista pensò di occuparsene a tempo pieno, tanto da
distrarsi e non pensare troppo a Boo, che si era affezionato al cane da subito,
quasi istintivamente.
Il nuovo amico peloso
percepiva l’indole dolce del ragazzo, quanto la sua tristezza interiore.
Lux li spiava, mentre
son petit portava da mangiare e da bere a Briciola, scontrandosi con Zayn, che
non lo trascurava affatto, anche se preso da impegni continui.
I primi tre giorni
trascorsero in maniera tranquilla, almeno all’apparenza.
Kirill estrasse dal
cassetto una sorta di collarino, con tanto di guinzaglio, in pelle nera,
decorato con borchie in acciaio.
“Cos’è quello?”
Farrell lo chiese,
mentre si fumava una sigaretta, appoggiato alla testata del letto, dove aveva
appena scopato con quello che ormai si poteva definire un vero amante.
“Niente” – e lo
ripose in una valigetta metallica.
“Trucco di scena? Ti
piace il sadomaso?” – rise, scolandosi la seconda birra.
Era depresso quel
pomeriggio.
“No” – e trattenne il
respiro, andandosene poi in bagno, per una doccia veloce.
Gli dispiaceva
togliersi di dosso l’odore di Colin.
Era gradevole.
Quando tornò, l’attore
si stava rivestendo.
“Jared ha capito,
sai? Che ho qualcuno intendo … E non fa niente, non dice un cazzo” – si lamentò
nervoso.
“Ci sarà abituato …” –
replicò un po’ assente.
“Cos’hai Kirill? Sei
strano, da quando sono arrivato qui”
“Nulla Colin e poi
parli come se ti importasse” – ed arrossì, ancora nudo, in mezzo alla stanza,
che sapeva di plastica, di finto, di impersonale.
Farrell andò ad
abbracciarlo, coprendolo con un telo, rimasto sulla chaise long dorata.
“Prenderai freddo …”
“Ma se qui si muore
dal”
Un bacio di Colin lo
interruppe bruscamente.
Meravigliosamente.
Il cuore del giovane
andava a sfracellarsi, in illusioni, senza alcun futuro.
“Ci vediamo domani” –
inspirò l’irlandese, dandogli ancora un bacio nel collo.
“No, domani non ci
sono”
“Giorno di riposo,
vacanza?” – Farrell sorrise, quasi fosse sollevato nel saperlo lontano da quel
bordello almeno per qualche ora.
“No … No ho un
impegno, con Sven …”
“Sven? Il maiale?”
“Ti è rimasto
impresso?” – Kirill rise, distaccandosi, in piena tensione.
“A quanto pare sì …
Allora niente relax, se ti vedi con lui, ma dal mattino alla sera? Possibile …?”
– esitò, imbarazzato dalla sua stessa insana curiosità.
“No … Sul presto vado
in ospedale, per le analisi di routine …” – esitò – “Ma davvero vuoi saperlo?”
“Sì, certo …”
“Ok … Dopo di che
andiamo a … a pranzo”
“Con lui, è un
medico?”
Era inutile
mentirgli.
Kirill annuì,
mordendosi le labbra.
“A pranzo dove?”
“In un club privato,
non so il nome”
“Capisco … E dove
sarebbe questo posto?”
“Colin perché mi fai
tutte queste domande?”
“Per parlare un po’,
ma se ti scoccia così tanto”
“No! … No … anzi … L’indirizzo
io non lo conosco, so poco di Los Angeles, non mi oriento le rare volte che
esco … Semmai avviene dopo mezzanotte, con qualche altro … collega” – sorrise,
ma era turbato.
“D’accordo, spero
vada tutto liscio, a me quel tipo non ispira fiducia, figuriamoci a te” –
Farrell provò a scherzare, però sentiva come un fastidio al centro del petto.
Si salutarono,
dandosi appuntamento direttamente alla settimana seguente.
Il week end
incombeva, così le nozze di Geffen con Pamela e Colin doveva stare in famiglia.
Briciola arrivò in
cima ad una collina, dove non doveva andare: c’erano gli scavi, con reperti
catalogati su tavolini instabili, non solo rocce, ma anche del vasellame,
portato alla luce dalla sezione di archeologia.
Zayn lo rincorse,
inciampando, rialzandosi, non senza imprecare, in affanno, finché non vide due
scarponi, oltre le zampe del cane, scodinzolante ed allegro.
Malik alzò lo sguardo
ed una figura nera, si stagliava contro il sole.
Si sollevò e quel
tizio fece un passo avanti, accompagnando Briciola verso lo sconosciuto.
“Ciao, questo è tuo?”
– rise.
Finalmente Zayn lo
vide bene in faccia.
“Salve … Sì, scusa,
so che non deve stare qui”
“Perché?”
“I tuoi soci mi hanno
già sgridato … Ma non sei dell’equipe di Blaster?”
“No … Mi chiamo Liam,
sono il figlio di Payne, ma mi occupo di vulcani” – e gli tese la mano.
“Ciao, sono Zayn
Malik, paleontologo …”
“Figlio di George
Malik?”
“Infatti …” – e sorrise,
continuando a fissarlo.
Liam era avvenente,
solare.
“Le presentazioni le
abbiamo fatte” – e si inginocchiò a coccolare Briciola.
“Già … Ti fermerai
con noi?”
“Certo … Ehi, ma sei
già sposato?” – esclamò, notando la sua fede.
Nel frattempo erano
stati raggiunti da Lux, con una bibita fresca per Zayn.
Vincent udì quella
domanda, notando il ritardo con cui Zayn stava dando una risposta a quel
quesito plausibile.
Anche Louis, apparso
alle loro spalle, mentre rientrava all’accampamento, ascoltò parte della
conversazione, notando gli sguardi dei tre.
“No … No, non ho
nessuna moglie …”
“Ah ecco, mi pareva …
Siete ancora fidanzati” – Liam si alzò, guardando prima Lux e poi Tomlinson.
“Bonjour, sono
Vincent”
“Paleontologo?” – “No,
investitore”
“E coglione …” –
mormorò Boo, quasi impercettibile.
“Come scusa?” – Payne
si rivolse a lui con uno scatto.
“Sono io il quasi paleontologo, Louis, piacere di
conoscerti” – e gli sorrise a metà.
“Va bene … C’è un
sacco di gente al seguito papà, come al solito …”
“Sì, sembra di stare
al gay pride” – sbottò con una risata Louis, puntando Zayn.
“In che senso …?” –
sussurrò Liam, diventando colore porpora, come la casacca, che indossava su
pantaloni di lino avorio.
“Nel senso che
Vincent ed io eravamo fidanzati, poi
io mi sono sposato, con un altro” – e gli mostrò la vera – “Dopo di che Zayn si
è messo con lui” – ed indicò il francese – “Che sì, vorrebbe impalmarlo, gli ha
pure regalato l’anello, è una cosa seria, serissima, vero Malik? Hai perso la
voce? Sembri una statua di sale!” – e rise, riavviandosi.
“Così hai le idee
chiare Liam, dovresti ringraziarmi, ci si vede in giro!” – e, come un folletto,
Boo si rimescolò al via vai di studenti, ricercatori e turisti, non senza
provare una rabbia sorda, nell’avere colto il malessere di Vincent e la sua
bruciante delusione.
LIAM PAYNE SBARCA IN ZEN ... NE MANCA SOLO UNO DEI CINQUE 1D, MA ... ARRIVERA' ;-)
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